Burgesi: la regione stanzia 510 mila euro

La Regione Puglia ha approvato la prosecuzione delle attività del Piano straordinario per la verifica ambientale nella località Burgesi, nel Comune di Ugento. Con la deliberazione n. 1171 del 4 agosto 2025, pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione (BURP n. 70 del 1° settembre 2025), la Giunta ha dato il via libera a un nuovo protocollo di intesa con il Comune di Ugento, destinando risorse per 510mila euro.

Un percorso avviato nel 2017

Il piano straordinario di monitoraggio ambientale ha origini nel 2017, quando la Regione approvò una serie di interventi per verificare lo stato della falda idrica salentina, della rete di distribuzione potabile e, in particolare, dell’area di Burgesi. La zona, nota per la presenza della discarica Monteco, è stata al centro di numerosi accertamenti tecnici, con indagini geofisiche, sopralluoghi e studi idrogeologici coordinati da CNR-IRSA, ARPA Puglia, Asl e altri enti competenti.

Negli anni successivi, diversi atti regionali hanno consolidato il piano, finanziando indagini ad alta risoluzione, studi sulla falda superficiale e la localizzazione di piezometri per il monitoraggio delle acque sotterranee. Nel 2024, il CNR-IRSA ha elaborato una nuova proposta di approfondimento idrogeologico, poi discussa in tavoli tecnici con Regione e Comune di Ugento.

Le nuove risorse

Con la delibera 1171/2025, la Giunta ha disposto l’utilizzo della quota vincolata del risultato di amministrazione, attingendo a economie di spesa degli esercizi precedenti. I fondi saranno impiegati per proseguire le indagini ambientali, in particolare per:

  • la sistematizzazione dei dati già raccolti;
  • l’avvio di nuove campagne di indagine sul sito;
  • l’estensione della rete di monitoraggio fino all’area di Acquarica;
  • attività di studio e valutazione dei rischi ambientali connessi all’area della discarica.

Il protocollo approvato stabilisce inoltre modalità di collaborazione tra Regione e Comune, la possibilità per quest’ultimo di stipulare ulteriori accordi con altri enti pubblici e le condizioni di erogazione dei fondi, che saranno distribuiti per fasi, a fronte della dimostrazione dell’avvio e della rendicontazione delle attività.

Il nodo politico

Alcuni osservatori locali interpretano questo finanziamento come la prova dell’accordo con con l’amministrazione comunale di Ugento, che avrebbe accettato la prospettiva di una riapertura della discarica senza particolari opposizioni. Si tratta di una lettura che alimenta il dibattito politico, mentre la Regione e il Comune sottolineano l’importanza del percorso di monitoraggio ambientale.

Attese le reazioni del comitato “No Burgesi”

In questo scenario, cresce l’attesa per le reazioni del comitato civico “No Burgesi”, da mesi impegnato nella battaglia contro la discarica. Finora il movimento non è riuscito a incidere in maniera significativa sulle scelte istituzionali, ma il nuovo provvedimento regionale potrebbe rappresentare un banco di prova per la sua capacità di mobilitazione.

Discarica Burgesi, il TAR rinvia al merito: «Questione complessa, la salute dei cittadini al centro»

Si è svolta lo scorso 3 settembre, presso il TAR di Bari, l’udienza in Camera di Consiglio sui ricorsi presentati dai Comuni di Presicce-Acquarica e Ugento contro il provvedimento dell’AGER Puglia che autorizza il conferimento di rifiuti nella discarica di Burgesi, collegata all’impianto di biostabilizzazione.

Al fianco delle amministrazioni locali si è costituito anche il Comitato “No Burgesi”, affidando la propria difesa all’avvocato Giacomo Massimo Ciullo e presentando un intervento ad adiuvandum a sostegno dei ricorsi contro Regione Puglia, AGER e la società Progetto Ambiente Bacino Lecce Tre S.u.r.l., concessionaria della gestione dell’impianto.

La decisione del TAR

Il Collegio giudicante non si è espresso sulla richiesta di sospensiva, rinviando la questione alla fase di merito. Durante l’udienza, il Presidente del TAR ha sottolineato la complessità del caso e l’impatto che esso può avere sul destino e sulla salute delle comunità locali. Riconosciuta anche la rilevanza dell’intervento del Comitato, che ha contribuito a dimostrare la sensibilità e l’interesse collettivo sul tema.

