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Coppia di turisti derubata a TSG: lieto fine grazie all’Intervento di un Volontario Cleanuppers

storia a lieto fine a torre san giovanni

Un tranquillo giorno estivo si è trasformato in un’esperienza travagliata per una coppia di turisti romani in viaggio da Leuca a Nardò. La loro avventura si è trasformata in una situazione da incubo quando hanno deciso di fare una breve pausa presso un noto lido balneare di Torre San Giovanni per un rinfrescante bagno. Ciò che doveva essere un momento di relax e divertimento si è rapidamente trasformato in un episodio sconvolgente quando ladri senza scrupoli hanno approfittato dell’occasione per rubare le loro valige.

Mentre la coppia si godeva l’acqua cristallina, ignari dei pericoli che si celavano nei paraggi, i ladri hanno sfruttato l’assenza dei proprietari per forzare la serratura della loro auto per portare via le loro valigie. Queste contenevano non solo i vestiti e gli oggetti personali necessari per la loro vacanza, ma anche qualcosa di molto più prezioso: farmaci vitali per la signora diabetica. La coppia ha dovuto affrontare non solo la perdita materiale, ma anche il rischio immediato per la salute della donna.

Tuttavia, la fortuna sembra avere un modo di fare capolino nelle situazioni più difficili. Circa un’ora dopo il furto, un volonrario Cleanuppers, che si dedicava a mantenere le spiagge e l’ambiente circostante pulito e sicuro, ha fatto una scoperta sorprendente. Due valige abbandonate in un’area remota e ha deciso di controllarne il contenuto. Attraverso i documenti all’interno delle valige, il volontario ha subito intuito che c’era qualcosa di sbagliato. Le valige sembravano essere refurtiva.

Immediatamente, il volontario ha contattato la coppia di turisti. Con grande sollievo, i proprietari hanno risposto alla chiamata e si sono precipitati sul luogo per recuperare ciò che era stato loro sottratto. Fortunatamente, nonostante l’esperienza traumatica, le valige non contenevano nulla di valore materiale. Tuttavia, l’aspetto più prezioso di questo recupero era la riconsegna dei farmaci vitali alla signora diabetica, ripristinando la sua salute e tranquillità.

L’incontro tra i turisti e il volontario Cleanuppers è stato un toccante momento di condivisione umana. La coppia ha espresso la loro gratitudine per l’intervento celere e premuroso del volontario che ha permesso loro di recuperare non solo gli oggetti materiali, ma anche un senso di sicurezza. Dopo aver condiviso qualche bevanda rinfrescante e scambiato alcune parole di gratitudine, la coppia ha potuto finalmente riprendere la loro vacanza con un sorriso sulle labbra.

Questo episodio è un potente ricordo dell’importanza della solidarietà e della gentilezza umana. Il volontariato e la dedizione di individui come i Cleanuppers non solo contribuiscono a mantenere l’ambiente pulito, ma possono anche fare la differenza nella vita delle persone. In un momento in cui le notizie spesso sono dominate da storie di crimini e tragedie, questa vicenda ci ricorda che ci sono ancora persone disposte a fare il bene, a tenere una mano amica quando più serve.

In definitiva, il racconto dei turisti romani che hanno subito il furto delle loro valige, per essere poi soccorsi da un volontario dal cuore grande, è una storia di speranza e riscatto. Riflette la resilienza umana di fronte alle avversità e la capacità di superare gli ostacoli quando le persone si uniscono per il bene comune. Che questa vicenda possa ispirarci tutti a essere più consapevoli e compassionevoli verso coloro che ci rivolgono la parola, e a riconoscere il potenziale di cambiamento positivo che ciascuno di noi può apportare nella vita degli altri.

Mistero a Ugento: scomparsa cagnolina e sospetti di un lupo

lupo nelle campagne di ugento
Una foto della piccola Bianca, la cagnolina scomparsa

Una famiglia di Ugento è stata scossa da un misterioso e inquietante incidente che ha destato preoccupazione tra i residenti della zona. Una cagnolina di taglia media è scomparsa da diversi giorni, e l’ansia cresce per la sua sorte, alimentata dai timori che possa essere stata vittima di un lupo randagio. Il drammatico episodio è avvenuto nei pressi del centro abitato, lungo la vecchia strada di Felline, in una zona rurale adiacente alla campagna.

