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Una serata dedicata a Don Tonino nel nome di Ferdinando Catino

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Nella suggestiva cornice di piazza San Vincenzo, illuminata dalla maestosità e bellezza della nostra Cattedrale, si è celebrata ieri sera una drammaturgia del tutto particolare che ha suscitato commozione, riacceso fiammelle di speranza e fiducia nel futuro. Emozionalmente densa di significato si è condensata sul messaggio di pace e fratellanza tra i popoli contro ogni guerra del venerabile Don Tonino Bello. 

Una rappresentazione magistralmente diretta dal prof. Francesco Piccolo, che con grande pathos evocativo, sentimentalmente condizionato e appassionato ha interpretato il ruolo del vescovo alessanese riprendendo le sue meditazioni raccolte nel “Le mie notti insonni”. È stato giustamente ricordato il meritorio impegno civico e sociale del nostro concittadino Ferdinando Catino, del quale, per ovvie ragioni generazionali, ho pochi ricordi se non quelli legati al suo piacere nel ballare la pizzica in tante occasioni di festa cittadina in cui ho avuto il piacere di vederlo esibirsi. 

Un ringraziamento all’Amministrazione comunale e all’Assessorato alla cultura in particolare, per aver voluto regalare questo bel momento di riflessione e di sentimento cristiano alla nostra città. Un grande apprezzamento agli attori che con profonda partecipazione hanno messo in scena simbolismi “don toniniani” che si dovrebbero riscoprire alla luce della teologia del venerabile pastore con la croce ed il bastone in legno d’ulivo. Attrezzi e simboli semplici, espressione di una Chiesa povera dei poveri. Di una teologia degli ultimi. Di coloro cioè che non contano nulla ma che sono i protagonisti veri, si potrebbe dire gli interpreti principali della piattaforma valoriale rivoluzionaria, intramontabile e sempre attuale, su cui dovremmo improntare la nostra vita di cristiani: il Vangelo. Perché non possiamo non dirci cristiani!

Sono stati molti i punti toccati nel corso della manifestazione, costruita in maniera encomiabile e sequenzialmente rivelatrice del messaggio e dell’insegnamento sociale attraverso le parole e gli scritti di Don Tonino. Una trasversalità di inviti, insegnamenti, simbologie, significati, messaggi, propositi, talvolta anche di rimproveri per la superficialità con cui tante volte si affrontano le questioni giornaliere che solo apparentemente sembrano banali ed inutili, ma che in realtà, necessitano di essere scavate in fondo per disvelarne un’attualità ed essenzialità sconosciute.

L’insegnamento del parroco che ringraziava la sua terra per averlo fatto nascere povero si mescola in tutta la sua forza con la realtà odierna. Ecco l’attualismo della sua pastorale! La necessità di affrontare la malattia con serena rassegnazione, accettandola come un dono. L’urgenza di essere credibili mettendo in pratica la semplicità dell’insegnamento cristiano attraverso il vangelo. Il non voltare le spalle a chi si sente un rifiuto prodotto dalla globalizzazione dell’indifferenza. Piantare un piccolo seme di speranza nel terreno della moltitudine della banalità del male per elevare la pianta di una pace che sia cammino insieme verso il Golgota, a che nessuno rimanga indietro, rimanga solo. Affidarsi nel volo della vita ad un partner che non tradisce mai, che possiamo incontrare, anzi incontriamo tutti i giorni nelle persone che ci stanno accanto. Proprio come ai discepoli di Emmaus, il Signore ci cammina accanto e, presi dalla nostra quotidianità, non lo riconosciamo. L’impegno del cristiano per Don Tonino deve essere un impegno sociale fino in fondo. Anzi fino in cima!

Insomma, una serata che ricorda quanto la nostra comunità, la nostra terra salentina sia fucina di identità che si sublimano in profezia, indice del nostro essere. Monito che ci ricorda come dovremmo essere e come dovremmo vivere. Camminare insieme. Uno accanto all’altro. Essere popolo che sa esserlo e ha la forza di guardare sempre avanti, con fede, con fiducia e soprattutto con la speranza di avere sempre un’ala di riserva.

Grazie Don Tonino.

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