L’avv. Ciullo ha chiesto inoltre l’adozione di un’ordinanza istruttoria per disporre accertamenti indipendenti sugli effetti ambientali e sanitari dell’impianto, invocando un’analisi terza e imparziale. Il Presidente ha ritenuto la richiesta meritevole di considerazione, ma ha chiarito che potrà essere valutata solo nella fase di merito.

Al termine della seduta è stato annunciato che prossimamente verrà fissata un’udienza pubblica, data l’urgenza e la rilevanza della vicenda. Intanto, mentre la Regione Puglia non si è costituita in giudizio, le difese di AGER e della società Progetto Ambiente Lecce S.u.r.l. hanno chiesto il rigetto dei ricorsi e dell’intervento delle associazioni.

La voce del Comitato

«Il rinvio al merito è per noi un segnale positivo» – ha dichiarato Antonio Nuzzo, referente del Comitato “No Burgesi”. «Il TAR ha riconosciuto la complessità della vicenda e la sua rilevanza per la salute dei cittadini. Continueremo a vigilare e a batterci, certi che la verità sull’impatto della discarica emergerà con chiarezza».

Il Comitato ribadisce il proprio impegno costante nella difesa del territorio e invita cittadini e istituzioni a mantenere alta l’attenzione su una vertenza che tocca da vicino salute pubblica e tutela ambientale.

La voce del territorio contro la riapertura della discarica di Burgesi

“C’è una strategia ai danni del Basso Salento”. Con queste parole il movimento Salento Libero ha convocato ieri sera, giovedì 17 luglio 2025, nella sala convegni di Piazza del Popolo a Presicce, una pubblica manifestazione per ribadire la totale contrarietà del territorio alla riapertura della discarica di Burgesi. Un evento molto partecipato, con cittadini, associazioni, attivisti e rappresentanti politici riuniti per fare il punto su una vicenda che, ancora una volta, rischia di compromettere ambiente, economia e salute pubblica.

Ad aprire l’incontro è stato Antonio Nuzzo, coordinatore del comitato “No Burgesi”, che ha illustrato le tappe fin qui percorse dal movimento civico per tentare di fermare la ripartenza dell’impianto. Ricorsi, diffide, azioni legali e comunicati pubblici: tante iniziative, purtroppo, che finora non hanno portato ad alcun risultato concreto, anche se Nuzzo ha parlato di una “mobilitazione da rilanciare con maggiore consapevolezza e coinvolgimento”.

A dare peso istituzionale alla serata è stata la presenza del consigliere regionale Sergio Blasi, che ha risposto alle domande della nostra redazione, sottolineando la necessità di un cambio di passo nella gestione dei rifiuti: «Non possiamo pensare che la discarica sia ancora oggi una soluzione accettabile. Serve una programmazione diversa, che metta al centro il riciclo, il riuso e la riduzione a monte. Il Salento è già stato troppo penalizzato». Blasi ha criticato duramente la delibera regionale e ha promesso un’azione di pressione in Consiglio per chiedere alla Giunta di fare marcia indietro.

Il dibattito ha anche toccato il tema della mancanza di trasparenza da parte delle istituzioni e delle contraddizioni della politica regionale, incapace – secondo molti – di assumersi fino in fondo la responsabilità di un piano serio e condiviso sulla gestione dei rifiuti.

La serata si è chiusa con un invito alla mobilitazione civile e alla partecipazione attiva, per far sentire la voce dei cittadini. «Non possiamo più delegare. La battaglia contro Burgesi deve essere una battaglia per il nostro futuro e per la dignità del nostro territorio», è stato il messaggio finale.

Burgesi: i dati della relazione 2024

Sorge in località Burgesi, nel territorio di Ugento (LE), la discarica per rifiuti solidi urbani e assimilati oggetto della relazione annuale 2024 redatta da Monteco S.p.A., oggi in fase di post-gestione dopo la chiusura del 2009. Un sito storicamente al centro delle attenzioni ambientali e politiche, che, nonostante non accolga più rifiuti da anni, continua a generare dati preoccupanti.