Le telecamere di sorveglianza posizionate nelle vicinanze hanno catturato dei momenti scioccanti che sembrano raffigurare l’aggressione di un grosso animale non identificato. I residenti e gli esperti si trovano ora di fronte a un dilemma: si tratta di un lupo selvatico o di un cane di razza simile? L’ambiguità dell’immagine ha sollevato una serie di interrogativi che alimentano il clima di incertezza e apprensione.

Le immagini registrate dalle telecamere mostrano l’animale non identificato che trasporta con sé una sagoma che sembra corrispondere a quella della cagnolina scomparsa. Questa scoperta ha aumentato i timori che la povera cagnolina sia caduta vittima di un feroce attacco, gettando un’ombra di tristezza sulla comunità locale e riportando alla luce il dibattito sulla coesistenza tra la fauna selvatica e gli animali domestici.

La possibilità che si tratti di un lupo randagio ha scatenato un dibattito tra esperti e cittadini, con opinioni divergenti su come affrontare il problema.

La pubblicazione delle immagini catturate dalle telecamere di sorveglianza, insieme ai relativi ingrandimenti, rappresenta un tentativo da parte dei proprietari della piccola Bianca di raccogliere informazioni dalla comunità e aiutare a risolvere il caso. Questo è un appello alla solidarietà e alla collaborazione, mirato a scoprire la verità sull’incidente e a evitare che situazioni simili possano ripetersi.

In un momento in cui la coesistenza tra gli animali domestici e la fauna selvatica è un argomento di crescente rilevanza, episodi come questo gettano una luce su quanto sia importante promuovere pratiche di convivenza e di educazione per prevenire possibili conflitti. La triste scomparsa della cagnolina di Ugento dovrebbe servire da chiamare a tutti coloro che amano gli animali a essere attenti alla sicurezza dei propri compagni a quattro zampe, in un mondo in cui il rispetto per la natura e per ogni forma di vita è fondamentale.

L’incidente a Ugento rappresenta una situazione delicata che mette in luce le sfide della coesistenza tra animali domestici e selvatici. La comunità locale è in attesa di ulteriori sviluppi, nella speranza che questo caso isolato possa portare a una riflessione più ampia sulla necessità di proteggere e rispettare tutte le forme di vita che abitano anche il parco naturale Litorale di Ugento.

Parte bene la nuova stagione dell’Ugento Calcio

torna il calcio giocato

Nel Comunale di Ugento, si è svolto il primo incontro d’allenamento tra la squadra di casa e il Città di Gallipoli, una squadra che quest’anno ambisce a far segnare il suo nome nella serie D di calcio. Nonostante il caldo estivo di agosto, l’atmosfera era pervasa da una gioiosa eccitazione, con gli spalti già gremiti di appassionati pronti a tifare per le loro squadre del cuore.

Il risultato della partita ha decretato la parità, con entrambe le squadre che hanno segnato tre gol ciascuna. Il protagonista dell’Ugento è stato Diego Vargas, che ha messo a segno un prezioso gol per la sua squadra. Tuttavia, è stato Paco Iborra a brillare nel finale con una doppietta che ha scaldato gli animi dei tifosi. Questo primo confronto ha dimostrato l’energia e la determinazione che entrambe le squadre hanno messo in campo, segnando l’inizio di una stagione di competizione e passione.

L’amichevole ha anche offerto l’opportunità di valutare le nuove aggiunte alla rosa dell’Ugento Calcio. I nuovi giocatori hanno dimostrato di essere pronti a sfidare il prossimo campionato, lasciando intendere che la squadra potrebbe avere un futuro promettente. In un anno in cui l’obiettivo della salvezza sembra essere un compito sempre più arduo, considerando la recente riduzione a girone unico del campionato di eccellenza, i sostenitori dell’Ugento possono trovare conforto nel fatto che la squadra sembra pronta a lottare e dimostrare il proprio valore.

L’allenatore dell’Ugento, Mimmo Oliva, non ha nascosto la sua soddisfazione per la performance dei suoi giocatori. Le sue parole hanno fatto emergere un senso di unità e determinazione all’interno della squadra, elementi fondamentali per affrontare la stagione che verrà, con le prime dichiarazioni ufficiali che avverranno nella conferenza stampa settimanale.

