Una poiana salvata nel cimitero di Ugento

Una storia a lieto fine quella avvenuta questo pomeriggio intorno alle 18.00 nel cimitero comunale di Ugento, dove una poiana comune (nome scientifico Buteo buteo) è stata salvata grazie al pronto intervento di alcune figure chiave del territorio.

Ad accorgersi dell’animale in difficoltà è stato Vito Coletta, custode del cimitero, che ha notato il rapace all’interno di una cappella. Appariva debilitato, disidratato e probabilmente con un’ala fratturata. Senza perdere tempo, ha allertato la Protezione Civile, che è intervenuta sul posto insieme alla ditta di manutenzione cimiteriale gestita da Antonio e Graziano Coletta.

Il rapace, appartenente alla famiglia degli Accipitridi, la stessa di aquile e falchi, è stato recuperato con delicatezza. Dopo un primo soccorso e una fase di rifocillamento, è stato affidato alla Polizia Locale, che ha attivato la procedura per il trasferimento dell’animale al CRAS di Calimera, centro specializzato nel recupero della fauna selvatica.

La poiana comune è un rapace diurno molto diffuso nel Salento, dove è considerata specie nidificante. La sua presenza è indice di un ecosistema in equilibrio, e ogni salvataggio rappresenta un contributo prezioso alla tutela della biodiversità.

Un sentito ringraziamento va a tutti coloro che sono intervenuti tempestivamente, dimostrando ancora una volta come la collaborazione tra cittadini, istituzioni e associazioni possa fare la differenza anche per la fauna selvatica.

Mistero a Ugento: scomparsa cagnolina e sospetti di un lupo

Una foto della piccola Bianca, la cagnolina scomparsa

Una famiglia di Ugento è stata scossa da un misterioso e inquietante incidente che ha destato preoccupazione tra i residenti della zona. Una cagnolina di taglia media è scomparsa da diversi giorni, e l’ansia cresce per la sua sorte, alimentata dai timori che possa essere stata vittima di un lupo randagio. Il drammatico episodio è avvenuto nei pressi del centro abitato, lungo la vecchia strada di Felline, in una zona rurale adiacente alla campagna.

Le telecamere di sorveglianza posizionate nelle vicinanze hanno catturato dei momenti scioccanti che sembrano raffigurare l’aggressione di un grosso animale non identificato. I residenti e gli esperti si trovano ora di fronte a un dilemma: si tratta di un lupo selvatico o di un cane di razza simile? L’ambiguità dell’immagine ha sollevato una serie di interrogativi che alimentano il clima di incertezza e apprensione.

Le immagini registrate dalle telecamere mostrano l’animale non identificato che trasporta con sé una sagoma che sembra corrispondere a quella della cagnolina scomparsa. Questa scoperta ha aumentato i timori che la povera cagnolina sia caduta vittima di un feroce attacco, gettando un’ombra di tristezza sulla comunità locale e riportando alla luce il dibattito sulla coesistenza tra la fauna selvatica e gli animali domestici.

La possibilità che si tratti di un lupo randagio ha scatenato un dibattito tra esperti e cittadini, con opinioni divergenti su come affrontare il problema.

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La pubblicazione delle immagini catturate dalle telecamere di sorveglianza, insieme ai relativi ingrandimenti, rappresenta un tentativo da parte dei proprietari della piccola Bianca di raccogliere informazioni dalla comunità e aiutare a risolvere il caso. Questo è un appello alla solidarietà e alla collaborazione, mirato a scoprire la verità sull’incidente e a evitare che situazioni simili possano ripetersi.

In un momento in cui la coesistenza tra gli animali domestici e la fauna selvatica è un argomento di crescente rilevanza, episodi come questo gettano una luce su quanto sia importante promuovere pratiche di convivenza e di educazione per prevenire possibili conflitti. La triste scomparsa della cagnolina di Ugento dovrebbe servire da chiamare a tutti coloro che amano gli animali a essere attenti alla sicurezza dei propri compagni a quattro zampe, in un mondo in cui il rispetto per la natura e per ogni forma di vita è fondamentale.

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L’incidente a Ugento rappresenta una situazione delicata che mette in luce le sfide della coesistenza tra animali domestici e selvatici. La comunità locale è in attesa di ulteriori sviluppi, nella speranza che questo caso isolato possa portare a una riflessione più ampia sulla necessità di proteggere e rispettare tutte le forme di vita che abitano anche il parco naturale Litorale di Ugento.

A che punto è la stagione della nidificazione delle tartarughe?

Sul suggestivo litorale ugentino, come da 5 anni a questa parte, uno spettacolo naturale unico sta prendendo forma: la nidificazione delle tartarughe caretta caretta. Questi affascinanti rettili marini, noti per i loro instancabili viaggi attraverso mari e oceani, hanno scelto le spiagge pugliesi come luogo di deposizione dei loro preziosi nidi. Quest’anno, la Puglia si posiziona al quarto posto tra i siti di nidificazione italiani per la specie, con ben 27 nidi censiti. Una conferma della biodiversità e dell’importanza di queste coste.

Il cuore della nidificazione si concentra nella regione meridionale italiana, dove Sicilia, Calabria e Campania rimangono i principali punti di interesse per le tartarughe. Tuttavia, la Puglia non è da meno, rappresentando oltre l’8% delle nidificazioni nazionali. Di questi 27 nidi pugliesi, ben 21 sono stati deposti lungo il litorale sabbioso presente tra Torre San Giovanni e Santa Maria di Leuca, di cui ben 14, ovvero oltre il 66%, trovano casa nell’arenile ugentino.

