Ambiente e Territorio
Burgesi: di proroga in proroga

Sembra passata un’eternità da quel “Burgesi, una discarica dimenticata”. Le polemiche legate alla proroga regionale della discarica di servizio e soccorso annessa all’impianto di biostabilizzazione, con flebili proteste e insignificanti sommosse, consessi istituzionali che hanno concluso poco o nulla, tranne elevare qualcuno a “uomo della provvidenza”, sembrano essersi disciolte nel caldo afoso di un’estate che sta per concludersi. C’è l’amara sorpresa dell’ulteriore proroga fino al 30 settembre prossimo.
Ugento registra un vissuto drammatico. Un atteggiamento tipicamente nostrano. Un conflitto socio – ambientale che in questo caso vede “fazioni apparenti”, perché la campagna elettorale incombe e sono in molti ad essersi dimenticati dell’obbligo in capo al gestore della vecchia Burgesi di “presentare annualmente nel corso di iniziativa pubblica, da concordarsi con l’Amministrazione comunale, i dati di monitoraggio”. Per qualcuno sarebbe una sciocchezza perché “solo al verificarsi delle declinate condizioni si potranno fornire ai cittadini le più adeguate e trasparenti informazioni e conoscenze dando così piena attuazione ai principi di democrazia ambientale e partecipativa”. Intanto occorre dire che, come confermato dalla giunta emiliano, un’indagine geofisica di tipo elettrico ed elettromagnetico sul corpo della discarica hanno escluso la presenza di fusti metallici. Quindi dovremmo starcene più tranquilli e sereni, non disturbando il “Re Mida”? Certamente no! Dovremmo chiedere e pretendere trasparenza su quanto è stato fatto fino ad oggi? Certamente sì! È un diritto di ogni cittadino e dovere di ogni amministratore locale e regionale. Taluno nostrano sostiene che “il giorno dopo resta tutto”. Più che restare, si materializza la fiacca rassegnazione, talvolta voluta e cercata con quell’indifferenza ormai divenuta prassi, tradottasi in sistema di affievolimento se non di spegnimento della fiamma del libero pensiero. Più che “leggerezza negli sguardi incontrati”, di “felicità che non si dimentica”, come ha scritto un grande sociologo e psichiatra in un suo ultimo libro bisogna prendere atto che pensare sia diventato un reato. Che non ci sia stata una manifestazione acciocché Ugento avrebbe deciso di raccontarsi con le sue mani, con le sue voci, con i suoi sorrisi, risalta un preoccupante status quo sociale su cui riflettere! Sarebbe bello vedere gli stessi sorrisi delle tante persone che non ci sono più, ammalatesi per le ferite inferte all’ambiente. Di coloro che conoscono gli effetti di talune patologie. Sarebbe interessante chiedergli che cosa pensano della sporcizia e del lordume delle strade, del degrado delle campagne, del decadimento delle nostre marine, degli abbandoni di rifiuti. Più che “l’odore del vino fermatosi nei vicoli”, sovrasta il puzzo degli incendi, quasi sempre smaltimenti in bianco di rifiuti tossici, della spazzatura lasciata per strada a marcire. A rendere l’aria irrespirabile concorre drasticamente l’incapacità di coinvolgimento, estorcendo il profumo di partecipazione democratica che volutamente si affossa nelle sabbie mobili del timore e della paura sociale. Sono ben altro rispetto al bighellonare sui social, di guisa che ci si orna di selfie, commenti, nenie e astrusi apoftegmi inzuppati di capricci infantili.
Dalla Regione arrivano 510.000 euro per proseguire il piano straordinario di verifica ambientale in località Burgesi. Utilissimi, certo! Ma non sarebbe opportuno sapere quanto è stato fatto prima? Come è stato speso il milione di euro stanziato nel 2017? Che cosa ci dicono i risultati del progetto Geneo? Che cosa emerge dal referto epidemiologico comunale? Sarebbe utile l’assemblea pubblica ove i cittadini possano essere messi a conoscenza di tutti i dati di monitoraggio ad oggi disponibili?
Dinanzi a questioni serie che toccano le vite della gente abbiamo bisogno di persone serie. Non c’è tempo di occuparsi dei gufi perché non troveranno mai spazio. L’arena deve essere occupata con responsabilità, dalla chiarezza, dalla trasparenza, dall’onestà intellettuale e dalla lealtà verso sé stessi e verso i cittadini, soprattutto di quelli che hanno deciso di disertare le urne. Amare il proprio territorio, tutto, significa metterci la faccia per dire a chi si sta abbracciando, nel mentre si esibisce sulla passerella elettorale, che ha sbagliato e sta continuando a sbagliare. Questi devono essere i fatti, tutto il resto è noia! Le feste si dimenticano, le ferite nella Terra, le malattie e la sofferenza no.