Ambiente e Territorio
Anche il TAR è d’accordo: più controlli a Burgesi
La vicenda nasce nel 2016, quando, da una inchiesta condotta dalla Procura di Lecce per traffico illecito di rifiuti, seguita ad un’altra nell’ambito della quale fu acquisita una relazione tecnica sullo stato della discarica Burgesi, dal quale si evinceva che nell’impianto erano stati tombati fusti contenenti PCB.
Sulla base di quegli accertamenti, i Comuni di Ugento, Acquarica e Presicce, attraverso l’Avvocato Luigi Quinto chiesero nel 2017 alla Regione Puglia di disporre il riesame dell’Autorizzazione della discarica al fine di incrementare il livello del monitoraggio ambientale.
L’istanza dei Comuni portò all’apertura di un procedimento culminato con l’adozione di una determina di riesame che impose al gestore e ad Arpa di incrementare la frequenza dei controlli dei parametri ambientali, nonché di ampliare il ventaglio degli inquinanti da ricercare in occasione delle analisi.
Quel provvedimento fu contestato dal gestore, che propose ricorso innanzi al giudice Amministrativo, ritenendo di non essere tenuto ad eseguire quei monitoraggi e comunque di non doversi sobbarcare il relativo onere economico.
Con sentenza pubblicata nella giornata di ieri la Prima sezione del Tribunale Amministrativo Regionale di Lecce ha giudicato legittime le prescrizioni imposte al gestore per garantire un più elevato controllo ambientale.
Il Giudice ha rilevato che “indipendentemente dalla circostanza che l’Autorità giudiziaria abbia poi concluso per l’archiviazione del richiamato procedimento penale, restano in concreto prive di confutazione da parte della difesa ricorrente le circostanze in fatto riscontrate dal CTP (e in specie la ‘presenza di PCB in tutti i campioni di percolato, con concentrazioni che variano da 3,3 a 902 ng/L. In particolare, il consulente rileva come i risultati analitici dimostrano inequivocabilmente che nella discarica sono stati a suo tempo staccati dei fusti contenenti PCB che nel tempo hanno riversato parte del loro contenuto nei rifiuti e, conseguentemente, nel percolato)”.
Inoltre “la più rigorosa attività di controllo disposta: d’altronde le misure di prevenzione, non avendo natura sanzionatoria ed essendo invece motivate dal principio di precauzione, «gravano sul proprietario o detentore del sito da cui possano scaturire i danni all’ambiente solo perché egli è tale, senza necessità di accertarne il dolo o la colpa»”.
I controlli dunque si faranno e dovranno gravare interamente sulla società che gestisce l’impianto, anche se resta ancora da capire come e chi dovrà vigilare sulla correttezza e la periodicità dei campionamenti.
È curioso notare come il TAL si appelli allo stesso principio di precauzione citato nella mozione della minoranza di Ugento di soli due mesi fa, con la quale si chiedevano dei controlli per accertare lo stato dei luoghi interessati dal presunto sversamento di percolato da parte dei mezzi della nettezza urbana, una faccenda giudicata evidentemente con un altro peso dall’amministrazione comunale di Ugento che ha respinto con forza l’eventualità di nuovi controlli in quest’ambito.