La mozione di Esposito per la disability card a Ugento

La disabilty card. Ecco l’ultima proposta di Tiziano esposito che continua nel suo attivismo in chiave propositiva, che dopo aver presentato una mozione sull’istituzione di una commissione sulle pari opportunità nel comune di Ugento, questa volta si ripete, presentando una mozione riguardante un tema affine.

PRESENTATA MOZIONE PER ADERIRE ALLA CONVENZIONE CON IL MINISTERO DELLA DISABILITA’.

La Disability Card è un documento che sostituisce tutti i certificati che attestano la condizione di disabilità grazie a un QR Code e rappresenta una vera e propria svolta nell’ottica della semplificazione e della digitalizzazione del rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione.

L’appartenenza al circuito europeo del progetto “EU Disability Card” consente ai gestori di servizi che hanno adottato specifiche convenzioni di attirare una nuova fascia di pubblico e di visitatori stranieri provenienti dagli Stati aderenti all’iniziativa e i titolari di questa carta potranno accedere a una pluralità di beni e servizi, pubblici e privati gratuitamente o a tariffe agevolate.

Lo scopo è quello di contribuire alla piena inclusione delle persone con disabilità nella vita sociale delle comunità, promuovendo la semplificazione amministrativa, al fine di assicurare alle persone con disabilità parità di accesso a determinati benefici oltre confine, principalmente per quanto riguarda cultura, attività ricreative, sport e trasporti.

INCLUSIONE, DIGITALIZZAZIONE E PARTECIPAZIONE

Da queste tre parole parte la proposta presentata ed indirizzata al Presidente del Consiglio Comunale di Ugento affinché se ne discuta nel prossimo consiglio comunale e faccia entrare Ugento, con la sua storia, con la sua arte e con le sue tradizioni tra le città aderenti all’iniziativa.

UNA CITTA’ PER TUTTI

Il testo del post fb di Tiziano Esposito

Nell’Unione Europea, la promozione dei diritti delle persone con disabilità è una priorità fondamentale. Una delle iniziative più recenti e significative è l’introduzione dell’EU Disability Card, una tessera che offre numerosi vantaggi alle persone con disabilità in tutto il continente. In questo articolo, esploreremo cos’è l’EU Disability Card, come funziona e quali benefici può offrire alle persone con disabilità.

Cos’è l’EU Disability Card?

L’EU Disability Card è un documento riconosciuto in tutta l’Unione Europea, che conferma lo status di persona con disabilità. Questa carta è stata ideata per garantire a tutte le persone con disabilità l’accesso a una serie di diritti e servizi in tutti i Paesi membri dell’UE, contribuendo ad eliminare le barriere che spesso si incontrano nel loro quotidiano.

La carta è disponibile per le persone con disabilità che soddisfano determinati criteri definiti a livello nazionale, i quali possono variare da Paese a Paese. Una volta ottenuta, la tessera è riconosciuta in tutti gli Stati membri dell’UE e consente ai titolari di beneficiari di determinati vantaggi.

Come funziona l’EU Disability Card?

L’EU Disability Card funziona come un documento di identificazione per le persone con disabilità. Una volta ottenuta, la carta può essere presentata in vari contesti per beneficiari dei servizi e dei diritti specifici offerti in base alle leggi di ogni Paese membro.

La tessera contiene informazioni chiave sull’individuo, come il nome, la data di nascita e il tipo di disabilità. Tuttavia, è importante sottolineare che la privacy dell’individuo è protetta, ei dettagli specifici sulle disabilità non sono accessibili da terzi.

Benefici dell’EU Disability Card

L’EU Disability Card offre una serie di vantaggi alle persone con disabilità, facilitando la loro partecipazione sociale e promuovendo l’uguaglianza di opportunità. Di seguito sono elencati alcuni dei principali benefici offerti dalla carta:

  1. Accesso semplificato: La carta semplifica l’accesso a servizi e agevolazioni specifiche per le persone con disabilità, come l’accesso prioritario a determinate strutture, parcheggi riservati o riduzioni sui biglietti per eventi culturali o di svago.
  2. Riconoscimento transfrontaliero: L’EU Disability Card è riconosciuta in tutti gli Stati membri dell’UE, consentendo alle persone con disabilità di beneficiare dei loro diritti e servizi anche quando si trovano all’estero.
  3. Consapevolezza e comprensione: La carta contribuisce a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla disabilità ea promuovere una maggiore comprensione delle esigenze e delle sfide affrontate dalle persone con disabilità.
  4. Sostegno e inclusione: L’EU Disability Card rappresenta un passo significativo verso una società più inclusiva, in quanto offre alle persone con

Com’è essere un pipistrello?

copertina articolo “What Is It Like to Be a Bat?”

