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Ugento, l’amministrazione tira dritto: via al procedimento di sfratto per la Pineta Comunale

Ugento: sfratto per la Pineta
Ugento: l'amministrazione comunale avvia le pratiche per lo sfratto della Pineta Comunale di Fontanelle dopo la mancata riconsegna.

Ugento – L’amministrazione comunale di Ugento accelera sulla vicenda della Pineta Comunale di Fontanelle e avvia il procedimento di sfratto per finita locazione nei confronti dell’attuale gestore. La decisione arriva dopo anni di battaglie legali e mancata riconsegna dell’area.

Con la Determinazione n. 945 del 14 novembre 2025, il Comune ha conferito l’incarico legale per procedere allo sfratto, a seguito della mancata riconsegna dell’area da parte della società concessionaria alla scadenza del contratto, fissata per il 12 ottobre 2025. La vicenda ha radici lontane, precisamente nel 2019, quando la cooperativa contestò la scadenza della concessione.

La storia giudiziaria è complessa: il Tribunale inizialmente respinse la richiesta del Comune di rientrare subito in possesso della Pineta, per poi ribaltare la decisione e, successivamente, confermare la scadenza del contratto al 12 ottobre 2025. Nonostante la formale disdetta e la data fissata per la riconsegna, la società non ha ottemperato, portando l’amministrazione a intraprendere l’azione di sfratto.

L’Avv. Antonio Quinto, dello Studio legale associato “Avv. Pietro Quinto” di Lecce, già difensore del Comune nei precedenti gradi di giudizio, è stato incaricato di guidare il procedimento. All’avvocato è stato riconosciuto un compenso di 5.068,98 euro. La scelta, secondo il Comune, è dettata dal “principio di consequenzialità”.

L’obiettivo dichiarato è riacquisire la piena disponibilità della Pineta comunale, un’area di circa 4,5 ettari in località Fontanelle, considerata strategica per la fruizione pubblica e il patrimonio collettivo. Resta da vedere come si evolverà la situazione e se la pineta continuerà a rimanere pubblica.

 

Torre San Giovanni: è di nuovo emergenza

Torre San Giovanni: canale bloccato
Torre San Giovanni di nuovo in emergenza: il canale è bloccato da detriti. Disagi ambientali ed economici per la marina di Ugento.

Torre San Giovanni soffocata: canale ancora bloccato

Torre San Giovanni torna in emergenza: il canale è di nuovo bloccato.
Questa mattina ci siamo recati nei pressi del canale di Torre San Giovanni per le consuete foto di rito, in occasione del conferimento di una pergamena al nostro concittadino Mirko Scarcella. Un momento di festa e orgoglio che, purtroppo, è stato immediatamente offuscato da uno scenario ormai tristemente noto alla comunità.

Le forti mareggiate degli ultimi giorni, spinte dal potente scirocco che ha flagellato la costa, hanno provocato l’ennesimo accumulo di detriti, alghe e materiali spiaggiati all’ingresso del canale. Si è così formato un tappo massiccio che sta nuovamente bloccando il deflusso delle acque interne.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: l’acqua è torbida, putrida, stagnante. Gli odori che si sprigionano dall’area sono penetranti, quasi insopportabili, e l’intero specchio d’acqua si presenta come una distesa immobile, malata. Una scena che stride con l’immagine turistica che Torre San Giovanni cerca – e merita – di offrire.

Il problema, come i residenti sanno fin troppo bene, non è nuovo. Anzi, è la ripetizione di un copione che si trascina da anni, nonostante i recenti interventi di disostruzione che, pur eseguiti, si dimostrano ancora una volta insufficienti. Una soluzione tampone, destinata a durare il tempo di una mareggiata più intensa.
Oggi il sistema è di nuovo in tilt e si attende l’arrivo urgente dei mezzi del Consorzio di Bonifica, chiamati a intervenire per riportare la situazione a una parziale normalità.

Ma a questo punto è doveroso domandarsi quanto ancora si intenda andare avanti con interventi emergenziali e temporanei. Quanto ancora Torre San Giovanni debba essere ostaggio di un problema che penalizza la quotidianità dei residenti, mette in difficoltà le attività commerciali e danneggia gravemente l’immagine turistica della marina, soprattutto in vista delle stagioni più calde.

Servono progetti concreti, non parole.
Servono interventi strutturali, non slogan da campagna elettorale.
Servono soluzioni definitive, pensate e pianificate con competenza, perché il canale non può continuare a essere una ferita aperta nel cuore della marina.