Non è sbagliato dire che questa partita tra Ugento Calcio e Città di Gallipoli è stata più di una semplice partita di calcio estiva. Ha rappresentato l’inizio di un nuovo capitolo per entrambe le squadre, un’opportunità per dimostrare il loro valore e stabilire una solida base per la stagione imminente. Gli appassionati hanno già cominciato a sostenere le loro squadre del cuore con entusiasmo, nella speranza che questa sia solo la prima di molte sfide emozionanti che verranno.

A che punto è la stagione della nidificazione delle tartarughe?

a che punto è la stagione di nidificazione delle tartarughe

Sul suggestivo litorale ugentino, come da 5 anni a questa parte, uno spettacolo naturale unico sta prendendo forma: la nidificazione delle tartarughe caretta caretta. Questi affascinanti rettili marini, noti per i loro instancabili viaggi attraverso mari e oceani, hanno scelto le spiagge pugliesi come luogo di deposizione dei loro preziosi nidi. Quest’anno, la Puglia si posiziona al quarto posto tra i siti di nidificazione italiani per la specie, con ben 27 nidi censiti. Una conferma della biodiversità e dell’importanza di queste coste.

Il cuore della nidificazione si concentra nella regione meridionale italiana, dove Sicilia, Calabria e Campania rimangono i principali punti di interesse per le tartarughe. Tuttavia, la Puglia non è da meno, rappresentando oltre l’8% delle nidificazioni nazionali. Di questi 27 nidi pugliesi, ben 21 sono stati deposti lungo il litorale sabbioso presente tra Torre San Giovanni e Santa Maria di Leuca, di cui ben 14, ovvero oltre il 66%, trovano casa nell’arenile ugentino.

Questi nidi, vero tesoro della natura, sono stati individuati grazie all’impegno instancabile dei volontari del gruppo “SeaTurtleWatcher” coordinati dagli operatori del Centro Recupero Tartarughe marine del Museo di Storia Naturale di Calimera . Questi appassionati guardiani della costa si dedicano al monitoraggio costante delle spiagge, alla ricerca di questi delicati luoghi di deposizione. Ma la sorpresa non finisce qui: ora si attende con ansia l’arrivo del momento magico, quello delle schiuse.

Siamo convinti che la stagione delle deposizioni del 2023 ci riserverà ancora tante meraviglie. Ecco perché il CRTM (Centro di Recupero Tartarughe Marine) sta già mettendo in moto le operazioni per assistere le schiuse dei piccoli tartarughini. L’organizzazione è alla ricerca di volontari motivati, desiderosi di condividere l’emozione di vedere nascere questi affascinanti esseri viventi.

Per coloro che desiderano contribuire a questa avventura avvincente, partecipando al monitoraggio e presidio dei nidi, il CRTM invita a contattarli al seguente numero: 3206586551. Ma quali sono i requisiti per unirsi a loro?

Innanzitutto, è necessario aver raggiunto la maggiore età e essere disponibili per turni in spiaggia di almeno tre giorni. Inoltre, è importante essere attrezzati con l’equipaggiamento da campeggio. Le zone coinvolte dalle nidificazioni si trovano nei territori di Ugento e Salve.

Il CRTM è pronto a condividere l’emozione di queste schiuse, un momento magico e cruciale per la sopravvivenza di queste creature marine. L’invito è rivolto a chiunque desideri partecipare e contribuire a proteggere e preservare questo straordinario spettacolo naturale.

Parcheggi selvaggi sulle dune di Torre San Giovanni

parcheggi selvaggi sulle dune di torre san giovanni

Immagina di passeggiare su una spiaggia da cartolina, con dune che si alzano maestose a protezione del litorale. Tuttavia, questo idillio naturale è minacciato da un fenomeno preoccupante: auto che si arrampicano e si parcheggiano direttamente sulle dune. A Torre San Giovanni, l’incanto delle dune costiere è messo a rischio da questa pratica sempre più diffusa e dannosa.

Le dune costiere sono molto più di semplici formazioni sabbiose: svolgono un ruolo cruciale nel proteggere l’entroterra dai capricci del mare e del clima. Purtroppo, il parcheggio selvaggio delle auto sta mettendo a repentaglio questa preziosa difesa naturale. I pneumatici delle auto scavano profonde tracce, arrecando danni alle piante e al terreno sottostante. Questa destabilizzazione delle dune le rende vulnerabili all’erosione accelerata, come togliere i mattoni da un muro e sperare che rimanga in piedi.