“Com’è essere un pipistrello?” (What Is It Like to Be a Bat?) articolo del filosofo americano Thomas Nagel, pubblicato in “The Philosophical Review” nel 1974, presenta il problema del riduzionismo della coscienza a livello oggettivo.

In soldoni, è possibile ridurre a parole il processo esperienziale degli esseri viventi tralasciando il vivido fattore soggettivo delle esperienze?

l’insolubilità del problema mente-corpo a causa di “fatti al di là della portata dei concetti umani”, i limiti dell’oggettività e del riduzionismo , le “caratteristiche fenomenologiche” dell’esperienza soggettiva, i limiti della immaginazione umana e cosa significa essere una cosa particolare e cosciente.

Nagel, Thomas (10 marzo 2005).  Honderich, Ted (a cura di).  L’Oxford Companion to Philosophy . Oxford University Press. 
p. 637.

Quando discuto di disabilità amo fare sempre questo esempio. Trasmette bene il concetto, condivisibile per ogni aspetto delle esperienze, del fatto che ogni vissuto è unico, irripetibile e, soprattutto, incomunicabile.

Ogni essere vivente, e perciò, anche umano ha un proprio vissuto che non può essere compreso a fondo da nessun altro se non sé stesso.

Il problema posto da Nagel è ben più complesso ma si può estendere alla percezione collettiva del “problema delle minoranze”.

Che cosa si prova ad essere un disabile? Avere una disabilità.

Essere un disabile è un’avventura che può essere compresa solo dal disabile stesso. Lo so che può sembrare un’affermazione forte ma è così. Nemmeno tra disabili è possibile la reale e piena comprensione del disagio dell’altro, è possibile solo una comunanza dettata dal fatto di condividere una “sfortuna”.

Ora che a Ugento si parla di una nuova figura del garante dei disabili e dopo essermi candidato per ricoprire tale ruolo, vorrei spendere due parole sul fatto che la civiltà di una comunità si valuta anche da come può facilitare la vita di coloro che non hanno il vantaggio della salute fisica o mentale.

Nessun individuo è “normale”, ognuno ha i propri pregi ed i propri difetti, ma è indiscutibile che una persona con disabilità debba affrontare il doppio dei problemi: i propri limiti e quelli indotti dalle infrastrutture, dall’economia, dal lavoro e dai pregiudizi sociali.

Per questi motivi l’ONU ha siglato delle LINEE GUIDA da seguire, delle istituzioni, per garantire il pieno e attivo sviluppo sociale dei disabili.

Più che sugli aspetti burocratici, che solo noi disabili dobbiamo affrontare, spesso negati e costretti a lottare per vedere realizzati i nostri diritti, vorrei porre l’accento sui comportamenti migliorabili nei confronti della diversità.

La ricchezza maggiore dell’essere umano è la diversità nel suo complesso.

La soggettività di ognuno è incalpestabile e dovrebbe essere stimolata alla crescita. Quella del disabile dovrebbe essere vista come un’ulteriore punto di vista, originalissimo e da proteggere, tanto quanto quello dei normodotati.

Discutere di disabilità è sempre un tabù e i filtri che imponiamo nei nostri discorsi allargano il problema.

Un misto tra pena, paura di offendere e ignoranza disarmante, superabile attraverso un confronto senza pregiudizi o paure.

Quando i bambini chiedono “perché quella persona è cosi?” non dovremmo zittirli ma spiegare loro che queste persone sono esseri umani e fanno, anche loro, parte del mondo. Dovremmo cercare, se possibile e con garbo, il confronto. La maggior parte di noi credo sarebbe felice di raccontarsi e scambiare una gentilezza. I bambini sono cattivi solo quando la loro curiosità viene ignorata.

Quando si va in qualunque posto in auto e non c’è parcheggio, abbiate cura di lasciare liberi quelli riservati. A voi non costa nulla, per un disabile invece è il bastone rosso di Mosè, un diritto morale più che legale, che sancisce la possibilità o meno di svolgere in autonomia un’azione, senza essere di peso o chiedere una mano. Lo stesso vale se si è in fila al supermercato o alle poste. Ovunque siate pensate agli altri.

