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L’ amministrazione “arcobaleno” si sgretola sul PUG

Sono state due giornate storiche per Ugento e il suo territorio. Dopo più di dieci anni, si è finalmente assistito a una partecipazione popolare di rilievo su un tema specifico: l’approvazione del Piano Urbanistico Generale (PUG).

Decine di cittadini si sono riuniti a Palazzo Rovito, anche questa mattina, per partecipare alla terza commissione presieduta dal consigliere Francesco Carangelo.

uno scatto di Venerdì sera

Già nella giornata di ieri i toni si erano surriscaldati, culminando questa mattina in un vero e proprio terremoto politico. Di fatto, la spaccatura interna ha segnato la fine politica di questa maggioranza, la cui fragile natura era già nota da tempo. La cosiddetta “amministrazione arcobaleno”, tanto vituperata e avversata dall’attuale vicesindaco, sembra essersi reincarnata in questo esecutivo, che tiene insieme forze eterogenee: dai consiglieri del Partito Democratico, come Scorrano e Soglia, passando dall’assessore Chiara Congedi arrivando agli assessori di Fratelli d’Italia, Meli e Ozza nell’unica amministrazione rossonera d’Italia. Una dimostrazione plastica che il potere, spesso, si rivela un collante più forte degli ideali politici, un collante che porta però con sé diverse controindicazioni.

Il detonatore è stato proprio l’approvazione del PUG, giunto al termine di una gestazione durata almeno 15 anni. Un provvedimento cruciale, che avrebbe richiesto una visione unitaria e una sintesi politica che, fino a oggi, il vero dominus di questa maggioranza era riuscito a imporre.

Ma questa volta, tutto è esploso: boom!

Troppo profonde le differenze di visione, unite al malcontento dei cittadini, ridotti da anni al ruolo di semplici spettatori delle decisioni politiche, con una rabbia esplosa in tutta la sua forza. Il PUG, percepito come un provvedimento iniquo, è stato accusato di creare barriere insormontabili per nuovi operatori economici e di penalizzare le aziende già presenti sul territorio, riducendo a zero le loro prospettive di sviluppo, proprio come descritto dagli stessi imprenditori che sono voluti intervenire.

Non è solo una questione economica. In molti hanno rivisto in questo PUG le stesse criticità che, 15 anni fa, caratterizzarono il primo Piano Parco. Anche questa volta, le zonizzazioni sembrano rispondere più a logiche di favoritismo personale e politico che a criteri normativi chiari e trasparenti. Tuttavia, diversamente dal passato, il “colpaccio” non è riuscito.

Il lungo iter di approvazione del PUG ha trovato alcuni dei suoi momenti chiave durante il periodo del Covid, con comunicazioni e audizioni svolte addirittura nel mese di agosto, in un clima di scarsa partecipazione pubblica. Questa volta, però, le “lucine di Natale” e gli effetti speciali della propaganda finanziata con risorse pubbliche non sono bastati a distrarre i cittadini da un appuntamento cruciale per il futuro del territorio.

Ugento ha risposto presente. La partecipazione popolare, così evidente in questi giorni, ha mandato un messaggio chiaro a chi di dovere: il giocattolo si è rotto.

La frattura emersa sul PUG non riguarda solo la maggioranza politica, ma anche il rapporto tra istituzioni e cittadini. La sensazione è che si sia ormai rotto quel patto di fiducia necessario per governare un territorio in maniera equa e trasparente.

In un clima che richiama quello di quindici anni fa, i cittadini hanno dimostrato di non essere più disposti ad accettare decisioni prese sopra le loro teste. La questione del PUG è diventata così il simbolo di un disagio più profondo, che mina le fondamenta stesse della politica locale e mette in discussione il futuro di Ugento.

Una cosa è certa: questa volta, Ugento non ha taciuto, e non tacerà nelle prossime occasioni in cui la giunta comunale proverà a far passare questo provvedimento in cui le possibili modifiche sono ormai ridotte all’osso.

