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Ambiente e Territorio

Condannata l’Italia per la cattiva gestione dei rifiuti

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Con una sentenza dello scorso 19 ottobre, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha riscontrato la violazione dell’art. 8 della Convenzione Europea sui diritti dell’uomo (CEDU). In particolare è stata dichiarata la violazione del diritto al rispetto della vita privata e familiare da parte dell’Italia perpetrata con la cattiva gestione dei servizi di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti nella regione Campania. Una gestione che ha certamente molta comunanza con quella attuata negli anni anche in Puglia ed in particolare nel Salento e nel nostro territorio. Non dimentichiamo che la discarica Burgesi, ora in regime di post- gestione è una discarica nata in un particolare periodo storico e politico. Unico caso di discarica nata in sanatoria. 

La Corte ha riconosciuto la violazione dei diritti di diciannove cittadini, residenti a Caserta e San Nicola La Strada. Costoro sostenevano essenzialmente che le autorità italiane avessero omesso di garantire il corretto funzionamento del servizio pubblico di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti nella loro zona di residenza, nonché di mettere in sicurezza e bonificare la discarica sita nell’area Lo Uttaro, causando gravi danni all’ambiente e mettendo in pericolo la salute degli abitanti dell’area interessata, danneggiandone la vita privata. La “crisi della gestione dei rifiuti” in Campania si è protratta per 15 anni, così come del resto è accaduto nella nostra Regione per lunghi periodi di tempo.

I cittadini ricorrenti si dolevano della violazione del loro diritto alla vita (art. 2 CEDU), del loro diritto al rispetto della vita privata e del loro domicilio (art. 8 CEDU, profilo sostanziale e procedurale), del loro diritto a non essere discriminati (art. 14 CEDU), nonché, con riferimento alla possibilità di ottenere la restituzione delle tasse che avevano pagato per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, la violazione del diritto all’equo processo (art. 6 par. 1 CEDU), del diritto ad un ricorso effettivo (art. 13 CEDU) ed infine del diritto al rispetto dei propri beni (art. 1 Protocollo 1 alla CEDU). La Corte, con la sentenza, ha accolto il ricorso sotto il profilo della violazione sostanziale dell’art. 8 CEDU, dichiarandolo per il resto inammissibile (con riferimento alle doglianze sollevate relativamente agli artt. 6 par. 1 e 13 CEDU, nonché all’art. 1 Protocollo 1 alla CEDU e dell’art. 2 e 14 CEDU, per incompatibilità ratione materiae con la Convenzione e perché manifestamente infondate). Sebbene non si potesse affermare, a causa della mancanza di prove mediche, che l’inquinamento derivante dalla crisi della gestione dei rifiuti avesse causato danni alla salute dei ricorrenti, era tuttavia possibile stabilire, tenendo conto dei rapporti ufficiali e dei documenti disponibili, che vivere in un’area caratterizzata dalla massiccia presenza di rifiuti, in violazione delle norme di igiene e sicurezza applicabili, aveva reso i ricorrenti più vulnerabili a diverse malattie. Per la Corte di Strasburgo, un rilevante inquinamento ambientale può senz’altro influire sul benessere delle comunità al punto tale da pregiudicare la loro vita privata, senza per questo mettere in pericolo la loro salute. 

Se pensiamo alla gestione della discarica Burgesi ed a tutto ciò che ad essa è riferibile, specie per ciò che attiene il “silenzio assordante” di chi per anni seduto sul trono ha solo “ciurlato nel manico”, non tralasciando i più recenti studi che confermano un aumento delle malattie oncologiche ed ovviamente la questione, ancora aperta, del PCB, possiamo renderci conto che anche nei confronti delle popolazioni di Ugento, Gemini e Aquarica – Presicce le autorità siano verosimilmente venute meno al loro obbligo positivo di adottare tutte le misure necessarie a garantire l’effettiva tutela del diritto dei ricorrenti al rispetto del loro domicilio e della loro vita privata, violando, per tale via, l’art. 8 della Convenzione.

La prova di quanto appena detto sta proprio nel fatto che tra i banchi della maggioranza e della minoranza non si pronuncia quasi mai “Burgesi”, salvo ricordarsene in campagna elettorale. Non ci si chiede che fine abbiano fatto i risultati dei campionamenti, per i quali sono stati stanziati soldi pubblici. A che punto sia, e con quali riscontri, l’attuazione del piano straordinario di verifica ambientale. 

Forse è meglio aspettare la prossima campagna elettorale per sapere qualcosa.

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