Mancavano pochi minuti alle 20 di oggi quando due malviventi si sono presentati alle casse della coop di via Bologna armati di una pistola.
I due hanno minacciato i dipendenti che non hanno opposto resistenza, facendosi consegnare le banconote presenti in cassa, poche centinaia di euro.
I due si sono successivamente dileguati a piedi.
Le indagini sono portate avanti dai militari dell’Arma della compagnia di Casarano, sopraggiunti assieme agli agenti di polizia del commissariato di Taurisano, per eseguire i rilievi.
In questo momento sono al vaglio dell’inquirenti i video di sorveglianza del supermercato.
Lì dove prima si udivano gli schiamazzi e le urla di incitazione dei tifosi oggi regna il silenzio, uno strano silenzio, tipico dei posti ricchi di storia e poi abbandonati. Proprio come il pallone tensostatico di Torre san Giovanni, una delle prime opere di questo tipo in tutta Italia, rimasta aperta la pubblico da metà anni ’80 fino ai primi 2000 per poi essere abbandonata, anche a causa del completamento del PalaOzan di Ugento e degli eventi climatici che ne compromisero definitivamente l’agibilità.
il Palazzetto dopo l’abbandono
Un posto magico, costruito in tempi record per star dietro alla gloriosa cavalcata dei Falchi Ugento, che nel 1983 riuscirono ad arrivare in A1 del campionato italiano di pallavolo, senza avere un vero e proprio palazzetto a disposizione; le partite si svolgevano infatti in campo all’interno dell’allora cantina cooperativa Ozan fino al 1985, anno in cui i Falchi si trasferirono definitivamente nel palazzetto dello sport di Torre San Giovanni. La storia di quei falchi la conosciamo tutti e si concluderà solo pochi anni dopo, con il rovinoso fallimento del 1986.
Ma il pallone tensostatico di Torre San Giovanni non ha significato qualcosa solo per la pallavolo e i suoi tifosi, si trattava infatti di una struttura che per anni ha rappresentato l’unico punto sport in tutto il comune e che per questo rappresentava un centro culturale e propulsivo per tutta la frazione di Torre San Giovanni: qui infatti si organizzavano saggi di danza, eventi pubblici e recite scolastiche organizzate da quello che era l’asilo di Torre San Giovanni.
una foto d’epoca durante gli allenamenti dei ragazzi, grazie ad Annarita e Salvatore per avercela inviata sulla nostra pagina Facebook.
15 anni pieni di vita fino al suo declino, coinciso con lo scoppio del turismo di massa nella prima marina (frazione) di Ugento.
Dopo la pubblicazione del piano triennale delle opere pubbliche del Comune di Ugento si apprende della presenza di un piano di investimento di capitali privati pari a un milione e cinquecentomila euro, destinati proprio alla rifunzionalizzazione del palazzetto dello sport di Torre San Giovanni.
Una prospettiva inaspettata che arriva dopo i due progetti approntati dal comune di Ugento:
il project financing da 1 milione e centomila euro del 2019, realizzato senza spese dagli uffici comunali,
il progetto da 20 mila euroaffidato all’architetto Antonio Lecci commissionato solo pochi mesi fa e che prevede la realizzazione di un teatro tenda al posto del palazzetto. Un progetto che punta al mercato del turismo congressuale, stravolgendo il tipo di uso di quest’area.
Abbiamo chiesto per questo spiegazioni all’assessore ai lavori pubblici Alessio Meli:
Dal piano si apprende la presenza di un progetto sostenuto da un forte investimento privato. Può spiegarci meglio?