Questa situazione crea un ambiente favorevole a un comportamento distruttivo che non solo altera l’aspetto naturale della spiaggia, ma mette anche a rischio l’equilibrio dell’ecosistema. Le auto parcheggiate oltre la sbarra non solo danneggiano le dune, ma impediscono anche il passaggio dei mezzi di soccorso, soprattutto durante l’affollata stagione estiva.

La situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che queste pratiche nocive avvengono proprio nelle spiagge più prossime all’abitato, dove ci si aspetterebbe un maggiore controllo da parte delle autorità. Questo scenario evidenzia una grave negligenza e una mancanza di azione da parte delle istituzioni locali.

Nonostante le continue richieste da parte delle organizzazioni ambientaliste e della comunità locale, il problema persiste. Le istituzioni sembrano non comprendere l’urgenza della situazione o ritardano nell’adottare misure concrete per affrontare questa emergenza ecologica. Questa inazione è un campanello d’allarme che rivela una carenza di impegno e una priorità distorta.

Per salvaguardare la bellezza naturale di Torre San Giovanni e assicurare un futuro sostenibile per l’ecosistema costiero, è essenziale agire rapidamente. Implementare regolamenti rigorosi sull’accesso alle dune e applicare sanzioni significative per chi li viola è un passo essenziale. Inoltre, è fondamentale educare il pubblico sull’importanza di rispettare l’ambiente e seguire le norme stabilite.

Il tempo scorre inesorabile: ogni giorno di inazione peggiora la situazione. Solo attraverso un impegno congiunto tra cittadini, organizzazioni ambientaliste e autorità locali possiamo sperare di preservare queste dune dalla distruzione.

L’estate di un bambino. I ricordi di un mare che non c’è più

I ricordi di un mare che non c’è più

Alcuni giorni fa, mi è capitato di ritornare a guardare quello scenario, piuttosto suggestivo, che si intravede salendo sulle dune che sovrastano località “Pazze”, da cui peraltro è possibile ammirare quell’isolotto simile ad una grande balena che tante volte ho toccato e percorso in lungo e in largo. In quelle acque, lucenti e trasparenti, ho trascorso tutta l’infanzia e parte dell’adolescenza. Ecco allora che fermandomi per qualche istante, sedutomi su una piccola pietra, richiamato non so da che cosa e da quali voci lontane, mi sono fermato per qualche attimo. Ho chiuso gli occhi e per magia ho rivisto velocemente la pellicola del film in cui ho intravisto gli guardi, i gesti, i movimenti, i sorrisi di tante persone che non ci sono più, che tante estati hanno vissuto in questa nostra località.

Oggi tutto è cambiato! Tutto è (o sembra) diverso! Vi è una mescolanza di genti che vivono quella parte di territorio non sapendo o non conoscendo tante particolarità che io da bambino irrequieto e vivace ho vissuto in gioiosa spensieratezza. Rifuggono i ricordi di un tempo vissuto in un mare che non c’è più. Ho ripensato a tutte quelle volte in cui, accompagnato a fare il bagno dai nonni, venivo sistematicamente intimato ad uscire dall’acqua. Non volevo mai uscire perché mi sentivo in paradiso in quelle acque fresche e profumate. Oggi ammetto che lo facevo anche per dispetto. Di tanto in tanto scorgevo qualche conoscente che entrava in acqua con maschera, pinne, un uncino ed una cassetta di legno con attaccate delle bottiglie di plastica per farla galleggiare, in cui metteva i ricci che raccoglieva sul fondale roccioso.  Allora questa specie padroneggiava quelle scogliere che oggi sono deserti. Incuriosito, mi avvicinavo per vedere come venissero raccolti. Cercavo di capire la tecnica per poi metterla in pratica allorquando sarebbe stato il tempo giusto per me.