Importante chiarire: la discarica oggetto della relazione è quella “storica”, diversa sia dall’impianto cosiddetto “di emergenza” che si sta per riattivare nella stessa area, sia dal sito delle doline bonificate nell’ambito del Progetto Cavaleonte. Tre realtà distinte, ma geograficamente contigue, che nel tempo hanno alimentato confusione e timori nella popolazione.

Percolato: mille tonnellate da smaltire

Nel corso del 2024 sono state smaltite 1.112 tonnellate di percolato, un liquido altamente contaminante prodotto dalla decomposizione dei rifiuti. L’intero quantitativo è stato conferito all’impianto Tecnoparco Valbasento (MT). Sebbene la gestione avvenga nel rispetto delle procedure, permane una condizione strutturale precaria: uno dei pozzi originari di captazione del lotto 3 è fuori uso dal 2019, sostituito da un pozzo originariamente destinato all’estrazione di biogas.

Biogas: recuperato solo il 10% del massimo autorizzato

Sono 144 le tonnellate di biogas recuperate nel 2024, ben al di sotto del limite annuale autorizzato di 1.398 t. Tuttavia, si registra anche lo smaltimento di 2,81 tonnellate, segno che parte del gas prodotto non è stato intercettato per il recupero energetico. L’impianto di captazione e cogenerazione funziona, ma resta fragile e bisognoso di manutenzioni frequenti.

Falde contaminate: nitrati e conducibilità oltre i limiti

Le analisi effettuate da ARPA Puglia sui pozzi di monitoraggio delle acque sotterranee (pozzetti A, B, 1 e 3) hanno mostrato parametri critici in diversi casi:

  • Nel pozzo B, la conducibilità elettrica ha superato in più occasioni il limite di 2.500 µS/cm, raggiungendo oltre 3.000 µS/cm. Questo dato segnala un’alterazione chimica della falda che potrebbe indicare un inquinamento da sali e metalli.
  • Sempre nel pozzo B, il valore dei nitrati ha superato il limite dei 50 mg/l stabilito per le acque potabili, con picchi di oltre 100 mg/l, rappresentando un potenziale rischio per la salute e l’ambiente.
  • Il pozzo n.2 è stato chiuso in quanto completamente anidro, rendendo impossibile la rilevazione.

Nel monitoraggio effettuato ad aprile 2024, le emissioni di ossidi di azoto (NOx) dal motore di recupero energetico hanno superato il limite consentito di 400 mg/Nm³, toccando i 422 mg/Nm³. Un’anomalia isolata ma significativa, che richiede attenzione e verifica costante.

Le emissioni diffuse e gli scarichi idrici si mantengono entro i limiti normativi, ma i valori rilevati mostrano una presenza costante di microinquinanti e sostanze organiche volatili. Si tratta di situazioni che non generano superamenti immediati ma indicano una contaminazione di fondo persistente.

Una discarica sotto sorveglianza, ma con nodi ancora aperti

Il gestore Monteco ha dichiarato il rispetto delle prescrizioni previste dall’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), ma la Regione Puglia e ARPA hanno disposto una ridefinizione della rete di monitoraggio della falda superficiale, a conferma delle preoccupazioni circa lo stato reale dell’inquinamento del suolo.

In parallelo, la cittadinanza e le istituzioni locali sono chiamate a vigilare anche sul futuro dell’impianto emergenziale limitrofo, che sta per essere riaperto per scopi contingenti, e a mantenere alta l’attenzione sul recupero dell’area delle doline bonificate con il Progetto Cavaleonte, un intervento di rinaturalizzazione finanziato con fondi europei.

Il quadro che emerge dalla relazione 2024 della discarica di Burgesi non è allarmante in senso assoluto, ma presenta elementi critici che non possono essere sottovalutati. Falda inquinata, emissioni fuori scala, apparati danneggiati o da sostituire: tutto indica che, seppure chiuso da anni, quel sito non ha ancora cessato di far sentire la propria impronta ambientale.

Discarica di Ugento, la minoranza del Comune contro la Regione: “Ci chiamano sito strategico, ma è una condanna”

A Ugento la pazienza è finita. Dopo anni di battaglie, promesse disattese e silenzi istituzionali, la minoranza consiliare del Comune ha deciso di alzare la voce con un comunicato che non lascia spazio ai fraintendimenti: la Regione Puglia va avanti come se nulla fosse, incurante delle proteste dei cittadini e dei territori.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la determina AGER del 9 maggio 2025, che non solo conferma la prosecuzione dell’attività della discarica Burgesi, ma la inserisce anche tra i siti “strategici” della programmazione regionale per la gestione dei rifiuti. Parola che, per la comunità, ha il sapore amaro di una condanna.

