Ugento, nuove boe di segnalazione lungo il litorale

Il Comune di Ugento ha affidato alla ditta CSS di Macrì Vincenzo, con sede a Taviano, la fornitura e posa in opera di boe di segnalazione lungo il litorale delle proprie marine e della frazione costiera. L’importo complessivo dell’intervento è di 4.989,80 euro IVA inclusa, come stabilito dalla determinazione n. 823 del 14 ottobre 2025.

Si tratta di un’operazione apparentemente di routine, ma che in realtà si inserisce in un quadro più ampio di gestione della sicurezza e valorizzazione del litorale, connesso anche al percorso che ha portato Ugento a ottenere per il 2025 il riconoscimento della Bandiera Blu.

Tra sicurezza e obblighi di legge

Le boe di segnalazione non sono un semplice elemento visivo: rappresentano una misura di sicurezza essenziale per i bagnanti e un obbligo previsto dai protocolli operativi della FEE Italia, l’organismo che assegna la Bandiera Blu ai Comuni costieri che rispettano determinati standard di qualità ambientale, servizi e tutela del mare.

L’installazione di questi dispositivi contribuisce a delimitare le aree di balneazione, regolando la convivenza tra attività nautiche e zone riservate ai bagnanti. Una misura che rientra nelle azioni di prevenzione e tutela richieste ai Comuni che intendono mantenere il riconoscimento internazionale.

L’imposta di soggiorno come strumento di finanziamento

L’intervento è finanziato attraverso i proventi dell’imposta di soggiorno, che per legge può essere destinata a progetti legati alla fruibilità turistica, alla sicurezza e alla manutenzione dei servizi.

La gestione delle marine tra riconoscimenti e sfide

Il riconoscimento della Bandiera Blu, ottenuto anche per il 2025, rappresenta senza dubbio un elemento di prestigio per Ugento. Tuttavia, mantenerlo comporta una serie di adempimenti tecnici e amministrativi che incidono sulla pianificazione e sui costi di gestione delle aree costiere.
Tra questi rientrano non solo le misure di sicurezza, ma anche la gestione dei rifiuti, la qualità delle acque e l’accessibilità dei servizi.

La posa delle boe, dunque, è parte di un sistema più complesso di regolazione e controllo del litorale, in cui l’amministrazione comunale si muove nel rispetto dei protocolli ambientali e delle normative sui fondi pubblici, cercando di coniugare tutela ambientale, sicurezza e fruizione turistica.

Confcommercio e Confesercenti: il futuro passa dalle DMO

La Puglia si prepara a una nuova fase per il suo comparto turistico. La recente iniziativa della Camera di Commercio di Lecce, con il sostegno dell’Assessore Regionale al Turismo Gianfranco Lopane, ha riacceso il dibattito sul futuro del turismo regionale, ponendo al centro il tema delle DMO (Destination Management Organization): un modello di governance pensato per rendere più coordinata, strategica e condivisa la promozione dei territori.

A farsi sentire nel confronto sono Confcommercio Lecce e Confesercenti Lecce, le due associazioni che rappresentano la gran parte delle imprese legate al turismo — dalla ricettività all’accoglienza, dai balneari ai pubblici esercizi, dalla ristorazione ai trasporti. Entrambe ribadiscono la necessità di un approccio razionale, partecipato e libero da condizionamenti, per garantire che le DMO diventino realmente uno strumento di sviluppo condiviso e non un campo di interessi di parte.

“La creazione delle DMO deve avvenire in piena condivisione tra enti, istituzioni e associazioni – sottolineano – affinché si costruisca una sintesi che rappresenti l’intera comunità, e non singole categorie”.

La Puglia, oggi, è una meta che va ben oltre il turismo estivo: borghi, aree interne, cultura, tradizioni ed enogastronomia ne fanno una destinazione sempre più attrattiva anche a livello internazionale. La sfida, secondo Confcommercio e Confesercenti, è rendere il sistema turistico pugliese più organizzato e professionale, coinvolgendo non solo le imprese, ma anche la popolazione locale e tutti coloro che operano a contatto diretto con i visitatori.