Il vigente piano triennale delle opere pubbliche, prevede una serie di progetti in corso di programmazione. Fra questi rientra anche il progetto di “Rifunzionalizzazione dell’area dell’impianto sportivo (Pallone Tensostatico) di via Colleoni in Torre San Giovanni”. Il progetto deve necessariamente avere un inquadramento tecnico e come tale va inserito nel rispettivo strumento programmatico quale il piano triennale delle opere pubbliche. Il piano supporta al suo interno, interventi finanziabili con risorse rivenienti da vario gettito, fondi di biliancio o trasferimenti esterni quali contributi straordinari e finanziamenti o capitali privati. La configurazione tecnica e finanziaria di ogni progetto in suddetto piano, rientra nelle prassi gestionali a carattere tecnico, in capo agli uffici competenti.
Quindi in realtà non è stato ancora avanzata nessuna proposta progettuale fattiva che preveda l’investimento di questa somma da parte dei privati, ma gli uffici hanno tenuto conto della possibilità di trasferimenti esterni quali contributi straordinari e finanziamenti o capitali privati.
Abbiamo poi chiesto all’assessore notizie del progetto che era già stato approntato per il recupero del pallone tensostatico di Torre San Giovanni:
Sulla testata Ausentum n°19 del febbraio 2019 appariva un articolo sul bando da 1 milione e cento mila euro. Che fine ha fatto quel progetto?
L’Amministrazione Comunale, al fine di riqualificare il bene in questione, rimuoverlo dal degrado e creare un polo di attrazione per la frazione, anche per il periodo invernale, favoriva l’avvio di una procedura volta, attraverso lo strumento della finanza di progetto, ad individuare un soggetto a cui concedere l’immobile. Con questi propositi, nel 2017, il Settore Lavori Pubblici, conferiva incarico al Prof. Fabio Michele Amatucci, docente presso l’Università Bocconi di Milano, apposito incarico per la redazione di un progetto di fattibilità tecnica ed economica dell’intervento in questione, il quale, successivamente, depositava un’articolata relazione prevedendo il recupero dell’intera struttura da adibire a piscina comunale e a sala conferenze, per un investimento complessivo pari ad €. 1.100.000,00, che veniva successivamente posto a base di gara, attraverso appunto “project financing”, finalizzando tale azione ad acquisire manifestazioni di interesse da parte di operatori economici, che in via prioritaria, avrebbero potuto valutare la realizzazione di quanto previsto dal progetto, ma anche proporre proposte di interventi alternativi, finalizzate comunque a valorizzarne l’area, in conformità alla programmazione urbanistica territoriale.
Un progetto che purtroppo non ha trovato il benestare del mercato, con un bando andato deserto. Forse anche per questo l’amministrazione prova a sondare nuove soluzioni, proprio per questo abbiamo chiesto spiegazioni sulla nuova proposta progettuale:
Con determina 884 del 16/11/2021 sono stati affidati 20 mila euro per redigere un progetto per la realizzazione di un teatro tenda. Può spiegarci?
Premesso che non venivano rilevati operatori economici interessati, l’Amministrazione Comunale, sempre attenta a cogliere ogni qualsiasi sviluppo di nuove misure finaziarie, da parte di Enti sovracomunali, continua a perseguire ogni azione volta al recupero dell’area del Pallone Tensostatico. Posto che svariati sono gli avvisi pubblici rivenienti ed in corso di pubblicazione, da parte di soggetti attuatori, ministeriali e regionali in primis, l’A.C. ha ritenuto di ampliare il proprio parco-progetti, inseriti nella programmazione triennale, talvolta investendo in altra progettazione di livello, quale quella di un Teatro Tenda, utili ad incentivare un turismo congressuale ma anche a garantire una polifunzionalità dell’area con annessa struttura tensostatica.
Abbiamo quindi chiesto, in chiusura, se l’amministrazione avesse una data certa per il recupero di questa importante opera pubblica:
Quando si presume di recuperare definitivamente l’immobile?
