La vera storia dell’ultima Burgesi, certificata da ARPA

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La discarica di servizio e soccorso di località Burgesi, nel territorio comunale di Ugento, torna al centro dell’attenzione istituzionale. A farlo è un articolato e dettagliato riscontro ufficiale di ARPA Puglia, redatto su richiesta dell’ISPRA, nell’ambito di un’istanza ex articolo 309 del D.Lgs. 152/2006 relativa alla possibile sussistenza di un danno ambientale o di una minaccia di danno ambientale, del quale la nostra redazione è riuscita ad avere una copia in esclusiva.

Il documento – di oltre 9 pagine – ricostruisce iter amministrativi, caratteristiche tecniche dell’impianto, dati di monitoraggio ambientale, episodi storici di contaminazione, criticità emerse nei controlli e attività straordinarie di verifica avviate dalla Regione Puglia. Un quadro complesso che consente di ricostruire, sulla base di atti ufficiali, lo stato dell’area Burgesi.


L’istanza e il contesto

L’istanza che ha dato origine all’istruttoria riguarda l’aumento delle volumetrie tramite sopraelevazione della discarica di servizio e soccorso, asservita all’impianto di Trattamento Meccanico Biologico (TMB) dei rifiuti residuali, gestito dalla società Progetto Ambiente Bacino Lecce Tre S.U.R.L.

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Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha trasmesso la richiesta a ISPRA, che a sua volta ha coinvolto ARPA Puglia per acquisire elementi tecnici e ambientali utili alla valutazione della possibile sussistenza di un danno ambientale.


L’iter autorizzativo: dal 2007 a oggi

Il complesso impiantistico attualmente in uso a Burgesi nasce nel pieno dell’emergenza rifiuti in Puglia. La sua realizzazione e gestione vengono autorizzate nel 2007, con decreto del Commissario Delegato per l’Emergenza Ambientale, che affida l’impianto alla società CO.GE.AM.

Nel 2015, l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) viene rilasciata alla Progetto Ambiente Bacino Lecce Tre S.U.R.L., che nel 2022 ottiene anche il riesame dell’AIA per l’adeguamento alle Best Available Techniques (BAT) previste dalla normativa europea.

Attualmente è in corso, sotto la regia della Regione Puglia, il procedimento per il rilascio del Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale (PAUR) relativo al progetto di rimodellamento e chiusura definitiva della discarica, procedimento che ha già superato la fase preliminare di verifica documentale.

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Una discarica arrivata a saturazione

Un dato centrale emerge con chiarezza: nel gennaio 2022 la discarica di servizio ha esaurito il volume utile autorizzato, pari a circa 498.000 metri cubi di rifiuti.

Il documento ARPA descrive nel dettaglio il sistema di gestione del percolato: raccolta nei lotti di coltivazione, pompaggio verso 16 serbatoi di stoccaggio, sistemi di allarme, monitoraggio settimanale dei livelli e smaltimento del percolato come rifiuto presso impianti terzi.

Si tratta di un sistema articolato, pensato per limitare il rischio di dispersione nei suoli e nelle acque sotterranee.


Le bonifiche: il nodo dell’ex discarica RSU

Accanto all’attuale impianto di trattamento e alla discarica di servizio, l’area di Burgesi conserva una criticità ambientale storica che precede di molti anni la realizzazione dell’impianto oggi in esercizio. Nell’Anagrafe regionale dei siti da bonificare risulta infatti censita una ex discarica comunale di rifiuti solidi urbani (RSU), denominata “Ex discarica RSU – art. 2, località Masseria Burgesi”, distinta e separata dalla discarica gestita da Progetto Ambiente Bacino Lecce Tre.

Secondo quanto ricostruito da ARPA Puglia, si tratta di una vecchia discarica comunale realizzata e utilizzata:

  • prima dell’emanazione della Delibera C.I.T.A.I. del 27 luglio 1984, che introdusse criteri più stringenti per la gestione dei rifiuti;
  • oppure a seguito di ordinanze contingibili e urgenti, adottate in fasi emergenziali ai sensi delle normative allora vigenti.

Il sito insiste su una cava dismessa di forma irregolare, delimitata da pareti sub-verticali con un’altezza media di circa 6 metri, una tipologia di utilizzo tipica delle discariche realizzate in assenza di una pianificazione ambientale strutturata.

Negli anni successivi, l’ex discarica è stata oggetto di interventi pubblici finanziati con fondi regionali e comunitari:

  • con risorse del POR 2000–2006 sono state eseguite le attività di caratterizzazione ambientale, finalizzate a valutare lo stato di contaminazione del sito;
  • successivamente, con fondi derivanti dall’ecotassa, sono stati realizzati interventi di messa in sicurezza, che hanno incluso:
    • la rimozione dei terreni contaminati;
    • la realizzazione di un sistema di impermeabilizzazione superficiale mediante teli in HDPE dello spessore di 2 millimetri, finalizzato a isolare il corpo dei rifiuti e a prevenire ulteriori dispersioni verso l’ambiente circostante.

