Il Salento sogna l’indipendenza dei cieli

“Liberi dalla sudditanza barese”. Con queste parole, cariche del peso di undici anni di battaglie, il consigliere regionale Paolo Pagliaro torna a scuotere gli equilibri della politica aeroportuale pugliese. Una mozione presentata in Consiglio regionale riaccende i riflettori su un progetto ambizioso quanto controverso: la nascita di AdS, Aeroporti del Salento, società autonoma che mira a strappare il controllo dei cieli salentini dalla gestione di Aeroporti di Puglia.

Ma è davvero l’alba di una nuova era per il trasporto aereo nel Tacco d’Italia?

Il progetto, emerso dalle ceneri della vecchia proposta SEAS del 2014, si presenta oggi con un nuovo nome ma con la stessa visione rivoluzionaria: liberare Brindisi, Grottaglie, Lecce-Lepore e Galatina dalla “visione Bari-centrica” che, secondo Pagliaro, ha relegato il Salento al ruolo di comprimario nel panorama aeroportuale pugliese.

I numeri, d’altronde, parlano chiaro. Nel silenzio assordante delle piste brindisine, risuona l’eco dei 6,4 milioni di passeggeri che nel 2023 hanno scelto Bari, mentre lo scalo salentino si è dovuto accontentare di 3,1 milioni di viaggiatori. Una disparità che si fa ancora più marcata sul fronte internazionale: 45 destinazioni contro 21, in un confronto impari che costringe migliaia di salentini all’esodo verso il capoluogo barese.

La denuncia non è nuova. Come già documentato nell’inchiesta “Ozan Doc” della nostra testata, il sistema dei trasporti salentino appare oggi come un gigante dai piedi d’argilla: una rete ferroviaria inadeguata, collegamenti su gomma insufficienti, l’assenza di una vera intermodalità.

Ma è proprio Antonio Maria Vasile, presidente di Aeroporti di Puglia, a gettare ombre sul progetto. Chiamato in audizione in Commissione Trasporti del Consiglio regionale esattamente un anno fa, ha già risposto con un secco “no” alla proposta di cofinanziamento della continuità territoriale per l’Aeroporto del Salento, misura inserita nella legge di bilancio 2025.

La visione di Pagliaro è ambiziosa: Brindisi come hub internazionale, Grottaglie per i collegamenti nazionali, Galatina per i voli charter, Lecce-Lepore per l’aviazione leggera. Un sistema integrato che promette di ribaltare decenni di marginalizzazione.

Ma le sfide sono titaniche. La sostenibilità economica del progetto, la necessità di investimenti infrastrutturali massicci, le inevitabili resistenze politiche: sono questi gli ostacoli che AdS dovrà superare per trasformare il sogno dell’indipendenza dei cieli salentini in realtà.

In gioco non c’è solo il futuro del trasporto aereo, ma l’intero sviluppo economico e turistico di un territorio che, come sottolinea Pagliaro, “non può più permettersi di restare isolato”. La partita è appena iniziata, e il Salento attende di scoprire se questa volta il vento del cambiamento sarà abbastanza forte da spazzare via anni di immobilismo e disparità.

Nel frattempo, mentre la politica discute e i progetti si accavallano, migliaia di viaggiatori salentini continuano il loro pellegrinaggio verso Bari, in attesa che il loro territorio possa finalmente spiccare il volo verso un futuro di vera autonomia aeroportuale.

Ugento: l’analisi dei numeri dopo la stagione estiva

Nel cuore del Salento, affacciata sulle acque cristalline del Mar Ionio, Ugento si erge come un faro del turismo pugliese. Con le sue spiagge dorate e il fascino mediterraneo, questa piccola gemma ha saputo catturare l’immaginazione di vacanzieri da tutta Italia e oltre. Ma dietro la facciata di un paradiso balneare, si cela una realtà più complessa, un microcosmo che riflette le sfide e le contraddizioni del turismo moderno.

I numeri parlano chiaro: nel 2024, Ugento ha accolto oltre 114.000 visitatori, che hanno generato più di 758.000 presenze. A prima vista, questi dati potrebbero far brillare gli occhi di qualsiasi amministratore locale. Tuttavia, scavando più a fondo, emergono sfumature che meritano una riflessione più attenta.

