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Politica

Sono di sinistra ma non voterò Decaro

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Si avvicina la data delle elezioni regionali in Puglia e, con l’ufficialità della candidatura a governatore di Antonio Decaro, cominciano a tessersi le fila di un gioco politico quanto mai complicato. Un gioco che, mai come in questa tornata, sembra ignorare del tutto le esigenze reali dei cittadini pugliesi, riducendosi a un’operazione di equilibrio interno tra correnti, poteri e spartizioni, con l’unico obiettivo di occupare le caselle giuste per riconquistare e mantenere il controllo del parlamentino regionale. Meccanismo che si sono resi visibili con lo spettacolo vergognoso di cui lo stesso Decaro si è reso protagonista nell’ultimo mese, contro colui che è di fatto il suo mentore e padre politico: Michele Emiliano. Una condizione addirittura rivendicata con fierezza dalle deliranti esternazioni del deputato dem Stefanizzi, riportate ieri sulla stampa nazionale.

Io sono di sinistra. Lo sanno tutti, non ne ho mai fatto mistero. Ma questo non significa che debba mettere da parte la mia dignità e la mia onestà intellettuale per votare ciecamente uno schieramento che riconosco ormai inquinato da corruzione, ricatti e giochi di potere che nulla hanno a che vedere con la buona politica. Votare non significa tifare il proprio schieramento aldilà di tutto . Allo stadio si può perdere il controllo e lasciarsi andare a comportamenti viscerali dettati dalla cieca passione. Ma la politica non è e non deve essere questo.

Il sistema che oggi domina il Partito Democratico pugliese si fonda sulla ricerca del favore personale, sull’uso sistematico di mezzucci e scorciatoie per ottenere consenso. Si arriva perfino a cercare voti tra chi appartiene allo schieramento avversario, a gonfiare il cosiddetto “civismo” fino a svuotarne ogni significato politico, e soprattutto a utilizzare in maniera scandalosa i fondi pubblici per finanziare associazioni amiche degli amici, in un meccanismo che sfiora continuamente il voto di scambio.

Di fronte a tutto questo, la mia scelta è innanzitutto un atto di dignità personale, prima ancora che politica: io voglio votare una persona onesta, materialmente e intellettualmente. Quella onestà che oggi non vedo più nel PD pugliese, ridotto a un comitato d’affari che da anni distribuisce favori e dispetti sull’altare del consenso, contribuendo a generare un distacco enorme tra politica e cittadini. Non è un caso che alle ultime tornate abbia votato meno della metà dell’elettorato (europee 2024).

Il problema è profondo: la percezione diffusa è che la politica, soprattutto a livello locale, sia diventata solo un terreno per i più furbi, pronti a stringere accordi trasversali, al di là di ogni credo politico, pur di spartirsi bandi, risorse e voti, rinviando di volta in volta la scadenza del proprio mandato. Il caso Delli Noci è solo l’ultimo di una lunga serie di scandali che hanno avvelenato la politica pugliese negli ultimi anni.

Da tempo vedo questo sistema come il male assoluto, e la sinistra pugliese ne è ormai vittima e complice dal dopo Vendola. È stato proprio Nichi Vendola l’ultima vera personalità capace di rappresentare una buona e autentica politica, presto però soffocata e inglobata da un PD che ne ha fagocitato istanze e pratiche.

Non è la prima volta che prendo una decisione del genere. Già anni fa mi rifiutai di votare Loredana Capone come candidata presidente della provincia di Lecce: una candidatura figlia dei peggiori inciuci e delle solite forzature, che mettevano da parte le forze sane della sinistra e vanificavano quanto di buono era stato costruito con Lorenzo Ria prima e con Pellegrino dopo. Anche allora la Capone subì una pesantissima sconfitta (una delle tante della sua carriera politica), dovuta proprio all’astensionismo dell’elettorato progressista, un elettorato che ancora oggi esiste ma che si rifiuta di dare il voto a candidati “rosa sbiaditi”, incapaci di parlare di proposte politiche moderne, e ripiegati su slogan vuoti dettati dalla rete o dalla contingenza sociale.

Eppure, oggi, dopo anni di astensionismo che mi ero imposto come forma di protesta, tornerò a votare. Lo farò perché ho capito che il tasso di astensionismo nel nostro Paese ha ormai raggiunto livelli critici. Un tempo credevo che, scendendo sotto il 50%, la politica avrebbe sentito la necessità di darsi una regola, una strigliata, un nuovo ordine. Ho compreso invece che la cattiva politica e i comitati d’affari che oggi reggono i partiti popolari desiderano esattamente questo: meno persone vanno a votare, più semplice diventa per loro spartirsi potere e poltrone.

Un esempio lampante l’abbiamo avuto di recente ad Ugento, dove un numero ridottissimo di cittadini, la minoranza della minoranza, è riuscito a eleggere un sindaco che governa con arroganza immane, rappresentando solo ed esclusivamente gli interessi dei suoi pochi elettori. Mai prima d’ora un sindaco era stato eletto con così pochi voti, eppure continua a governare come se avesse un mandato plebiscitario, alimentando ulteriormente la sfiducia dei cittadini, che non vedono più nei rappresentanti politici dei delegati degni, ma avversari da abbattere.

Il mio sarà quindi un voto di protesta, che darò alla fazione opposta a quella di Decaro, qualunque essa sia. Ma sono anche consapevole che questo gesto risulterà totalmente inutile: Decaro vincerà le prossime elezioni regionali perché è forte di un consenso che, soprattutto nel barese, ha numeri insuperabili da parte di tutti gli altri. Ma ciò non toglie che io voglia affermare con il voto la mia distanza da un sistema che considero ormai irrecuperabile.

Noi salentini, ancora una volta, saremo i primi a subire le conseguenze di questa vittoria, diventando sempre di più periferia della periferia nella nostra stessa regione. Un destino segnato da anni di lento declino, frutto di un civismo baricentrico che ha premiato il capoluogo e marginalizzato i territori del Sud Salento. Saranno queste le vere motivazioni profonde di un declino che continuerà, socialmente e politicamente, e sarà figlio anche delle scelte che si stanno facendo in queste ore nei palazzi romani, sulla testa di tutti noi.

Io continuo a sentirmi di sinistra, perché credo nei diritti di tutti, a partire dai più deboli. Ma oggi vedo una sinistra che invece difende solo i diritti di alcuni, che preferisce occuparsi del popolo delle ZTL piuttosto che degli operai, veri orfani della rappresentanza. E questo errore rischia di spingere sempre più persone verso fenomeni di eversione democratica, verso candidati border line come Vannacci e verso la destra più becera, che continua a esprimersi con vecchi e desueti slogan anti-comunisti.

Ecco perché io, pur essendo di sinistra, non voterò Decaro.

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Videomaker, Fotografo, Giornalista ed esperto di marketing digitale. Tutto questo dopo aver vissuto dieci anni a Bologna ed esser tornato in Salento. Oggi dirigo la redazione di Ozanews, la comunicazione di Ugento Calcio e le iniziative di Officine Multimediali ETS mentre continuo a lavorare per i miei clienti storici.