La comunità avrebbe voluto sentire – e merita di sentire – proposte chiare, studi tecnici adeguati, idee funzionali e sostenibili per prevenire queste situazioni e restituire al canale la sua funzione naturale di scolo e ricambio delle acque. Perché questo non è solo un disagio ambientale, ma un freno costante all’economia locale, un ostacolo allo sviluppo e un danno d’immagine che Torre San Giovanni non può più permettersi.

L’emergenza di oggi non è un caso isolato: è un richiamo forte e chiaro alla responsabilità, alla progettualità e alla necessità di un intervento serio.
È tempo che si passi dalle parole ai fatti.

 

 

Caso seminario di Ugento: l’avvocato Ciullo replica alla Curia

“Rifiutato ogni dialogo. Procedimento già avviato, richiesta di un milione di euro”

A poche ore dalla pubblicazione del comunicato ufficiale diffuso dalla Curia di Ugento – Santa Maria di Leuca, arriva la dura replica dell’avvocato Nicola Ciullo di Taurisano, legale dell’ex seminarista che denuncia di aver subito molestie all’interno del seminario ugentino oltre vent’anni fa.

Secondo l’avvocato, la Curia “non avrebbe fatto nulla per andare incontro al proprio assistito”, respingendo – a suo dire – ogni tentativo di dialogo avanzato dall’uomo negli ultimi mesi. Una vicenda che, sempre secondo Ciullo, sarebbe stata “nota a molti da molto tempo”, mentre la diocesi sarebbe stata più impegnata a silenziare la questione che a cercare una soluzione condivisa.

Il legale conferma ai nostri microfoni che il procedimento è già stato avviato e che verrà formalizzato nei prossimi giorni, smentendo l’ipotesi che si tratti di una causa destinata alla prescrizione. Ciullo cita infatti alcune sentenze della Cassazione, secondo cui il termine di prescrizione in casi analoghi può decorrere dal momento in cui la vittima acquisisce piena consapevolezza del reato subito.

L’avvocato conferma anche la richiesta di un risarcimento da un milione di euro formulata nei confronti della Curia, definendo però l’azione legale come “una ricerca di verità dopo tanti anni, più che una battaglia economica”. La causa, come noto, si svilupperà in sede civile, ma secondo Ciullo non si possono escludere «scossoni» o sviluppi clamorosi nelle prossime fasi.

Il legale ricostruisce inoltre il percorso psicologico del suo assistito, spiegando che l’uomo avrebbe attraversato una profonda crisi religiosa durante il periodo del Covid, fase in cui avrebbe maturato – per la prima volta in modo nitido – la consapevolezza delle presunte molestie subite da giovane. Proprio allora, sostiene Ciullo, l’ex seminarista avrebbe chiesto aiuto alla Curia, trovando però “le porte chiuse”.

La vicenda si arricchisce dunque di nuovi elementi e di una crescente tensione fra le parti, mentre l’opinione pubblica resta in attesa degli sviluppi giudiziari e delle prossime mosse della diocesi.

Canali navigabili a Torre Mozza: l’intervento di Paolo Pagliaro

Dopo anni di attesa, prende finalmente il via il cantiere per il primo tratto del Parco navigabile di Ugento. A darne notizia è il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Paolo Pagliaro, che sottolinea però come resti urgente un intervento complessivo sull’intero reticolato dei canali.

«Dopo sette anni e mezzo – spiega Pagliaro – si concretizza l’impegno di spesa per il progetto riguardante la sola area di Torre Mozza, approvato dalla giunta comunale nel giugno 2018 e finanziato dalla Regione Puglia con 1,3 milioni di euro. È il primo tassello di un’opera che potrà finalmente rendere navigabili i canali di Ugento, valorizzando il grande potenziale naturalistico e turistico della zona».

Pagliaro evidenzia come ci siano già altri progetti pronti, candidati a finanziamenti regionali, e invita a snellire le procedure burocratiche per collegare l’intera rete di canali alle tre marine di Ugento: Torre Mozza, Torre San Giovanni e Lido Marini. «In questo modo – aggiunge – i turisti potranno attraversare i canali su piccole imbarcazioni, ammirando paesaggi spettacolari».

Allo stesso tempo, però, il consigliere regionale richiama l’attenzione sulla necessità di bonifiche urgenti.