Fondamentale sarà la formazione: dagli autisti dei transfer agli operatori degli info-point, dai direttori delle strutture ricettive ai ristoratori. Solo un personale qualificato potrà rispondere alle aspettative di un turismo sempre più esigente e diversificato.

Le DMO, aggiungono le due associazioni, dovranno rappresentare il cuore del coordinamento territoriale, capaci di mettere in rete eventi, percorsi e iniziative, evitando sovrapposizioni e promuovendo un’offerta coerente e continua durante tutto l’anno. “Oggi si parla di turismi – osservano – ed è proprio questa pluralità a dover diventare la forza della nostra regione”.

Niente frammentazione, quindi, ma unità e visione condivisa, soprattutto nel Salento, che con le sue prerogative culturali, paesaggistiche e identitarie può rappresentare un modello di sviluppo integrato.

In questa prospettiva, Confcommercio Lecce e Confesercenti Lecce si dichiarano pronte a collaborare con la Camera di Commercio per portare avanti, in tempi rapidi e concreti, il percorso di istituzione delle DMO, considerate una leva strategica per sostenere uno dei settori più vitali dell’economia pugliese e delle imprese del territorio.

Finisce la peggior estate della storia di Ugento

Con la prima domenica di ottobre possiamo ormai dire ufficialmente che la peggior estate del periodo contemporaneo di Ugento è finalmente finita.
Un’estate che, oltre all’invasione delle cavallette, non ci ha fatto mancare nulla: incendi, spazzatura, blatte, traffico impazzito con incidenti a ripetizione e spesso con la stessa dinamica. Una stagione in cui le criticità che questo giornale denuncia da anni sono esplose in tutta la loro problematicità.

Non era difficile prevedere che le nostre marine sarebbero andate in sofferenza di fronte a questo modo di gestire la spazzatura, soprattutto con gli addetti ridotti alla metà del necessario. Eppure nessuno ci ha pensato, e così a turisti e operatori è stato “offerto” uno spettacolo indegno: cumuli di rifiuti davanti ai lidi, dune insozzate, bidoni trasformati in discariche a cielo aperto, in una rincorsa all’inciviltà senza alcun freno. Lo stesso freno che è mancato a chi ha passato l’estate a divertirsi con i fiammiferi: mai Ugento aveva visto oltre metà del suo territorio devastato dal fuoco da giugno a oggi. Un fatto gravissimo, che impone all’amministrazione l’aggiornamento del catasto delle aree incendiate, unico vero strumento che lo Stato mette a disposizione per combattere il fenomeno degli incendi dolosi. Ma, come spesso accade, anche su questo fronte siamo in ritardo.

Non è solo questo: abbiamo assistito per la prima volta alla contrazione del flusso turistico, soprattutto nella fascia del ceto medio italiano. Una fetta di mercato completamente assente, rimpiazzata solo in parte dagli stranieri e dall’orda napoletana che ha riempito le spiagge nei dieci giorni centrali di agosto. I lidi parlano di almeno il 30% di guadagni in meno. Stesso discorso per molte strutture turistiche, alcune addirittura al collasso, mentre numerose case vacanza sono rimaste vuote già a settembre. È solo l’inizio del declino turistico ed economico del nostro territorio: un declino annunciato, prevedibile e che presto si tradurrà in una crisi profonda se non si troveranno le giuste controindicazioni.

E non è solo questione di numeri: l’economia turistica mostra oggi il suo volto più spietato. Posti di lavoro sottopagati e a bassa specializzazione spingono via intere generazioni di salentini, sostituite dai nuovi schiavi del nostro tempo: gli indiani. Se ne vedono sempre di più, tanto che ormai sono rarissime le cucine salentine in cui non siano presenti. Una corsa al lavoro sottopagato che non potrà durare a lungo: anche loro, presto, riscatteranno la propria condizione, come accadde agli albanesi negli anni ’90, ai rumeni nei primi 2000 e a tutti gli altri sfruttati passati da questa giostra.

