Ambiente e Territorio
ECOREATI: la Puglia conquista il secondo posto!

Potrebbe essere una grande soddisfazione, ma non lo è! Si tratta di un traguardo che per numero di reati ambientali ci vede seguire la Campania. I dati di Legambiente ci dicono che in Italia il 42,6% dei reati ambientali si concentra nelle 4 regioni a tradizionale presenza mafiosa: Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. Il maggior numero di reati si riscontra, a livello nazionale, nella filiera del cemento con 13.621 illeciti accertati nel 2024, +4,7% rispetto al 2023. Seguiti dai reati nel ciclo dei rifiuti ben 11.166, +19,9%, e quelli contro gli animali con 7.222 illeciti penali (+9,7%). Da segnalare l’impennata dei reati contro il patrimonio culturale (ricettazione, reati paesaggistici, scavi clandestini, contraffazioni di opere): sono 2.956, + 23,4% rispetto al 2023. A completare il quadro dell’illegalità ambientale del 2024 è la crescita degli illeciti amministrativi, 69.949 (+9,4%), circa 191,6 illeciti al giorno, 7,9 ogni ora. I clan censiti da Legambiente salgono a 389.
Il 10 luglio scorso presso la Sala Refettorio di Palazzo San Macuto è stato presentato il Rapporto Ecomafia 2025. Se evidenzia il fallimento delle politiche ambientali, conferma del pari l’esistenza di un’illegalità ambientale, motivo di riflessione per tutti i cittadini pugliesi.
In un recente convegno sugli effetti della criminalità sull’economia salentina, l’appello del dott. Giuseppe Capoccia – Procuratore Capo di Lecce – è apparso alquanto significativo perché ha evidenziato quanto sia fondamentale, prim’ancora delle leggi, che pure non mancano, la costruzione di una vera cultura della legalità che passa dal non abbandonare per strada il sacchetto dell’immondizia ad un adeguato e trasparente sistema di igiene ambientale, fino ad un corretto trattamento dei rifiuti prodotti dalle aziende e dalle industrie. Un appello che lo stesso magistrato fortificato allorquando rivolge l’invito ad avere “una sana gelosia del nostro essere salentini”. Strumento di difesa dagli attacchi della criminalità ambientale e agroalimentare. Una sorta di chiamata alle armi la sua, che è assolutamente condivisibile. Da sostenere con etica e responsabilità del lavoro. Da tradurre in azioni concrete che possano coinvolgere il semplice cittadino, l’amministratore e l’imprenditore, giammai accondiscendenti alla cedevolezza del compromesso, al guadagno facile, verso la slealtà nei confronti dell’ambiente, del mercato e della comunità.
I cittadini devono ribellarsi alle devastazioni ambientali. L’attuale situazione che tutti conoscono, ma che pochi fanno emergere dal buio delle stanze della politica che non dà conto a chi conta, mortifica il popolo sovrano! Con trepidazione e scoramento assiste alle conseguenze della scelta della Regione Puglia di sopraelevare la discarica di servizio e soccorso asservita all’impianto di biostabilizzazione in località Burgesi, tornato a funzionare per il solo trattamento del rifiuto indifferenziato e proveniente dallo spazzamento stradale.
Occorre approfondire, confrontarsi, chiedere il rispetto dei propri diritti, partecipare per capire e soprattutto pensare. Come diceva Carl Gustav Jung – “Pensare è difficile. La riflessione richiede tempo. Ecco perché la maggior parte della gente giudica”. Serve il tempo necessario per riflettere perché il futuro richiede sforzi di altro tenore per quanto abbiamo ereditato, ora cronicamente irrecuperabile, sia sul piano materiale, sia sul piano culturale e del senso civico.
Anche il Rapporto Mare Monstrum 2025 ci premia con il secondo posto per le occupazioni illecite del demanio marittimo, che è e rimane un bene di tutti, con 1219 reati contro i 1840 della Campania. Sebbene con diminuzioni rispetto al 2023, Lecce, Bari e Foggia occupano rispettivamente il 4°, 5° e 6° posto con un totale di 505 reati.
Si tratta di dati che certamente vanno letti e studiati, su cui bisogna compiere un’azione difficile, cioè riflettere. Solo riflettendo sarà possibile individuare le migliori soluzioni che passino dal conoscere lo stato delle cose per impiantare, attraverso la riscoperta della partecipazione civica, i nuovi semi della speranza per un risanamento comunitario, culturale e morale, prim’ancora che ambientale.