Partendo dal presupposto che l’Amministrazione comunale è impegnata a ricercare qualsiasi tipo di soluzione finalizzata al recupero e alla rifunzionalizzazione dell’area in questione, importante è allo stato attuale, dotarsi di progettazioni utili alla fruizione sociale, secondo i dettami posti alla base di ogni nuova misura finanziaria in via di sviluppo. La realizzazione di ogni progetto già maturato, veniva resa possibile, solo in presenza di due importanti fattori: progettazione del livello richiesto e risorsa finanziaria. Ogni misura finanziaria spesso è caratterizzata da vari “Assi” o “Azioni”: ognuna di esse coglie e promuove “spunti chiave” contemplati in ogni avviso pubblico, che necessariamente devono costituire il telaio di ogni progetto. Se manca la progettazione, non si può partecipare ad alcun avviso pubblico, di conseguenza, non si può sperare di intercettare alcun finanziamento. Ampliare la rete di progetti in dotazione, significa avere più chance di partecipazione e più possibilità di esser ammessi al beneficio finanziario, poiché si dirà “che il progetto era rispondente all’Azione n … dell’Avviso Pubblico del …”e di riuscire pertanto a dar seguito ad ogni intervento di riqualificazione.
Niente di certo quindi, si tratta per ora solo di una “speranza” da parte dell’amministrazione comunale, che in questo momento non può ancora garantire una data certa per il recupero di un bene che giace abbandonato da ormai oltre 20 anni.
Anche questa testata , negli anni, si è occupata più volte di quest’argomento; l’ultimo contributo video è infatti di appena un anno fa, con il palazzetto ridotto ormai ad uno scheletro inutilizzabile.
https://www.youtube.com/watch?v=3aAwtyT_6d8
Quello in cui si può magari sperare è un impegno politico nell’attingere a fondi comunali per il recupero e la valorizzazione di questo bene pubblico, senza dover per forza aspettare un bando intercettato dall’alto, in un paese che arriva a incassare fino a 450 mila euro l’anno provenienti dalla tassa di soggiorno. Questo potrebbe permettere l’accelerazione di un iter che non ha ancora niente di definitivo. Una speranza che naturalmente non compete in toto all’assessore Meli, ma che speriamo faccia sua per riportarla all’amministrazione di questo paese.
I gravi eventi accaduti in questi giorni nella nostra comunità pongono all’attenzione di tutti i cittadini, seri interrogativi sul problema della sicurezza.
La definizione di un concetto così impattante ed influente sul piano mediatico ed emotivo comporta un’inevitabile ventata di riflessioni. Anzitutto non può limitarsi al singolo evento, che seppur grave nei suoi effetti vittimologici, necessità di analisi che coinvolgono ad ampio raggio ed a vari livelli ogni singolo cittadino.
I caratteri che servono a definire il concetto di “sicurezza” lo rendono difficilmente collocabile all’interno di una cornice statica, ancorata alle opinioni del momento e soprattutto all’influenza che i media esercitano con i loro canali informativi. È tale perché interessa tanto gli atti criminali, come l’incendio o il furto delle ruote di un auto, od ancora la rapina ad un pubblico esercizio, quanto la risposta istituzionale (Ente locale, forze di polizia, Autorità giudiziaria, etc,) e soprattutto la reazione e le paure dei cittadini. Ecco la constatazione di una “sicurezza dell’insicurezza”.