«Il Consorzio di bonifica Centro Sud Puglia deve intervenire subito per pulire e mettere in sicurezza bacini e canali lasciati in abbandono. Durante il sopralluogo del 6 febbraio ho potuto constatare cumuli di sporcizia e detriti che, in caso di piogge intense, mettono a rischio coltivazioni e sicurezza degli agricoltori. L’acqua stagnante crea paludi maleodoranti e infestate da zanzare e altri insetti, con possibili rischi per la salute».

Pagliaro ribadisce così la necessità di procedere su due fronti: il risanamento immediato dei canali, compito del Consorzio, e il completamento del progetto di valorizzazione turistica e naturalistica, che rappresenta un vero gioiello di ingegneria idraulica, creato a partire dal 1934 e oggi ricco di biodiversità e panorami mozzafiato.

Ugento, affidato l’incarico per la progettazione esecutiva della valorizzazione dell’area archeologica messapica

Il Comune di Ugento compie un passo decisivo verso la valorizzazione dell’area archeologica delle mura, del fossato e delle necropoli di età messapica. Con la Determinazione n. 1011 del 1° dicembre 2025, il Settore Urbanistica, Ambiente e SUAP ha ufficializzato l’affidamento del servizio di progettazione esecutiva e del coordinamento della sicurezza in fase di progettazione, nell’ambito del progetto finanziato dalla Regione Puglia attraverso il programma POR Puglia 2014-2020 – Asse VI, Azione 6.7 “Smart-In”.

L’intervento, dal valore complessivo di 923.000 euro, mira a riportare alla luce, tutelare e rendere pienamente fruibili alcuni dei siti più significativi della storia messapica ugentina, includendo anche il recupero di un antico fabbricato rurale destinato a diventare un moderno centro visite.

L’incarico tecnico

Il servizio è stato affidato, tramite procedura semplificata sulla piattaforma telematica “Tutto Gare”, all’architetto Antonio Lecci, libero professionista ugentino iscritto all’Albo degli Architetti della Provincia di Lecce e che in precedenza aveva già firmato i progetti per il restyling del lungomare di T.S.Giovanni e la realizzazione del teatro tenda nella stessa marina. L’offerta presentata dal professionista, giudicata congrua e vantaggiosa, ammonta a 32.988,80 euro comprensivi di oneri e IVA.

L’architetto Lecci avrà il compito di redigere la progettazione esecutiva e curare il coordinamento della sicurezza, passaggio fondamentale per poter avviare successivamente la procedura di appalto dei lavori.

Il percorso amministrativo

Il progetto ha seguito un iter lungo e articolato:

  • nel 2023 il Comune ha partecipato all’avviso “Smart-In” con una proposta relativa alle aree archeologiche di località Vincenza e Sant’Antonio;
  • nell’ottobre 2025 la Regione Puglia ha riconosciuto il finanziamento;
  • il Ministero della Cultura ha rinnovato la concessione di ricerca archeologica;
  • il Comune ha già impegnato le somme e completato gli adempimenti amministrativi necessari per procedere alla progettazione.

Il Responsabile del Procedimento è il Dott. Agr. Daniele Arcuri, mentre la direzione del Settore è affidata all’Ing. Luca Casciaro, che ha firmato la determinazione.

L’intervento rientra nella strategia di lungo periodo del Comune di Ugento per la valorizzazione del proprio patrimonio archeologico e paesaggistico. Il recupero dell’area messapica e la creazione del centro visite puntano a incrementare l’offerta culturale e turistica, migliorando al tempo stesso la tutela e la conoscenza delle antiche radici del territorio.

Una volta completata la fase progettuale, l’amministrazione comunale potrà procedere alla gara per l’esecuzione dei lavori, con l’obiettivo finale di restituire alla cittadinanza e ai visitatori uno dei complessi archeologici più rilevanti del Salento.

Ugento investe nel verde: nuovi alberi e arbusti per Torre Mozza e Torre San Giovanni

Il Comune interviene per restituire decoro e qualità estetica ai lungomare di Torre Mozza e Torre San Giovanni, con un’operazione mirata di piantumazione che punta a valorizzare aree che, dopo i lavori di riqualificazione degli ultimi anni, erano rimaste visibilmente spoglie.

L’intervento riguarda in particolare la Piazza della Torre a Torre Mozza e il tratto costiero di Torre San Giovanni, dove verranno collocate nuove alberature e piante ornamentali resistenti alla salsedine.

Affidamento alla ditta Mello Alessandro

A occuparsi della fornitura e della posa sarà la ditta individuale Mello Alessandro, con sede a Veglie, incaricata tramite procedura sul portale di e-procurement comunale. L’azienda provvederà alla messa a dimora delle piante e alle operazioni tecniche necessarie, come lo scavo delle buche, la concimazione, il terriccio e la prima irrigazione.