A sorridere, intanto, sono le multinazionali e i grandi gruppi immobiliari che gestiscono i villaggi turistici di Ugento: ultime isole felici che continuano a fatturare, ma i cui guadagni finiscono altrove, spesso fuori nazione, contribuendo all’impoverimento del territorio. Ai turisti e agli ugentini non resta altro che la spazzatura e i danni da riparare durante un inverno di lavoro in nero.

Ma non è finita qui. A rendere ancora più odiosa questa estate è stato il dilagare del fenomeno degli “ombrelloni segnaposto”, pratica incivile che ha visto turisti e purtroppo anche locals occupare porzioni di spiaggia libera sin dalle prime ore del mattino, lasciando ombrelloni e sedie a fare da barriera per ore, senza che nessuno fosse realmente presente. Una vergogna che la nostra testata denuncia da anni e che quest’estate è degenerata in assenza totale di controlli, tanto da trasformare intere aree del litorale ugentino in campi minati di ombrelloni vuoti, dove accedere era impossibile. Segno che l’inciviltà avanza e che lo Stato e il Comune arretrano, incapaci di garantire regole minime di convivenza.

La totale immobilità dell’amministrazione comunale è dimostrata dal fatto che, ad oggi, nessuna riunione è stata prevista per affrontare insieme agli operatori turistici le criticità della stagione appena conclusa e per programmare al meglio la prossima. Tutto tace. Anzi, a dirla tutta, non sappiamo neanche chi sia di fatto l’assessore che dovrebbe occuparsi di queste questioni, con cittadini e imprenditori che arrivano perfino a rivolgersi a semplici consiglieri comunali, chiedendo interventi in settori di cui non dovrebbero avere alcuna competenza.

Eppure qualcosa quest’anno è cambiato. Forse la mancanza di lavoro ha dato a qualcuno il tempo di fermarsi e guardarsi intorno, riflettendo sulla strada cieca che stiamo continuando a percorrere: quella del turismo di massa, dello sfruttamento delle risorse, di un guadagno modesto fatto di spiccioli. Siamo tra le mete turistiche più apprezzate della regione, ma non abbiamo un’agenzia turistica pubblica, non abbiamo un assessorato attivo 365 giorni l’anno, non creiamo lavoro qualificato nel settore. Continuiamo a scendere, tra affitti in nero e bidoni svuotati davanti casa.

Eppure incassiamo 850 mila euro l’anno di tassa di soggiorno: una somma che potrebbe finanziare iniziative per incentivare un turismo di qualità, per invertire una rotta intrapresa vent’anni fa, quando la politica locale ha scientemente scelto di ridurre Torre San Giovanni e le marine di Ugento a meta low-cost per famiglie senza soldi e anziani in cerca di una tranquillità fatta di niente. Peccato che oggi anche quegli anziani pretendano servizi: la fogna che non parte, le strade colabrodo trasformate in piscine alla prima pioggia, i marciapiedi diventati toilette per cani, l’illuminazione pubblica a singhiozzo.

Siamo dunque sopravvissuti alla peggiore estate della storia di Ugento, un’estate in cui molti hanno dovuto fare i conti con i danni di un’amministrazione incompetente e inefficace. Soprattutto chi ha subito ripercussioni economiche dirette, con attività dimezzate o costrette a chiudere. La stagione è finita, ma le macerie restano. E la sensazione, purtroppo, è che nessuno stia lavorando davvero per impedirci di riviverle anche il prossimo anno.

Info-point turistici: Ugento resta fuori per “esubero”

La Regione Puglia ha pubblicato gli esiti dell’avviso 2025 per il potenziamento e la qualificazione degli info-point turistici appartenenti alla rete regionale, finanziato con il POC 2021-2027 – Area tematica Turismo e ospitalità. A disposizione c’era un budget complessivo di 1 milione di euro, suddiviso tra le province pugliesi secondo criteri proporzionali.

In provincia di Lecce sono stati ammessi e finanziati numerosi progetti, tra cui quelli presentati dai Comuni di Poggiardo, Taviano, Castrignano del Capo, Morciano di Leuca, Patù, Racale, Galatina, Otranto, Tricase, Specchia, Novoli, Andrano, Parabita, Ruffano e altri.