il risultato del nostro sondaggio su Instagram
In Fuga dalla libertà, Fromm fornisce una serie di ragioni psicologico – sociali. Nell’Occidente industrializzato, nel quale come un granello di sabbia si posiziona anche Ugento e il suo territorio, sono diversi i fattori che stimolano l’insicurezza delle persone: potere crescente del capitale monopolistico; scomposizione della vita professionale dei lavoratori delle grandi organizzazioni burocratiche; la trasformazione degli individui in consumatori e il sistematico bombardamento pubblicitario cui tutti siamo inevitabilmente sottoposti; la lontananza dei partiti politici dalle reali esigenze dei cittadini e la loro sostanziale impermeabilità alle istanze, ai bisogni di chi non si colloca al loro interno; il rischio continuo della disoccupazione (o il suo costante perdurare!); il condurre la propria esistenza isolati in città (e ancor più nei piccoli paesi) che diventano sempre più anonime (fenomeno accentuatosi a causa della pandemia). E’ opportuno riprendere le forme di “insicurezza” (vista sul piano di ciò che sentiamo, proviamo, pensiamo, etc.) dietro alle quali giacerebbero i nostri diversi vissuti psicologici: insicurezza cognitiva ovvero la carenza di fiducia nella capacità di ognuno di noi di riconoscere quei sintomi che ci permettono di capire che cosa vogliamo o cosa vorremmo, scegliendo tra le condotte più adeguate alle situazioni che viviamo; insicurezza esistenziale ovvero l’incertezza sulla stabilità e sull’affidabilità del mondo in cui siamo e viviamo nonché dei criteri con cui valutiamo la correttezza delle nostre azioni e di quelle degli altri e le abilità che sentiamo di poter utilizzare per affrontare le sfide che ci lancia la nostra vita; ed infine l’ insicurezza personale, ossia la difficoltà di credere che, se ci comporteremo nel modo giusto, non saremo esposti a pericoli impossibili da fronteggiare e/o potenzialmente fatali, così come non lo saranno i nostri beni e i nostri familiari.
Recenti ricerche hanno dimostrato che le persone che si trovano a vivere in comunità insicure tendono più facilmente a diventare persone insicure e a promuovere l’insicurezza degli altri. Contestualmente l’insicurezza diffusa delle persone e dei gruppi porta allo sviluppo di comunità insicure, anche se solo apparentemente solide perché chiuse e regressive, capaci di trovare il principale fondamento della propria sopravvivenza nell’esclusione e nella delegittimazione del diverso. Modalità quest’ultima che gran parte degli ugentini tendenzialmente attua attraverso atteggiamenti di sospetto, di omertà, di regressione e di delegittimazione gratuita.
In ragione della fisiologica difficoltà ad esprimere la propria insicurezza ognuno di noi è portato a dare una definizione più marcata e facilmente percepibile nella “paura del crimine”. Ciò che è nella realtà la sorgente da cui sgorga tutto ciò che utilizziamo per esprimere un’insicurezza tanto diffusa quanto sfuggente.
La paura che proviamo dinanzi ad un evento criminoso altro non è che la nostra risposta quasi inevitabile allo stimolo della criminalità, al quale come cittadini deve rispondersi con autocritica, senso di responsabilità e dovere civico.
Negli ultimi giorni nella nostra città si sono verificati due episodi poco piacevoli che pongono una serie di questioni sulla sicurezza che dovrebbe essere garantita ad ogni singolo cittadino .
Il furto dei pneumatici avvenuta a danni di più cittadini e la rapina di ieri, avvenuta intorno alle 19 e 30 (sabato 5 febbraio) a danno di un negozio di detersivi e cosmesi, danno solo una parziale visione dello stato in cui negli ultimi tempi è costretta a vivere la comunità ugentina.
Molti coloro che hanno commentato in maniera sarcastica entrambe le vicende , adducendo motivi legati alla grave situazione economica in cui versano le famiglie che pur di racimolare qualche soldo, utilizzano modalità di fatto, poco legali.
E’ da considerare fuori luogo e pericolosa qualsiasi giustificazione o scusante per “ assolvere” gli autori dei fatti ma il cittadino, che spesso è portato ad assolvere e a giustificare queste situazioni per via di una strana forma di immedesimazione , che si esprime poi in una bassa, se non del tutto inesistente forma di solidarietà verso coloro che hanno subito la rapina ( nel caso dei proprietari del negozio o la sottrazione dei pneumatici nel caso dei proprietari delle auto)
Di fatto, quando non si è coinvolti in una brutta vicenda, è facile essere sarcastici.
