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Segnalato dai Lettori

La storia si ripete nel parco di Ugento: nuovo scempio pubblico

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Una nuova, preoccupante segnalazione raggiunge la redazione di OzaNews riguardo il Parco Naturale Regionale “Litorale di Ugento”. A quattro anni di distanza dal sequestro operato dai Carabinieri Forestali nel 2020, la storia sembra ripetersi con inquietanti similitudini, in un territorio dove le notizie scomode sembrano dissolversi nel nulla, inghiottite dal silenzio mediatico.

Un nostro lettore denuncia una devastazione ambientale di proporzioni significative nell’area del bacino Ulmo. Il danno è evidente: una striscia di territorio larga circa tre metri è stata completamente divelta lungo l’intero sviluppo del bacino e del canale adiacente. L’intervento ha causato la distruzione di un habitat prioritario protetto dalla Direttiva europea 92/43/CEE, zona umida che ospitava specie vegetali caratteristiche di questi ambienti.

Particolarmente grave è la perdita di migliaia di esemplari di orchidee spontanee, tra cui l’Anacamptis palustris, specie protetta e inserita nella lista rossa nazionale. Un patrimonio naturalistico di inestimabile valore, cancellato in nome di presunti interventi di sistemazione dell’area.

La vicenda assume contorni ancora più foschi considerando la risposta del direttore del Parco, Giuseppe Scordella, che, informato dei fatti, non avrebbe potuto fare altro che alzare le spalle di fronte all’accaduto. Un gesto che simboleggia una preoccupante impotenza istituzionale di fronte a quello che appare come un vero e proprio attentato alla biodiversità.

Del precedente caso del 2020, quando un intervento di riqualificazione finanziato dalla Regione Puglia con 5 milioni di euro fu bloccato dai Carabinieri Forestali per difformità progettuali e utilizzo improprio di materiali inerti, si sono perse le tracce. Come tante altre vicende scottanti di questo territorio, anche quella è stata sepolta sotto una coltre di silenzio, in un contesto dove l’informazione giornalistica autentica e indipendente non ha mai trovato terreno fertile. Al suo posto, una narrazione edulcorata del territorio, fatta di comunicati stampa su sagre paesane e festival della pizzica, generosamente finanziata con denaro pubblico.

Oggi, come allora, ci troviamo di fronte a un paradosso: opere pubbliche che, invece di valorizzare e proteggere il territorio, finiscono per devastarlo. La domanda sorge spontanea: chi vigila realmente sulla tutela di questi preziosi ecosistemi? Come è possibile che, nonostante i precedenti e le normative di protezione ambientale, simili scempi possano ancora verificarsi?

La redazione di OzaNew continuerà a monitorare la situazione, dando voce a chi, come il nostro lettore, non resta indifferente di fronte alla progressiva distruzione di uno dei più importanti patrimoni naturalistici del Sud Italia. È tempo che le istituzioni preposte alla tutela ambientale assumano un ruolo più incisivo nella protezione di questi habitat unici e insostituibili, e che l’informazione torni ad essere uno strumento di verità e non di mera propaganda.

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