Lavoro ed Economia
A Torre San Giovanni solo il mare

C’è stato un tempo in cui Torre San Giovanni, marina di Ugento, era sinonimo di estate viva e vibrante. Un tempo in cui il suo corso si riempiva di famiglie in passeggiata, i locali faticavano a tenere il passo con le richieste e le serate erano animate da eventi, musica, spettacoli, sagre e iniziative di richiamo che attiravano turisti da tutta la provincia. Oggi, purtroppo, quella immagine appartiene più ai ricordi che alla realtà.
Quest’estate, come mai prima d’ora, la marina ugentina ha mostrato un vuoto evidente. A Torre San Giovanni non ci sono stati eventi, se non un’unica eccezione: il 30 luglio, in Piazza del Porto, si è tenuto l’incontro dal titolo “Il mito dell’italianità all’estero”, organizzato dall’assessorato ai Lavori Pubblici e da quello allo Spettacolo. Un evento interessante, ben strutturato nei contenuti e nella logistica, che avrebbe potuto rappresentare un fiore all’occhiello della programmazione estiva. Peccato, però, che non sia stato promosso con la stessa forza comunicativa riservata ad altre iniziative dell’entroterra, per le quali un consigliere comunale è arrivato perfino a investire risorse personali nella sponsorizzazione di post su Facebook.
Tolto questo episodio, il nulla. Nessun concerto, nessuna rassegna culturale, nessuna sagra capace di richiamare pubblico. Il risultato è stato un’estate spenta, quasi immobile, in una marina che sembra vivere di rendita sulla sua unica, indiscutibile attrattiva: il mare.
Il mare non basta più
Il turismo moderno non è fatto solo di spiagge e acque cristalline. I viaggiatori cercano esperienze, emozioni, momenti di comunità. Vogliono trascorrere le giornate al mare, certo, ma desiderano anche vivere la sera: assistere a concerti, scoprire tradizioni locali, partecipare a feste popolari, lasciarsi sorprendere da un borgo animato. Se questo manca, la destinazione perde appeal, scivola nell’anonimato e smette di essere competitiva rispetto a tante altre località che, al mare, aggiungono una programmazione ricca e continuativa.
Basta una passeggiata sul corso di Torre San Giovanni per rendersene conto. Le luci ci sono, ma la vita manca. Pochi i passanti, ancora meno i consumatori nei bar e nei ristoranti. I commercianti parlano di un calo tangibile, di una crisi che non è più solo percezione, ma realtà quotidiana.
La differenza rispetto a dieci anni fa è abissale. Torre San Giovanni non è più quel polo attrattivo capace di riempire le serate di turisti e residenti. Anzi, quest’anno si è registrata un’ulteriore battuta d’arresto con la cancellazione della tradizionale Fiera della Madonna dell’Aiuto, venuta meno per l’assenza di un comitato organizzatore. Una tradizione che non è stata sostituita, lasciando un vuoto ancora più marcato.
È come se si fosse scelta una strada minimalista, quasi rassegnata: “c’è il mare, e quello basta”. Una convinzione che forse funzionava vent’anni fa, ma che oggi si traduce in un errore strategico gravissimo.
Serve una visione
La questione non è solo di intrattenimento. È una questione di economia, di sviluppo e di sopravvivenza per l’intero territorio. Dopo la xylella, che ha cancellato gran parte dell’olivicoltura e del comparto agricolo salentino, le marine sono rimaste l’unica vera fonte di ricchezza. Senza un turismo solido, capace di attrarre e trattenere visitatori, Ugento rischia di perdere la sua linfa vitale.
Non si può continuare a improvvisare o a pensare che siano le singole associazioni a dover tamponare le lacune della programmazione pubblica. Serve un intervento serio, organico, coordinato dall’alto. Serve un progetto che rimetta al centro Torre San Giovanni e, più in generale, le marine ugentine.
Oggi la sensazione diffusa è che la marina stia lentamente spegnendosi. Ogni estate più silenziosa della precedente, ogni corso più vuoto, ogni fiera saltata lascia cicatrici profonde. L’inversione di rotta non è più un’opzione rimandabile: è una necessità urgente.
Se Torre San Giovanni vuole tornare a essere ciò che è stata, deve recuperare la sua vocazione di luogo vivo, capace di unire mare e cultura, turismo balneare e attrattiva serale. Perché senza eventi, senza vita, senza comunità, il rischio è che resti davvero “solo il mare”. E il mare, da solo, non basta più.