A Ugento non vota più nessuno e la politica è ufficialmente morta

Ancora non si conoscono i risultati esatti e l’ordine della grandezza della vittoria delle destre qui a Ugento ma un dato è già chiaro a tutti: a Ugento non vuole votare più nessuno, in una costante riduzione dei votanti che dura da circa 20 anni.

Il civismo imperante che ha sminuito il ruolo dei partiti, un livello culturale che da anni ha ripreso a cavalcare verso il basso e il virus del relativismo che dalla chiesa ha anche attaccato la società civile sono solo alcuni dei sintomi che a livello nazionale hanno deciso un dato dell’affluenza così basso, che a livello nazionale si è comunque attestato sul 64% bel lontano dal 48,5% del dato di Ugento.

A Ugento non si vota più e non lo si fa per non disturbare il manovratore, che tra una votazione e l’altra potrebbe scivolare dimenticandosi di erogare i contributi casa, gli assegni ordinari e straordinari, i buoni spesa e tutti gli altri benefit che continuano a mantenerlo in piedi.

Cosa significa votare, dunque, nel nostro paese? Un dovere prima ancora di un diritto che si sta trasformando in un mero gesto per cui riscuotere un premio, come l’addestratore consegna lo zuccherino al cane meritevole, dopo l’esercizio riuscito bene a suon di mesi di cinghiate sul muso.

Delle elezioni davvero strane quest’ultime, con una campagna elettorale di cui in pochi si sono accorti ad Ugento, mai come questa volta completamente abbandonata da big e meno conosciuti candidati, che all’inutile richiesta del voto hanno questa volta scelto la latitanza. Nessun grande evento elettorale. Nessun comizio pubblico. Solo eventi privati organizzati massonicamente negli eleganti salotti di alcuni professionisti che continuano a non voler andare in pensione. Questa è stata la campagna elettorale di Ugento.

Non vogliono più neanche i nostri voti nelle oscure stanze di partito lì a Bari, questo perché a Ugento il dato è consolidato già da diversi anni: la politica qui è morta sotto il peso dei favori fatti ad amici e parenti.

Cosa servono allora i partiti quando si può far parte del gruppo del sindaco di questo o quell’assessore? Questo è il modo di intendere la politica nel nostro paese e lo possiamo appurare con i nostri occhi, con gente che nel giro di pochi giorni abbiamo visto passare dagli scudi alle feste elettorali degli odiati ex nemici, ora amici, diventati tali a suon di promesse e dicerie. L’appartenenza, la coerenza, la passione sono così scomparse schiacciate nella tramoggia del clientelarismo e del malaffare.

Eppure non era difficile capirlo, anche leggendo i dati delle ultime comunali, quelle di un anno fa, che hanno visto, in termini di affluenza, il peggior risultato del nostro paese in epoca repubblicana. Fino ad oggi, scesi anche sotto la soglia psicologica del 50%.

Più di un ugentino su due ha scelto di non votare. Questo è il dato che ci deve far pensare, ma che più di noi deve far pensare i sindaci di Ugento, così impegnati nel dare ai loro elettori, ma che in questo continuo dare stanno continuando a svuotare quel poco che ci è rimasto nella nostra democrazia.

Prova ne sia quello successo a Ugento dove il sito del comune non ha neanche pubblicato i dati sull’esito delle elezioni. A guardare il sito oggi si direbbe che le elezioni a Ugento non ci siano mai state, un pò come sogna qualcuno in questo paese.

la home del sito di Ugento oggi

Che senso ha dunque continuare con questa storia? Che senso ha indire consulte farsa con il solo scopo di continuare a mortificare la politica? Con quale faccia uno dei sindaci di Ugento si rivolgerà ai prossimi eletti della consulta giovanile? Come farà a spiegare loro che rappresenta una minima parte degli elettori di un paese che ormai non vuole più neanche votare?

Giro dei venti e i sudditi di Ugento, un disastro denunciato anche dalla minoranza

Ci sono le manifestazioni organizzate bene e poi c’è il Comune di Ugento, dove sembra impossibile poter organizzare qualcosa senza provocare disagi e malcontenti.