Il rapporto tra visitatori e presenze rivela una storia interessante. Con una media di quasi 7 notti per visitatore, Ugento si afferma come destinazione di villeggiatura per eccellenza. Le famiglie arrivano, si installano e rimangono, godendosi lunghe vacanze al mare. Questo modello turistico ha indubbiamente portato benefici economici, creando un flusso costante di entrate per l’economia locale durante la stagione estiva.

Ma ogni medaglia ha il suo rovescio. Il successo di Ugento come meta turistica sta paradossalmente minando il tessuto sociale della comunità. Il fenomeno del caro affitti, alimentato dalla proliferazione di case vacanze, oltre ad innescare fenomeni di concorrenza sleale, sta rendendo sempre più difficile per le giovani famiglie stabilirsi in città. Ugento rischia di trasformarsi in una sorta di Disneyland del mare: vivace e affollata d’estate, ma quasi spettrale nei mesi invernali.

Questo trend solleva domande cruciali sul futuro della città. Cosa significa per una comunità quando le sue abitazioni si trasformano principalmente in alloggi turistici? Come può una città mantenere la sua identità e vitalità quando i residenti permanenti vengono gradualmente spinti fuori dai confini urbani?

Il calo del 10,4% nelle presenze rispetto all’anno precedente potrebbe essere un campanello d’allarme, un segnale che il modello attuale sta raggiungendo i suoi limiti. Forse è il momento di ripensare la strategia turistica di Ugento, cercando un equilibrio più sostenibile tra le esigenze dei visitatori e quelle dei residenti.

Le sfide sono molteplici, ma non insormontabili. La destagionalizzazione potrebbe essere una chiave di volta, creando opportunità di lavoro e di visita durante tutto l’anno. Investire in infrastrutture e servizi che beneficino tanto i turisti quanto i residenti potrebbe rendere la città più vivibile e attraente per entrambi i gruppi.

Inoltre, politiche abitative mirate potrebbero aiutare a preservare spazi per la comunità locale, garantendo che Ugento non diventi solo una città-cartolina, ma rimanga un luogo vivo e autentico.

Il futuro di Ugento è a un bivio. Da un lato, c’è la tentazione di cavalcare l’onda del successo turistico, massimizzando i profitti a breve termine. Dall’altro, c’è l’opportunità di intraprendere un percorso più sostenibile e inclusivo, che valorizzi tanto l’esperienza del visitatore quanto la qualità della vita dei residenti.

La vera sfida per Ugento nei prossimi anni sarà quella di reinventarsi, non solo come destinazione turistica, ma come comunità resiliente e dinamica. Dovrà trovare modi innovativi per accogliere i visitatori senza alienare i propri cittadini, per celebrare la sua bellezza naturale senza compromettere il suo tessuto sociale.

In questo delicato equilibrio tra tradizione e innovazione, tra ospitalità e sostenibilità, Ugento ha l’opportunità di diventare un modello per altre destinazioni turistiche. Può dimostrare che è possibile prosperare economicamente senza sacrificare l’anima di una comunità.

Il cammino non sarà facile, ma con una visione chiara e un impegno condiviso, Ugento può aspirare a un futuro in cui il turismo arricchisce la città senza sostituirne l’essenza. Solo allora potrà veramente definirsi un paradiso – non solo per chi viene in vacanza, ma anche per chi chiama questa terra casa.

Duro colpo ai stabilimenti balneari. Spiagge libere più libere

Nei giorni scorsi il Tar di Lecce si è espresso in merito al “Regolamento sul noleggio delle attrezzature da spiaggia” approvato dal Consiglio comunale di Ugento del 5 aprile u.s. (sentenza n. 929/2023), regolamento che riguarda soprattutto le spiagge libere.


Preliminarmente è utile osservare che la possibilità di posizionare ombrelloni/lettini/sdraio, concessa ai soli titolari di concessionari di attività idrosciatore e chioschi bar, non anche quindi agli stabilimenti balneari e alle spiagge attrezzate, svolge una funzione pro – concorrenziale, migliorando, secondo i giudici leccesi, i servizi a favore dei bagnanti, ponendosi pertanto del tutto in linea con i principi costituzionali e comunitari a livello di tutela, promozione e valorizzazione della concorrenza.


