Attualità
Per insegnare bisogna emozionare
Per scrivere questo articolo, volutamente e senza esitazione alcuna, ho scelto una frase di Maria Montessori. A dir la verità, ve ne sono altre che mi hanno particolarmente colpito, che meriterebbero certamente di essere citate perché utili in un certo qual modo a completare quella scia di emozioni e di serenità che tutti i bambini della Scuola dell’infanzia paritaria “San Vincenzo” sono riusciti anche quest’anno a regalare a tutti gli intervenuti: genitori, nonni, zii, parenti vari e amici. Anche l’edizione di quest’anno si è contraddistinta per una gioiosa e giocosa partecipazione anche se celebrata fuori dalla nostra Ugento.
Nel mentre assistevo allo spettacolo, mille pensieri si sono interfacciati nella mente come la sequenza di un film. Ammirevole l’impegno e la dedizione delle insegnanti che garantiscono sicurezza, competenza, professionalità e vivi sentimenti umani. Basta osservarne i movimenti, i volti per comprendere quanto impegno, dedizione e passione riservino ai futuri cittadini. Non è la sede per disquisire sull’aspetto emozionale del bambino, di chi gli sta attorno e di tutti coloro che in poco tempo si privilegiano della spensieratezza e delicata irruenza del nostro futuro. Un’onda emotiva che trasporta anche l’adulto che non ha il privilegio ed il dono della genitorialità.
Erich Fromm ha scritto un bellissimo libro sull’arte di amare. Un testo da portarsi sempre dietro. Da sfogliare ad ogni necessità. Tutti siamo consapevoli di vivere in una società nella quale leggiamo spesso sui quotidiani o sentiamo per televisione casi di tragedie familiari. Sintomo dell’assenza di una reale consapevolezza delle dinamiche dei rapporti che intercorrono tra genitori e figli. Tra organi primari e intermedi di socializzazione e società.
L’analisi dell’amore dei genitori verso i propri figli realizzata da Fromm è molto utile per tutti coloro che vogliono comprendere di più loro stessi e il loro modo di rapportarsi con i propri cari, al fine di favorire il benessere del vivere quotidiano all’interno della famiglia stessa. Ed è in questa cornice che da sempre credo s’innestino il ruolo e le funzioni di una scuola dell’infanzia che sappia e riesca a “dotare” il bambino di strumenti fondamentali per crescere e comprendere, passo dopo passo, come affrontare le tensioni sociali che la vita inevitabilmente gli metterà davanti. Come sostiene (a ragione!) la prof. ssa Montessori: «Più dell’elettricità, che fa luce nelle tenebre, più delle onde eteree, che permettono alla nostra voce di attraversare lo spazio, più di qualunque energia che l’uomo abbia scoperto e sfruttato, conta l’amore: di tutte le cose esso è la più importante».
Al di là di ciò che in una scuola si fa giornalmente, dei programmi scolastici e del rendimento di un bambino, della quantità di nozioni che si impartiscono, è fondamentale far acquisire coraggio, determinazione, sete di conoscenza, creatività, forza d’animo, lealtà, generosità. Imparando il valore del rispetto per se stessi e per gli altri. Imparare cioè a saper stare insieme. A vivere insieme: giocare, ridere, piangere, scherzare, studiare, anche soffrire, perché il dolore (contenuto in rapporto alla crescita!) aiuta a comprendere e a dare il giusto peso a ciò che conta per “saper sognare di nuovo”!. La scuola dell’infanzia paritaria San Vincenzo da anni svolge questo lodevole servizio a favore della nostra comunità.
Nel discorso di Marisabel Margarito, c’è stato un passaggio importante e significativo. Difficile da non condividere e sottoscrivere. Mi ha lasciato da pensare in positivo, convincendomi che pur in una società sempre più liquida e più legata all’apparenza che alla sostanza, esistono realtà locali che seppur piccole riescono a fare la differenza. La politica (volutamente con la “p” minuscola!) ha dimenticato che la scuola tutta è e deve essere strutturata a misura del bambino e non dei genitori e degli insegnanti, che giocano certamente un ruolo importante. L’adeguamento sociale deve avvenire dall’alto verso il basso, gli adulti devono rispondere alle esigenze dei piccoli, adeguandosi ai loro bisogni e rispondendo ai loro diritti e non il contrario, come spesso avviene oggi.
Come non impegnarsi in questa “missione” sociale? Tutti, come adulti e cittadini, abbiamo il dovere di dare e di fare tutto quanto è possibile proprio per “fare la differenza e non creare differenza”.