Il Comune di Ugento aveva presentato regolarmente la propria candidatura, ma la proposta non è stata finanziata.
Nel provvedimento regionale, infatti, la domanda compare tra le “istanze in esubero”, escluse a causa del raggiungimento dei limiti di budget fissati dall’avviso.

L’esclusione non è legata alla qualità del progetto, bensì al ritardo con cui l’istanza è stata presentata: essendo arrivata il 15 settembre, ultimo giorno utile, le risorse destinate alla provincia di Lecce erano già state esaurite. L’avviso prevedeva infatti un criterio “a sportello”, con valutazione in ordine cronologico delle domande fino all’esaurimento dei fondi.

Un’occasione mancata

Per Ugento, centro turistico di primaria importanza nel Salento, l’esclusione rappresenta una mancata opportunità di potenziamento dei servizi di accoglienza e promozione territoriale, soprattutto in vista delle stagioni estive in cui la pressione turistica è altissima.

La situazione si inserisce in un contesto già difficile: il prossimo anno sarà infatti caratterizzato da ristrettezze di bilancio e i fondi destinati alle pro loco, già ridimensionati, potrebbero subire ulteriori tagli. Per questo motivo, perdere la chance di accedere al finanziamento regionale pesa ancora di più sul futuro del turismo ugentino.

Il quadro complessivo conferma la forte competizione in provincia di Lecce, che da sola ha concentrato oltre un terzo dei progetti finanziati in tutta la Puglia.
Per Ugento sarà fondamentale monitorare i futuri bandi regionali ed europei, cercando di anticipare i tempi di presentazione delle domande, così da non perdere ulteriori occasioni di investimento per il settore turistico.

Crisi del turismo: serve un nuovo modello, non nuovi colpevoli

Il Salento è finito sotto accusa. Ancora una volta. Ma quest’estate l’eco è stata più forte che mai, sospinta da influencer e volti noti, come Pinuccio e Alessandro Gassmann, che hanno rilanciato a colpi di social una teoria tanto semplice quanto populista: il problema sono i prezzi. Un refrain che ha finito per scaricare la responsabilità del crollo turistico su una sola categoria: i gestori dei lidi balneari. Ma la realtà, come sempre, è molto più complessa.

Quella del 2025 sarà ricordata come l’estate del tracollo turistico salentino. Lo si vede nei ristoranti semivuoti, nei viali delle marine meno affollati, negli alberghi che ancora a fine luglio cercano di riempire le camere con offerte last minute. Lo si legge soprattutto nei dati preliminari, che parlano di un calo delle presenze stimato tra il 30% e il 40% sulla costa ionica e in particolare a Ugento, un tempo fiore all’occhiello del turismo di massa pugliese.

Già lo scorso anno Ozanews aveva lanciato l’allarme, basandosi sui dati ufficiali della Regione Puglia, e anticipando un 2025 difficile. Un segnale chiaro che è stato ignorato da chi ha preferito usare i numeri come bandiere elettorali, anziché strumenti di pianificazione.

È troppo semplice dare la colpa solo ai prezzi. Sì, ci sono eccessi. Ma sono eccezioni, non la regola. Il problema va molto oltre il costo di un lettino o di una frisa. Serve un’analisi profonda e onesta, che tenga conto del momento storico che stiamo vivendo. Secondo il Censis, 6 italiani su 10 quest’estate hanno rinunciato alle vacanze. Un dato che racconta una crisi economica pesante del ceto medio, sempre più impoverito, sempre più attento a ogni spesa.

E anche chi ha deciso di partire per il Salento lo fa con maggiore prudenza e consapevolezza. Parliamoci chiaro: non è un turismo povero, è un turismo più attento, che non è più disposto a pagare 17 euro per una frisa con vista mare, né 10 euro per un panino riscaldato. E ha ragione.

Chi lavora bene, continua a lavorare

C’è chi, nonostante tutto, sta lavorando. E anche bene. Sono quelli che hanno investito in qualità, cura, professionalità, nell’accoglienza vera. Sono quelli che parlano almeno una lingua straniera, che ascoltano il cliente, che sanno cosa vuol dire fare turismo oggi. Il calo, per loro, è contenuto. Perché hanno capito prima degli altri che il turismo è cambiato. Perché il Salento non basta più venderlo solo con il mare. Occorre un’offerta completa, coerente, competitiva.