“Strategico significa che questo sito, nato come discarica di soccorso, rischia di non chiudere mai”, scrivono i consiglieri Ezio Garzia, Giulio Lisi, Fabiola Musarò, Laura De Nuzzo e Tiziano Esposito. “E con esso resteranno anche tutte le conseguenze sanitarie, ambientali e sociali che da anni stiamo denunciando”.


Un ampliamento che il territorio non voleva

La vicenda è nota: la Regione, con la delibera di febbraio 2025, ha deciso di ampliare la discarica di 190.000 metri cubi, giustificando la scelta con la necessità di far fronte alla saturazione del sito di Autigno, a Brindisi. In sostanza, si è scelto di spostare il problema da una parte all’altra della Puglia, senza risolverlo.

Ma per i cittadini di Ugento e dei comuni vicini, questa non è solo una questione tecnica. È la storia di un territorio che da decenni vive all’ombra di una discarica e che vede ogni giorno le proprie richieste di tutela rimanere inascoltate.

“Le proteste, i cortei, gli articoli, gli striscioni sembrano essere stati ignorati. Mentre la popolazione chiede chiusura e bonifica, le istituzioni programmano l’esatto contrario”, si legge nel comunicato della minoranza.


Un tema che brucia è quello della “narrativa dell’emergenza”, usata – secondo la minoranza – per giustificare decisioni prese senza reale confronto con i territori. La discarica di Ugento, nata come “di soccorso”, avrebbe dovuto avere un ruolo temporaneo. E invece, a ogni passo, la prospettiva della chiusura si allontana.

“Ci stanno prendendo in giro da anni. Con parole come ‘emergenza’, ‘soccorso’, ‘necessità’. Ma l’emergenza vera è nella salute di chi vive qui, nella dignità calpestata, nell’arroganza politica che ci tratta come numeri”, denunciano i consiglieri.

Una denuncia che non è solo simbolica: nel Salento, i dati sulle patologie tumorali legate a inquinamento e contaminazioni ambientali sono tra i più preoccupanti della regione. Per questo, la questione della discarica non viene percepita come un semplice problema di gestione rifiuti, ma come una ferita aperta sulla pelle della comunità.


“Ci resta solo la via dei ricorsi”

Nel comunicato, la minoranza esprime anche la delusione per l’assenza di risposte concrete e lancia un appello: l’unica speranza rimasta sono i ricorsi presentati dalle amministrazioni e dai comitati locali.

“Qui non è solo una discarica. È la dignità di una comunità che chiede aiuto”.

Le parole dei consiglieri arrivano dopo settimane di tensioni crescenti. Prima le audizioni in Commissione Ambiente, poi le dichiarazioni del consigliere regionale Paolo Pagliaro che ha accusato la Regione di usare Ugento come merce di scambio per compensare le perdite economiche del gestore. Ora, anche la minoranza prende posizione, a dimostrazione che la questione non è solo tecnica o politica, ma profondamente sociale.

LA NOTA COMPLETA PERVENUTA IN REDAZIONE

DISCARICA DI UGENTO: LA  REGIONE PUGLIA TIRA DRITTO, I CITTADINI  E I TERRITORI RESTANO INASCOLTATI

Mentre i cittadini continuano a opporsi alla discarica e alla sua sopraelevazione, la Regione Puglia procede indisturbata con atti ufficiali che autorizzano non solo un ampliamento di 190.000 mc di rifiuti, ma addirittura dichiarano il sito “strategico”.

Una parola che pesa come una condanna: “strategico” significa che questo sito, nato come discarica di soccorso, rischia di non chiudere mai, trasformandosi in un impianto perenne, con le relative conseguenze sanitarie, ambientali e sociali.

Tutto avviene in silenzio. Le proteste, i cortei, gli articoli, gli striscioni sembrano essere stati ignorati. Mentre la popolazione chiede chiusura e bonifica, le istituzioni programmano l’esatto contrario, lavorando nei documenti alla riconversione dell’impianto e al prolungamento della concessione.

A febbraio Hanno  approvato altri 190.000 metri cubi di rifiuti, una montagna in più.

