Politica
Il dejavu della lettera vescovile

A Ugento, la storia sembra ripetersi inesorabilmente. A distanza di oltre quindici anni, il vescovo Vito Angiuli scrive alle istituzioni per richiamare l’attenzione su una problematica che affligge il territorio: la discarica di Burgesi. Se nel 2009 il suo predecessore Vito De Grisantis, sull’onda dell’indignazione provocata dell’omicidio di Peppino Basile, si rivolgeva ai cittadini e agli operatori dell’informazione con un accorato appello all’unità e alla responsabilità di amministratori e politici locali, oggi il tono sembra essersi fatto più istituzionale, quasi burocratico. Ma il cuore della questione resta lo stesso: l’immobilismo amministrativo che, nel tempo, ha lasciato irrisolti problemi ambientali e gestionali di primaria importanza.
Era il 20 marzo 2009 quando il vescovo di allora, con una lettera dettagliata e incisiva, metteva in guardia la cittadinanza e soprattutto gli amministratori di Ugento dal rischio di una deriva pericolosa. In quel testo, si sottolineava con fermezza la necessità di un’azione comune per evitare che la città fosse travolta da paure e strumentalizzazioni. Un chiaro richiamo al dovere morale e istituzionale, che spronava chi aveva potere decisionale a fare il proprio lavoro con coscienza e nell’interesse del bene comune.
Ed eccoci al 24 marzo 2025. Ancora una volta, il vescovo di Ugento scrive, ma questa volta lo fa con una missiva indirizzata direttamente al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e all’assessore all’Ambiente, Serena Triggiani. Il tema è inevitabilmente legato anche alla missiva del 2009 del suo predecessore: la discarica di Burgesi, oggetto di una recente delibera di sopraelevamento che ha generato l’ennesima ondata di proteste. Tuttavia, il tono della lettera odierna appare ben diverso da quello del 2009: non c’è più il monito forte e preciso rivolto agli amministratori locali, non si parla più di responsabilità politiche, ma ci si limita a chiedere un confronto, una spiegazione, un’opportunità di dibattito. Come se l’esito della questione fosse già stato scritto altrove, lontano dalla comunità ugentina.
L’elemento più surreale di questa vicenda sta nel ruolo giocato dall’amministrazione comunale. Dal 2009 ad oggi, alla guida di Ugento c’è sempre la stessa persona, sindaco di fatto da oltre quindici anni, principale attore politico in questo lungo periodo di immobilismo (e che continuerà ad esserlo per molti anni ancora). Lo stesso amministratore che, in questi giorni, ha preso parte alla fiaccolata “No Burgesi” per protestare contro la decisione di sopraelevare la discarica. Una decisione che, ironia della sorte, è anche sua responsabilità, fin da quando si è deciso di costruire un’altra discarica accanto alla bomba ecologica Monteco. Siamo di fronte a un caso di “opposizione a se stessi”? La domanda, in fondo, è retorica.
La lettera del vescovo Angiuli, dunque, non è solo la conferma che la Chiesa continua ad avere un ruolo di sentinella morale sul territorio, ma è anche la prova provata che in quindici anni nulla è cambiato. Ugento si trova ancora a fronteggiare gli stessi problemi, con le stesse facce al comando, e con gli stessi metodi inefficaci. Se nel 2009 l’appello episcopale si rivolgeva direttamente agli amministratori locali, oggi questi sembrano addirittura scomparsi dalla narrazione, come se non avessero alcuna responsabilità.
Ma il dato di fatto è inconfutabile: chi ha governato Ugento negli ultimi tre lustri non ha saputo (o voluto) risolvere il nodo Burgesi.
E mentre la politica locale continua a girare a vuoto, la città resta ostaggio delle stesse emergenze di sempre, che continueranno ad esserci indipendentemente dalla decisione regionale su questi ultimi 190mila metri cubi di immondizia. Con la differenza che, oggi, anche la voce del vescovo sembra essersi fatta più flebile, quasi rassegnata al destino di un territorio condannato a ripetere all’infinito i propri errori.
Quindi, come mai fatto prima d’ora, vorrei fare mie le parole del compianto vescovo De Grisantis, figura che nonostante il mio ateismo percepivo come amica e veramente vicina alle esigenze degli ultimi, e che già 16 anni fa ci aveva visto molto lungo, capendo e prevedendo quello che in questi giorno sta risuccedendo a Ugento:
In merito, inoltre, ad una proposta emersa in questi giorni, mi permetto di esprimere la mia personale opinione, essendo al di sopra delle parti: in questo momento, ciò di cui meno ha bisogno Ugento è una campagna elettorale, che al di là delle rette intenzioni, non farebbe altro che accentuare le divisioni, le contrapposizioni, la faziosità, lo scontro, a tutto svantaggio del bene della città.
Mons. Vito De Grisantis, 20/3/2009