Dinanzi ad un accertato fenomeno di “sistematica occupazione” abusiva da parte di alcuni operatori turistici di ampie aree di spiaggia libera lungo il litorale (fenomeno purtroppo esistente, non solo sul tratto ionico, ma anche su quello adriatico!), se vi è la necessità per la Pubblica amministrazione di procedere a sanzionare unicamente i soggetti responsabili, preservando quegli imprenditori che si sono dimostrati virtuosi, è facile comprendere l’impossibilità di garantire un servizio di vigilanza continuo h24 atto ad impedire abusi su aree destinate alla libera fruizione. Le diverse motivazioni inserite nel ricorso sono state rigettate dal Tribunale e dallo stesso nel merito puntualmente motivate.


In particolare, emerge un carattere quasi “sperimentale” del regolamento, perché evidentemente occorrerà attendere il termine dell’intera stagione balneare per comprendere se lo strumento abbia o meno fornito un utile contributo al fenomeno di forte disagio per gli utenti della spiaggia libera che decidono di non avvalersi dei servizi spiaggia resi dai titolari degli stabilimenti balneari, riscontrando, sempre secondo l’indirizzo dell’Amministrazione comunale, notevoli difficoltà ad individuare porzioni di spiaggia libera per installare autonomamente le proprie attrezzature balneari, per la presenza di svariate attrezzature, molto spesso posizionare addirittura prima del loro effettivo utilizzo, da parte sia di titolari di stabilimenti balneari, che di soggetti non autorizzati.


Ulteriori elementi che è necessario evidenziare e che ben altrettanto chiaramente vengono esplicitati in sentenza si riferiscono all’iscrizione in apposito registro di chi potrà noleggiare le attrezzature da spiaggia (per un massimo di 100 lettini e 200 ombrelloni). Per il TAR, la norma del codice della navigazione (art. 68) è applicabile anche a quelle attività che si svolgono sul demanio. Anche all’attività di noleggio di attrezzature da spiaggia.


L’iscrizione costituisce per il Comune di Ugento una valida fonte di esercizio del potere riconosciutogli dalla legge. Non è riconoscibile invece il vantato indennizzo a favore dei titolari di SCIA (Segnalazione certificata inizio attività) e/o di altre autorizzazioni (stabilimenti balneari) per il posizionamento di attrezzature balneari sulla spiaggia libera. Questo perché sono già in possesso di una concessione demaniale marittima che attribuisce una posizione legittimante per quel tratto di spiaggia oggetto di concessione. Ed infatti non sono stati riconosciuti pregiudizi sull’esercizio esclusivo della propria attività imprenditoriale all’interno della predetta spiaggia in concessione.


Sotto altro aspetto, i giudici hanno invalidato quanto palesato dalla società ricorrente nel ricorso relativamente alla critica delle ragioni in base alle quali il Comune di Ugento ha adottato il regolamento perché strettamente connesso a valutazioni di pura convenienza economica. Se sul piano giuridico si è quindi certamente dinanzi ad un interessante orientamento ed indirizzo del giudice amministrativo, occorrerà attendere comunque i futuri risvolti in quanto l’ultimo grado di giudizio potrà o meno celebrarsi presso il Consiglio di Stato qualora la società ricorrente propenda o meno per il ricorso all’ultimo grado di giudizio.


Una battaglia legale quindi non ancora chiusa, ma che per il momento registra un vantaggio dell’Amministrazione comunale.

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10×10: la mia proposta per il centro storico e il commercio di Ugento

La crisi del commercio a Ugento è ormai un fatto assodato che sta portando con sé l’aggravarsi di una situazione economica generale che rischia di sfilacciare i delicati equilibri di un paese che sembra vivere in stand-by da circa 20 anni. I Negozi continuano a chiudere mentre il paese si trasforma lentamente in un’enorme quartiere dormitorio al servizio dei 50 giorni di piena stagione estiva.

