Ambiente e Territorio
C’è anche il mare violato.
Nei giorni scorsi è stato presentato il rapporto “Mare monstrum 2022” di Legambiente. Sulla scorta dei dati forniti dal Comando generale del Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera, dall’Arma dei carabinieri (in particolare i Comandi Unità forestali, ambientali e agroforestali, Tutela ambientale e transizione ecologica, Tutela del lavoro e Tutela della salute), dalla Guardia di Finanza e dai Corpi forestali delle regioni a statuto speciale, la prestigiosa associazione ambientalista ha elaborato l’edizione 2022 del rapporto “Mare monstrum, scaricabile sul seguente link: https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2021/11/Rapporto-Mare-Monstrum-2022.pdf .
Il documento prende in considerazione quattro macrocategorie: ciclo illegale del cemento (abusivismo edilizio), inquinamento e rifiuti, pesca di frodo, violazione delle norme sulla navigazione e sul diporto nautico anche nelle aree marine protette. Tale distinzione è importante perché dà la possibilità a tutti di comprendere le tipologie di violazioni ed i danni arrecati al “mare”, che oltre ad essere di tipo amministrativo, il classico “verbale”, riguardano purtroppo quelle azioni e quei comportamenti illegali particolarmente gravi che arrivano a vere e proprie forme di disastro e inquinamento ambientale. La vasta gamma di illeciti amministrativi, meno gravi sicuramente dei delitti ambientali inseriti nel Codice penale, spesso, come accade contro la pesca di frodo, sono l’unica “arma”, assai spuntata, su cui possono contare le donne e gli uomini impegnati nei controlli di legalità in mare e lungo le coste. La constatazione è che non esistono giuridicamente forme di reati tali da poter contrastare tali condotte. In tale contesto si insinuano quelle “forme di neutralizzazione” elaborate da un noto criminologo come David Matza. Sostanzialmente ad ognuno è capitato di dire: “ma non ho fatto male a nessuno lasciando le sdraio e l’ombrellone sulla spiaggia libera!”. Invece è un’occupazione abusiva di area demaniale. Od ancora: “In fondo, che danno ho arrecato al mare anche se ho superato il quantitativo massimo consentito ad un pescatore sportivo?”. Invece è una grave violazione della disciplina sulla pesca sportiva che viene ancor più ad essere aggravata quando il pescato viene venduto in nero ad una pescheria che lo rivende triplicando il prezzo. Ciò che emerge dal rapporto è che la Puglia è terza nella classifica delle regioni italiane per illeciti su mare e coste, con 6.032 infrazioni accertate. Nella nostra regione si commettono sette infrazioni per ogni chilometro di costa. Nella classifica dell’illegalità sul ciclo del cemento (abusivismo edilizio lungo le coste!), la Puglia figura al quarto posto con 2.712 infrazioni accertate, il 9,8% sul dato nazionale, con 10.670 persone denunciate e arrestate e 320 sequestri effettuati. È sconcertante che nel Salento, come noto vanta diverse bandiere blu, vi siano le coste predilette dai paladini del cemento illegale. Un risultato che trova conforto anche nell’ultima relazione annuale sull’abusivismo edilizio della Regione. Il Comune con il maggior numero di pratiche aperte nel 2021 risulta quello di Nardò, con 65 fascicoli. In provincia di Lecce, in un anno, i casi registrati sono saliti del 52%. Nel Gargano, invece, c’è uno degli ecomostri diffusi più devastanti del Paese: il villaggio abusivo di Torre Mileto a Lesina, fatto da migliaia di seconde case senza fondamenta e allacci su una lingua di sabbia che divide il mare dal lago.
La Puglia si colloca poi al quinto posto per reati legati al ciclo di rifiuti e in genere a fenomeni di inquinamento marino: 1.182 i reati contestati nel 2021, l’8,5% del totale. Per quanto riguarda i reati legati alla pesca illegale, la Puglia guida la classifica generale con 223 tonnellate di prodotti ittici sequestrati (circa 124 tonnellate tra pesce, caviale, salmone, pesce spada e tonno rosso; più di 96 tonnellate di datteri, crostacei e molluschi; 1,8 tonnellate di novellame.
Che fare quindi? Cosa può fare il singolo cittadino? Cosa possono fare le istituzioni?
Ci sarebbe molto da scrivere per dare delle risposte utili a quesiti così complessi. Personalmente ritengo che occorra comprendere che ognuno deve fare la propria parte. Non chiedere ciò che non gli è dovuto. E soprattutto non pretendere che siano sempre gli altri a dover fare. Forse ha ragione Kennedy nel dire: “Non chiedete cosa può fare il vostro Paese per voi, chiedete cosa potete fare voi per il vostro Paese». Credo che i tempi siano ormai maturi per chiederci, come ugentini in particolare, che cosa ognuno di noi può fare per il nostro straordinario ma martoriato territorio. Bisogna rimboccarsi le maniche per costruire un senso di comunità, riacquistare dignità civica e soprattutto imparare a voler bene a tutto ciò che ci circonda, perché è nostro, ma l’abbiamo preso in prestito.