Pensiamo però per un solo attimo, cosa può provare colui che improvvisamente, vede entrare nel proprio negozio dei loschi figuri con una pistola in mano che intimano di consegnare l’ incasso.
Occorre essere calmi, cauti ed evitare reazioni che potrebbero innescare una serie di azioni pericolose da parte degli autori della rapina e che potrebbe avere conseguenze ben più gravi della semplice sottrazione del denaro.
La microcriminalità dilagante in questo periodo di pandemia è un fenomeno che non va sottovalutato dai cittadini che per loro fortuna sono semplici “ lettori” di una notizia giunta loro tramite un giornale.
Non dimentichiamo che dalla parte del derubato potremmo anche solo accidentalmente esserci noi, un pomeriggio, mentre rincasiamo da una breve passeggiata a piedi o mentre usciamo dalla nostra auto, dopo essere rientrati dal centro commerciale.
Azioni quotidiane e normali che vengono improvvisamente interrotte da una azione criminale che potrebbe segnare il malcapitato per tutto il resto della propria vita.
Preoccupiamoci di non sottovalutare queste azioni che danneggiano non solo lo sfortunato commerciante ma tutta la comunità e il benessere mentale degli ugentini.
Quando usciamo di casa a piedi o in auto, per sbrigare faccende o commissioni nel nostro territorio e per un solo attimo siamo portati a pensare “ non porto con me molti soldi, non si sa mai” allora più che di sarcasmo, è necessaria una forte dose di preoccupazione e chiedersi cosa sta accadendo nella nostra città.
Ugento determina l’iscrizione al FAI (Fondo Ambiente Italiano), e per la cifra di 540 euro aderisce al progetto e ne diventa sostenitore.
DETERMINA:
DI IMPEGNARE e LIQUIDARE la somma di Euro 540,00 in favore del FAI (Fondo Ambiente Italiano, Fondazione senza scopo di lucro). Riconosciuta con DPR 941 del 3.12.1975 – Reg. Persone Giuridiche Prefettura MI n.86, con sede – Via Carlo Foldi, 2 – 20135, Milano, quale C.F. 80102030154, a titolo di quota di adesione, quale socio sostenitore per l’annualità 2022 come da imputazioni contabili di cui in tabella.
Estratto
L’iscrizione al FAI avrà durata di dodici mesi e garantirà una maggiore promozione del nostro paese.
Infatti il FAI rappresenta una fondazione nazionale, senza scopo di lucro, riconosciuta con D.P.R. 3 dicembre 1975, n° 941 avente come fine esclusivo la tutela, promozione e valorizzazione di beni di interesse storico e artistico, della natura, ambiente, cultura e arte;
Essa si occupa di:
1. di educazione e sensibilizzazione per la cura e la conoscenza dei beni culturali e paesaggistici del Paese, anche attraverso la fattiva collaborazione con le istituzioni scolastiche;
2. di denuncia avverso rischi di danneggiamento del paesaggio, raccogliendo appelli delle comunità locali, inoltrando segnalazioni alle Istituzioni preposte e/o intervenendo con azioni dirette alla tutela del patrimonio;
3. di organizzazione di eventi su tutto il territorio nazionale al fine di allargare l’accesso ai beni del patrimonio storico – artistico nonché di promozione e conoscenza dei luoghi del patrimonio d’arte, natura e paesaggio;
4. di predisposizione di pacchetti turistici di qualità con attraverso l’organizzazione di viaggi culturali e proposte di visita finalizzati alla scoperta di beni culturali e paesaggistici di grande suggestione;
Il sodalizio in questione opera su tutto il territorio nazionale grazie ad una rete capillare di volontari organizzati in delegazioni e gruppi locali;
Ugento effettua l’iscrizione per l’anno 2022 all’associazione Borghi Autentici.