Una situazione figlia di una crisi economica nazionale ma anche della completa mancanza di programmazione territoriale e commerciale nel comune di Ugento, che ancora oggi aspetta la redazione definitiva del PUG e di un piano del commercio che si possa dire tale.

Abbiamo già trattato su questa testata la faccenda, portando alla luce una realtà che è già ben nota a tutti: intere zone del nostro paese abbandonate avendo perso il presidio civico, oltre che economico, che il tessuto commerciale delle piccole attività rappresenta. Ma sottolineare tutti gli errori di 20 anni di completo immobilismo in questo senso non basta. Bisogna anche avanzare proposte concrete.

La mia è molto semplice, mutuata da altri comuni italiani in cui ha avuto un notevole successo, si chiama: 10×10 Ugento Riapre. Il principio è semplice, aiutare piccole attività commerciali ad insediarsi e fare rete nel centro storico di Ugento e Gemini attraverso l’erogazione di un contributo a fondo perduto di 10 mila euro e l’azzeramento delle tasse comunali per 10 anni, fino ad un massimo di 25 nuove attività che sottoscrivano un accordo d’intenti con il comune di Ugento.

La spesa per le casse pubbliche è presto calcolata, si tratta di un investimento da 250 mila euro una tantum, facilmente rinvenibili dai proventi della tassa di soggiorno, e un mancato gettito di circa 500 mila euro in 10 anni, gettito che comunque ora non esiste.

In pratica con meno della metà di quello che abbiamo speso per le piste ciclabili potremmo aiutare 25 famiglie a formarsi, 25 progetti a crescere e svilupparsi, 25 nuove speranze di vedere finalmente il nostro paese vivere, proprio in quei luoghi che per tanti anni abbiamo lasciato abbandonati: Via Sallentina e tutto il bellissimo borgo antico di Ugento, Piazza San Vincenzo e via Messapica, senza dimenticare piazza Regina Elena e tutto il fantastico borgo vecchio di Gemini.

Un’opportunità di sviluppo fattiva per il nostro paese e per i suoi abitanti, coloro che tutti i giorni lo vivono e permettono agli altri di poterlo vivere. Ed è proprio in questo senso che questa proposta diventa ancor più importante, perché oltre a 25 nuove attività, potremmo avere 25 nuovi commercianti messi in rete al servizio del nostro paese e della sua immagine nel mondo, sempre più importante nell’offerta turistica di un territorio che inizia a sentire forte la concorrenza di nuove mete esotiche.

Un piccolo investimento, senza gridare grosse cifre o chieder grazie ad amici in regione. Un gesto realizzabile per il bene di tutti noi. Una proposta che con il cuore sottopongo alle istituzioni del nostro paese, in particolar modo all’assessore Enzo Ozza, al sindaco Salvatore Chiga.

Una proposta che incontrando la volontà politica potrebbe essere scritta e attuata nel giro di pochi giorni.

E alla fine arrivarono i soviet. La crisi del commercio a Ugento

In un epoca di demonizzazione della politica e del suo macchiettistico sistema ammetto in età giovanile di aver fatto parte di gruppi politici organizzati. Si parla di 20 anni fa e in questo paese si parlava ancora di politica in piazza e non c’era certo paura di dire come la si pensava. Io dal canto mio ero convinto delle mie idee, al quale a Ugento in molti, ma in particolare uno, mi diceva sempre:

Ci era pe tie turnavine i soviet cu chiutine tuttu!

anonimo perso nel tempo

Mi torna in mente questa citazione, una delle tante e forse l’unica riportabile senza dover scrivere volgarità, quando un giovane ragazzo voleva portare istanze di sinistra alla ribalta dell’opinione pubblica di quei tempi, in cui un sms costava 200 lire e le ricariche dell’Omnitel erano da 5000.

Ma ancor più perplessità mi sovvengono nel notare come coloro che avversavano le mie idee con tali tesi, quasi tutti elettori dell’attuale sindaco di Ugento (quello vero), siano in questo momento sinceramente delusi e chiusi in sè stessi, provando un sincero senso di vergogna nell’assistere a quello che è diventato lo “spazio politico cittadino”.