Il problema maggiore sembra essere il rapporto che l’amministrazione di Ugento ha instaurato con i cittadini fin dal primo atto. Sembra chiaro che a Ugento non esistano cittadini, quanto più sudditi.

Citando Scuola.net, uno dei portali maggiormente usati dai ragazzi delle superiori italiani (sottolineando ragazzi delle superiori):

Cittadino e suddito

Cittadino è il civis, colui che partecipa della vita pubblica della comunità. Come tale il cittadino è titolare di diritti e soggetto delle decisioni; il suo contrario è il suddito, colui che delle decisioni è solo oggetto.
Cittadinanza è la condizione giuridica di chi (il cittadino) appartiene ad un determinato Stato; più propriamente è l’insieme dei diritti (e relativi obblighi) che l’ordinamento giuridico riconosce al cittadino.

Esistono fondamentalmente due criteri diversi per attribuire la cittadinanza:
1) diventa cittadino chi è figlio di cittadini (ius sanguinis, diritto di sangue);
2) diventa cittadino chi nasce nel territorio dello Stato (ius soli, diritto del luogo). La maggior parte degli stati europei, fra cui l’Italia, adotta lo ius sanguinis; la Francia adotta lo ius soli.
Le persone che non hanno la cittadinanza di uno stato sono stranieri se hanno quella di un altro stato, apolidi se, invece, non hanno alcuna cittadinanza.
L’insieme dei cittadini di uno stato costituisce il suo popolo.
È detto invece popolazione l’insieme delle persone che risiedono sul territorio di uno stato (i suoi abitanti), a prescindere dal fatto che siano suoi cittadini. La popolazione, dunque, differisce dal popolo in quanto, da un lato, comprende anche gli stranieri e gli apolidi che risiedono sul territorio dello stato mentre, dall’altro, non comprende i cittadini residenti all’estero. La divergenza tra popolo e popolazione è accentuata negli stati interessati da un forte flusso migratorio, in entrata o in uscita.
Nel momento in cui lo stato riconosce al suddito diritti civili e politici, questo diventa un cittadino. Anche in uno stato che riconosce tali diritti possono tuttavia esserci semplici sudditi, soggetti alla sovranità dello stato ma privi dei diritti di cittadinanza: questo avveniva, ad esempio, per le popolazione indigene dei possedimenti di tipo coloniale, anche se, in qualche caso, venivano loro attribuiti alcuni diritti seppur limitati rispetto a quelli riconosciuti ai cittadini veri e propri (la cosiddetta piccola cittadinanza).
Attualmente il termine suddito è ancora largamente utilizzato nel diritto internazionale dove la cittadinanza non ha lo stesso rilievo dei diritti interni. Viene inoltre usato polemicamente per sottolineare situazioni, per lo più di fatto, nelle quali il cittadino non dispone di adeguati diritti nei confronti dello stato. Infine va osservato che nelle monarchie, anche costituzionali e parlamentari, è tradizione riferirsi ai cittadini come sudditi senza per questo implicare l’assenza di diritti civili e politici.

Non è allora una mera provocazione constatare come gli ugentini godano dei medesimi diritti delle popolazioni indigene deportate dalle navi negriere nelle coltivazioni di zucchero dell’appena scoperto Sud America. Una lezione di storia che sembra quanto mai attuale, in un paese che continua a subire un deficit democratico incarnato da un amministrazione arroccata sulle proprie posizioni e che sembra non aver intenzione di rispondere alle istanze che provengono dalla società civile.

1938584_ATT_000046610_33696-il-giro-dei-venti-10-k-di-finanziamento

Lampante esempio di quanto detto è stata la manifestazione “Il Giro dei Venti”, costata ai sudditi ugentini ben 10 mila euro, devoluti alla società S.I.S.MI srl con sede legale in Milano e rappresentata dal Cav. Sergio Filograna. Un disastro organizzativo denunciato anche dalla minoranza di Ugento, che con un post su Facebook ha voluto rappresentare le tantissime lamentele giunte anche a questa redazione nelle ore scorse.