Le lunghe nuotate dalla riva alla “grande balena” avevano una forza autorigenerante, favorita dal sole e dal caldo estivo. Proprio come superman, che prende forza dal sole, mi sentivo invincibile nell’andare e tornare da quello scoglio. Ogni volta che mi allontanavo e mi riavvicinavo avevo la sensazione di entrare in una sorta di estasi che tuttora non riesco a descrivere. Era per me una cosa talmente bella da non poter essere spiegata con delle semplici parole. Preferisco ricordarla e riviverla, anche se purtroppo non è la stessa cosa. Erano belli quei tempi d’estate. Ci si divertiva un sacco pur non avendo playstation, giochi elettronici e soprattutto cellulari. Non si andava molto al parco giochi. La sera si cenava tutti insieme con la classica frisa salentina. Talvolta si arrostiva un po’ di carne oppure del pesce fresco. Erano belli quei pomeriggi in cui si celebrava il break con una menta od un’orzata servita in ghiaccio. Oppure del caffè, sempre in ghiaccio, che ho sempre odiato, pensando (e continuo a pensare!) che sia una bevanda da bere esclusivamente calda. 

C’erano dei giorni in cui, nel fine settimana soprattutto, giungevano dal paese i nonni materni. Inevitabilmente e puntualmente sporco di terra per le strade sterrate (non c’erano l’asfalto, la fognatura e l’illuminazione pubblica!), sempre buttato in quei terreni inedificati vicino alla mia casa, riuscivo a sentire il rumore di un’ape. Allora rizzavo le orecchie e dopo qualche attimo, portando lo sguardo verso la strada mi accorgevo che erano i nonni che a bordo del loro ape giallo stavano per arrivare nella nostra casa in via Generale La Marmora. La gioia era immensa. La felicità sublime perché capivo subito che si sarebbero fermati da noi per qualche giorno. Capitava poi che nel periodo dei pomodori, insieme a loro arrivassero anche le attrezzature e la materia prima per la “salsa” stagionale. Allora si che era una festa perché sapevo che sarei stato accanto al nonno nei preparativi e nell’organizzazione dei lavori: pentoloni, accensione del fuoco, spremitura, passatura e bollizione delle bottiglie con la famosa tecnica del “a bagno Maria”.

Sono ricordi di un passato che non c’è più, ma che custodisco gelosamente dentro di me. E sono convinto che molti di coloro che leggeranno questo articolo rivivranno le mie stesse sensazioni. Che è poi il motivo principale per cui ho voluto scriverlo. Per iniziare a fare la salsa ci si alzava molto presto. Ricordo che i nonni dicevano che iniziando presto si poteva lavorare bene con “il fresco”. Infatti, all’incirca verso metà mattinata, le bottiglie già bollivano e ci si preparava per andare al mare. Si ritornava per pranzo. Si stava tutti insieme, con il ritualismo finale del taglio dell’anguria per poi dedicarsi all’altrettanto rituale pennichella pomeridiana. Dormivo con il nonno che per addormentarmi raccontava sempre la fiaba (di sua invenzione!) della “conca spirlonca”. 

In quei pochi attimi a guardare la bellezza di “pazze” è stato come rivivere tutti questi momenti. Ricordare eventi e simboli che mi hanno aiutato a crescere, insegnandomi quanto sia prezioso un contesto familiare sano in un ambiente marino costiero straordinario come quello che noi tutti ugentini abbiamo la fortuna di avere e che dobbiamo custodire e proteggere. 

Diceva Albert Einstein che la memoria è l’intelligenza degli idioti. 

A me piace molto sentirmi un idiota, perché la memoria mi aiuta a rivivere un mare che non c’è più. Il che mi fa sentire bene. Mi fa sognare. Mi aiuta a rivedere quelle tante persone che non ci sono più, alle quali voglio rimanere legato per sempre.

Riflettiamo ancora con Alessandro Manzoni

Riflettiamo ancora con Alessandro Manzoni cristian rovito

Alessandro Manzoni in occasione della morte del suo patrigno scrisse il carme “In morte di Carlo Imbonati”. In questo componimento il giovane poeta immagina che il patrigno gli appaia in sogno e gli detti una serie di regole comportamentali per condurre una vita moralmente corretta.  

Riflettiamo insieme su alcuni versi di questo carme, perché racchiudono una serie di precetti, direi quasi “comandamenti”, che sorprendono per la loro modernità e che ognuno di noi dovrebbe mettere in atto nella sua vita quotidiana. 

Proviamo a commentarli brevemente, uno per uno.

“…Sentir – riprese – e meditar”: nel nostro quotidiano parlare occorre avere l’umiltà e l’educazione di ascoltare chi ci parla, poi riflettere attentamente e soltanto alla fine rispondere. È come dire che…dovremmo inserire il cervello prima di parlare o, almeno, contare fino a dieci!  Quante stupidaggini, quante insensatezze, quanti sproloqui, quante “cavolate” diremmo di meno!

