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Ambiente e Territorio

Il mare dei messapi, risorsa per il Salento.

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Il mare dei messapi, risorsa per il Salento
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La strategia marina per un buono stato ecologico ambientale interessa anche i mari del Salento. Anche il nostro mare. Una Terra, la nostra, che con la ricchezza dei suoi ecosistemi riesce a coniugare storia, tradizione e paesaggio in un “valore sistemico” tale da renderla uno dei luoghi più incantevoli del mondo. I valori culturali, antropologici e sociali che le sue genti esprimono si sintetizzano in peculiarità che consentono di guardare al futuro con ottimismo e speranza. Senza tralasciare quelle pulsioni morali ed etiche che l’ecologia integrale pure favorisce e non solo attraverso l’Enciclica “Laudato si” di papa Francesco. 

Illuminanti appaiono le riflessioni di Benedetto XVI nella sua “Ecologia dell’uomo”, nella quale sottolinea, tra l’altro, quanto il tema dello sviluppo sia fortemente collegato ai doveri che nascono dal rapporto dell’uomo con l’ambiente: «La Chiesa ha una responsabilità per il creato e deve farla valere anche in pubblico. E facendolo deve difendere non solo la terra, l’acqua e l’aria come doni della creazione appartenenti a tutti. Deve proteggere soprattutto l’uomo contro la distruzione di se stesso». E’ in questo quadro che occorre inscrivere, a tutti i livelli, un nuovo impegno etico – sociale prim’ancora che politico – istituzionale. Del resto, è una verità incontrovertibile che, come sosteneva Angelo Vassallo, il “sindaco pescatore”: “«Lo stato siamo noi. Sono i paesi che fanno il Paese: la vera ricchezza è il luogo in cui si vive. La malattia della politica è la lontananza dalla nostra comunità e dalla operosità delle nostre donne e dei nostri uomini». 

Il nostro mare deve incontrare una nuova logica, un diverso approccio culturale e sistemico, perché ormai da tempo registra sofferenze potenzialmente idonee da renderlo “un vuoto a perdere”. Le questioni legate all’approvvigionamento energetico si sommano ai problemi di erosione costiera e di inquinamento delle acque causato da sistemi di depurazione non all’altezza degli impatti antropici, soprattutto quello estivo. La Strategia europea per l’Ambiente Marino (Direttiva 2008/56/CE del 17 giugno 2008, recepita in Italia con il d.lgs. n. 190/2010), basata su un approccio integrato, pilastro ambientale della politica marittima UE, perseguiva l’obiettivo di raggiungere entro il 2020, un “buono stato ambientale”. Tale obiettivo non prescinde dalla preservazione della diversità ecologica e della vitalità dei mari affinché siano puliti, sani e produttivi, per mantenere l’utilizzo dell’ambiente marino a un livello sostenibile, salvaguardandone il potenziale per gli usi e le attività delle generazioni presenti e future. La Strategia si struttura nella definizione di programmi di monitoraggio ideati per valutare il grado di salute del mare: il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare ha infatti affidato alle Regioni il compito di avviare le esperienze di monitoraggio. Le Agenzie regionali ambientali operano oggi in un Sistema che è in grado di svolgere in modo incisivo, coerente e coordinato le indagini ed i controlli necessari alla tutela del mare. All’interno della Direttiva quadro sono stati individuati una serie di indicatori, dacché sono molteplici i campi di indagine cui i tecnici lavorano ed investigano ormai da alcuni anni, che consentono di definire problemi e di inquadrare le possibili azioni di contenimento/risoluzione. Si pensi, ad esempio, al “trend nella quantità, nella distribuzione e nella composizione di microparticelle”, in particolare microplastiche (indicatore 10.1.3). Il microlitter marino comprende tutto il materiale solido con dimensioni inferiori ai 5 mm disperso nell’ambiente, la cui parte preponderante, di origine prettamente antropica, è costituita dalla componente microplastica, derivante dal processo di frammentazione di materiale di dimensione maggiore (macrolitter) dopo periodi più o meno lunghi di permanenza nell’ambiente. Da considerarsi ubiquitario anche in assenza di sorgenti puntuali di inquinamento. Le analisi di laboratorio hanno consentito di acclarare che i tipi di plastica rinvenuti sono prevalentemente polietilene, polistirene e polipropilene. Ciò detto è tuttavia una minima digressione rispetto a quanto sarebbe invece necessario discettare, considerata la rilevanza e l’interesse verso una risorsa fondamentale, non solo economica, come il mare. L’opinione pubblica dovrà responsabilmente prestare attenzione alle presentazioni dei dati dei prossimi mesi, essendo necessario garantire a tutti la possibilità di usufruire delle informazioni che derivano dalle attività di studio e di controllo. Esiste peraltro una specifica disciplina che riconosce ad ogni cittadino il diritto di accedere alle informazioni ambientali (Decreto legislativo 195/’05). Al diritto ad un mare sano e pulito corrisponde il dovere di informarsi/conoscere prim’ancora di tutelarlo e preservarlo per le future generazioni perché il nostro mare è una nostra risorsa.

Il riconoscimento della bandiera blu al Comune di Ugento deve pertanto costituire il percorso da seguire per eliminare tutti quei problemi che l’onestà intellettuale di tutti deve farci vedere. Certamente non facile, ma che può senz’altro costituire un valido collante per ricostruire un’identità territoriale smarrita da molti anni. Un elemento per tornare a farci sentire “popolo”, nel senso più nobile del termine. Ed è’ questa a mio avviso l’infrastruttura culturale che occorre costruire per guardare con ottimismo e fiducia al futuro. Ritornando comunità e abbandonando ogni personalismo e individualismo politico – elettorale, di cui piaccia o no, paghiamo le conseguenze essendo venuto meno il senso di appartenenza ed il dovere civico di essere ugentino e poi cittadino.

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