IL GIRO DEI VENTI…. O IL GIRO DI….

IN MOLTI SI SONO CHIESTI PERCHE’ IERI, 01/07/2022, IL PAESE IMPROVVISAMENTE SI E’ PARALIZZATO.

Si chiama “il giro dei venti” ed è una gara ciclistica e velistica che ha transitato ieri in parte del nostro territorio!

Non sarebbe stato un problema se non fosse che l’ente comunale non si è preoccupato minimamente di avvisare la popolazione dell’interruzione traffico prevista per quelle ore sulla tratta interessata, il risultato è stato quello di avere per varie ore parte del paese paralizzato, la circolazione congestionata, auto, mezzi da lavoro, mezzi di soccorso si sono ritrovati imbottigliati in un traffico assurdo e per di più senza alcuna viabilità alternativa, congestione che ha interessato gli stesi dipendenti comunali.

Non sono mancati momenti di tensione tra gli automobilisti e gli operatori di polizia locale.

Numerosi i disappunti delle aziende, costrette a dover rimandare le commesse, completamente ignare della competizione.

Per avere parte del paese paralizzato cari concittadini ABBIAMO PAGATO!

EBBENE SI’, TUTTO CIO’ CI È COSTATO BEN 10.000 EURO.

E questi 10.000 euro provengono dai soldi della TASSA DI SOGGIORNO!

Secondo la giunta l’evento era finalizzato ad incentivare qualunque intervento teso a rendere più vivibile, accogliente ed ospitale il territorio comunale fruibile dal turista.

VIVIBILE, ACCOGLIENTE ED OSPITALE. Qualcuno dovrebbe spiegare ai nostri amministratori il significato di queste parole. L’opposto di quello che ieri hanno vissuto ieri ugentini e turisti.

Ci si chiede questi 10.000 euro potevano essere investiti meglio?

È l’ennesimo esempio di SPERPERO DI DENARO PUBBLICO, e noi cittadini ringraziamo il Sindaco Chiga per questo costoso regalo estivo! Tanti soldi per poco più di un’ora di gara, di passaggio.

E noi aggiungiamo un’altra domanda, non si potevano investire questi 10.000, (visto che di sport si tratta) per finanziare manifestazioni sportive che da anni portano avanti il nome di Ugento e hanno una risonanza turistica ben maggiore nel nostro territorio o investirli in strutture sportive nelle marine?

Ma oltre il danno, naturalmente, non può che presentarsi anche la beffa. I sudditi di Ugento hanno infatti pagato anche per poter pubblicizzare le proprie eccellenze nello stand affittato a Leuca nell’ambito della medesima manifestazione e presidiato dai responsabili della Pro Loco Beach di Gemini. Peccato che nessun imprenditore di Ugento abbia saputo per tempo di questa possibilità, con lo stand di Ugento che è risultato essere l’unico a non essere sponsorizzato, così come dimostrato dal video.

https://ozanews.it/wp-content/uploads/2022/07/VID-20220629-WA0153.mp4

Piccoli esperimenti di E-Democracy. Dove sei democrazia?

L’e-democracy svecchia il concetto di democrazia che sembrava essersi perso.

La storia della democrazia è lunga, articolata e piena di contraddizioni. Da sempre osannata come segno di giustizia ed espressione del volere comune, ha subito, il peso del tempo sulle parole: la mutevolezza dei significati.

Oggi si sono dimenticati i presupposti di tale forma di governo, ossia:

  • La località: a mio avviso, forse il tratto più caratteristico. La democrazia, il “governo del popolo”, nasce e si sviluppa sulla base delle città-stato, di gran lunga meno numerose degli odierni paesi.
  • Il diritto ad esprimere un’opinione: caratteristica centrale del problema odierno. Oggi, giustamente, estesa a tutti i cittadini, nelle prime forme di democrazia non lo era.
  • Poca informazione ma fiducia nei grandi pensatori: non è un caso che la filosofia (letteralmente “l’amore per il sapere”) nasca proprio in questi contesti dove ci si riuniva nell’agorà, la piazza, e si discuteva alla ricerca di verità delle cose. Ginnastica per la mente.

