Francesca Ozza, la seconda candidata di Ugento con il centrodestra

Il partito di centrodestra “Noi Moderati”, guidato a livello nazionale dall’onorevole Maurizio Lupi, rafforza il proprio radicamento nella provincia di Lecce e nel Salento. Dopo il congresso provinciale celebrato lo scorso 21 giugno a Gallipoli, il progetto politico entra nel vivo anche nel territorio salentino, dove sarà protagonista alle prossime elezioni regionali pugliesi a sostegno di Lobuono Presidente.

Tra i volti di punta del partito c’è Francesca Ozza, ugentina, segretaria provinciale di Noi Moderati Lecce e candidata nel collegio salentino. Con lei, Ugento conta così due rappresentanti impegnate nella coalizione di centrodestra.

Francesca Ozza ricopre diversi incarichi nel partito: è responsabile nazionale ai rapporti sindacali e alle politiche sociali, vicaria regionale per la Puglia, coordinatrice provinciale e coordinatrice cittadina di Ugento. Una figura di riferimento per il movimento moderato nel Salento, impegnata da tempo nel dialogo con i territori.

In un’intervista rilasciata nei mesi scorsi, la Ozza aveva delineato le linee guida del progetto politico:

“Il radicamento nel Salento nasce da un principio chiaro: la politica deve tornare tra le persone, nei comuni, tra le famiglie, le imprese e i giovani. Noi Moderati Lecce sceglie di costruire la propria rete partendo dal basso, ascoltando i bisogni reali e valorizzando le competenze del territorio”.

Il partito punta su sviluppo locale, politiche giovanili, welfare, infrastrutture, sicurezza, ambiente e valorizzazione culturale, con l’obiettivo di offrire una proposta politica seria e concreta, alternativa ai populismi e agli estremismi.

“Vogliamo dimostrare che esiste una politica diversa, fatta da persone per bene e pronte a servire e non ad apparire – ha sottolineato la coordinatrice provinciale –. Una politica che parte dai territori per costruire soluzioni condivise”.

Si tratta quindi di un’altra candidatura a Ugento, dopo quella di Silvia Rizzello annunciata proprio nei giorni scorsi da Forza Italia.

Un’ugentina corre per un posto in regione

Forza Italia rafforza la propria squadra in vista delle elezioni regionali del 23 e 24 novembre prossimi, annunciando la candidatura di Silvia Rizzello, componente del coordinamento cittadino di Ugento.

L’annuncio è arrivato attraverso i canali social del partito locale, con un post che recita:

“Con Paride Mazzotta e Silvia Rizzello vota Forza Italia per la crescita dei territori e per il buon governo!”

Una candidatura che può portare Ugento al centro della scena politica regionale e che si inserisce all’interno del progetto guidato da Paride Mazzotta, capogruppo di Forza Italia nella passata legislatura. Rizzello potrà contare sull’appoggio compatto del circolo cittadino, come testimonia la prima foto diffusa sui social, che la ritrae accanto al coordinatore Francesco Giannuzzi e a Giulio Lisi.

L’ingresso di Silvia Rizzello nella competizione elettorale rappresenta un segnale di rinnovato impegno per il territorio ugentino, da anni al centro di difficoltà legate all’abbandono e alla scarsa attenzione istituzionale. La candidatura mira a portare nel dibattito della campagna elettorale le istanze di una comunità che chiede sviluppo, infrastrutture, decoro urbano e nuove opportunità per i giovani.

Con la presenza di una candidata ugentina, Forza Italia punta a valorizzare le competenze locali e a rafforzare la propria rappresentanza nel basso Salento, in un’ottica di crescita condivisa e di rilancio dei territori.

Sono di sinistra ma non voterò Decaro

Si avvicina la data delle elezioni regionali in Puglia e, con l’ufficialità della candidatura a governatore di Antonio Decaro, cominciano a tessersi le fila di un gioco politico quanto mai complicato. Un gioco che, mai come in questa tornata, sembra ignorare del tutto le esigenze reali dei cittadini pugliesi, riducendosi a un’operazione di equilibrio interno tra correnti, poteri e spartizioni, con l’unico obiettivo di occupare le caselle giuste per riconquistare e mantenere il controllo del parlamentino regionale. Meccanismo che si sono resi visibili con lo spettacolo vergognoso di cui lo stesso Decaro si è reso protagonista nell’ultimo mese, contro colui che è di fatto il suo mentore e padre politico: Michele Emiliano. Una condizione addirittura rivendicata con fierezza dalle deliranti esternazioni del deputato dem Stefanazzi, riportate ieri sulla stampa nazionale.