1650 euro finanziati dalla tassa di soggiorno per il rinnovo associativo di Ugento tra i Borghi Autentici d’Italia:
DI DARE ATTO che l’adesione all’Associazione Borghi Autentici d’Italia rientra tra gli interventi in materia di cultura finanziabili con i proventi dell’Imposta di soggiorno, in quanto con la stessa si intende “a) perseguire lo scopo di progetti di sviluppo degli itinerari tematici e dei circuiti di eccellenza, anche in ambito intercomunale (senza impiego di risorse finanziarie in territori diversi da quello comunale) con particolare riferimento alla promozione del turismo culturale di cui agli articoli 24 e segg. del codice del turismo approvato con decreto legislativo 23 maggio 2011, n.79, e all’artigianato tipico locale”
DI IMPEGNARE e LIQUIDARE la somma di € 1.650,00 in favore all’Associazione Borghi Autentici d’Italia, con sede legale in via Cavalieri di Vittorio Veneto n.5 c/o Casa Comunale – 67068 Scurcola Marsicana (AQ), C.F. 95108270653 quale quota di adesione all’associazione – annualità 2022 (art 12 Statuto), secondo le imputazioni contabili di cui in tabella
Estratto.
Borghi Autentici d’Italia è un’Associazione che riunisce piccoli e medi comuni, attorno all’obiettivo di un modello di sviluppo locale sostenibile, equo, rispettoso dei luoghi e delle persone.
Pertanto l’obiettivo è: riscoprire i borghi italiani quali luoghi da vivere, sostenere e preservare, valorizzando le identità locali.
L’associazione sostiene e rappresenta una parte significativa di quell’Italia nascosta, come Ugento, che ogni giorno avvia iniziative ed azioni progettuali di sviluppo strategico.
E’ un’Italia che punta sulla riscoperta e riqualificazione della propria identità; un’identità che si manifesta nelle pieghe originali della sua storia, nelle tradizioni dei luoghi, nella loro conformazione morfologica espressa nel paesaggio, nella cultura produttiva artigianale;
L’iscrizione a Borghi Autentici d’Italia promuove un lo sviluppo in sede locale, per costruire strategie concrete e attuabili di miglioramento sociale, ambientale e produttivo locale;
Partendo dalle risorse e dalle opportunità presenti, allo scopo di elevare le condizioni di vita della popolazione; rendere attraente “lostare”, il vivere e il lavorare in quel luogo.
L’e-democracy svecchia il concetto di democrazia che sembrava essersi perso.
La storia della democrazia è lunga, articolata e piena di contraddizioni. Da sempre osannata come segno di giustizia ed espressione del volere comune, ha subito, il peso del tempo sulle parole: la mutevolezza dei significati.
Oggi si sono dimenticati i presupposti di tale forma di governo, ossia:
La località: a mio avviso, forse il tratto più caratteristico. La democrazia, il “governo del popolo”, nasce e si sviluppa sulla base delle città-stato, di gran lunga meno numerose degli odierni paesi.
Il diritto ad esprimere un’opinione: caratteristica centrale del problema odierno. Oggi, giustamente, estesa a tutti i cittadini, nelle prime forme di democrazia non lo era.
Poca informazione ma fiducia nei grandi pensatori: non è un caso che la filosofia (letteralmente “l’amore per il sapere”) nasca proprio in questi contesti dove ci si riuniva nell’agorà, la piazza, e si discuteva alla ricerca di verità delle cose. Ginnastica per la mente.
Il governo del popolo si afferma come un diritto inalienabile sulla scia dei due conflitti mondiali che ne hanno affermato la necessità.
Oggi, però, la democrazia ha un nuovo strumento: Internet.
Il caso dei Grillini e il più recente problema delle vaccinnazioni sono esemplificativi di come la partecipazione del popolo possa risultare controproducente (se incanalata nella rabbia e nell’odio). Di fatto l’opinione pubblica è stata bombardata da informazione che non hanno dato modo di vedere con chiarezza, producendo divisione.