Quando si parla di lavoro, provate a capire se quell’essere umano che vi sta davanti ha o no delle capacità utili per la vostra azienda. Potreste essere sorpresi da chi vi sta di fronte e non dare per scontato l’inutilità di qualcuno che non si è nemmeno cercato di conoscere.

Il consiglio più grande e che mi preme di più instillare nei vostri animi è quello dello sguardo. Un sorriso, non pietoso, uno sguardo amorevole non sbeffeggiante, un momento di pazienza, la voglia di tendere una mano, aiutare a far fare più che fare per loro, parlate con i bambini di diversità ed educateli al rispetto di tutte, senza censure, senza ammonimenti, senza paura che non capiscano, è quello il momento decisivo che permette ad un bambino di diventare un cittadino consapevole.

Mi auguro di aver posto un seme che possa germogliare, presto, in una riflessione sulla necessità democratica non dell’uguaglianza, ma dell’equità, concetto ben diverso e che presuppone uno sforzo sensibile maggiore.

I disabili non chiedono e non pretendono nulla, vogliono solo essere apprezzati come tutti, senza avvertirsi come un peso.

L’avanzamento di una società è anche questo, la burocrazia la lasciamo a chi è del mestiere, ma se si può fare del bene lo si faccia.

E tu, sai com’è essere un pipistrello?

Il Garante della persona disabile: un’opportunità fallita .

Correva l’anno 2010 quando il Consiglio Comunale di Ugento, con voto unanime, approvò l’istituzione della figura del Garante dei Diritti della persona disabile, un’importante figura attraverso la quale dare un aiuto concreto e fattivo a queste persone.

Ugento, fu il primo comune in Italia ad istituire il garante della persona disabile; il comune dunque, si presentava come apripista, un esempio per altre amministrazioni .

Il Parlamento Italiano, con una legge del 2009, dava piena ed intera esecuzione alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità del 2006.

Il Consiglio Comunale, l’anno dopo l’approvazione del Parlamento, istituiva la figura del Garante. Questa si adopera per affermare i diritti di questi soggetti e promuove eventi e incontri formativi .

La prima relazione sulla attività svolta dal Garante si compone di 4 pagine e risale al periodo ottobre 2013 – dicembre 2014. Consultabile sul sito del comune. CLICCA QUI

L’ordinanza istitutiva di questa figura prevedeva di redarre una relazione annualmente ma evidentemente ciò non è avvenuto

Francesco Russo ha ricoperto per primo la carica di Garante, lo stesso del triennio successivo. Dopodiché fu nominata una donna, la signora Scarcia, anche se le modalità con le quali furono incaricati risulta poco chiara.

Dopo la relazione triennale, non vi è più nessuna informazione a riguardo.

L’ iniziale entusiasmo, si è rilevato essere un fuoco fatuo? Una occasione mancata per una piena affermazione dei diritti della persona disabile nel nostro comune?

Lo stesso ufficio è ubicato lungo la strada provinciale che conduce al cimitero comunale.

Non meriterebbe forse una collocazione più idonea e meno periferica considerando anche il “ significato simbolico” che assume la figura del  Garante?

Senza dimenticare che la strada è molto trafficata e ciò può costituire una pericolo per la stessa incolumità delle persone disabili che intendono recarsi presso l’ Ufficio.

In attesa fiduciosa delle relazioni successive al 2014, è importante sottolineare che il riconoscimento dei diritti del disabile non si limita solo al parcheggio riservato (spesso utilizzato furbescamente da chi è privo di disabilità) o alla rampa di accesso sul marciapiede. Occorre implementare misure e progetti che hanno come fine una maggiore inclusione sociale:

1)     Accesso alle spiagge quelle libere con  possibilità di accedere al mare con i mezzi di trasporto idonei (i cosiddetti job).

2)     Presenza sulle spiagge di personale sanitario e para sanitario  che possano coadiuvare i familiari del disabile.

3)     Sensibilizzare la comunità al rispetto delle diversità con giornate a tema e programmare nelle scuole incontri per parlare della disabilità.

Per fare ciò,  occorre una forte volontà di attuazione e uno sforzo economico.

L’amministrazione comunale, dormiente su questioni così delicate, dovrebbe riconoscere che poco o nulla è stato fatto affinché la figura del Garante potesse realmente portare beneficio.

Resta “ una bella lettera morta”  in data 2010.

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