Questi nidi, vero tesoro della natura, sono stati individuati grazie all’impegno instancabile dei volontari del gruppo “SeaTurtleWatcher” coordinati dagli operatori del Centro Recupero Tartarughe marine del Museo di Storia Naturale di Calimera . Questi appassionati guardiani della costa si dedicano al monitoraggio costante delle spiagge, alla ricerca di questi delicati luoghi di deposizione. Ma la sorpresa non finisce qui: ora si attende con ansia l’arrivo del momento magico, quello delle schiuse.

Siamo convinti che la stagione delle deposizioni del 2023 ci riserverà ancora tante meraviglie. Ecco perché il CRTM (Centro di Recupero Tartarughe Marine) sta già mettendo in moto le operazioni per assistere le schiuse dei piccoli tartarughini. L’organizzazione è alla ricerca di volontari motivati, desiderosi di condividere l’emozione di vedere nascere questi affascinanti esseri viventi.

Per coloro che desiderano contribuire a questa avventura avvincente, partecipando al monitoraggio e presidio dei nidi, il CRTM invita a contattarli al seguente numero: 3206586551. Ma quali sono i requisiti per unirsi a loro?

Innanzitutto, è necessario aver raggiunto la maggiore età e essere disponibili per turni in spiaggia di almeno tre giorni. Inoltre, è importante essere attrezzati con l’equipaggiamento da campeggio. Le zone coinvolte dalle nidificazioni si trovano nei territori di Ugento e Salve.

Il CRTM è pronto a condividere l’emozione di queste schiuse, un momento magico e cruciale per la sopravvivenza di queste creature marine. L’invito è rivolto a chiunque desideri partecipare e contribuire a proteggere e preservare questo straordinario spettacolo naturale.

Il martin Pescatore nel parco Litorale di Ugento

Il Parco naturale litorale di Ugento, grazie soprattutto alla presenza delle zone umide del sistema dei bacini, è uno dei siti più ricchi in Italia per quanto riguarda la presenza di specie avifaunistiche (migratorie e non). Questa massiccia presenza di specie volatili rendono il parco meta di studiosi e appassionati di
birdwatching che qui si recano per le loro osservazioni durante tutto l’anno.
In questo numero faremo la conoscenza del martin pescatore (Alcedo atthis), un piccolo volatile dai colori sgargianti che è possibile incontrare all’interno del parco.
Il Martin Pescatore nonostante sia diffuso in diversi paesi, è stanziale solo in aree dal clima mite come l’Italia meridionale, infatti gli esemplari che vivono in regioni dagli inverni rigidi, sono soliti effettuare brevi migrazioni, alla ricerca di temperature ideali.
Durante la migrazione è solito volare durante la notte e fermarsi a riposare al riparo della vegetazione durante il giorno.
Questo piccolo volatile conosciuto anche con il nome di Alcione, è caratterizzato da uno spettacolare piumaggio che va dal verde smeraldo al turchese brillante sul dorso, mentre il ventre è di colore arancione. Gli esemplari adulti raggiungono dimensioni comprese tra i 17 e i 25 cm, e un peso che va dai 26 ai 46 grammi.
Come suggerisce il nome, la dieta del Martin Pescatore si basa principalmente su piccoli pesci e crostacei, ma se necessario si nutre anche insetti e molluschi.
Si tratta di animali particolarmente silenziosi e solitari, che vivono nelle immediate vicinanze di corsi d’acqua, dove impiegano la maggior parte del tempo a pescare. Una volta individuata la propria zona di pesca, il Martin Pescatore è pronto a difenderla dall’invasione di altri esemplari, e si sposterà da essa
esclusivamente durante la stagione dell’accoppiamento alla ricerca di un partner.
La femmina depone dalle 2 alle 10 uova, in nidi posti in piccoli tunnel a ridosso dei corsi d’acqua, nei quali maschi e femmine si danno il turno per la cova. Dopo 25 giorni dalla schiusa i giovani martin pescatore sono in grado di volare e procacciarsi il cibo in autonomia e possono quindi abbandonare il nido.
A Torre San Giovanni, alcuni esemplari sono visibili anche nei pressi del lungomare, più precisamente nel canale che collega il bacino Sudenna al mare dove è facile vederli cimentarsi nel caratteristico volo a “spirito santo”, una tecnica che consiste nel rimanere sospesi immobili a pochi centimetri dal livello dell’acqua, muovendo velocemente soltanto le ali, nell’attesa di immergersi volando in picchiata per catturare la preda che mangerà dopo averla tramortita sbattendola sui rami o sugli argini utilizzando il suo lungo becco.
La sopravvivenza di questo pittoresco animale è strettamente legata alla salvaguardia del suo habitat, la cementificazione degli argini e l’inquinamento delle acque infatti rappresentano i suoi principali nemici.
Degno di nota è inoltre il primo avvistamento in Italia del ben più raro martin pescatore bianco nero, effettuato proprio nei bacini del parco di Ugento dal naturalista Roberto Gennaio. Questa specie stanziale in alcuni stati Africani, in Asia e in Cina meridionale, in Europa nidifica solo in Turchia mentre sverna in Israele, Cipro Polonia e raramente in Grecia. L’esemplare osservato a Torre San Giovanni, una femmina, ha svernato da novembre 2014 a gennaio 2015.
Quest’evento più unico che raro ha portato a Ugento studiosi e birdwatcher provenienti da tutta Europa.

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