Il regalo più bello

Ci sono molti modi per ricordare una persona quando viene a mancare. Si tende a ricordarla per quello che è stata. Se poi ha avuto il privilegio, perché essere chiamati ad amministrare come “sindaco” una città come Ugento è una responsabilità enorme, lo si ricorda per quello che ha fatto e che ha lasciato ai posteri, ai suoi concittadini.

La scomparsa del prof. Antonio Congedi, ex sindaco di Ugento, Gemini e marine è certamente un lutto per la nostra comunità. Lo è ancor di più per i famigliari a cui va la vicinanza e l’affetto di tutta la cittadinanza. Sono certo, anche di coloro che politicamente l’hanno combattuto, ma che gli concedono, come è giusto che sia, l’onore delle armi.

Quando Antonio ti parlava, mi ha sempre dato l’onore di chiamarlo con il suo nome togliendo il titolo di professore, era l’occasione per imparare qualcosa. Non creava distanze. Mai! A me, come fossi suo figlio, appassionato e interessato alla politica locale, di formazione cristiano – cattolica come la sua, regalava consigli e riflessioni oggi introvabili perché evidentemente la politica è diventata ben altra cosa. Mi colpiva di lui la capacità di essere pacato, emotivamente equilibrato nella critica, che praticava nobilmente perchè intellettualmente onesto e politicamente realistico.

Tempo fa, ricevetti una sua telefonata. Mi chiese di passare da casa sua perché aveva dei libri da regalarmi. Voleva fare spazio tra le tante carte, documenti e collezioni librarie che arricchivano il suo studio. Con mio grande piacere, mi accorsi che il suo regalo riguardava la “storia del movimento cattolico in Italia” e la raccolta dei principali protagonisti del cattolicesimo politico italiano: da De Gasperi a Don Sturzo, da Fanfani a Toniolo.

La mia età non mi consente di esprimere giudizi sul sindaco che è stato. Ero bambino e ciò che capivo era vederlo con la fascia tricolore in occasione della celebrazione del 4 novembre. A me piace più parlare di primo cittadino in ragione del fatto che è quel nostro concittadino incaricato di assumersi la responsabilità in primis di tenere unità una comunità, non di fomentare la disunione tra chi l’ha votato e chi no.

Un grande Sindaco, come lui credo sia stato, lavora ogni giorno per togliere la ruggine che blocca la distanza tra i cittadini, che impedisce a costoro di stare uniti pur nella diversità di idee e di pensieri. Amministrare è molto difficile. Non si possono accontentare tutti, mi ripeteva spesso. È nella natura complessa della “politica” riuscire a far convergere tutti gli interessi. Bisogna inevitabilmente scegliere e la politica è scelta tra priorità rispetto a ciò che è possibile fare.

Nella chiesa di Santa Filomena dove sono state esposte le sue esequie, nel silenzio del rispetto per la morte, passaggio inevitabile dell’umanità, ho udito da un cittadino proferire “un grande Sindaco”. Sono d’accordo con lui. Antonio, pur a fronte di una realtà complessa e difficile, è stato un grande Sindaco.

Mi piace pensare che sia felice che tante persone si rechino per l’ultimo saluto proprio in quell’aula che l’ha visto protagonista indiscusso, vero, sincero e leale, di scelte, spesso difficili, sicuramente dure e necessarie, ma assolutamente improntate al rispetto dell’avversario politico e soprattutto di tutti i cittadini, nella certezza di operare per il supremo interesse di tutti.

Mi metto a scorrere le pagine della storia di quel movimento cattolico. Sembra quasi di averti di fronte caro Antonio. A parlare di Ugento, della sua grandezza, della necessità che ci si riscopra protagonisti veri di una storia che oggi non vedrà più il tuo saluto dalla strada, in piazza o dalla macchina. E non ci prenderemo più il caffè al bar. Non ti vedrò più con i giornali in mano.