E nel frattempo? Silenzio. Totale.

I rumori delle proteste, i cortei, le audizioni, gli articoli, gli striscioni ecc.. sono serviti solo a spegnere per un po’ la vergogna, a dare l’illusione che qualcuno ci ascoltasse.

Ci stanno prendendo in giro. Da anni.
Con parole come “emergenza”, “soccorso”, “necessità”. Ma l’emergenza non è nei rifiuti: è nella salute di chi vive qui, nella dignità calpestata, nell’arroganza politica che ci tratta come numeri.
Eppure siamo persone. Famiglie. Bambini.
Siamo quelli che ogni giorno respirano quell’aria e si chiedono se sarà l’ultima senza diagnosi.

Ci viene detto che il sito resterà attivo fino al 2026, ma tutti sappiamo cosa vuol dire “discarica di soccorso”: non finirà mai.

Le speranze sono tutte nei vari ricorsi istruiti dalle varie amministrazioni e dal comitato.

Perché qui non è solo una discarica. È la dignità di una comunità che chiede aiuto.

       I consiglieri comunali di
Minoranza del
Comune di UGENTO

Ezio Garzia, Giulio Lisi, Fabiola Musarò , Laura De Nuzzo , Tiziano Esposito

Un “errore” alla base della riapertura di Burgesi?

Ugento torna al centro del dibattito regionale e territoriale sulla gestione dei rifiuti. La recente determina n. 122 del 9 maggio 2025 dell’Agenzia Territoriale AGER ha di fatto riaperto uno dei dossier più controversi degli ultimi anni: la gestione del centro di selezione e della discarica di servizio/soccorso di Ugento (LE), travolta da errori formali, istanze di riequilibrio economico-finanziario e, ora, anche da un nuovo progetto di riconversione industriale che potrebbe trasformare radicalmente l’impianto.

Ma andiamo con ordine.


L’errore sulla scadenza: un pasticcio amministrativo durato anni

Tutto ruota attorno a un errore materiale protratto nel tempo. Secondo le comunicazioni ufficiali del gestore, la società Progetto Ambiente Bacino Lecce Tre s.u.r.l., la concessione per la gestione dell’impianto era destinata a scadere il 30 ottobre 2024. Una data riportata in tutte le interlocuzioni formali fino a gennaio 2025. Ma, come accertato poi dalla stessa società e verificato da AGER, si trattava di un errore.

La reale scadenza del contratto è fissata al 2 maggio 2026, perché l’atto di collaudo finale dell’impianto è stato emesso il 17 febbraio 2011, e l’esercizio ordinario è ufficialmente partito il 2 maggio 2011, come sancito dal Commissario Delegato per l’emergenza ambientale in Puglia.

La svista è stata comunicata solo il 15 gennaio 2025, insieme alla richiesta urgente di avvio di una procedura di riequilibrio economico-finanziario, sostenendo che l’impianto è stato penalizzato nel corso degli anni da minori quantitativi di rifiuti conferiti rispetto a quelli previsti nel piano economico originario.


L’aggiornamento del PRGRU e la contestata riapertura della discarica

Parallelamente, la Regione Puglia, con la D.G.R. n. 130 dell’11 febbraio 2025, ha approvato un aggiornamento del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani (PRGRU), che riconosce per la discarica di Ugento ulteriori 190.000 mc di volumetrie di abbancamento.

La decisione regionale nasce dall’impossibilità di utilizzare parte delle volumetrie precedentemente previste per la discarica di Brindisi (C.da Autigno), con la conseguente necessità di delocalizzare i flussi verso Ugento, considerato ancora strategico nel sistema regionale per il trattamento dei rifiuti indifferenziati.

La Regione ha quindi programmato la cessazione dei conferimenti al 31 dicembre 2026, ma solo dopo aver utilizzato le nuove volumetrie assegnate.


La proposta di riconversione da TMB a FORSU

In questo contesto, il gestore ha presentato una istanza formale di riequilibrio economico-finanziario che include:

  • Il riconoscimento delle nuove volumetrie come parte integrante del nuovo piano industriale.
  • La proposta di riconversione dell’impianto da TMB (Trattamento Meccanico Biologico) a impianto FORSU (trattamento dell’organico da raccolta differenziata).
  • La richiesta di applicazione dell’art. 13 della L.R. 24/2012 per l’eventuale proroga della concessione, così da ammortizzare i nuovi investimenti.