Io sono di sinistra. Lo sanno tutti, non ne ho mai fatto mistero. Ma questo non significa che debba mettere da parte la mia dignità e la mia onestà intellettuale per votare ciecamente uno schieramento che riconosco ormai inquinato da corruzione, ricatti e giochi di potere che nulla hanno a che vedere con la buona politica. Votare non significa tifare il proprio schieramento aldilà di tutto . Allo stadio si può perdere il controllo e lasciarsi andare a comportamenti viscerali dettati dalla cieca passione. Ma la politica non è e non deve essere questo.

Il sistema che oggi domina il Partito Democratico pugliese si fonda sulla ricerca del favore personale, sull’uso sistematico di mezzucci e scorciatoie per ottenere consenso. Si arriva perfino a cercare voti tra chi appartiene allo schieramento avversario, a gonfiare il cosiddetto “civismo” fino a svuotarne ogni significato politico, e soprattutto a utilizzare in maniera scandalosa i fondi pubblici per finanziare associazioni amiche degli amici, in un meccanismo che sfiora continuamente il voto di scambio.

Di fronte a tutto questo, la mia scelta è innanzitutto un atto di dignità personale, prima ancora che politica: io voglio votare una persona onesta, materialmente e intellettualmente. Quella onestà che oggi non vedo più nel PD pugliese, ridotto a un comitato d’affari che da anni distribuisce favori e dispetti sull’altare del consenso, contribuendo a generare un distacco enorme tra politica e cittadini. Non è un caso che alle ultime tornate abbia votato meno della metà dell’elettorato (europee 2024).

Il problema è profondo: la percezione diffusa è che la politica, soprattutto a livello locale, sia diventata solo un terreno per i più furbi, pronti a stringere accordi trasversali, al di là di ogni credo politico, pur di spartirsi bandi, risorse e voti, rinviando di volta in volta la scadenza del proprio mandato. Il caso Delli Noci è solo l’ultimo di una lunga serie di scandali che hanno avvelenato la politica pugliese negli ultimi anni.

Da tempo vedo questo sistema come il male assoluto, e la sinistra pugliese ne è ormai vittima e complice dal dopo Vendola. È stato proprio Nichi Vendola l’ultima vera personalità capace di rappresentare una buona e autentica politica, presto però soffocata e inglobata da un PD che ne ha fagocitato istanze e pratiche.

Non è la prima volta che prendo una decisione del genere. Già anni fa mi rifiutai di votare Loredana Capone come candidata presidente della provincia di Lecce: una candidatura figlia dei peggiori inciuci e delle solite forzature, che mettevano da parte le forze sane della sinistra e vanificavano quanto di buono era stato costruito con Lorenzo Ria prima e con Pellegrino dopo. Anche allora la Capone subì una pesantissima sconfitta (una delle tante della sua carriera politica), dovuta proprio all’astensionismo dell’elettorato progressista, un elettorato che ancora oggi esiste ma che si rifiuta di dare il voto a candidati “rosa sbiaditi”, incapaci di parlare di proposte politiche moderne, e ripiegati su slogan vuoti dettati dalla rete o dalla contingenza sociale.

Eppure, oggi, dopo anni di astensionismo che mi ero imposto come forma di protesta, tornerò a votare. Lo farò perché ho capito che il tasso di astensionismo nel nostro Paese ha ormai raggiunto livelli critici. Un tempo credevo che, scendendo sotto il 50%, la politica avrebbe sentito la necessità di darsi una regola, una strigliata, un nuovo ordine. Ho compreso invece che la cattiva politica e i comitati d’affari che oggi reggono i partiti popolari desiderano esattamente questo: meno persone vanno a votare, più semplice diventa per loro spartirsi potere e poltrone.

Un esempio lampante l’abbiamo avuto di recente ad Ugento, dove un numero ridottissimo di cittadini, la minoranza della minoranza, è riuscito a eleggere un sindaco che governa con arroganza immane, rappresentando solo ed esclusivamente gli interessi dei suoi pochi elettori. Mai prima d’ora un sindaco era stato eletto con così pochi voti, eppure continua a governare come se avesse un mandato plebiscitario, alimentando ulteriormente la sfiducia dei cittadini, che non vedono più nei rappresentanti politici dei delegati degni, ma avversari da abbattere.

Il mio sarà quindi un voto di protesta, che darò alla fazione opposta a quella di Decaro, qualunque essa sia. Ma sono anche consapevole che questo gesto risulterà totalmente inutile: Decaro vincerà le prossime elezioni regionali perché è forte di un consenso che, soprattutto nel barese, ha numeri insuperabili da parte di tutti gli altri. Ma ciò non toglie che io voglia affermare con il voto la mia distanza da un sistema che considero ormai irrecuperabile.