Una linea di governo caratterizzata ormai da una manifesta amicizia a “sinistra”, più precisamente intesa con la presidente della regione Loredana Capone, di cui il capogruppo di maggioranza Vincenzo Scorrano è degno quadro.

Ed è quindi pensando tutto ciò che oggi guardo a questo paese, in cui i venditori di cartelli affittasi stanno accumulando ingenti fondi oltrefrontiera, realizzando che forse quell’anonimo perso nel tempo non aveva tutti i torti, forse è davvero arrivato il momento dei soviet nostrani che tutto quanto fanno chiudere, in una constatazione che può sembrare azzardata, ma che purtroppo è l’oggettiva realtà restituita dal collage delle vetrine vuote.

Cosa potrà mai dire quindi il capogruppo di maggioranza Vincenzo Scorrano a tutti coloro che in queste attività ci hanno lavorato? Quali sono le tesi con cui vorrà presentarsi a quelli che erano lavoratori ed operai, ragazzi e ragazze che su quel lavoro avevano magari puntato per poter mettere su famiglia, fare figli e continuare a dare un futuro a questo paese. Invece no. Si parla di centinaia di ragazzi che sono dovuti andare via, con il registro AIRE che conta un numero record di iscritti ugentini e il museo di Ugento che continua a dare lavoro esclusivamente a professionisti di fuori paese (solo per citare il caso più eclatante).

Sono in tanti ad aver sognato dei rappresentanti che finalmente potessero rappresentare le istanze tipiche della sinistra storica, basate sui diritti dei lavoratori e sul rispetto delle persone, in un paese che da anni soffre di una depressione economica e morale, dimostrata anche dai recenti dati sulla ricchezza pro-capite del nostro paese, che si conferma al quart’ultimo posto nella provincia nonostante i suoi 13km di costa.

Ci troviamo invece ad avere rappresentanti che continuano a fare favori a “sinistra” pur essendo stati eletti con i voti di destra, con un capogruppo iscritto al partito democratico che continua a essere malvisto dagli assessori di destra della sua stessa maggioranza, che mal digerisce le imposizioni della sua madrina politica, con il benestare del vero capobastone di quelli che una volta si chiamavano “cittadini protagonisti”.

Tutto questo a spese dei cittadini e del futuro del nostro paese, che vede arrivare a compimento le promesse fatte in questi ultimi 20 anni, in cui è mancata una vera programmazione economica del nostro territorio, che ha portato ad una vera e propria desertificazione commerciale del nostro paese.

Piccoli grandi eroi: gli imprenditori a Ugento

In un periodo di forte crisi economica, con la recessione alle porte che attende a braccetto di una folle guerra atomica, il tema della competitività e della produttività tornano ad essere centrali per molte aziende che rischiano di perdere larghe fasce di mercato.

La crisi delle materie prime sta costringendo alla chiusura forzata diverse aziende piene zeppe di commesse, e in alcuni casi hanno preferito pagare forti penali pur di non riavviare la produzione. Il caso più caldo in questo momento sono sicuramente le cartiere, aziende energivore che esigono una lunga catena trasformativa per funzionare e che per questo si stanno via via spegnendo in tutto il nostro paese.

Un fatto che potrà sembrare secondario, ma che si riverbera effettivamente sui costi di ogni tipo di prodotto, anche e soprattutto quelli editoriali come il nostro magazine mensile, che da dicembre scorso ad oggi ha avuto un aumento dei costi di quasi il 100%, costringendoci più volte a rivedere i nostri piani, rinunciando momentaneamente al piano di sviluppo editoriale che era stato prefissato all’inizio di quest’avventura.

Ma come noi sono in sofferenza ben più grave migliaia di piccole aziende che rappresentano il tessuto vivo della nostra società: piccoli ingranaggi economici che iniziano saltare nell’insieme di leve e contrappesi che da sempre ha fatto funzionare il nostro sistema economico, che mai come oggi appare fragile ed esposta alle bizze degli speculatori di turno.

