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Non è giustizialismo ma solo buon senso

Il post con cui Alessandro Delli Noci ha annunciato di non candidarsi alle prossime regionali pugliesi ha il tono del congedo amaro: un viaggio “bellissimo”, la “forza” ritrovata nel sostegno dei suoi sostenitori, ma anche il dolore per quella che definisce una nuova ondata di “giustizialismo” nei suoi confronti. Un racconto intriso di vittimismo, in cui l’ex assessore sceglie di rappresentarsi come vittima di una persecuzione giudiziaria.
Eppure, a ben vedere, la decisione non ha a che fare unicamente con i procedimenti giudiziari. Non è la magistratura a imporre le candidature, né tantomeno a ritirarle: è la politica, con le sue responsabilità. E Delli Noci incarna pienamente un sistema politico che ha praticato e rivendicato metodi oggi inaccettabili.
Quel sistema affonda le radici nelle sue origini politiche: la destra leccese, travolta da vicende giudiziarie che hanno coinvolto figure come l’ex assessore Attilio Monosi. È da lì che discende un modello di gestione del consenso fatto di favori trasformati in pacchetti di voti. Un modello che, col passare degli anni, è sembrato normalizzarsi in Puglia, quasi fosse fisiologico. Ma non lo è: questo metodo non è solamente un potenziale reato, è soprattutto vergognoso.
È svilire la politica, ridurre a mercimonio il rapporto con i cittadini, infangare le istituzioni democratiche. Ecco perché la decisione di Antonio Decaro di non includere Delli Noci nella squadra non stupisce nessuno. Non si tratta di giustizialismo, ma di semplice buon senso: non si può pensare di guidare un progetto politico di cambiamento portando sulle spalle procedimenti di tale gravità, che comunque speriamo tutti vedere uscire pulito l’ex assessore Delli Noci. MA il piano giudiziario non deve essere confuso con quello politico, che deve seguire forzatamente altri crismi.
Lo stesso non vale, però, per chi continua a difendere questo metodo. Basti pensare alle parole di Claudio Stefanazzi, che all’interno del Partito Democratico continua a muoversi in aperta controtendenza rispetto ai principi progressisti. Non è un caso che Sergio Blasi abbia chiesto le sue dimissioni e che Ippazio Morciano, ex segretario provinciale del PD, abbia ricordato come la sua candidatura non sia mai stata condivisa dalla base, ma imposta dall’alto.
La posizione di Decaro, dunque, non solo è comprensibile, ma necessaria. Delli Noci rimane, al netto delle narrazioni personali, un uomo di destra: da quella cultura politica proviene e quel metodo continua a rappresentare. La vera sfida, però, riguarda le liste che oggi circondano il candidato governatore: se davvero l’obiettivo è dare alla Puglia un futuro trasparente e innovativo, occorre avere il coraggio di chiudere la porta a tutti coloro che incarnano pratiche politiche al limite della presentabilità, e di cui le liste PD sembrano essere ancora pregne, soprattutto a Lecce.
Solo così sarà chiaro a tutti che non si tratta di giustizialismo, ma di una scelta di responsabilità.