Impossibile dimenticarsi del bene che hai fatto come primo cittadino della nostra Ugento, come genitore, come uomo, come padre dei tuoi figli, come insegnante e come cittadino che mi ha onorato della sua stima ed amicizia. Mi mancheranno quelle chiacchierate, brevi ma efficaci. Sapevi insegnare tanto con concetti mai prolissi e fuori luogo. Sapevi cogliere la sostanza delle questioni e dei problemi. Come si dice, sapevi arrivare subito al dunque in ogni problema che ti presentava chi ti chiedeva aiuto.

Mi siedo ora nel mio studio e guardo i libri che mi ha regalato. Il ricordo più bello di un grande sindaco. Un grande primo cittadino.

Fiat lux! E luce fu

Per caso mi è capitato di vedere alcuni post, con foto e commenti sui social del nostro
assessore ai lavori pubblici Alessio Meli. Da subito, il titolo del post ha attirato la mia
attenzione. Recitava: «Ugento, il comunale e la “ciudad deportiva”». Ho capito che si
trattava della nuova illuminazione del nostro campo comunale ove, lo ricordo a tutti, da
quest’anno l’ASD Ugento Calcio (fondata nel 1984) milita nel campionato nazionale di
serie D.
Noi ugentini e geminiani siamo talvolta portati ad essere lamentosi a priori. Senza avere
un motivo valido e solo per il gusto di essere contrari a prescindere dal merito. Pur in
presenza di oggettive evidenze che meritano di essere apprezzate c’è sempre qualcosa di
ridire. Ci manca quell’onestà intellettuale nel saper riconoscere il giusto dall’opportuno. La
verità rispetto alle mistificazioni e pettegolezzi di comodo, spesso intrisi di invidia e di
codardia perché ci si nasconde sull’uscio della finestra per il gusto di aspettare lo sbagliato
di turno che passa per denigrarlo e deriderlo, non riconoscendogli l’onore della propria
dignità. Dobbiamo ammetterlo se vogliamo far crescere questo territorio. In tutti i sensi!
Tornando al nuovo sistema di illuminazione, ciò che colpisce (o dovrebbe colpire!)
l’interesse di tutti i cittadini, sportivi e non, è che finalmente anche nella nostra città,
benchè a piccoli passi, grazie all’impegno dell’Assessore Meli e dell’Amministrazione
comunale, ci stiamo dotando di un complesso sportivo all’altezza delle aspettative.
Pregevole quando nello scorrere “piano piano fino all’ ingresso della Città, per esser
accolti come nella “Ciudad Deportiva” (la Cittadella Sportiva), quella pensata alla periferia
di Barcellona, da Joan Gamper, svizzero del Canton Ticino, negli anni in cui lanciò la
Fondazione del Club blaugrana” l’assessore disvela giuste, legittime sensazioni ed
emozioni che toccano la passione per lo sport e per il calcio. Tuttavia, credo che
assumano un ulteriore significato che è quello di essere riuscito a dare risposte concrete a
criticità da tempo evidenziate dai fruitori della struttura sportiva di via Taurisano. Il nostro
campo sportivo necessitava di un intervento di efficientamento energetico, che si aggiunge
agli altri per l’adeguamento dell’impianto al campionato di serie D.
Ritengo non possano muoversi giudizi negativi su una realtà che oggi merita di essere
goduta come fosse proprio il “CAMP NOU”. Ovviamente in miniatura se rapportato alla
nostra realtà. Con un’illuminotecnica di eccellente calcolo, qualità e intensità che dona
efficienza e risparmio, il tutto contornato da parametri di avanguardia tecnologica.
Credo debbano essere altre le occasioni di divisione o contrapposizione con un confronto
magari aspro, ma improntato sempre al rispetto della dignità personale di cittadini.
Ora è il momento di riconoscere il merito e l’attenzione del nostro assessore, dimostratosi
politicamente concreto ed efficace, e all’Amministrazione comunale, a cui occorre rivolgere
l’invito a proseguire nei processi di favoreggiamento delle attività ludico – sportive.
Lo meritano i cittadini di Ugento e Gemini. Lo merita il territorio di Ugento. Lo merita il
valore che lo sport deve dare alla comunità per la sua crescita, sviluppo umano e
territoriale, coesione sociale e personificazione del sentirsi popolo che cammina unito
verso un futuro da progettare e programmare “insieme”. Occorre l’apporto di tutti. Nessuno
escluso!
Quelle foto pubblicate nel post dimostrano che la volontà, l’impegno e la perseveranza
rendono tutto realizzabile, soddisfando i bisogni di una comunità. Scrive Silvia Zoncheddu
che

“La luce non ha paura del buio, ma è il buio che teme la luce perché quando essa si
accende il buio scompare”.