Chi invece ha preferito l’approssimazione, il “tanto vengono lo stesso”, chi ha puntato solo sulla rendita e ha trattato i turisti come numeri, oggi paga pegno. Eppure non era difficile prevederlo. Ma chi ha osato dirlo, un anno fa, è stato bollato come disfattista. Ora che la realtà presenta il conto, lo fa con una violenza economica e sociale che nessun post virale potrà giustificare.

Ugento è il caso più emblematico. Quello che dovrebbe far riflettere di più. Perché è proprio qui che si registrano i numeri peggiori, ed è proprio qui che le carenze strutturali e amministrative sono più evidenti.

Nonostante sia il comune con il più alto numero di presenze turistiche della provincia di Lecce, non esiste alcuna agenzia di promozione turistica, nessun piano strutturato, nessuna visione. Si incassano ogni anno 850.000 euro di tassa di soggiorno, ma nessuno sa realmente dove finiscono. Non in servizi, non in promozione, non in comunicazione. Solo in una miriade di iniziative estemporanee e poco incisive, spesso utili solo alla campagna elettorale del consigliere comunale di turno.

Nel frattempo, le attività commerciali chiudono, i giovani emigrano, le strade restano sporche, le marine senza decoro, le infrastrutture vecchie e scollegate. L’unico comparto produttivo alternativo, quello dell’agricoltura, è stato decimato dalla Xylella, lasciando l’economia locale in balia del turismo stagionale, sempre più fragile e imprevedibile.

Il turismo di massa è una trappola

E proprio Torre San Giovanni, emblema del turismo di massa, mostra i limiti di un modello basato sulla quantità e non sulla qualità. I grandi villaggi turistici, che un tempo erano motore economico, oggi trattengono i profitti e lasciano sul territorio solo le briciole. A fronte di migliaia di presenze, i piccoli esercenti non vedono un euro, mentre l’ambiente paga il prezzo in termini di spazzatura, traffico, consumo del suolo e degrado. Questo sistema non è più sostenibile.

Chi continua a dire che “abbiamo il mare” come se fosse una garanzia eterna, si sbaglia di grosso. Il mare non basta più. Servono idee, progetti, sinergie, formazione. Serve un piano serio di rilancio che parta da un’analisi onesta della realtà e da una regia pubblica capace di guidare e coordinare gli attori locali. Ugento ha le potenzialità per essere un esempio virtuoso, ma senza coraggio politico e visione strategica, continuerà a perdere terreno.

E nel frattempo, i social continueranno a urlare, i numeri a crollare, e il Salento a perdere quella magia che per anni lo ha reso grande.

Perché quest’anno T.S.Giovanni non ha la sua ruota panoramica?

Dopo due stagioni di grande impatto visivo, la ruota panoramica di Torre San Giovanni, che aveva fatto capolino nell’estate del 2023 e 2024, quest’anno non sarà presente. E a sollevare il velo su questa assenza forzata, sono emerse questioni amministrative, come dimostra un documento datato 21 ottobre 2024, in cui il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale ha sollecitato il Comune di Ugento a fornire chiarimenti riguardo all’installazione dell’imponente struttura. In particolare, l’intervento richiesto dal Comune riguardava l’autorizzazione paesaggistica, con un occhio di riguardo alla sua possibile incompatibilità con la tutela del paesaggio salentino.

Tuttavia, l’aspetto che desta maggiore perplessità è il riferimento al presunto impatto “lievissimo” della ruota panoramica. Come sottolineato nella comunicazione, l’installazione avrebbe dovuto rispettare i criteri di “lievità dell’impatto visivo”, ma è difficile pensare che un oggetto alto, illuminato da luci LED e ben visibile anche a chilometri di distanza, possa essere stato considerato così poco invasivo.

