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Editoriali

Riflettiamo ancora con Alessandro Manzoni

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Riflettiamo ancora con Alessandro Manzoni cristian rovito
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Alessandro Manzoni in occasione della morte del suo patrigno scrisse il carme “In morte di Carlo Imbonati”. In questo componimento il giovane poeta immagina che il patrigno gli appaia in sogno e gli detti una serie di regole comportamentali per condurre una vita moralmente corretta.  

Riflettiamo insieme su alcuni versi di questo carme, perché racchiudono una serie di precetti, direi quasi “comandamenti”, che sorprendono per la loro modernità e che ognuno di noi dovrebbe mettere in atto nella sua vita quotidiana. 

Proviamo a commentarli brevemente, uno per uno.

“…Sentir – riprese – e meditar”: nel nostro quotidiano parlare occorre avere l’umiltà e l’educazione di ascoltare chi ci parla, poi riflettere attentamente e soltanto alla fine rispondere. È come dire che…dovremmo inserire il cervello prima di parlare o, almeno, contare fino a dieci!  Quante stupidaggini, quante insensatezze, quanti sproloqui, quante “cavolate” diremmo di meno!

“di poco esser contento”: oggigiorno chi si accontenta più del poco, dello stretto necessario? Quanti di noi, invece, egoisticamente pretendiamo anche il superfluo? E cosa dire dei nostri adolescenti e dei giovani, erroneamente educati a pretendere tutto, subito e senza sacrificio alcuno? 

“de la meta mai non torcer gli occhi”: lavorare cioè con costanza, fermezza e serietà per realizzare i traguardi prefissati, non permettere che la mente e il cuore subiscano distrazioni o deviazioni. Quanto tempo prezioso perderemmo di meno! Quanti fallimenti potremmo evitare, quanto prima e quanto meglio potremmo costruire il nostro futuro!

“conservar la mano pura e la mente”: è certamente difficile mettere in pratica questo precetto, sia perché la purezza contrasta con la debolezza umana, sia perché la moderna società ha messo da parte, purtroppo, tanti valori. I buoni maestri di un tempo sono stati sostituiti dai “social”, che ogni giorno ci imprigionano il cervello con pensieri e azioni diseducative, dissacratorie ed ingannevoli. Ripristinando certi valori persi avremmo meno violenza e meno peccaminosità.  

“de le umane cose tanto sperimentar quanto basti per non curarle”: è ’invito a non curarci più del dovuto delle vicende terrene, in quanto effimere e passeggere. È il richiamo a vivere in modo più conforme alla ragione, a non lasciarci turbare dalle passioni e dai beni esteriori, a non pretendere di spiegarci ad ogni costo tutti gli avvenimenti di questo mondo. Un invito quindi alla moderazione, a considerare cioè i limiti della conoscenza umana e a non inorgoglirci smisuratamente. 

“non ti far mai servo: probabilmente è il più saggio di questi precetti, perché riguarda l’uomo veramente libero da ogni forma di schiavitù. Quanti di noi oggi possono orgogliosamente dichiararsi lontani dal servilismo opportunistico, dalla sottomissione, per paura o interessi, ai potenti di turno? Quanti possono vantare di aver sempre la spina dorsale dritta, di non essere servi dei compromessi, di non “calarsi le brache” per lucrosi vantaggi? Insomma, quanti di noi non sono servi di nessuno e mantengono viva la propria dignità?   

“non far tregua coi vili”: bisogna combattere sempre le persone vili, i codardi, cioè chi manca di coraggio, i vigliacchi, quelli che approfittano delle disgrazie altrui o che sono prepotenti con i deboli ed arrendevoli con i potenti. Non bisogna mai abbassare la guardia nei confronti di questi individui, altrimenti non avremo più cittadini onesti e coraggiosi. 

“il santo Vero mai non tradir”: non tradire mai la santa Verità, cioè quella che Dio stesso ci ha rivelato. Questo precetto vale per i cattolici come per tutte le altre religioni. Non tradire il “santo Vero” significa anche dire sempre la verità, senza tentennamenti e senza calcolati opportunismi: il nostro parlare dev’essere fatto di chiari sì o no, non di “”! 

“non proferir mai verbo che plauda al vizio o la virtù derida”: non pronunciare mai parole che possano deridere la virtù o applaudire il vizio. Questo precetto manzoniano fotografa, purtroppo, una serie di tristi realtà. Infatti, quanti di noi sono capaci di elogiare apertamente azioni e persone virtuose? Quanti hanno il coraggio di esporsi pubblicamente per rimproverare chi non osserva le buone creanze, chi commette azioni nocive a sé stesso e agli altri? Quanti, invece, per “essere alla moda”, preferiscono scimmiottare atteggiamenti insulsi, linguaggi blasfemi, volgari, da spergiuro? Quanti si fanno beffe del cittadino onesto e virtuoso, del giovane educato, del credente praticante, della brava donna di casa? Pochi, veramente pochi, purtroppo. La maggior parte continua a ripetere che: ”chi paga le tasse è un fesso, chi non le paga un dritto”!

Sono le modeste riflessioni sui versi del Manzoni del compianto prof. Salvatore Carluccio. Era pessimista? Forse, ma i tempi che viviamo non inducono certamente all’ottimismo. Direi che ha perfettamente previsto tutto nel mondo globalizzato e soprattutto nella nostra Ugento.      

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