La riconversione, tuttavia, non è a costo zero. Secondo stime di settore, un intervento del genere, per un impianto delle dimensioni di Ugento, può costare tra 25 e 35 milioni di euro, che il gestore punta a recuperare attraverso un nuovo piano finanziario, contributi pubblici (PNRR, FER, GSE) e una revisione della tariffa al cancello.

AGER, con la determina n. 122, ha formalmente avviato il procedimento, imponendo al gestore la presentazione entro 15 giorni di una proposta dettagliata che tenga conto di questi elementi.


Uno scontro aperto tra programmazione regionale e territorio

La vicenda di Ugento si configura dunque come uno scontro tra la pianificazione regionale e le rivendicazioni di un territorio stanco di subire decisioni calate dall’alto.

Da un lato, la Regione e AGER sostengono la necessità di garantire la continuità del servizio pubblico essenziale di trattamento e smaltimento dei rifiuti, in un contesto emergenziale aggravato dalla ridotta disponibilità di impianti e volumetrie autorizzate.

Dall’altro, il territorio chiede risposte chiare, trasparenza, sostenibilità ambientale e soprattutto una pianificazione condivisa che tenga conto dei diritti delle comunità locali.

La partita è tutt’altro che chiusa. E potrebbe presto arrivare sui tavoli del Tribunale Amministrativo Regionale, dove già si preannunciano ricorsi contro gli atti della Regione e di AGER, con la prospettiva ormai palesata di vedere la discarica di soccorso di Ugento convertita in un impianto di Bio digestione, con la sua chiusura effettiva che inevitabilmente slitterà di almeno altri 20 anni.

DD.-n.-122-del-09.05.2025

Lecci ed Esposito in audizione nella V commissione regionale

Si è tenuta ieri una seduta straordinaria della V Commissione consiliare della Regione Puglia, convocata su richiesta dei consiglieri regionali Paolo Pagliaro e Cristian Casili, per discutere della controversa questione dell’apertura della discarica di Ugento.

A rappresentare la città di Ugento erano presenti il vice sindaco Massimo Lecci e il consigliere comunale Tiziano Esposito, affiancati dai sindaci dei comuni limitrofi Taurisano, Presicce-Acquarica e Salve, tutti uniti nella volontà di tutelare il territorio.

La seduta si è concentrata sull’analisi del programma già approvato nel 2021 dalla Regione Puglia in tema di gestione dei rifiuti, alla luce della delibera di giunta dello scorso gennaio che ha sancito la riattivazione della discarica di Ugento. Il dirigente regionale intervenuto ha chiarito che non esiste attualmente una crisi ambientale legata ai rifiuti in Puglia, ma che l’apertura della discarica di Ugento risulta inevitabile a causa del ritardo nell’attuazione del piano regionale già approvato.

Una posizione ribadita con forza anche dal vice sindaco Massimo Lecci, che ha espresso apertamente il proprio dissenso verso la decisione regionale di bloccare l’apertura della discarica di Corigliano d’Otranto, sostenendo che tale scelta ha avuto come diretta conseguenza l’attuale pressione sul territorio di Ugento. Tra Lecci e il consigliere regionale Pagliaro si è registrato un acceso confronto, con quest’ultimo che invece ha sottolineato la necessità di impedire qualsiasi apertura di nuove discariche sul territorio salentino, per proteggere ulteriormente la salute ambientale e pubblica della regione.

Intervenuto con dati alla mano, il consigliere comunale di Ugento, Tiziano Esposito, ha ricordato il pesante tributo pagato dalla sua città nel corso degli anni, evidenziando la natura fragile e particolarmente sensibile del terreno sul quale sorge la discarica. Esposito ha sottolineato come Ugento abbia già accolto una quantità di rifiuti doppia rispetto a quella inizialmente programmata, dovendo inoltre subire l’arrivo di rifiuti provenienti da ambiti territoriali diversi rispetto al proprio bacino.

La seduta si è conclusa ribadendo l’urgenza di trovare soluzioni condivise per alleggerire il peso ambientale e sociale imposto alla città di Ugento e ai comuni circostanti, nonostante la decisione della giunta regionale sembra essere confermata.

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