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Burgesi, il TAR respinge il ricorso: rifiuti ancora in arrivo a Ugento

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Alla fine è arrivata la sentenza. Il TAR di Bari ha respinto il ricorso presentato dal Comune di Presicce-Acquarica contro la riattivazione dell’impianto di biostabilizzazione di Burgesi, rigettando anche l’istanza cautelare con cui si chiedeva la sospensione del conferimento dei rifiuti. Di fatto, dunque, il sito ugentino continuerà a ricevere – almeno fino al 31 luglio – i rifiuti indifferenziati e derivanti dallo spazzamento stradale di 17 comuni salentini, così come stabilito dalla nota AGER del 27 giugno.

Un verdetto che pesa come un macigno, soprattutto per chi in questi mesi aveva sollevato dubbi e preoccupazioni sulla riapertura della discarica chiusa formalmente da dicembre 2024.

Una decisione attesa ma non per questo meno amara

Il TAR, nel decreto firmato dal presidente Leonardo Spagnoletti, ha sottolineato che il “pregiudizio paventato” dal Comune ricorrente non presenta “caratteri di gravità e irreparabilità tali da non poter tollerare il differimento dell’istanza cautelare alla sede collegiale”. La decisione sul merito è stata dunque rinviata a settembre.

Nel frattempo, resta valido il provvedimento AGER che impone il trattamento dei rifiuti a Burgesi, nonostante la manifesta contrarietà di molte amministrazioni locali, comitati e cittadini. A nulla è valso il fronte istituzionale creato da Presicce-Acquarica, Ugento e numerose realtà del territorio.

La reazione del sindaco e la “mezza verità” della lavorazione senza conferimento

Nei giorni scorsi, il sindaco di Ugento Salvatore Chiga aveva provato a rassicurare l’opinione pubblica con una nota in cui chiariva che Burgesi sarebbe stata “riattivata solo per il trattamento, e non per il conferimento diretto dei rifiuti”.

Una precisazione che, però, non ha placato le polemiche. Come già anticipato da Ozanews nelle settimane precedenti, l’impatto della riapertura non si misura solo nel conferimento fisico, ma nel costante e massiccio via vai di mezzi pesanti, che attraverseranno quotidianamente l’abitato di Gemini e le zone rurali limitrofe.

Lisi (FI): “Una scoppola per il territorio”

A caldo è arrivata anche la reazione del consigliere comunale Giulio Lisi, che ha parlato di “una scoppola che la giustizia amministrativa ha inferto al nostro territorio”.

“Siete sorpresi? Io no – ha commentato Lisi – anche se sono mortificato e preoccupato. Si sapeva che il rischio era altissimo, eppure poco o nulla è stato fatto nei tempi giusti”.

L’attacco della minoranza: “Contraddizione istituzionale”

Ma è l’intera opposizione a firmare nei giorni scorsi un durissimo documento politico:

“Non vogliamo fare allarmismo né addossare responsabilità strumentali – scrivono – ma non possiamo ignorare la contraddizione clamorosa di un’amministrazione che da un lato ricorre contro il gestore dell’impianto e dall’altro, fino a marzo 2025, accettava da quello stesso gestore una sponsorizzazione per finanziare il proprio periodico istituzionale”.

Secondo la minoranza, la gestione dell’intera vicenda dimostra un’assenza di visione, se non addirittura una strategia taciuta ai cittadini.

“Dal dicembre 2024 l’impianto era chiuso, e dal novembre 2024 la concessione di gestione era formalmente scaduta. Era quello il momento per riappropriarsi dell’area e avviare un dialogo con la Regione. Invece – accusano – il Comune ha preferito incassare qualche migliaio di euro per stampare un giornale, mentre il gestore lavorava dietro le quinte per la riapertura.”

Il rischio reale: il traffico e l’inquinamento ambientale

Come già evidenziato in una precedente inchiesta di Ozanews, il problema maggiore è proprio il traffico. Dalla determina dirigenziale n. 166 del 27/06/2025, si evince che l’impianto tratterà rifiuti provenienti da tutti i 17 comuni dell’Aro Lecce 3. Questo comporterà – per almeno un mese – il passaggio di decine di mezzi pesanti al giorno, per un totale stimato di oltre 3.000 transiti nell’arco dell’operazione.

Un impatto devastante per un territorio rurale, già fragile e segnato da gravi vulnerabilità ambientali.

In questo contesto, molti cittadini tornano a ricordare le storiche proteste che già negli anni passati denunciavano l’impatto sanitario e ambientale del continuo traffico di tir nella zona residenziale di Gemini. Allora si parlava di aumento di polveri sottili, disturbi respiratori e rumore. Oggi, quegli allarmi tornano di drammatica attualità.

Prossime mosse: settembre sarà decisivo

Ora si attende la discussione di merito a settembre. Ma per molti, il danno è già fatto. Proprio per questo si stanno organizzando altre iniziative pubbliche, tra cui quella del movimento “Salento Libero”

Intanto, Burgesi è tornata operativa. E con lei, il rumore dei tir, l’odore dei rifiuti e la rabbia di un territorio che si sente tradito.

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