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Ambiente e Territorio

Nuova stagione, vecchi problemi: le marine di Ugento sommerse dai rifiuti

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le marine di ugento sommerse dai rifiuti
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Con l’estate che volge al termine, le marine di Ugento sono ancora una volta alle prese con un problema che sembra essere diventato parte del paesaggio: la gestione dei rifiuti. Nonostante il sensibile calo di presenze turistiche, in particolare a Torre San Giovanni, i rifiuti continuano a invadere il territorio, creando disagi che nemmeno il sole e il mare riescono a far dimenticare.

Le spiagge, da sempre orgoglio della zona, sono diventate il simbolo di un sistema che non funziona. Cassonetti scarsi e raramente svuotati fanno da cornice a cumuli di immondizia lasciati a macerare sotto il sole, mentre la temperatura supera i 40 gradi. Tra sacchetti di plastica, bottiglie vuote e resti di picnic abbandonati, il turista che ancora si avventura in queste zone potrebbe essere tentato di scambiare il litorale per una discarica a cielo aperto.

La situazione non migliora spostandosi a Lido Marini, dove i recenti lavori di rifacimento del lungomare sembrano aver aggravato i problemi. Residenti e turisti lamentano polvere sollevata dalle aiuole spoglie di qualsivoglia vegetazione e parcheggi selvaggi che trasformano la zona in un caos infernale. È un’esperienza che nessuno dovrebbe desiderare per le proprie vacanze, ma che purtroppo è diventata la triste normalità.

Torre Mozza non fa eccezione. Qui, i bordi delle strade, appena sfalciati, sono diventati ricettacoli di rifiuti di ogni tipo. In tutto il territorio di Ugento, la situazione sembra peggiorare di anno in anno, segno di un sistema di gestione dei rifiuti che non solo è fallito, ma che si ostina a non voler migliorare.

E qui entra in gioco il vero problema: un’amministrazione che da oltre 25 anni sembra non aver mai davvero messo mano alla questione. Una programmazione inesistente e una gestione opaca, affidata da troppo tempo alle stesse mani, hanno trasformato il sistema dei rifiuti in un affare privato, lasciando il pubblico a pagarne il conto. Non sorprende, quindi, che Ugento continui a essere il fanalino di coda della provincia per quanto riguarda il riciclaggio, con una tassa sui rifiuti più alta rispetto ai comuni vicini. E questo, nonostante le promesse susseguitesi in questi lunghi 25 anni dall’attuale (vice) sindaco Massimo Lecci, l’uomo che ha di fatto disegnato l’attuale (dis)organizzazione del sistema di raccolta.

Ma non è solo una questione di tasse. L’ex impianto di selezione dei rifiuti di Contrada Burgesi è lì, abbandonato da vent’anni, a ricordarci quanto poco si sia fatto per migliorare la situazione. L’ex discarica Monteco, invece, rappresenta una ferita ancora aperta, con nessun amministratore disposto a farsi portavoce delle richieste di giustizia dei parenti delle vittime di cancro nella zona. E poi c’è il Parco Cavalonte, nato dalla bonifica di ex discariche e lasciato all’incuria, un monumento all’inutilità di milioni di euro spesi male.

Ma non è solo una questione ambientale, la crisi della società incaricata della raccolta rifiuti è evidente: libri portati in tribunale, stipendi in ritardo e mezzi di raccolta pericolosamente fatiscenti. L’ultimo episodio, un mezzo per la raccolta differenziata andato in fiamme, è solo l’ennesimo campanello d’allarme in una situazione ormai al collasso.

Ma se la politica locale non è in grado di risolvere il problema, allora il cambiamento deve partire dai cittadini. È fondamentale che ognuno di noi, oltre a riciclare correttamente e a non sporcare, inizi a scegliere con maggiore attenzione chi ci rappresenta. Dopo 25 anni di governo ininterrotto, è giunto il momento di chiedere conto a chi ha amministrato il comune, facendo luce su una gestione che ha favorito interessi privati a scapito della collettività.

Aiutare questi amministratori significa perpetuare un sistema fallimentare, un sistema che ha dissipato risorse pubbliche senza risolvere i problemi. E non bastano più i bei discorsi di propaganda, tanto pomposi quanto vuoti, per nascondere la dura realtà che i cittadini vivono ogni giorno. Né servono a qualcosa le manovre per comprare consenso attraverso finanziamenti diretti e bandi regionali, o per manipolare l’opinione pubblica tramite le associazioni amiche, le pro loco(s) e nuovi autoproclamati “opinion leader” pronti a fatturare al pubblico. È ormai chiaro a tutti che a Ugento si sta avvicinando la fine di un sistema malato, denunciato tra l’altro da un esponente delle istituzioni barbaramente ucciso ormai 16 anni fa e per il quale nessun politico di Ugento ha mai mosso un dito (sia di maggioranza che di opposizione!!!), dimostrando ancor di più che la responsabilità di cambiare rotta è, ora più che mai, nelle mani dei cittadini.

Avere una memoria lunga in questo senso non è solo un dovere dell’elettore, ma un bisogno impellente per il nostro territorio. Sempre più urgente sembra essere l’avvio di una fase “istruttoria” in cui si riesca ad assegnare la responsabilità di tutto quel che sta succedendo a Ugento, con la premura di riuscire a dare un nome e un cognome ai padri di questo disastro, che presto a tardi torneranno nelle vostre case a chiedere il voto.

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Videomaker, Fotografo, Giornalista ed esperto di marketing digitale. Tutto questo dopo aver vissuto dieci anni a Bologna ed esser tornato in Salento. Oggi dirigo la redazione di Ozanews, la comunicazione di Ugento Calcio e le iniziative di Officine Multimediali ETS mentre continuo a lavorare per i miei clienti storici.

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