Il governo del popolo si afferma come un diritto inalienabile sulla scia dei due conflitti mondiali che ne hanno affermato la necessità.

Oggi, però, la democrazia ha un nuovo strumento: Internet.

Il caso dei Grillini e il più recente problema delle vaccinnazioni sono esemplificativi di come la partecipazione del popolo possa risultare controproducente (se incanalata nella rabbia e nell’odio). Di fatto l’opinione pubblica è stata bombardata da informazione che non hanno dato modo di vedere con chiarezza, producendo divisione.

Però ha anche dimostrato come questa tecnologia possa riportare al centro del processo decisionale il potere e il volere del popolo.

Analizziamo i punti della sua nascita con i dati di oggi:

  • Località: le, non più recenti, tecnologie ci hanno messo di fronte alla distruzione degli assiomi tempo e spazio. L’approccio globale ha discriminato quello locale e si tende sempre più a considerare il locale SOLO come globale. Una posizione sgradevole in quanto sta accedendo l’esatto opposto: il locale e artigianale stanno via via acquisendo valore politico ed economico.
  • Diritto di espressione: il diritto di espressione è sì un diritto ma nella forma originale era maggiormente un DOVERE. I cittadini, maggiorenni e uomini, erano infatti bene accetti nelle assemblee e tutti avevano diritto di parola. Tuttavia ogni Ateniese era anche in dovere di difendersi da sè in sede giudiziaria. Questo garantiva una minima preparazione culturale da parte dei singoli che si rifletteva in maggior senso critico verso le esigenze comuni nelle fasi di discussione pubblica. Oggi tutti ci sentiamo in DIRITTO di esprimere ma non in DOVERE di informarci correttamente.
  • Troppa informazione: Il paradosso dell’iper-informazione; abbiamo la tendenza a conoscere meno e male. L’istruzione, quando era dei ricchi la si ricercava ed era oggetto di invidia da parte dei poveri che contestavano la disuguaglianza. Una volta ottenuta per tutti, come oggi, si tende a sottovalutarla e pensare che chi studia sia altezzoso e gli ignoranti siano liberi pensatori. (vedi questione vaccini).

“La conoscenza consiste nel filtraggio delle informazioni. L’informazione può nuocere alla conoscenza, come accade con internet, perché ci dice troppe cose. Troppe cose insieme fanno il rumore e il rumore non è uno strumento di conoscenza.”

Umberto Eco ai microfoni di Che tempo che fa nel 2015 sul problema informazione e democrazia. (CLICCA QUI)

Ora, noi di OzaNews, nel nostro piccolo bacino di utenza cerchiamo di offrire un’informazione libera da schieramenti politici. Cerchiamo di coinvolgere i lettori affacciandoci al loro mondo, cercando umilmente di dargli voce, attuando un piccolo esempio di e-democracy.

I risultati del dialogo risultano incoraggianti. C’è molta partecipazione da parte vostra che ci seguite. Noi, che facciamo informazione, abbiamo il dovere di filtrare questi dati in modo coerente e quanto più possibile oggettivo.

Il malcontento non deve significare distruzione e le buone politiche non devono essere appaganti.

La realtà presenta sempre nuove sfide e sfumature sempre passibili di correzione, sia in meglio che in peggio. La realtà è un divenire che non deve mai essere assolutizzata.

La democrazia dovrebbbe coordinare le analisi, mai assolutizzarle, di cittadini pensanti che cercano di superare i propri interessi personali in favore del bene comune.

Perciò, la democrazia digitale, e-democracy, è un bene. Soprattutto per le realtà minori, come i comuni, dove ci si conosce ed è più semplice arrivare ad un compromesso.

