Sport
Vincere! Vincere! Vincere!

Sarà un caso che l’Ugento Calcio domenica 11 maggio sarà chiamato ad un nuovo appuntamento con la storia? Ad una sfida che mette in palio la permanenza in serie D, conquistata l’anno scorso con merito, classe, stile, bel giuoco e soprattutto con il cuore e la passione di un’intera città? Sarà un caso che una gara fondamentale si svolga in stretta vicinanza con quello storico 5 maggio 2024?
Motivi di lavoro mi costringono lontano dalla mia Ugento. Mi perdo questo fantastico clima pre-partita. Ho avuto qualche difficoltà nell’iniziare a scrivere questo pezzo. Mi sono chiesto se sia corretto impostarlo a mo’ di chiamata alle armi, oppure se parafrasando un romanticismo nostalgico. Dopo averci riflettuto, osservando il tramonto verso l’Italia, immaginando la mia città nel grande Salento, l’ispirazione mi è venuta dall’abbraccio di Juanito Sanchez al piccolo Francesco che, quale suo beniamino, gli aveva regalato un cappellino per ringraziarlo della maglia autografata. Quell’abbraccio mi spinge all’accorato appello a tutti i miei concittadini.
Domenica sarà un passo enorme per la nostra comunità. La salvezza in serie D! L’occasione per completare un ritratto in cui storia e identità, passione ed emozione, appartenenza e coraggio si mescolano secondo un equilibrio cromatico che parla e dice chi siamo. E’ un momento importante perché abbiamo la possibilità di scrivere la nostra storia con la partecipazione ad un evento memorabile. Di quelli che rimangono inscritti negli annali del calcio locale e nazionale. Il campionato di serie D si gioca a livello nazionale! Per cui deve essere la vetrina ideale con lo sport, il calcio in particolare, per la nostra Ugento, che ha il diritto e il dovere di essere presente sul palcoscenico nazionale. Lo meritiamo e non ci sono discussioni su questo! Avere una propulsione per la sua crescita sociale, economica e politica.
Quell’abbraccio identifica la simbiosi, l’unione, il sentimento identitario ed i valori di attaccamento dello staff tecnico e dirigenziale, e di tutti i calciatori alla nostra terra, ai nostri colori, giallo e rosso, alla nostra identità messapica, impersonati nel piccolo Francesco, che con la sua dolcezza e innocenza sogna e vive una vittoria che dovrà essere un traguardo da ricordare quando sarà più grande. Da adulto, genitore, cittadino potrà dire che era piccolino quando ha visto l’Ugento conquistare la salvezza con i goal di Sanchez, Medina, Ancora, Ruiz, Rossi. Con le chiusure di Martinez e le giocate, simili ai colpi di pennello di un pittore, di Regner e Romero. Le parate di Di Donato e Illipronti. Le geometrie di Grisley e Teyou, gli opliti della falange messapica. Con gli interventi di Amabile, le cavalcate di Bedini, Navarro, Romano e Vieira. I dribbling ubriacanti di Signorile ed i recuperi di Lezzi. Sono certo che li ricorderà con gli occhi di chi ha visto in questa squadra la forza ed il coraggio di non darsi mai per vinti. Di voler lottare su ogni centimetro del campo mettendoci tutto ciò che è possibile dare per offrire a tutti gli sportivi uno spettacolo degno di Ugento e soprattutto che Ugento merita.
Non è una coincidenza la vicinanza al 5 maggio che è l’anniversario della morte del grande Napoleone Bonaparte. E’ di buon auspicio perché quale tra i più grandi strateghi militari della storia, sosteneva, a ragione, che: “Nel mondo ci sono soltanto due forze, la spada e lo spirito. Alla lunga, la spada viene sempre vinta dallo spirito.
Forse, arriviamo a giocarci questa sfida con poche armi, viste le squalifiche e gli infortuni che purtroppo ci hanno sempre attanagliato in questa stagione. A tal proposito vorrei sottolineare che pur a fronte di errori, la squalifica a Sanchez e soprattutto quella a Medina, sono una vera e propria iperbole, significativa della malafede e della peggior cattiveria sportiva. Non c’è dubbio abbiano errato nelle reazioni a talune provocazioni, anche se le definirei furbesche trappole, ma non si possono non tener conto delle continue vessazioni ed ingiustizie subite durante la delicata gara con il Matera e soprattutto durante tutta la stagione, sotto la direzione di una classe arbitrale, indubbiamente da rispettare, ma evidentemente non all’altezza delle situazioni.
Ciò che ci mancherà con le armi, dobbiamo mettercelo come “spirito”, il che significa “invadere” il comunale; issare e sventolare le nostre bandiere; gridare e sostenere a squarciagola i nostri vagnoni; spingere mister Oliva a dirigere con la sua caparbietà e maestria tecnico – tattica la squadra; essere presenti con la lucidità e con il cuore per gettarlo ancora oltre ogni ostacolo. Non c’è dubbio su quanto sia attuale l’imperativo “Difendiamola” con cui sono state magnificamente addobbate le strade della città. Un plauso ed un ringraziamento ai tifosi, ai nostri straordinari ultras e a Ugento giallorossa. Credo, tuttavia, che sia giunto il momento di un altro imperativo, quello di un’unica strada per scrivere la storia; per noi; per la nostra amata e inimitabile Ugento: “VINCERE, VINCERE, VINCERE!”.