Gli ugentini e i geminiani non possono e non devono avere paura di camminare insieme
perché la loro luce fa scomparire il buio della divisione e dello scontro.
Ebbene, possiamo dirlo: Fiat lux! Sia fatta luce! E luce fu.

Fondi di coesione e sviluppo: il caso Ugento e le ombre sulla trasparenza

Il malcontento generato dall’accordo tra il ministro Raffaele Fitto e il presidente della Regione Michele Emiliano, riguardo alla ripartizione dei fondi di coesione e sviluppo, ha coinvolto un ampio spettro di sindaci pugliesi, da destra a sinistra. Tra questi, figura Salvatore Chiga, sindaco di Ugento, tradizionalmente considerato in quota centrodestra, ma questa volta schierato in un folto gruppo di sindaci di centro sinistra. La polemica però, pur radicata su scala regionale, trova una preoccupante analogia con dinamiche locali che lasciano spazio a riflessioni sull’utilizzo delle risorse pubbliche.

“Tuttavia, risultano poco chiari i criteri con cui questa distribuzione sarà effettuata. Alla luce del fatto che non è pervenuta agli enti locali la possibilità di concorrere per presentare proposte progettuali da sottoporre a finanziamento, ci domandiamo secondo quali parametri siano state scelte le progettualità da finanziare. Alcune pubbliche manifestazioni di riconoscenza di queste ore, partite da alcuni dei soggetti destinatari dei fondi, suonano come grazie ricevute. Ci sembra doveroso, pertanto, richiedere un chiarimento sul tema affinché non si svilisca il lavoro che le singole amministrazioni quotidianamente portano avanti, tra le mille difficoltà a tutti note, per far crescere le proprie città” – Parte della nota dei sindaci

Le critiche di Chiga ai criteri di distribuzione dei fondi regionali, definiti “poco chiari”, riecheggiano un dibattito cittadino ben noto agli ugentini. Da tempo, infatti, si sollevano perplessità sui criteri di assegnazione dei finanziamenti pubblici a livello comunale, con accuse di favoritismi che avvantaggerebbero associazioni o soggetti legati da vincoli familiari o politici all’attuale amministrazione. Un sistema che, secondo molti, perpetua una gestione non inclusiva e opaca delle risorse pubbliche, che mira solo ad alimentare un sistema clientelistico ormai radicato.

Il detto “Di chi poca trasparenza ferisce, di poca trasparenza perisce” sembra trovare qui una perfetta applicazione, sintetizzando l’amara constatazione di chi vede ripetersi dinamiche che minano la fiducia nelle istituzioni.

Al centro di questa vicenda si pone anche un interrogativo sulla reale collocazione politica di Chiga. Nonostante sia considerato un esponente del centrodestra, il suo operato appare sotto l’ombrello politico di Loredana Capone, presidente del Consiglio regionale ed esponente di centrosinistra più volte invitata ad inaugurazioni ed eventi (spesati dalla regione) nel nostro paese. Questa apparente contraddizione politica contribuisce ad aumentare la confusione e il disincanto tra i cittadini, alimentando l’idea che il panorama politico sia ormai svuotato di ideali, lasciando spazio a logiche di convenienza.

Queste dinamiche, sia a livello locale che regionale, hanno un effetto diretto sulla percezione della politica da parte dei cittadini. La mancanza di trasparenza e l’impressione di un sistema chiuso, dove le risorse vengono redistribuite tra pochi “eletti”, non fanno altro che allontanare le persone dalla partecipazione attiva e alimentare il già preoccupante fenomeno dell’astensionismo.

