Ambiente e Territorio
Il malcostume degli ombrelloni segnaposto

Con l’arrivo dell’estate, le spiagge si popolano e si caricano di allegria, sole e desiderio di relax. Purtroppo, insieme alla stagione più attesa dell’anno, torna anche un fenomeno odioso e intollerabile: quello degli ombrelloni “segnaposto”, lasciati incustoditi sulla spiaggia già dalla sera prima o all’alba, per riservarsi un posto in prima fila senza alcuno sforzo.
Chi pratica questa abitudine non solo è maleducato e arrogante, ma profondamente irrispettoso del bene comune e del prossimo. L’idea di “segnare” il territorio, come se la spiaggia fosse proprietà privata, è una vergognosa dimostrazione di prepotenza e inciviltà. Questi comportamenti minano lo spirito stesso della convivenza civile: mentre famiglie e turisti si alzano presto per godersi una giornata di mare, si trovano di fronte una fila di ombrelloni vuoti, che resteranno deserti per ore, bloccando l’accesso a chi invece è presente fisicamente.
Forse non tutti lo sanno, ma lasciare ombrelloni, sedie o altri oggetti sulla spiaggia libera per “prenotarla” è vietato dalla legge. Il Codice della Navigazione (art. 1161) punisce l’occupazione arbitraria di suolo demaniale, e in molte regioni e comuni esistono ordinanze che vietano espressamente questa pratica. La Capitaneria di Porto e la Polizia Municipale hanno il dovere di intervenire, rimuovendo gli oggetti e sanzionando i responsabili. In molte località costiere italiane le autorità lo fanno, eccome.
Ma a Ugento, purtroppo, no.
Ad Ugento, terra bellissima e meta turistica d’eccellenza, questo malcostume prospera indisturbato. Basta farsi un giro al mattino presto su alcune delle spiagge libere del litorale per trovarsi di fronte a un vero e proprio accampamento fantasma: ombrelloni piantati nella sabbia, sdraio legate, persino giochi e salvagenti lasciati a “riservare” uno spazio che dovrebbe essere di tutti.
Il fatto ancora più grave è che la Polizia Municipale, che dovrebbe vigilare e intervenire, non agisce con la necessaria fermezza. Manca un controllo serio, costante, deciso. Manca l’applicazione delle sanzioni. Manca la volontà, o forse il coraggio, di estirpare un fenomeno che rovina l’esperienza di chi vuole semplicemente godersi la spiaggia con rispetto e correttezza.
Chi pratica il trucco dell’ombrellone segnaposto dimostra una mentalità da “furbetto del quartierino”, egoista e menefreghista. Non c’è giustificazione che tenga: non è furbizia, è cafonaggine pura. È una forma di appropriazione indebita del bene pubblico. È la versione balneare della macchina parcheggiata in doppia fila “solo cinque minuti”. È l’atteggiamento tipico di chi pensa che le regole valgano solo per gli altri.
È ora di dire basta. Chi ama Ugento, chi ama il mare, chi rispetta gli altri, non può più restare in silenzio. Le istituzioni devono svegliarsi, i cittadini devono segnalare, i turisti devono pretendere rispetto. La spiaggia è un bene comune, non il giardino privato di pochi prepotenti.
Servono controlli. Servono rimozioni. Servono multe. E serve, soprattutto, cultura del rispetto.