Però ha anche dimostrato come questa tecnologia possa riportare al centro del processo decisionale il potere e il volere del popolo.
Analizziamo i punti della sua nascita con i dati di oggi:
Località: le, non più recenti, tecnologie ci hanno messo di fronte alla distruzione degli assiomi tempo e spazio. L’approccio globale ha discriminato quello locale e si tende sempre più a considerare il locale SOLO come globale. Una posizione sgradevole in quanto sta accedendo l’esatto opposto: il locale e artigianale stanno via via acquisendo valore politico ed economico.
Diritto di espressione: il diritto di espressione è sì un diritto ma nella forma originale era maggiormente un DOVERE. I cittadini, maggiorenni e uomini, erano infatti bene accetti nelle assemblee e tutti avevano diritto di parola. Tuttavia ogni Ateniese era anche in dovere di difendersi da sè in sede giudiziaria. Questo garantiva una minima preparazione culturale da parte dei singoli che si rifletteva in maggior senso critico verso le esigenze comuni nelle fasi di discussione pubblica. Oggi tutti ci sentiamo in DIRITTO di esprimere ma non in DOVERE di informarci correttamente.
Troppa informazione: Il paradosso dell’iper-informazione; abbiamo la tendenza a conoscere meno e male. L’istruzione, quando era dei ricchi la si ricercava ed era oggetto di invidia da parte dei poveri che contestavano la disuguaglianza. Una volta ottenuta per tutti, come oggi, si tende a sottovalutarla e pensare che chi studia sia altezzoso e gli ignoranti siano liberi pensatori. (vedi questione vaccini).
“La conoscenza consiste nel filtraggio delle informazioni. L’informazione può nuocere alla conoscenza, come accade con internet, perché ci dice troppe cose. Troppe cose insieme fanno il rumore e il rumore non è uno strumento di conoscenza.”
Umberto Eco ai microfoni di Che tempo che fa nel 2015 sul problema informazione e democrazia. (CLICCA QUI)
Ora, noi di OzaNews, nel nostro piccolo bacino di utenza cerchiamo di offrire un’informazione libera da schieramenti politici.Cerchiamo di coinvolgere i lettori affacciandoci al loro mondo, cercando umilmente di dargli voce, attuando un piccolo esempio di e-democracy.
I risultati del dialogo risultano incoraggianti. C’è molta partecipazione da parte vostra che ci seguite. Noi, che facciamo informazione, abbiamo il dovere di filtrare questi dati in modo coerente e quanto più possibile oggettivo.
Il malcontento non deve significare distruzione e le buone politiche non devono essere appaganti.
La realtà presenta sempre nuove sfide e sfumature sempre passibili di correzione, sia in meglio che in peggio. La realtà è un divenire che non deve mai essere assolutizzata.
La democrazia dovrebbbe coordinare le analisi, mai assolutizzarle, di cittadini pensanti che cercano di superare i propri interessi personali in favore del bene comune.
Perciò, la democrazia digitale, e-democracy, è un bene. Soprattutto per le realtà minori, come i comuni, dove ci si conosce ed è più semplice arrivare ad un compromesso.
L’e-democracy, con i giusti obiettivi, può davvero colmare il gap delle politiche italiane del dopoguerra: la sempre maggiore lontanza della classe politica rispetto ai cittadini.
Oggi, possiamo avere l’opinione di tutti nella piazza virtuale; ascoltare ogni singolo desiderio o lamentela, restituendo al popolo la sua funzione decisionale e alla parola democrazia il suo significato originario, attuando l’e-democracy.
Aumentando il coinvolgimento nel processo decisionale, si ottengono,così, maggiori consensi e si responsabilizza il cittadino, che spesso e volentieri si sente ignorato dalle classi dirigenti.
Democrazia non sei scappata, hai solo cambiato volto.