In un sistema che sembra aver sacrificato le idee sull’altare della convenienza, i cittadini si sentono sempre più esclusi da decisioni che dovrebbero invece garantire il bene comune. Rimettere al centro la trasparenza e la meritocrazia, sia nella distribuzione dei fondi che nella gestione delle amministrazioni locali, diventa quindi una priorità non solo per ricostruire la fiducia, ma per garantire che le risorse pubbliche siano utilizzate in modo equo e vantaggioso per tutta la comunità.

Nasce l’Associazione “Angelica Pirtoli – Semi di Giustizia e Rinascita”

Un’iniziativa carica di significato e impegno sociale vedrà la luce domani, 5 dicembre 2024, presso l’Auditorium “Prof. Gino Pisanò” di Casarano. Proprio nel giorno che sarebbe stato il compleanno di Angelica Pirtoli, la più piccola vittima di mafia in Italia, verrà ufficialmente presentata l’associazione di promozione sociale “Angelica Pirtoli – Semi di Giustizia e Rinascita”.

Angelica Pirtoli, nata il 5 dicembre 1989, venne brutalmente assassinata il 20 marzo 1991 a soli due anni, insieme alla madre Paola Rizzello, considerata una testimone scomoda del clan Giannelli. Per anni il loro destino è rimasto avvolto nel mistero, fino al ritrovamento dei corpi grazie alle confessioni di collaboratori di giustizia: quello di Paola nel 1997 e quello della piccola Angelica nel 1999.

Dietro questa iniziativa vi sono Nadia Rizzello, sorella di Paola, e Alessandro Pirtoli, fratello di Angelica, che hanno deciso di trasformare un dolore privato in un progetto collettivo.

“Per molti anni ho vissuto il mio dolore in solitudine,” racconta Nadia Rizzello, “ma ho sempre sognato di realizzare qualcosa che mantenesse viva la memoria di Angelica. Questo sogno oggi si concretizza per fare in modo che la sua storia non venga mai dimenticata, soprattutto tra i più piccoli.”

L’evento, fissato per le 18:30, sarà aperto dai saluti di Francesco Capezza, referente di Libera Casarano; del sindaco di Casarano Ottavio De Nuzzo e di quello di Parabita Stefano Prete. A seguire, interverranno:

  • Nadia Rizzello, presidente dell’associazione;
  • Libera Francioso, vicepresidente;
  • Roberto Tanisi, già presidente del Tribunale di Lecce;
  • Maria Francesca Mariano, magistrato impegnata in prima linea contro la criminalità organizzata.

Modererà il dibattito il giornalista Alberto Nutricati, e sono previsti ulteriori interventi da parte del pubblico e la presenza di rappresentanti delle istituzioni e delle forze dell’ordine.

Particolarmente significativo sarà il conferimento della tessera onoraria a Roberto Tanisi e Maria Francesca Mariano, rispettivamente presidente e relatrice della Corte d’Assise d’Appello che, nel 2017, ha emesso la sentenza definitiva all’ergastolo per gli autori del cruento duplice omicidio: Biagio Toma, esecutore materiale, e il mandante Luigi Giannelli, assieme ad altri membri del clan.

L’associazione nasce con lo scopo di promuovere la giustizia, il ricordo e la rinascita. “L’antimafia siamo tutti noi,” sottolinea il video di presentazione, che racchiude lo spirito dell’iniziativa: unire la comunità contro la criminalità organizzata e costruire un futuro migliore attraverso la memoria e l’educazione.

Il consiglio direttivo è composto da sette membri, con Nadia Rizzello alla presidenza e Libera Francioso come vicepresidente. Altri componenti includono Roberto Molentino (segretario e tesoriere), Francesco Capezza, Tiziana Colluto, Pamela De Luca e Gerardo Rizzello.