“di poco esser contento”: oggigiorno chi si accontenta più del poco, dello stretto necessario? Quanti di noi, invece, egoisticamente pretendiamo anche il superfluo? E cosa dire dei nostri adolescenti e dei giovani, erroneamente educati a pretendere tutto, subito e senza sacrificio alcuno? 

“de la meta mai non torcer gli occhi”: lavorare cioè con costanza, fermezza e serietà per realizzare i traguardi prefissati, non permettere che la mente e il cuore subiscano distrazioni o deviazioni. Quanto tempo prezioso perderemmo di meno! Quanti fallimenti potremmo evitare, quanto prima e quanto meglio potremmo costruire il nostro futuro!

“conservar la mano pura e la mente”: è certamente difficile mettere in pratica questo precetto, sia perché la purezza contrasta con la debolezza umana, sia perché la moderna società ha messo da parte, purtroppo, tanti valori. I buoni maestri di un tempo sono stati sostituiti dai “social”, che ogni giorno ci imprigionano il cervello con pensieri e azioni diseducative, dissacratorie ed ingannevoli. Ripristinando certi valori persi avremmo meno violenza e meno peccaminosità.  

“de le umane cose tanto sperimentar quanto basti per non curarle”: è ’invito a non curarci più del dovuto delle vicende terrene, in quanto effimere e passeggere. È il richiamo a vivere in modo più conforme alla ragione, a non lasciarci turbare dalle passioni e dai beni esteriori, a non pretendere di spiegarci ad ogni costo tutti gli avvenimenti di questo mondo. Un invito quindi alla moderazione, a considerare cioè i limiti della conoscenza umana e a non inorgoglirci smisuratamente. 

“non ti far mai servo: probabilmente è il più saggio di questi precetti, perché riguarda l’uomo veramente libero da ogni forma di schiavitù. Quanti di noi oggi possono orgogliosamente dichiararsi lontani dal servilismo opportunistico, dalla sottomissione, per paura o interessi, ai potenti di turno? Quanti possono vantare di aver sempre la spina dorsale dritta, di non essere servi dei compromessi, di non “calarsi le brache” per lucrosi vantaggi? Insomma, quanti di noi non sono servi di nessuno e mantengono viva la propria dignità?   

“non far tregua coi vili”: bisogna combattere sempre le persone vili, i codardi, cioè chi manca di coraggio, i vigliacchi, quelli che approfittano delle disgrazie altrui o che sono prepotenti con i deboli ed arrendevoli con i potenti. Non bisogna mai abbassare la guardia nei confronti di questi individui, altrimenti non avremo più cittadini onesti e coraggiosi. 

“il santo Vero mai non tradir”: non tradire mai la santa Verità, cioè quella che Dio stesso ci ha rivelato. Questo precetto vale per i cattolici come per tutte le altre religioni. Non tradire il “santo Vero” significa anche dire sempre la verità, senza tentennamenti e senza calcolati opportunismi: il nostro parlare dev’essere fatto di chiari sì o no, non di “”! 

“non proferir mai verbo che plauda al vizio o la virtù derida”: non pronunciare mai parole che possano deridere la virtù o applaudire il vizio. Questo precetto manzoniano fotografa, purtroppo, una serie di tristi realtà. Infatti, quanti di noi sono capaci di elogiare apertamente azioni e persone virtuose? Quanti hanno il coraggio di esporsi pubblicamente per rimproverare chi non osserva le buone creanze, chi commette azioni nocive a sé stesso e agli altri? Quanti, invece, per “essere alla moda”, preferiscono scimmiottare atteggiamenti insulsi, linguaggi blasfemi, volgari, da spergiuro? Quanti si fanno beffe del cittadino onesto e virtuoso, del giovane educato, del credente praticante, della brava donna di casa? Pochi, veramente pochi, purtroppo. La maggior parte continua a ripetere che: ”chi paga le tasse è un fesso, chi non le paga un dritto”!

Sono le modeste riflessioni sui versi del Manzoni del compianto prof. Salvatore Carluccio. Era pessimista? Forse, ma i tempi che viviamo non inducono certamente all’ottimismo. Direi che ha perfettamente previsto tutto nel mondo globalizzato e soprattutto nella nostra Ugento.      

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