Attualità
Troppo facile accusarli, io sto dalla parte dei ragazzi
È troppo facile biasimare gli adolescenti, considerando la loro età che naturalmente li porta a commettere degli errori giovanili. Tuttavia, quale alternativa stiamo offrendo a questi ragazzi? Secondo me, questa dovrebbe essere la prima domanda da porsi per comprendere davvero il fenomeno, evitando giudizi autoreferenziali, come si è letto in giro in questi giorni.
La crisi del tessuto sociale di Ugento non è iniziata certo ora, e in questo momento stiamo iniziando a vedere i tipici sintomi della seconda generazione. Crescono i figli di coloro che hanno vissuto per primi il profondo cambiamento del paese. Ma in che ambiente stiamo facendo crescere questi ragazzi? Cosa offre Ugento agli adolescenti?
Cominciamo dallo sport, forse l’aspetto migliore che il nostro paese sta vivendo in questo momento storico. Le società sportive abbondano a Ugento, offrendo ai ragazzi la possibilità di scegliere tra diverse specialità. Purtroppo, non possiamo dire lo stesso degli impianti sportivi, con i campi da calcetto della zona 167 e di via Loreto che continuano a rimanere chiusi, anche a causa delle loro dimensioni non regolamentari e della loro scarsa utilità pratica. Anche il campo vicino al Victor, costato altri 120 mila euro alle casse pubbliche, ha dimensioni problematiche e farà probabilmente la fine degli altri due.
Il campetto di via Loreto, nonostante sia ufficialmente chiuso, è frequentato da un gruppo di adolescenti che disturberebbe la tranquillità dei residenti. Il campo rimane chiuso, e si adottano tutti i metodi possibili per dissuadere i ragazzi dall’utilizzarlo invece di cercare una soluzione al problema. Il messaggio trasmesso è devastante: “ANDATEVI A DROGARE, IL CAMPO È CHIUSO” (un po’ come il campo di Padel comunale, che continua a rimanere chiuso).
Passiamo poi al “sistema culturale” che, in questo paese, ha la strana caratteristica di essere finanziato interamente con fondi pubblici. Museo e Biblioteca faticano a rappresentare un polo di attrattività popolare. La biblioteca offre un servizio principalmente per i bambini, trasformandosi in una sorta di ludoteca, a vantaggio dei genitori votanti. Tuttavia, ancora una volta, gli adolescenti rimangono esclusi dagli eventi culturali.
I locali, le discoteche e i luoghi di aggregazione sono ormai un miraggio. Torre San Giovanni, dove l’unica novità attrattiva è rappresentata da un relitto che continua a rimanere incagliato sul lungomare, è frequentata solo 4 mesi l’anno e i ragazzi trascorrono le serate principalmente a Casarano, Ruffano e Gallipoli, dimostrando che c’è una categoria di giovani che desidera sfuggire alle quattro mura di questo paese. Dovremmo chiedere loro prima di tutto il motivo.
Non se la passano meglio i luoghi di aggregazione della nostra infanzia: Piazza Italia è diventata una sorta di pista di atterraggio per gli elicotteri e forse sarà per questo sempre deserta, piazza Immacolata continua a rimanere orfana del locale che l’ha sempre potuta far vivere la sera. Le poche realtà presenti sono dovute solo ed esclusivamente all’iniziativa privata, che a Ugento è sempre più appannaggio di pochi indiani coraggiosi (a cui dobbiamo davvero rispetto!).
Come possiamo quindi pretendere il rispetto dei luoghi da parte dei ragazzi quando il nostro paese si trova in condizioni molto peggiori? Come possiamo chiedere rispetto quando coloro che sono investiti di responsabilità pubbliche sono i primi a non dimostrarlo affatto? Non posso fare a meno di citare come al solito la teoria delle finestre rotte, accettata in tutto il mondo come origine di questi fenomeni. E sarebbe bastato girare la fotocamera per fare qualche scatto nei pressi di quell’arco imbrattato per accorgersi che è una zona che non brilla certo per il decoro urbano.
Non voglio che questo editoriale sia solo un freddo elenco di problemi, ma dobbiamo trovare soluzioni! Le soluzioni esistono e sono anche semplici, basta uscire di casa. Lancio quindi una provocazione: invece di cacciare questi “pericolosissimi criminali”, perché non offrirgli in gestione uno dei tanti immobili comunali abbandonati? Diamo loro l’opportunità di fare gruppo e di assumersi responsabilità. Concentriamoci su di loro anziché scaricarli addosso le nostre frustrazioni da falliti.