Cosa verrà piantato

Il progetto prevede:

  • 40-45 essenze arbustive in vaso da 17 cm, adatte agli ambienti marini;
  • 17 alberature di Lagunaria o specie affini, con altezza minima di 1,50 metri;
  • predisposizione delle buche d’impianto (40x40x40 cm) con palo tutore e terriccio.

Si tratta di specie selezionate per garantire resistenza e durata nel tempo, integrate in un contesto che negli ultimi anni aveva bisogno di un intervento mirato di rinverdimento.

Un’azione attesa per migliorare i lungomare

L’intervento è stato pensato per restituire ombra, colore e armonia ai lungomare, da tempo percepiti come incompleti e privi di elementi naturali dopo le precedenti opere infrastrutturali.
La piantumazione — sottolinea l’Amministrazione — va incontro all’esigenza sia dei residenti sia dei numerosi turisti che frequentano la costa ugentina.

Finanziamento con l’Imposta di Soggiorno

Il costo complessivo dell’operazione è di 9.452,30 euro, finanziato tramite i proventi dell’Imposta di Soggiorno, destinati proprio a interventi di arredo urbano, miglioramento della fruibilità turistica e valorizzazione dell’ambiente costiero.

L’intervento sarà realizzato in tempi brevi e rappresenta un nuovo passo verso la cura e il rilancio estetico delle marine di Ugento.

Arlecchinata e Pagliacci in scena al Politeama Greco

Il 19 e il 21 dicembre in scena Arlecchinata e Pagliacci

Il 19 e il 21 dicembre in scena Arlecchinata e Pagliacci al Teatro Politeama Greco di Lecce

Salento – La stagione lirica della Provincia di Lecce prosegue con due spettacoli in programma a dicembre, rispettivamente il 19 e il 21, sul palcoscenico del Teatro Politeama Greco di Lecce. L’evento prevede la messa in scena di un dittico composto dall’intermezzo giocoso Arlecchinata di Antonio Salieri e Pagliacci, la celebre opera di Ruggero Leoncavallo. Un appuntamento rilevante per il territorio salentino, che si inserisce in un’attiva programmazione culturale rivolta a un pubblico vario e attento.

Il nuovo allestimento, curato da Alfredo Troisi, è frutto di una coproduzione tra la Provincia di Lecce e il Cultural-Conference Center of Heraklion dell’isola di Creta, Grecia. La collaborazione si inserisce nell’ambito di un progetto avviato l’anno scorso, finalizzato a collegare la tradizione lirica salentina con i teatri dell’Est Europa, rafforzando la dimensione internazionale di questa stagione. La regia delle rappresentazioni sarà affidata a Fredy Franzutti per Arlecchinata e a Giandomenico Vaccari, ripresa da Alessandro Idonea per Pagliacci.

Le matinée per le scuole avranno luogo il 16 dicembre, con una prova didattica, e il 17 dicembre con la prova generale. Queste iniziative rientrano nel progetto “Studenti all’Opera”, che mira ad avvicinare i giovani alla cultura teatrale e alla musica lirica, coinvolgendo scuole di Lecce, Brindisi e Taranto. Un’opportunità di apprendimento e conoscenza in linea con le politiche di promozione della cultura nel Basso Salento.

Per approfondire il contesto del dittico in programma e le curiosità sull’opera, si terrà giovedì 18 dicembre alle ore 18 una conferenza introduttiva nel foyer del teatro Politeama Greco a Lecce, curata dal critico musicale Eraldo Martucci. L’iniziativa fa parte del ciclo “Ouverture”, che vuole offrire un momento di analisi e dialogo tra pubblico e autore, evidenziando le peculiarità delle opere in scena.

Questa proposta si inserisce nella stagione lirica 2025 del territorio salentino, che mira a coniugare tradizione, internazionalità e avvicinamento dei giovani alla musica classica. La collaborazione internazionale e l’impegno delle istituzioni culturali rafforzano il ruolo di Lecce come centro di eccellenza nel panorama artistico del Basso Salento e della Regione Puglia.

Sicolo: “Patrimonio Unesco merito degli agricoltori”

L’Italia deve ripartire dagli agricoltori, veri custodi delle eccellenze che hanno portato la Cucina Italiana a diventare Patrimonio Unesco. Ne è convinto Gennaro Sicolo, presidente di Italia Olivicola e vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani, che vede nel prestigioso riconoscimento un punto di svolta per la valorizzazione dell’intero settore agroalimentare.