Dal punto di vista amministrativo, tuttavia, il procedimento risulta sostanzialmente bloccato. Lo stato dell’iter nell’anagrafe dei siti da bonificare è infatti fermo all’approvazione della messa in sicurezza da parte del Comune di Ugento, così come previsto dal Piano Regionale delle Bonifiche del 2009. Non risultano aggiornamenti formali successivi, né avanzamenti verso una bonifica definitiva del sito.

ARPA Puglia chiarisce inoltre che, sulla base dei dati attualmente disponibili, non emergono evidenze di contaminazione del suolo riferibili all’area dell’impianto oggi in esercizio, sottolineando quindi la distinzione tra la vecchia discarica comunale dismessa e la discarica di servizio e soccorso attualmente operativa.ARPA Puglia precisa che non emergono evidenze di contaminazione del suolo nell’area dell’impianto attualmente in esercizio.


Gli episodi storici di inquinamento: fusti e PCB

Il documento ricostruisce anche una pagina poco nota ma significativa della storia ambientale locale. Tra ottobre e novembre del 2000, la Guardia di Finanza di Casarano individuò in località Burgesi e nei comuni limitrofi scarichi illegali di fusti contenenti sostanze pericolose.

Le analisi dell’epoca evidenziarono:

  • oli minerali
  • PCB (policlorobifenili)

in concentrazioni notevolmente superiori ai limiti accettabili.

Alcuni di questi siti erano distanti poche centinaia di metri l’uno dall’altro. Su una ex discarica comunale di Ugento vennero eseguiti interventi di messa in sicurezza finanziati dal Commissario per l’Emergenza Ambientale.


Il monitoraggio delle acque sotterranee

Dal 2015, ARPA Puglia monitora stabilmente la falda in corrispondenza della discarica gestita da Progetto Ambiente Bacino Lecce Tre.

I dati ufficiali indicano che:

  • i pozzi in falda profonda non hanno registrato superamenti delle concentrazioni soglia di contaminazione negli ultimi cinque anni;
  • i piezometri di falda superficiale risultano da anni anidri e non campionabili.

Diversa è la situazione per la discarica adiacente gestita da Monteco S.p.A., in fase post-operativa. Qui ARPA segnala superamenti di diossine, PCB e ferro, con rilevazioni di PCB nel pozzo Pz1 negli anni 2020, 2021 e 2023.


Il corpo idrico “Salento costiero”: uno stato chimico critico

L’intera area insiste sul corpo idrico sotterraneo denominato “Salento costiero”, un vasto acquifero carsico caratterizzato da elevata permeabilità e da fenomeni di intrusione salina.

Secondo la classificazione ufficiale del ciclo di monitoraggio 2016–2021, lo stato chimico del corpo idrico è definito “scarso”, a causa di parametri come nitrati, cloruri, solfati, ammonio e conducibilità elettrica.

ARPA precisa tuttavia che non esistono stazioni di monitoraggio regionale posizionate in prossimità diretta della discarica, e che i dati disponibili si riferiscono all’intero corpo idrico e non al singolo sito.


Odori e non conformità AIA

Nel novembre 2022, durante un controllo ordinario AIA, ARPA Puglia ha riscontrato non conformità alle prescrizioni autorizzative.

In particolare:

  • è stato rilevato un superamento significativo dei limiti di emissioni odorigene:
    • limite autorizzato: 300 ouE/m³
    • valore rilevato: 936 ouE/m³, con picchi fino a 1954 ouE/m³.
  • le acque sotterranee, invece, sono risultate conformi ai limiti di legge.

Il piano straordinario Burgesi

Dal 2017, la Regione Puglia ha avviato un Piano straordinario di verifica ambientale per l’area Burgesi, coinvolgendo ARPA, ASL Lecce, Istituto Zooprofilattico, Politecnico di Bari e i Comuni interessati.

Tra le attività:

  • studi idrogeologici e sulle acque sotterranee;
  • controlli rafforzati sui pozzi;
  • indagini geofisiche sulla discarica Monteco, che hanno escluso la presenza di fusti illeciti;
  • progettazione di nuovi pozzi di monitoraggio;
  • future analisi su matrici alimentari.

Con una delibera del 4 agosto 2025, la Regione ha autorizzato il proseguimento del piano, approvando un protocollo di intesa con il Comune di Ugento.


Un quadro complesso, tutto nei documenti

Il riscontro ARPA Puglia non formula giudizi, ma consegna un quadro tecnico, documentato e articolato. Un’area segnata da una lunga storia di gestione dei rifiuti, da episodi di inquinamento del passato, da monitoraggi continui e da criticità ancora oggetto di attenzione istituzionale.

Tutti i dati riportati derivano esclusivamente da atti ufficiali, oggi al centro di un’istruttoria che riguarda il futuro della discarica di Burgesi e, più in generale, la tutela ambientale di un territorio già duramente provato.

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Riccardo Primiceri
Riccardo Primicerihttps://www.primicerivideomaker.com
Videomaker, Fotografo, Giornalista ed esperto di marketing digitale. Tutto questo dopo aver vissuto dieci anni a Bologna ed esser tornato in Salento. Oggi dirigo la redazione di Ozanews, la comunicazione di Ugento Calcio e le iniziative di Officine Multimediali ETS mentre continuo a lavorare per i miei clienti storici.

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