Attualità
“Basta nastri in plastica per le gare”: l’appello della guida ambientale Francesco Chetta
Decine di metri di segnaletica abbandonata nei parchi. “Si trasformano in microplastiche che finiscono nei nostri organismi”
SALENTO – Decine di metri di nastro bianco e rosso abbandonati nel verde. È quello che Francesco Chetta, guida ambientale escursionistica, continua a trovare lungo i sentieri e nei parchi del Salento. Un problema che ha spinto il professionista a lanciare un appello pubblico attraverso un video: basta con i nastri in plastica per segnalare percorsi di gare e manifestazioni sportive.
Le immagini mostrano chiaramente il risultato: metri e metri di segnaletica rimasta sul territorio dopo maratone, gare ciclistiche o eventi che richiedono transenne temporanee. Materiale che non viene rimosso e che resta a deteriorarsi nell’ambiente.
Dal parco di Gallipoli ai sentieri
Chetta racconta la sua esperienza diretta. “A Gallipoli, nel parco di Gallipoli, io trovai non decine, ma centinaia, se non migliaia di metri di nastro biancorosso con su scritto ‘Polizia Locale Gallipoli'”, spiega nel video. Un esempio che, secondo la guida ambientale, dimostra come il problema riguardi anche le istituzioni: “Se anche le istituzioni sporcano il nostro territorio, figuriamoci i cittadini”.
Il nastro in plastica utilizzato per la segnaletica è lo stesso che si trova comunemente nelle manifestazioni sportive e negli eventi pubblici. Economico, pratico da usare, ma con un costo ambientale che Chetta denuncia apertamente.
Il percorso della microplastica
Il meccanismo è chiaro.
“Questo si ossida dopo poche settimane e si trasforma in microplastica che viene sparso un po’ ovunque per il parco”, spiega la guida ambientale.
La plastica degradata non scompare, si frammenta in particelle sempre più piccole che vengono disperse nell’ambiente.
“Quindi va a finire anche nel mare, perché i canali sono collegati col mare”,
continua Chetta. E dal mare il percorso è diretto: “Va a finire dove? All’interno dei pesci. Noi mangiamo i pesci, quindi va a finire anche all’interno del nostro organismo, delle nostre cellule”.
I dati scientifici confermano la portata del fenomeno. “Studi recenti hanno confermato la presenza di non poche, ragazzi, di milioni di microplastiche all’interno di ognuno di noi. Milioni di parti, milioni”, sottolinea Chetta nel video.
“Non ne posso più di rimuovere questa robaccia”
Il tono della guida ambientale è esplicito:
“Io non ne posso più, ve lo assicuro, non ne posso più di rimuovere sta robaccia per i sentieri”.
Una frustrazione che nasce dalla ripetitività del problema e dalla consapevolezza che si tratta di una pratica evitabile.
L’appello è rivolto direttamente a chi organizza eventi:
“Un appello a tutte le istituzioni che organizzano maratone, gare di bicicletta, biciclettate, eccetera: non utilizzate la roba! Usate la stoffa, il cotone, non questa robaccia”.
Le alternative esistono
La soluzione proposta da Chetta è semplice: sostituire i nastri in plastica con materiali naturali come stoffa o cotone. Alternative che garantirebbero la stessa funzionalità senza l’impatto ambientale della plastica.
Una pratica che, secondo la guida ambientale, è “ormai da superare”. Il video si conclude con un invito chiaro agli organizzatori di eventi sportivi e alle amministrazioni locali a cambiare approccio, scegliendo materiali compatibili con l’ambiente per la segnaletica temporanea.
Il messaggio di Chetta è netto: la comodità di utilizzo dei nastri in plastica non può più giustificare il danno ambientale che provocano. E il fatto che anche le istituzioni pubbliche utilizzino questi materiali non può essere una scusa per continuare su questa strada.










