Editoriali
Diamo un encomio ai nostri operatori ecologici

In questi giorni di afa asfissiante, in cui il caldo sembra non dare tregua, c’è una categoria di lavoratori che continua a operare in silenzio, lontano dai riflettori, ma con un ruolo fondamentale per la nostra comunità: gli operatori ecologici.
Mentre ci lamentiamo dell’umidità, del traffico o del tempo d’attesa al supermercato, loro sono già da ore sotto il sole cocente, spesso senza nemmeno una pausa vera. Li vediamo, a volte di sfuggita, passare con i mezzi o con una scopa in mano, intenti a raccogliere ciò che altri hanno lasciato dietro. E nonostante tutto, lo fanno con un senso del dovere che commuove.
Questo articolo arriva dopo decine di articoli già pubblicati per denunciare la grave situazione in cui versa il nostro territorio, più volte segnalata anche dai nostri lettori che continuano a scrivere in redazione, indignati e preoccupati. Abbiamo raccontato di strade sporche, contenitori traboccanti, marine trascurate. Ma è importante chiarire una cosa: la colpa non è degli operatori ecologici. Anzi.
I numeri parlano chiaro. Su 38 operatori assunti, ci risultano in servizio effettivo, in questi giorni, appena 16 persone operative a Ugento. Solo sedici, chiamate a coprire non solo l’intero territorio comunale – incluse le marine – ma anche altri comuni dell’ARO. Una mole di lavoro impressionante, che metterebbe in crisi anche una squadra al completo.
Eppure, è proprio la volontà e il senso del dovere di questi operatori a riuscire, con enorme spirito di sacrificio, a sopperire a una situazione che possiamo definire senza esagerare di emergenza. Una condizione difficile non solo per la carenza cronica di personale, ma anche per la scarsità di mezzi, più volte denunciata dai sindacati di categoria. Una criticità seria, che sarà oggetto di confronto nella prossima assemblea sindacale, di cui abbiamo già ricevuto comunicazione in redazione.
Sono sempre loro: gli stessi che durante l’inverno svolgono con serietà e costanza il servizio di raccolta porta a porta. Gli stessi che ora, senza rinforzi estivi, stanno anche garantendo la pulizia delle strade e delle marine, in un periodo in cui il flusso turistico moltiplica il carico di lavoro.
Li abbiamo visti, con i nostri occhi, lavorare oltre l’orario, spesso senza straordinari retribuiti, affrontando condizioni limite, tra contratti precari e mansioni che metterebbero in difficoltà chiunque. Eppure loro sono lì. Ogni giorno. Senza clamori. Con umiltà. E con una dignità che meriterebbe un monumento.
È ora che questa comunità apra gli occhi. Che le istituzioni locali prendano atto del sacrificio di questi lavoratori. Che ci sia un riconoscimento vero: morale, simbolico ma anche economico. Serve un encomio ufficiale, una pubblica benemerenza, un incentivo concreto. Non solo per motivarli, ma per ridare valore a una professione spesso dimenticata, quando invece è alla base della vivibilità dei nostri spazi.
Perché senza di loro le nostre strade non sarebbero pulite. I nostri rifiuti resterebbero davanti alle porte. Le nostre marine sarebbero sporche e invivibili. Senza di loro, il volto del nostro territorio sarebbe molto più cupo.
Un grazie non basta. Serve un’azione concreta.
È tempo di smettere di ignorare e iniziare a premiare.