“Il merito principale – sottolinea Sicolo – è degli agricoltori italiani che, con enormi sacrifici e mille incognite, continuano a coltivare eccellenze assolute e custodiscono una biodiversità unica al mondo. Basti pensare alle 500 cultivar di olive da olio che rendono l’olivicoltura italiana un unicum internazionale”.


Un riconoscimento, quello dell’Unesco, che affianca quello già assegnato alla dieta mediterranea, e che secondo Sicolo deve diventare la leva per ridare centralità alle imprese agricole.

Costi di produzione alle stelle, prezzi troppo bassi

Nonostante la qualità riconosciuta a livello globale, molte aziende agricole – soprattutto medio-piccole – continuano a dover fare i conti con margini insufficienti.

“Troppe imprese – denuncia Sicolo – sono costrette a produrre e vendere a prezzi che non coprono nemmeno i costi. Serve intervenire con nuove regole che garantiscano la giusta redditività al primo e più importante anello della filiera”.

Dalla pasta al grano, dall’ortofrutta al latte e alla carne, fino agli oli extravergini e ai vini certificati, il presidente di Italia Olivicola richiama l’importanza delle produzioni DOP, IGP, STG, DOC, IGT e DOCG come garanzia di qualità, salubrità e identità del made in Italy.

La Puglia protagonista: “Leader del gusto in tutte le province”

Tra i territori che hanno contribuito maggiormente al riconoscimento Unesco c’è la Puglia, definita da Sicolo

“una regione straordinariamente vocata all’agricoltura, con province che rappresentano veri universi del gusto e della tradizione agroalimentare”.

Un patrimonio fatto di produzioni uniche, innovazione e storia, che ha saputo imporsi come modello di eccellenza nazionale.

L’appello: “Consumare prodotti certificati e sostenere le nostre filiere”

Sicolo chiude con un doppio invito.
Da un lato ai consumatori: “Scegliete prodotti italiani, certificati DOP e IGP”.
Dall’altro al Governo: “Serve una fase nuova, che valorizzi davvero le nostre produzioni. Il made in Italy esiste solo se basato su produzioni italiane: vino, formaggi, olio, pasta di grano italiano, ortofrutta. E riconoscimento anche agli chef che utilizzano materie prime a km zero”.

Lavoro nero e sicurezza: sanzioni per oltre 280mila euro

LECCE – Importante operazione di contrasto al lavoro irregolare e al caporalato quella condotta tra ottobre e novembre 2025 dal Nucleo Ispettorato del Lavoro dei Carabinieri di Lecce, insieme al personale della Direzione Territoriale del Lavoro, nell’ambito di un’attività programmata dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro.

L’obiettivo dell’azione ispettiva era chiaro: smascherare situazioni di lavoro sommerso, intermediazione illecita e violazioni delle norme su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Il lavoro degli ispettori ha coinvolto complessivamente 51 aziende attive nei settori dell’edilizia, del commercio e dell’agriturismo/ristorazione.

Irregolarità diffuse: 16 attività sospese

Le verifiche hanno fatto emergere numerose criticità, tra cui l’impiego di lavoratori “in nero” e violazioni gravi delle normative sulla sicurezza. Per questi motivi sono state disposte 16 sospensioni di attività imprenditoriali.

Nel complesso sono state irrogate ammende per 220.000 euro e sanzioni amministrative pari a 63.500 euro. Inoltre, 40 persone sono state deferite in stato di libertà per le violazioni accertate.

Le principali violazioni riscontrate

Le ispezioni hanno evidenziato mancanze ricorrenti e pericolose per la salute e l’incolumità dei lavoratori, tra cui:

  • mancata formazione obbligatoria del personale;
  • assenza o insufficienza delle misure antincendio;
  • carenze negli accessi ai posti di lavoro in quota;
  • mancata sorveglianza sanitaria;
  • condizioni igieniche inadeguate;
  • mancata redazione del Piano Operativo di Sicurezza (POS);
  • mancato aggiornamento o assenza del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR).

Impegno costante per la legalità

L’operazione rientra in un più ampio programma nazionale mirato a tutelare i diritti dei lavoratori e a garantire la regolarità del mercato del lavoro. Le attività ispettive – fanno sapere dal Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro – proseguiranno nei prossimi mesi con ulteriori controlli mirati.

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