Il paradosso dell’impatto visivo della ruota

È davvero curioso, per non dire fantasioso, sostenere che l’impatto visivo della ruota possa essere stato lieve. Basta fare un rapido giro sui social per constatare che, durante le due stagioni di presenza, la ruota è diventata il cuore pulsante dello skyline di Torre San Giovanni, soprattutto la sera, quando le luci LED illuminavano la struttura, creando un’atmosfera quasi fiabesca e di forte attrazione. Gli scatti, le foto e i video postati su Instagram e altre piattaforme social dimostrano senza ombra di dubbio quanto la ruota fosse diventata un simbolo visivo della località.

Gli utenti non solo da Ugento, ma da tutto il Salento, si sono fotografati davanti alla ruota, rendendo questo elemento architettonico uno degli scenari più fotografati della stagione estiva. Locali, turisti e appassionati della bellezza paesaggistica hanno celebrato la ruota come parte integrante del paesaggio, capace di dare una nuova dimensione visiva a Torre San Giovanni. Se di “impatto” si parlava, era sicuramente di una potenza visiva notevole, che non è passata inosservata né di giorno né di notte.

La domanda che resta sospesa

La domanda che sorge spontanea è la seguente: come mai, nonostante l’impatto evidente e i successi di visibilità che la ruota ha portato a Torre San Giovanni, quest’anno ci si trova a fronteggiare una sorta di blocco burocratico? La risposta ufficiale da parte del Comune è ancora evasiva, e la documentazione richiesta dai Carabinieri e dalla Soprintendenza sembra indicare che, sebbene l’installazione sia stata autorizzata, alcune condizioni legali e procedurali non siano state correttamente rispettate.

L’assurdità del caso

È difficile non vedere in questa vicenda una certa incongruenza amministrativa, che risulta più evidente alla luce dei continui cambiamenti e degli svariati annunci pubblici fatti negli ultimi mesi. Come se non bastasse, l’installazione di una struttura così visibile e significativa, che ha avuto il consenso popolare di molti, è stata evidentemente ridotta a una questione tecnica burocratica che ha vanificato il potenziale impatto positivo che avrebbe potuto avere sulla promozione turistica di Ugento.

La “ruota panoramica”, che nei piani iniziali doveva essere un simbolo e un’attrazione per tutti, oggi sembra essere finita nel tritacarne delle inefficienze e delle lungaggini burocratiche, che colpiscono la città di Ugento più che mai in un periodo in cui ogni elemento di promozione turistica diventa vitale. Nonostante i proclami ufficiali e le numerose promesse, ci si trova quindi di fronte all’ennesima occasione mancata per rendere Ugento più attrattiva per i turisti e più orgogliosa per i suoi cittadini.

Come avvenuto per altri progetti la ruota panoramica si inserisce in un contesto di un’amministrazione che fatica a tradurre le promesse in realtà. E mentre la politica locale si perde in questioni di poco conto, il silenzio del sindaco e dei rappresentanti locali sull’argomento lascia tutto in sospeso. C’è da chiedersi se, quest’anno, la ruota sia sparita dalla vista anche per questioni legate alla gestione politica della città, ma, a quanto pare, continuerà a mancare dalla scena.

Altro che milione, il turismo di Ugento è a rischio

Negli ultimi vent’anni, il turismo in Puglia ha vissuto una vera e propria esplosione, portando la regione ai vertici nazionali per numero di arrivi e presenze. Località come Bari, Lecce, Vieste e Melendugno hanno registrato tassi di crescita impressionanti, contribuendo a un’economia turistica sempre più solida e diversificata. Tuttavia, non tutte le destinazioni pugliesi hanno saputo cavalcare con la stessa efficacia quest’onda di sviluppo. Il caso di Ugento è emblematico: pur avendo visto un aumento del turismo, la sua crescita è stata molto più lenta rispetto ai competitor e, dati alla mano, evidenzia un declino relativo che solleva domande cruciali sulle scelte strategiche adottate negli anni.

