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Consiglieri supplenti, scontro politico in Regione Puglia

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Il dibattito sul bilancio regionale pugliese si accende su un punto che promette di lasciare strascichi politici: l’introduzione dei cosiddetti consiglieri supplenti. Una proposta che, secondo la maggioranza, garantirebbe continuità e rappresentanza all’interno del Consiglio; ma che per l’opposizione – e in particolare per il capogruppo di La Puglia Domani, Paolo Pagliaro – rappresenta solo “un espediente vergognoso per pagare poltrone extra con i soldi dei gruppi consiliari”.

Con la revisione della legge elettorale e il taglio imposto per legge nazionale del numero dei consiglieri da 50 a 40, la giunta regionale ha valutato l’introduzione di una figura di supplenza: il primo dei non eletti che subentra temporaneamente nel caso in cui un consigliere diventi assessore.
In teoria, il numero totale dei rappresentanti resterebbe invariato, ma di fatto si aggiungerebbero fino a otto nuovi ingressi temporanei. Un’operazione che, secondo le stime interne, comporterebbe un aggravio di circa 3 milioni di euro l’anno per coprire indennità e spese di funzionamento.

La maggioranza, guidata dal centrosinistra, difende la proposta appellandosi al principio dell’invarianza di spesa: nessun aumento dei costi per la Regione, solo una riallocazione delle risorse già disponibili.
Ma è proprio qui che si concentra la critica più dura delle opposizioni. Secondo Pagliaro, il vincolo di invarianza sarebbe “ipocrita”, perché le indennità dei consiglieri supplenti finirebbero per essere coperte tagliando i fondi destinati al personale dei gruppi consiliari, ossia a giornalisti, collaboratori e staff tecnico che garantiscono l’operatività quotidiana dei consiglieri.

«Si sacrificano professionalità e si mettono a rischio lavoratori incolpevoli – denuncia Pagliaro – solo per garantire seggi in più ai probabili non eletti delle liste sature di Decaro».

Il tema è destinato a pesare anche sul piano politico. L’istituzione del consigliere supplente viene letta da molti come un modo per mantenere equilibrio e consenso interno nelle coalizioni, offrendo uno sbocco ai “primi dei non eletti” senza rinunciare formalmente al taglio dei seggi.
Un equilibrio fragile, che rischia però di tradursi in un aumento dei costi della politica e in nuovi malumori tra i gruppi consiliari.

La proposta, inserita in un pacchetto di emendamenti al bilancio di previsione, sarà discussa in aula nelle prossime ore. L’opposizione ha già annunciato battaglia, definendo il progetto “scellerato” e pronto a “gonfiare i costi della politica” sotto la bandiera della rappresentanza.
In attesa del voto, resta la sensazione di un provvedimento che divide profondamente la politica pugliese: per alcuni un correttivo tecnico, per altri un espediente politico destinato a pesare sui conti pubblici e sulla credibilità delle istituzioni regionali.

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