L’e-democracy, con i giusti obiettivi, può davvero colmare il gap delle politiche italiane del dopoguerra: la sempre maggiore lontanza della classe politica rispetto ai cittadini.

Oggi, possiamo avere l’opinione di tutti nella piazza virtuale; ascoltare ogni singolo desiderio o lamentela, restituendo al popolo la sua funzione decisionale e alla parola democrazia il suo significato originario, attuando l’e-democracy.

Aumentando il coinvolgimento nel processo decisionale, si ottengono,così, maggiori consensi e si responsabilizza il cittadino, che spesso e volentieri si sente ignorato dalle classi dirigenti.

Democrazia non sei scappata, hai solo cambiato volto.

Il valore della Democrazia Ambientale

Se la democrazia ambientale è stata una grande conquista per ogni cittadino che voglia (e che debba!) impegnarsi a tutelare l’ambiente e le sue risorse, non adeguato, per non dire difforme ai suoi principi continua a palesarsi il pieno riconoscimento da parte degli amministratori locali. Visto più come un ostacolo, una mera perdita di tempo nell’esercizio delle funzioni politico – amministrative degli Enti locali.


Sovente si verificano inevitabili ricorsi alla giustizia amministrativa (o agli ormai pochi difensori civici presenti lungo lo stivale) da parte di singoli cittadini, delle Associazioni ambientaliste, di Comitati civici, etc.


La Convenzione di Aarhus del 1998, in gran parte ignorata sia da chi debba applicarla, sia da chi è destinatario dei diritti che pure riconosce, costituisce un contributo democratico all’ambiente. E’ stato delineato un nuovo modello di governance finalizzato a creare una reale “democrazia ambientale”, che significa informare i cittadini dei problemi e delle conseguenze, immediate e latenti, dei fenomeni inquinanti; ascoltare i loro bisogni e richieste; permettere una valida conoscenza con informazioni attendibili e dati accurati.


Proprio quest’ultimo costituisce elemento vitale per la partecipazione cosciente della società civile alla res publica e per la definizione di corrette politiche ambientali, indispensabile per favorire una fruizione sostenibile nel rapporto uomo – ambiente.


Molti ignorano (e continuano ad ignorare, talvolta furbescamente per non subire intralciamenti nella propria azione politico – amministrativa!) che la Convenzione fornisce ad ognuno un modello di democrazia unitaria basata su interessi comuni, nel quale la partecipazione e la ricerca del consenso ne costituiscono i principali elementi strutturali.


Per il prof. Goldsmith dell’ Harvard Law School la democrazia partecipativa permette una maggiore legittimità delle decisioni; la possibilità di ripristinare un clima di fiducia e di dialogo con le istituzioni laddove questo legame risulti essersi incrinato rivitalizzando un senso democratico; lo sviluppo di una coscienza civica, poiché l’esperienza della partecipazione a decisioni collettive rende i cittadini più responsabili proprio come gli studi sociologici continuano a dimostrare con le ricerche di una sociologia dell’ambiente.

Tutti effetti che volutamente negli Enti locali si continuano a sopprimere; e solo in ragione della loro percezione come impedimenti all’attuazione di un programma elettorale che dopo il voto diviene spesso carta straccia. Non è da trascurarsi la genesi antropologica e sociologica prim’ancora che politica di uno spirito comunitario e di un senso di appartenenza. La discussione consente ai cittadini di confrontarsi con altri punti di vista e di trasformare con minore difficoltà il conflitto in consenso.

Tutto ciò porta a scelte sociali migliori in grado di rispecchiare un maggior numero di esperienze messe a confronto. Se tali fattori entrassero seriamente in ogni agenda politica locale, non relegando a mero “atto
formale”, con il fine e nelle condizioni di responsabilizzare Sindaci, Assessori, Dirigenti e funzionari comunali, probabilmente si avrebbero meno conflitti socio – ambientali, risparmi economici notevoli proprio in quei servizi di igiene ambientali divenuti vere e proprie discariche di mercimonio politico – elettorale e soprattutto un “cittadino del mondo” più educato al rispetto degli ecosistemi e dei loro delicati equilibri.