L’atto costitutivo è stato firmato da 25 soci fondatori: oltre ai componenti del direttivo, vi sono Angela Bruno, Agata Costantino, Adriana De Giorgi, Francesca De Nuccio, Marilena Giannuzzi, Emanuela Gatto, Danilo Lupo, Annatonia Margiotta, Marco Mastroleo, Alessandro Medello, Cosimo Monsellato, Antonio Nicoletti, Addolorata Panizza, Stefania Parrotta, Antonio Pezzuto, Gianpiero Pisanello, Anna Toma, Mirko Vitali.

La nascita di questa associazione rappresenta un importante segnale di speranza: un invito a non dimenticare e a trasformare il dolore in uno strumento di giustizia e rinascita per l’intera comunità.

Maria De Giovanni Commendatore incanta il Seminario del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università del Salento

In occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, la Sala Bernini dell’Hotel dei Congressi Tiziano di Lecce ha ospitato un evento di straordinaria intensità emotiva e culturale. Al centro della scena, Maria De Giovanni, insignita del titolo di Commendatore e conosciuta per il suo incessante impegno sociale. L’evento, intitolato “Includere per amare, da Maria Montessori ai giorni nostri”, è stato organizzato dalla professoressa Anna Colaci, ordinario del Dipartimento di Storia dell’Educazione dell’Università del Salento, e ha visto la partecipazione di oltre 300 studenti.

Maria De Giovanni ha saputo catturare l’attenzione e i cuori dei presenti con un intervento toccante e ricco di spunti di riflessione. Con una narrazione densa di significato, ha raccontato la sua esperienza di vita, offrendo un esempio concreto di resilienza e determinazione.

“La disabilità non è un limite, ma una sfida da affrontare con forza e determinazione. La vita è piena di opportunità, basta avere il coraggio di cercarle e afferrarle,” ha dichiarato la De Giovanni, suscitando profonda commozione e numerosi applausi.

Le sue parole, intense e dirette, hanno trasmesso un messaggio universale: la disabilità non deve essere vissuta come un ostacolo, ma come una condizione che può essere affrontata con coraggio, trasformandola in una risorsa per sé stessi e per la società.

L’entusiasmo degli studenti è stato palpabile. Molti hanno posto domande, manifestando curiosità e interesse verso i temi affrontati. L’atmosfera della Sala Bernini si è trasformata in un luogo di confronto e crescita, unendo studenti e docenti in un dialogo aperto e inclusivo.

A conclusione del seminario, la professoressa Anna Colaci ha voluto omaggiare Maria De Giovanni con una pergamena ufficiale, riconoscendo il suo impegno straordinario nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui temi della disabilità.

“Maria è un esempio vivente di come la forza d’animo e l’impegno sociale possano fare la differenza. La sua testimonianza oggi ha arricchito non solo i nostri studenti, ma tutti noi,” ha affermato la Colaci.

Maria De Giovanni ha concluso il suo intervento con un messaggio rivolto ai giovani: “Tornerò sempre dove ci sono giovani pronti ad ascoltare e ad imparare, perché loro sono il futuro.” Le sue parole, accompagnate da calorosi applausi, hanno sigillato un evento che resterà nella memoria di tutti i partecipanti.

Questo incontro ha ricordato l’importanza di abbattere le barriere sociali e culturali, dimostrando come la diversità rappresenti una ricchezza inestimabile. La testimonianza di Maria De Giovanni non è solo un esempio di forza personale, ma un invito a costruire una società più inclusiva e consapevole, capace di accogliere e valorizzare ogni individuo.

Un evento unico, che ha lasciato un’impronta profonda, ispirando e unendo tutti coloro che hanno avuto la fortuna di partecipare.

Le vie del Natale e il bello dello stare insieme

Con il primo giorno di dicembre si accendono i colori, arriva il freddo, si sprigionano gli odori ed i profumi dell’inverno. Circolando per la città si respira l’aria intrisa dei fumi dei camini, in cui si celebrano momenti culinari particolari con la cottura dei cibi della tradizione natalizia. Poi passeggiando a piedi, ci s’incontra, ci si saluta scambiandosi uno sguardo od un cenno di apprezzamento. E magari ci si abbraccia dopo gli anni bui che per fortuna ci siamo lasciati alle spalle. C’è chi ancora si rincontra dopo un po’ di tempo, ricordando i tempi dell’infanzia, della scuola elementare, delle partite di calcio per strada o sui campi di tufo. 

