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Lavoro ed Economia

Ugento, la sostenibilità di facciata tra bandiera blu e certificazioni

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La Bandiera Blu sventola fiera sulle spiagge di Ugento. È il simbolo di un mare pulito, di servizi efficienti, di una città che rispetta l’ambiente. Ma basta scendere dalle foto ufficiali per accorgersi che la realtà racconta un’altra storia.
Cassonetti stracolmi, rifiuti abbandonati nelle marine, raccolta differenziata a singhiozzo, mancanza di controlli e segnalazioni continue da parte dei cittadini. Eppure, anche per il 2026, il Comune si prepara a ripresentare la candidatura alla Bandiera Blu, investendo nuove risorse pubbliche per mantenere un riconoscimento che, ormai, sembra sempre più formale e sempre meno sostanziale.


La determina: 6.307 euro per la certificazione ambientale

Tutto parte dalla Determina n. 771 del 2 ottobre 2025, firmata dall’ingegnere Luca Casciaro, responsabile del Settore Urbanistica, Ambiente e SUAP.
Con quell’atto, il Comune di Ugento impegna 6.307,40 euro (IVA compresa) per il rinnovo della certificazione ambientale ISO 14001 e per la nuova candidatura alla Bandiera Blu 2026.
L’affidamento è diretto e il beneficiario è la società IMQ S.p.A. di Milano, una delle principali aziende italiane nel campo delle certificazioni.

La spesa viene coperta con i proventi dell’imposta di soggiorno, cioè con i soldi versati dai turisti per migliorare la qualità dell’accoglienza e dei servizi sul territorio.
Secondo l’amministrazione, l’obiettivo è “rendere più vivibile, accogliente ed ospitale il territorio comunale”.
Ma per molti cittadini, la vivibilità delle marine ugentine è stata tutt’altro che esemplare.


Un’estate tra rifiuti e disservizi

Chi ha trascorso l’estate a Torre San Giovanni, Torre Mozza o Lido Marini sa bene cosa significa convivere con cassonetti colmi e cumuli di spazzatura sotto il sole.
Le segnalazioni sui social e alle redazioni locali sono state numerose: sacchi di rifiuti lungo le strade, cestini traboccanti, zone periferiche trasformate in discariche improvvisate.
Una situazione incompatibile con l’immagine di un Comune “Bandiera Blu”, che per statuto dovrebbe garantire pulizia costante, raccolta differenziata efficiente e decoro urbano.

Gli operatori turistici raccontano di aver speso tempo e risorse per compensare le carenze del servizio pubblico, spesso intervenendo direttamente per evitare che le aree attorno alle strutture ricettive diventassero invivibili.


Cosa certifica davvero la ISO 14001

Il documento comunale fa riferimento al rinnovo della certificazione ISO 14001, condizione spesso necessaria per concorrere al riconoscimento Bandiera Blu.
Ma cosa significa davvero?

La ISO 14001 è uno standard internazionale di gestione ambientale.
Non certifica la pulizia di un territorio o la qualità dei servizi, bensì l’esistenza di un sistema organizzato di controllo e monitoraggio degli impatti ambientali.
In altre parole, la certificazione attesta che il Comune ha procedure, piani e documenti per gestire in modo sistematico le questioni ambientali — ma non verifica se tali procedure producano risultati concreti.

Un Comune può dunque essere certificato anche in presenza di carenze reali, purché sulla carta esista un piano che dimostri di voler migliorare.
Il certificatore, nel caso di Ugento la IMQ, valuta i processi amministrativi, non lo stato effettivo delle strade o la frequenza della raccolta dei rifiuti.


Il giro economico delle certificazioni

Dietro la Bandiera Blu e le certificazioni ambientali si muove un vero e proprio circuito economico.
Ogni anno, i Comuni che vogliono ottenere o mantenere il riconoscimento devono pagare:

  • le tariffe per la candidatura alla FEE Italia, la Fondazione per l’Educazione Ambientale che gestisce il marchio Bandiera Blu;
  • i compensi ai certificatori ISO, incaricati di verificare la conformità del sistema di gestione ambientale;
  • le spese amministrative per redigere documenti, relazioni tecniche e audit.

Un meccanismo che genera entrate costanti per società e enti di certificazione, e che alimenta un’economia parallela della sostenibilità, spesso più attenta alla forma che alla sostanza.

Per Ugento, i 6.307 euro impegnati nel 2025 si sommano a una lunga serie di spese analoghe negli anni precedenti: piccole cifre, ma ricorrenti, che nel tempo incidono sulle finanze comunali senza corrispondere a un reale miglioramento dei servizi ambientali.


Bandiera Blu: riconoscimento o illusione?

La Bandiera Blu, istituita nel 1987, premia le località costiere che rispettano 32 criteri tra qualità delle acque, gestione dei rifiuti, sicurezza e servizi turistici.
Ma la procedura di assegnazione si basa soprattutto su documentazione e autocertificazioni fornite dagli stessi Comuni.
Solo una minima parte dei controlli è diretta e indipendente.

E così può accadere che una località ottenga il riconoscimento anche in presenza di criticità evidenti, purché la parte formale sia curata nei dettagli.
Un marchio, insomma, che rischia di premiare la burocrazia più che la realtà, trasformandosi in un’operazione di marketing territoriale anziché in uno strumento di garanzia ambientale.


Sostenibilità di carta

Ugento, come tanti altri Comuni italiani, ha tutto il diritto di puntare sulla valorizzazione del suo patrimonio naturale.
Ma la sostenibilità non si costruisce a colpi di determine e certificazioni: richiede coerenza, pianificazione e rispetto quotidiano del territorio.

Finché le spiagge restano sporche, i cassonetti pieni e i cittadini esasperati, la Bandiera Blu continuerà a sventolare su un mare che riflette più le contraddizioni di un sistema che la sua effettiva purezza.

Perché la sostenibilità vera non si certifica con un timbro o con un CIG.
Si certifica con i fatti, con la cura quotidiana e con un’amministrazione che, prima di parlare di “eccellenza ambientale”, garantisca almeno la nettezza urbana nelle sue marine.

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