Noi salentini, ancora una volta, saremo i primi a subire le conseguenze di questa vittoria, diventando sempre di più periferia della periferia nella nostra stessa regione. Un destino segnato da anni di lento declino, frutto di un civismo baricentrico che ha premiato il capoluogo e marginalizzato i territori del Sud Salento. Saranno queste le vere motivazioni profonde di un declino che continuerà, socialmente e politicamente, e sarà figlio anche delle scelte che si stanno facendo in queste ore nei palazzi romani, sulla testa di tutti noi.

Io continuo a sentirmi di sinistra, perché credo nei diritti di tutti, a partire dai più deboli. Ma oggi vedo una sinistra che invece difende solo i diritti di alcuni, che preferisce occuparsi del popolo delle ZTL piuttosto che degli operai, veri orfani della rappresentanza. E questo errore rischia di spingere sempre più persone verso fenomeni di eversione democratica, verso candidati border line come Vannacci e verso la destra più becera, che continua a esprimersi con vecchi e desueti slogan anti-comunisti.

Ecco perché io, pur essendo di sinistra, non voterò Decaro.

Dopo i rumor su Mellone ci saranno “nuove destinazioni” anche a Ugento?

Mentre a Nardò si prospetta il “grande salto” di Pippi Mellone verso la Regione Puglia, non possiamo fare a meno di pensare a quanto sarebbe edificante vedere un simile percorso replicato anche nella virtuosa Ugento. Dopotutto, perché limitare a una sola città il privilegio di vedere i propri amministratori puntare a più ambiziosi lidi?

L’esempio di Mellone, che con sapiente tempismo si prepara a lasciare il Comune proprio quando si iniziano a intravedere le “condizioni del bilancio comunale”, potrebbe essere di ispirazione. Gli amministratori ugentini potrebbero cogliere questa preziosa opportunità per dimostrare come la loro gestione sia stata così brillante da meritare una promozione regionale, sull’onda del successo natalizio che ha visto la stretta collaborazione dei due enti, con la Regione che ha finanziato tutti gli sfizi dell’amministrazione di Ugento.

I cittadini di Ugento sarebbero certamente entusiasti di poter esprimere il loro “apprezzamento” nelle urne regionali, magari proprio dopo aver ammirato l’ultimo bilancio comunale. Quale modo migliore per premiare anni di amministrazione illuminata se non con un seggio in Consiglio regionale?

Naturalmente, seguendo il modello neretino, sarebbe opportuno annunciare le dimissioni in concomitanza con qualche festa patronale, per aggiungere quel tocco di solennità che solo le manifestazioni religiose sanno dare alle manovre politiche; e allora quale migliore occasione per i festeggiamenti del patrono S. Vincenzo il prossimo 22 gennaio, una data perfetta per portare Ugento alla doppia votazione nel prossimo turno elettorale regionale.

E pensare che alcuni maligni sostengono che la politica locale sia distante dai cittadini! Cosa c’è di più vicino ai cittadini del vedere i propri amministratori cercare nuove sfide proprio quando i nodi vengono al pettine?

La tempistica, poi, sarebbe perfetta: proprio mentre Mellone si prepara al suo “grande salto” con il 75% dei consensi del 2021, gli amministratori ugentini, dall’alto dei loro 30 voti di scarto nelle ultime elezioni, potrebbero dimostrare come la loro gestione abbia saputo raccogliere un consenso altrettanto memorabile.

Ma le similitudini con Mellone non si fermano qua, se si considera che il sindaco di Nardò sta pensando ad un cambio di partito che possa permettergli di approdare in consiglio regionale, un po’ come fatto già più volte da alcuni esponenti politici di Ugento, partiti da destra e poi finiti per interessi nella galassia della nuova “sinistra” arancione, con lo stipendio del comune di Ugento che non è mai mancato di arrivare puntuale ogni mese da ormai 23 anni.

D’altronde, se a Nardò si parla di “successione segnata”, perché non replicare questo edificante esempio di democrazia anche a Ugento? I cittadini non aspettano altro che poter esprimere la loro gratitudine nelle urne regionali.

Siamo certi che gli ugentini saprebbero ricompensare adeguatamente tanto zelo amministrativo. E quale premio migliore se non un seggio in Consiglio regionale? Dopotutto, se il bilancio comunale è in condizioni così floride, perché non portare questa competenza a livello regionale?

La palla passa ora agli amministratori ugentini: sapranno cogliere questa preziosa opportunità di “promozione”? I cittadini attendono trepidanti, pronti a esprimere tutto il loro “entusiasmo” nell’urna elettorale.

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