Ma ci sono anche altri fattori, che particolarmente nel nostro paese, rischiano di far diventare gli imprenditori rari come i panda. Perché se è vero come è vero che Ugento è un paese di questo sconclusionato sud Italia, è anche vero che il nostro paese ha perso, negli anni, più di un’occasione per migliorare la vita degli imprenditori di questo vasto territorio.

una foto dall’alto della zona industriale di Ugento

Partendo da una zona industriale pressoché abbandonata a se stessa, occupata periodicamente da folti gruppi di ROM che trovano comodo campeggiare lungo lo stradone abbandonato che fu concepito a suo tempo per ospitare i capannoni che non si sono mai fatti, complice la totale mancanza di servizi, anche primari, come fogna ed acqua.

Un territorio come detto molto vasto, che per questo soffre di disservizi atavici, legati anche ai servizi essenziali come l’elettricità: è il caso di diverse aziende che si trovano tra Casarano e Ugento, che da anni subiscono danni dovuti agli sbalzi di tensione di una linea elettrica mai effettivamente rinnovata. Ma non solo, perché queste aziende sono le stesse che dopo pochi minuti di pioggia rischiano ogni volta di andare sott’acqua, come successo anche pochi giorni fa, con la via di Casarano che si è trasformata in un piccolo fiume.

Un fenomeno che diventa via via sempre più problematico, complici i cambiamenti climatici e la progressiva desertificazione dei terreni colpiti dalla xylella fastidiosa.

Ma non è tutto, perché nel 2022 il problema per le imprese di Ugento è sempre più legato alla rete Internet. La banda larga, presente in aree costiere come Mare Verde, non è utilizzabile su gran parte del centro abitato di Ugento, compresa la Zona industriale. Esistono aziende in via Mare che continuano a subire enormi disagi legati all’impossibilità di inviare e ricevere materiale digitale via internet. Stessa situazione per le aziende che si trovano fuori dal centro abitato, che molte volte faticano anche ad avere una rete gsm stabile. Di fatto a Ugento è impossibile impiantare aziende 4.0, essendo privo di una rete Internet stabile.

Un quadro che tratteggia quanto sia più difficile fare impresa qui rispetto ad altri posti, schizzando il ritratto di un imprenditore super eroe, che nonostante il ritardo infrastrutturale continua a rimanere sul mercato, misurandosi con colossi che dalla loro possono avere la fattiva collaborazione statale, vera e propria assente ingiustificata nel nostro paese.

Anche la burocrazia influisce in tutto questo: il Comune di Ugento infatti continua a subire sentenze da parte del TAR, che lo vede soccombente rispetto ad imprenditori che si sono visti negata l’opportunità di investire nel nostro territorio, con motivazioni che molte volte sono di natura meramente personale.

Il caso dell’imprenditore )di cui si è anche discusso in consiglio comunale) che per più di dieci anni si è visto negare il suo sacrosanto diritto di poter aprire un’area camper in zona Fontanelle è il caso più lampante, con il Comune di Ugento che è stato condannato a risarcire l’imprenditore con una cifra misera, rispetto ai milioni di euro di mancato fatturato causati da una decisone arbitraria presa dalla giunta guidata da Massimo Lecci.

Una foto di agosto scorso in zona Fontanelle

Cosa dire poi degli imprenditori del settore turistico, che mai come quest’anno hanno dovuto subire pesanti danni dall’iniziativa statale: Ugento continua ad essere la seconda meta turistica della Puglia ma ancora oggi non ha un servizio di trasporto pubblico messo a disposizione dei turisti estivi, non ha una stazione ferroviaria che si possa dire tale, non ha un servizio attivo di noleggio di bici e mezzi elettrici. Tutto questo in un angolo di paradiso che, soprattutto nella passata estate è stato caratterizzato, dalla presenza sempre crescente di discariche abusive, figlie della politica fallimentare della raccolta rifiuti varata dal Comune di Ugento, con una ricaduta negativa in termini di immagine di un settore che, ricordiamolo sempre, nel nostro paese è nato e si tiene in piedi unicamente per l’iniziativa privata.

