Connect with us

Ambiente e Territorio

Tumori nel basso Salento: un’allarmante realtà che esige risposte

Published

on

CONDIVIDI SUBITO QUESTO ARTICOLO
TEMPO DI LETTURA 2 MinutI

Esistono numeri che raccontano storie più di mille parole, freddi e apparentemente distaccati, ma in grado di scuotere le coscienze e alimentare domande urgenti. I dati raccolti nell’Atlante Tumori ASL Lecce 2024 rivelano una realtà ineludibile: nel basso Salento, tra Ugento, Nardò, Casarano e Gallipoli, l’incidenza delle neoplasie presenta picchi che superano la media provinciale e regionale, lasciando trasparire un quadro che merita di essere analizzato senza remore, con il coraggio di guardare oltre le mere statistiche.

In particolare, un’ombra si allunga su Ugento, dove il tumore alla tiroide assume contorni preoccupanti. Il rapporto tra i casi osservati e quelli attesi raggiunge il 321,5% tra gli uomini, un dato sconcertante che non può essere ignorato. Tra le donne, sebbene l’incidenza sia inferiore (84,9%), il problema resta evidente. L’intero distretto di Casarano, che comprende Ugento, segue la stessa tendenza con un’incidenza del 130% negli uomini e 109,2% nelle donne. È un dato anomalo, un campanello d’allarme che impone interrogativi scomodi e impellenti: quali sono le cause di questa diffusione? E, soprattutto, cosa si sta facendo per fermarla?

Non è solo il tumore alla tiroide a destare inquietudine. A Nardò, l’incidenza del tumore al polmone è del 128,5% tra gli uomini e del 138,9% tra le donne, mentre a Casarano il cancro allo stomaco e al fegato supera ampiamente i valori medi attesi. Gallipoli, dal canto suo, registra un’incidenza elevata di melanomi cutanei, segnale di un problema che potrebbe avere radici profonde nell’inquinamento ambientale e nell’esposizione a sostanze tossiche.

Le ipotesi sulle cause si intrecciano in un groviglio di sospetti: contaminazione del suolo e delle falde acquifere, esposizione a metalli pesanti, smaltimento illecito di rifiuti, fattori genetici e abitudini alimentari. Troppe domande restano senza risposta, troppe incertezze si annidano dietro numeri che rappresentano vite spezzate, famiglie devastate, comunità ferite.

Ma se i dati preoccupano, ancor più inquietante è il silenzio che spesso li circonda. Eppure, nel corso degli anni, la popolazione ha dimostrato di non voler restare inerme di fronte a questa emergenza. A Ugento, Acquarica e Presicce, le proteste si sono susseguite con tenacia. Associazioni locali, gruppi spontanei di cittadini e comitati hanno più volte chiesto verità e giustizia, affiancando la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT) in una battaglia che non può e non deve essere ignorata.

A incarnare questa lotta vi è il dottor Giuseppe Serravezza, oncologo da sempre in prima linea nel denunciare la necessità di uno studio approfondito sulle cause ambientali dell’epidemia tumorale nel Salento. Con la sua voce ferma, ma mai rassegnata, ha più volte invocato un atlante epidemiologico aggiornato e una ricerca sistematica che vada oltre i meri rilevamenti statistici. Un’esigenza che non è solo scientifica, ma etica e sociale.

E allora, cosa resta da fare? Non si può più tergiversare. È necessaria un’indagine capillare sugli agenti cancerogeni presenti nell’ambiente, un monitoraggio costante delle acque, dell’aria e dei suoli, politiche di prevenzione incisive e non più rimandabili. Le istituzioni devono rispondere, la scienza deve indagare, la società deve vigilare. Perché dietro quei numeri, dietro quelle percentuali asettiche, ci sono storie, volti, vite che meritano rispetto e tutela.

SCARICA L’ATLANTE COMPLETO

Pubblicità