Editoriali
Ripartiamo dalle basi: non favori, ma visione per tutti

Negli anni Novanta, con la cosiddetta legge Bassanini, l’Italia compì un passo decisivo verso una pubblica amministrazione più moderna e trasparente. Quella riforma stabilì che la politica e la gestione amministrativa devono rimanere su due piani distinti: agli amministratori eletti spetta il compito di fissare gli indirizzi generali validi per l’intera comunità, ai dirigenti e agli uffici tecnici quello di dare attuazione concreta a quelle decisioni, con la responsabilità degli atti economici e delle procedure. Non fu una scelta marginale: fu un pilastro a garanzia della democrazia e della legalità, perché impediva che la politica si riducesse a una rete di favori o a rapporti personali con chi cercava scorciatoie.
Eppure, a distanza di trent’anni, questo principio appare sempre più dimenticato. Troppo spesso la politica locale si piega a logiche individuali, a interessi particolari, a piccole mediazioni che nulla hanno a che fare con l’interesse collettivo. Un buon politico non è colui che accontenta il singolo, ma chi riesce a costruire regole, progetti e visioni capaci di garantire un futuro equo e condiviso. Ogni volta che ci si sostituisce agli uffici trattando con fornitori in prima persona o cercando soluzioni ad hoc per singoli casi, si tradisce lo spirito della legge Bassanini e si mortifica il senso stesso del mandato pubblico.
Il caso di Ugento è emblematico. Le ultime elezioni comunali hanno registrato il peggior risultato di sempre sul fronte dell’affluenza, certificando un distacco profondo tra cittadini e istituzioni. È il segnale più chiaro che la situazione è compromessa: quando metà della popolazione rinuncia a votare, significa che la politica ha perso credibilità, che la fiducia è svanita, che la comunità non si sente più rappresentata.
Per questo oggi non basta cambiare qualche volto o rinnovare qualche lista. C’è bisogno di aria nuova, di nuovi protagonisti, ma soprattutto di nuovi metodi. Bisogna riscoprire il senso originario della politica: non il favore al singolo, non la promessa individuale, ma la capacità di costruire indirizzi generali validi per tutti. Solo così si può restituire dignità alle istituzioni e riavvicinare i cittadini alla vita pubblica. Ugento merita una politica che torni a fare politica, che sappia guardare avanti e costruire futuro, non una che si perda in pratiche vecchie, personalistiche e ormai logorate.