Quasi un milione per la necropoli di Ugento

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Ugento – Il patrimonio archeologico di Ugento torna protagonista grazie a un finanziamento regionale di 923.000 euro. L’intervento, parte del programma “Smart-In”, mira a valorizzare le antiche mura messapiche, il fossato difensivo e le necropoli in località Vincenza e Sant’Antonio, siti di grande rilevanza storica e culturale per il Basso Salento.

La Determinazione n. 904 del 5 novembre 2025 ufficializza l’impegno del Comune in questo ambizioso progetto. L’obiettivo è duplice: da un lato, nuovi scavi e restauri; dall’altro, il recupero di un fabbricato rurale storico da trasformare in centro visite. Un luogo di accoglienza, ricerca e divulgazione che funga da porta d’accesso all’intero circuito archeologico ugentino.

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Gli interventi previsti includono attività di scavo scientifico, consolidamento delle strutture, nuova fruizione dei percorsi esterni con pannellistica e dispositivi multimediali, e l’allestimento del centro visite con servizi, informazioni e laboratori. L’intento è integrare il sito con il contesto urbano e turistico, destagionalizzando le presenze e rilanciando Ugento come capitale archeologica pugliese.

L’iter amministrativo, avviato nel 2023, ha visto la redazione di uno studio di fattibilità a cura dell’architetto Antonio Lecci, i pareri della Soprintendenza e il riconoscimento regionale. Ora, con l’accertamento delle somme, il Comune si prepara alla fase operativa: appalti, cronoprogramma dei lavori e avvio del cantiere.

Nonostante l’entusiasmo, il passato recente di Ugento, costellato di centri visite finanziati ma poi abbandonati, genera una speranza mista a timore. Che il nuovo centro visite diventi un modello virtuoso, operativo tutto l’anno e integrato con il territorio, o che ripeta gli errori del passato, restando un contenitore vuoto? La differenza la faranno la gestione, la programmazione e la collaborazione con enti e operatori culturali.

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Questo investimento è un’opportunità per raccontare la storia di Ugento, attrarre visitatori e creare un modello di tutela sostenibile. Ma occorre guardare oltre l’opera muraria, garantendo gestione, apertura, fruizione e manutenzione costanti. La sfida è trasformare il progetto in un luogo vivo, e non nell’ennesima promessa mancata.

 

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