L’inaugurazione del programma natalizio “Uxentum le vie del Natale” credo simboleggi un clima di ritrovata comunità. L’onestà intellettuale deve portarci a riconoscere che si tratta di una kermesse straordinaria. Occasione, organizzata perché voluta, per potersi riscoprire comunità attraverso il rispolvero di quei rapporti sociali che molto spesso, per varie ragioni, trascuriamo e dimentichiamo. Una conferma che il senso di appartenenza, lo stare insieme, l’essere popolo che cammina unito, possono e devono realizzare senza rimanere attaccati al cellulare e ai sociali. Non vi nascondo che, almeno ieri sera, al netto di qualche selfie, ho visto poche persone concentrate sui telefonini e molte impegnate a parlarsi, a ridere e discutere guardandosi negli occhi, scambiandosi sorrisi e battute. Con gli occhi attenti a vigilare sui molti bambini presenti in pista, sulla quale si registrava anche la presenza di molti adulti. Proprio come cantano i Coldplay in una loro bellissima canzone – A sky full of stars – Ugento è sembrata, anche se lo è da secoli, un cielo pieno di stelle. Una socialità che è stata riscoperta, forse anche ritrovata, all’insegna della bellezza del nostro centro storico. 

Un plauso e le migliori congratulazioni non possono che essere rivolte a tutti gli Enti istituzionali che hanno voluto e patrocinato questo periodo di convivialità natalizia: la Regione Puglia e la nostra Amministrazione comunale, che hanno destinato delle risorse economiche in un programma che, tra l’altro, prevede una serie di eventi che meritano di essere vissuti per sognare, emozionarsi e stare insieme. Un ringraziamento deve essere indistintamente rivolto a tutti i volontari delle Associazioni interessate: Associazione Arcoiris, le Pro-loco di Ugento e Gemini, l’Associazione culturale di Gemini, la Consulta per le attività produttive, Ugento giallorossa, l’Associazione Santa Chiara, l’Associazione combattenti e la parrocchia San Giovanni Bosco. Un lavoro di squadra che testimonia che Ugento, Gemini, Torre San Giovanni, Torre Mozza e Lido marini sono e costituiscono una sola comunità territoriale.

“Uxentum e le vie del Natale”, in questa sua seconda edizione ed in continuità con i nobili intenti della precedente, credo non esprima solo una capacità di far letteralmente esplodere simbolicamente la tradizione con le caratteristiche urbanistiche, architettoniche e storiche della nostra Ugento. Ma anche di dare forza e pregnanza sociale, comunitaria e relazionale al nostro territorio. Percorrendo le piccole stradine addobbate ed illuminate a mo’ di mondo incantato si è riusciti a fondere tradizione e identità per soddisfare quei desideri inespressi che spesso ignoriamo. Rispondere a quel bisogno di tenerezza infantile che da adulti facciamo fatica ad esprimere. Per me è stato a dir poco emozionante alzare la testa e gli occhi per sognare, sentirmi in qualche modo coccolato, tornare bambino, vivendo quei momenti di pace e serenità che in fondo tutti cerchiamo. Abbiamo bisogno di mescolare il sentimento natalizio con l’emozione magica, allegra, coinvolgente che solo le luci, i colori, le musiche della tradizione di questo tempo di calore familiare e comunitario riescono a dare. 

Come scriveva il teologo americano Norman Vincent Peale: «Il Natale muove una bacchetta magica sul mondo ed ecco, tutto è più dolce e più bello».

Il nostro territorio è già bello. C’è un programma natalizio che è bello. Non rimane che ad ogni ugentino e geminiano viverlo e parteciparlo, per rendere il Natale ancora più bello.

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