A livello locale c’è urgenza di cittadini informati, consci di una democrazia ambientale che sta andando silenziosamente nel dimenticatoio mediatico. Che è fuori dall’agenda pubblica perché volutamente sottratta al dibattito pubblico.


Le ragioni sono molte ed il primo passo per comprenderle è la volontà di cercarle. Ugento e i suoi cittadini possono riscoprire il dovere di porsi delle domande, anche scomode, ed il diritto di ricevere delle risposte, magari quelle che non si vogliono sentire.

Il Comune di Ugento mette mano ai regolamenti

Si terrà martedì prossimo, 18 gennaio 2022 alle 16.30 la seduta della Prima Commissione Consiliare permanente che deciderà in merito a delle modifiche richieste ai regolamenti sulle libere associazioni e del coniglio comunale.

Le modifiche richieste al regolamento comunale sulle libere associazioni sono fondamentalmente formali: in pratica si vuole delegare il presidente del consiglio comunale nel caso in cui un’associazione richieda il patrocinio gratuito del comune di Ugento. Questo per snellire l’iter ed evitare sempre una pronuncia della giunta comunale.

PropDelCC_2022_2_v4

Mentre per le modifiche al regolamento del consiglio comunale la questione sembra essere molto più seria e delicata, almeno a leggere attentamente il testo della modifica proposta dall’amministrazione comunale:

1.Nella discussione degli argomenti i Consiglieri Comunali hanno il più ampio diritto di esprimere apprezzamenti, critiche, rilievi e censure, ma essi devono riguardare atteggiamenti, opinioni o comportamenti politico-amministrativi, escludendo qualsiasi riferimento alla vita privata e alle qualità personali di alcuno.

2. Se un consigliere turba l’ordine, pronuncia parole sconvenienti o lede i principi affermati nel precedente comma, il Sindaco o il Presidente del Consiglio Comunale se nominato, lo richiama nominandolo.

3. Il richiamato può dare spiegazioni, in seguito alle quali il Sindaco o il Presidente del Consiglio Comunale se nominato, conferma o ritira il richiamo.

4. Se il Consigliere persiste senza tenere conto delle osservazioni rivolte, il Sindaco o il Presidente del Consiglio Comunale se nominato, gli interdice la parola.

5. Se il Consigliere cui è stata interdetta la parola persiste ulteriormente nel suo atteggiamento oppure ricorre ad ingiurie contro il Presidente, il Sindaco gli Assessori o altri Consiglieri o offende il prestigio delle pubbliche istituzioni, il Sindaco o il Presidente del Consiglio Comunale se nominato può sospendere temporaneamente la seduta.

6.In caso di reiterate violazioni del Regolamento che impediscono il regolare svolgimento della seduta, il Sindaco o il Presidente del Consiglio Comunale se nominato può ordinare l’allontanamento del Consigliere dall’aula, fatto salvo, in ogni caso, il diritto del Consigliere allontanato a partecipare alla votazione finale.

7. Nell’ipotesi in cui il Consigliere rifiuti di abbandonare l’aula, come previsto nel precedente comma 6, il Sindaco o il Presidente del Consiglio Comunale se nominato può disporne l’espulsione

In pratica si introduce una norma che permette al presidente del consiglio comunale e al sindaco di poter interdire, e addirittura allontanare, i consiglieri comunali che si renderanno colpevoli di comportamenti sconvenienti, con l’assoluta discrezionalità del presidente e il sindaco.

Ma in che modo si può giudicare oggettivamente quando un argomento è politico e non personale? Il presidente del consiglio dispone di un tabellino della parole vietate?

Una norma che se non ben inquadrata con paletti e regole certe può trasformarsi in un vulnus democratico.

Ma come mai l’amministrazione comunale si è presa la briga di voler proporre una modifica del genere? Questa è la domanda che gireremo presto al presidente del consiglio comunale Maria Venere Grasso.

PropDelCC_2022_1_v6

Exit mobile version