Proprio per questo a mio avviso è sempre più urgente poter ricevere un aiuto fattivo dalla politica locale, che deve sforzarsi di capire i bisogni degli imprenditori o almeno provare a farlo. Un atto effettivamente davvero molto difficile per chi non ha mai timbrato un cartellino in vita sua o è stato allevato dalla tetta statale, ma che per questo non può costringere in ginocchio chi contribuisce a portare effettivamente avanti l’economia del nostro paese.

Il pensiero fisso che mi rimane a questo punto è uno solo: riuscireste a pensare cosa sarebbero i nostri imprenditori se avessero gli stessi mezzi dei loro colleghi di altri paesi?

Il Salento non è più la meta più desiderata dai turisti

Era nell’aria già da un po’ di tempo ma ora iniziano ad arrivare i primi numeri a confermarlo: Il Salento sta perdendo appeal nei confronti del grande turismo di massa, sempre di più attirato da nuove mete come quelle albanesi.

Si è appena concluso luglio e la sensazione è quella di un mese che non ha lasciato soddisfatti gli operatori economici della zona di Ugento e, più in generale, del basso Salento, con le presenze che iniziano a flettere rispetto a quelle dei passati anni. Un fenomeno del tutto prevedibile e figlio anche di numeri dopati dal lockdown e dalle varie emergenze covid in tutto il mondo.

A questo si aggiunge una profonda incertezza sul futuro legata alle previsioni di uno di quelli che potrebbe essere il peggior autunno da tantissimi anni a questa parte. In quest’ottica non è un caso che la maggior parte degli italiani che partiranno nei prossimi giorni ha prenotato soprattutto a ridosso della vacanza: più del 30% ha bloccato voli e alloggi a luglio, un altro 28% non prima di giugno 2022. Emerge da un’analisi fatta eDreams sulle abitudini di viaggio dei loro utenti.

Tra le mete più desiderate dagli italiani per queste settimane salgono sul podio Catania, seguita dall’ambitissima Tirana e da Palermo. In particolare, Catania è la prima scelta per i viaggiatori provenienti dal Piemonte, Tirana è in testa alle preferenze di prenotazione per chi parte da ben 7 regioni italiane, Emilia Romagna, Liguria, Marche, Puglia, Toscana, Umbria e Veneto.

L’altra città siciliana in vetta, Palermo, è luogo di villeggiatura per chi sarà in partenza da Lazio, Lombardia e Marche, mentre la prima destinazione sarda in classifica, Olbia, conquista in primis i viaggiatori che partiranno dal Veneto. Ma gli italiani che partono dalle meravigliose isole nazionali, Sicilia e Sardegna, invece, dove sono diretti in agosto? Scelgono su tutte le storiche città d’arte, una tendenza che li accomuna ai viaggiatori stranieri. Dalla Sardegna si parte soprattutto alla volta di Milano, Roma e Napoli. Dalla Sicilia le prime tre destinazioni sono Roma, Malta e Milano. Quasi la metà, il 46% degli italiani in vacanza ad agosto, viaggerà per un periodo dai 7 ai 13 giorni, il 18% si concederà un break di 5/6 giorni, mentre un 11% staccherà per un periodo più lungo, dai 14 ai 20 giorni.
Top 10 destinazioni preferite dagli italiani agosto 2022

1) Catania 2) Tirana 3) Palermo 4) Olbia  5) Barcellona 6) Cagliari  7) Ibiza  8) Napoli  9) Malta 10) Bari.

Tra i visitatori provenienti dall’estero per agosto si rilevano principalmente francesi (22%), seguiti da tedeschi (18%) e infine spagnoli (18%). Un’affluenza, quella proveniente dall’Europa, che per tutta la stagione estiva ha privilegiato le città d’arte rispetto ad altri tipi di destinazione. Inoltre, 4 turisti stranieri su 10 si fermeranno in Italia nelle prossime settimane per un periodo dai 7 ai 13 giorni, mentre solo il 5% visiterà il Belpaese con una permanenza molto breve, di due giorni. Top 10 destinazioni preferite dagli stranieri in Italia agosto 2022:

1) Roma 2) Milano 3) Venezia 4) Napoli 5) Palermo 6) Catania  7) Bari  8) Pisa  9) Bologna  10) Cagliari. (ANSA).

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