Secondo i dati della regione Puglia, Ugento ha registrato un incremento delle presenze del 68,5% tra il 2005 e il 2022 (ultimo anno di cui si abbiano dati strutturati), passando da 539.349 a 908.740 pernottamenti. Un dato positivo, ma se confrontato con il resto della Puglia appare deludente. Nello stesso periodo:

  • Melendugno ha visto un incremento del 1513,1%, grazie a investimenti mirati e promozione internazionale, che di fatto la pongono come la marina più ricercata in Salento in questo momento. Da sottolineare la presenza di eventi e di calendari estivi molto più variegati rispetto a Ugento.
  • Salve ha raddoppiato le presenze (+109,6%), nonostante partisse da una base molto inferiore. Da piccoli ricordiamo le sue marine come posti sperduti in cui si trovavano vecchi pescatori a rammendare le reti, oggi Pescoluse e Torre Vado hanno numeri che fanno impallidire anche Ugento.
  • Racale ha visto un aumento del 1439,9%, segno di una valorizzazione più efficace del territorio. Anche per Racale stessa storia di Salve, con la Marina Torre Suda che ha continuato a progredire mentre Torre San Giovanni rimaneva al palo.
  • Vieste, pur essendo un mercato già maturo, ha registrato comunque un incremento del 21,8%, consolidando la sua leadership.
  • Bari e Lecce, con aumenti del 111,7% e 118,5%, dimostrano una maggiore attrattività grazie a un turismo culturale e business meno stagionale.

Nonostante la crescita, Ugento si posiziona solo al 61° posto nella regione per tasso di crescita turistica, un dato che evidenzia la perdita di competitività rispetto ad altre località pugliesi che hanno saputo sviluppare strategie più efficaci.

Classifica_Presenze_2005_2022

In questo contesto, il consigliere comunale Vincenzo Scorrano si è precipitato a enfatizzare il dato del raggiungimento di 1 milione di presenze, approntando velocemente il solito post di propaganda pieno di insinuazioni e velate accuse, bruciando anche il sindaco e l’assessore Chiara Congedi, che continua in silenzio ad assistere allo stupro delle sue funzioni da parte del presidente del consiglio comunale. Questo atteggiamento ha dimostrato ancora una volta la sua totale inadeguatezza, che rispecchia fedelmente quella della sua amministrazione. Il consigliere ha infatti riportato solo un numero grezzo, utile esclusivamente alla propaganda dell’amministrazione comunale.

Tornando ai numeri reali, Ugento ha mantenuto una forte vocazione balneare, con un’offerta ricettiva concentrata nei mesi estivi e una stagionalità estrema. I tassi di occupazione medi nel periodo 2022-2024 mostrano una situazione preoccupante:

  • Estate (giugno-settembre): 85-90%
  • Primavera e autunno: 35-50%
  • Inverno (novembre-febbraio): 15-20%

Questo significa che, al di fuori della stagione balneare, l’economia turistica di Ugento si riduce drasticamente, lasciando scoperta una larga parte dell’anno. La mancanza di eventi culturali, sportivi o di wellness durante la bassa stagione ha impedito alla città di attrarre un turismo destagionalizzato, diversamente da Lecce e Bari.

Declino della vita notturna: un’occasione persa

Nei primi anni ‘90, Ugento vantava anche una vivace vita notturna estiva, grazie alla presenza di due note discoteche, il Diva e il Terenzano, che rappresentavano un punto di riferimento per i giovani e attiravano turisti da tutta la regione. Tuttavia, entrambe furono costrette a chiudere in un clima amministrativo non certo amico, evidenziando un atteggiamento ostile allo sviluppo di questo segmento turistico. A conferma di questa visione, l’attuale sindaco di Ugento, Salvatore Chiga, ha espresso in un’intervista televisiva il proprio sollievo e soddisfazione per il fatto che oggi il comune non abbia discoteche nel proprio territorio. Questa posizione mette in evidenza il vero problema di Ugento: un’amministrazione che sembra non avere una visione strategica per il turismo e che ha contribuito a un progressivo impoverimento dell’offerta turistica, limitando le opportunità di crescita e attrattività per un pubblico più ampio.

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Reddito e impatto sociale: una comunità che non beneficia del turismo

Nonostante l’importanza economica del turismo per Ugento, il benessere della popolazione locale non ne ha tratto vantaggi significativi. Secondo la Classifica Comuni per Reddito Pro Capite (2022), Ugento si colloca al 91° posto in provincia, con un reddito pro capite di 13.265 euro, nettamente inferiore a comuni come Lecce (23.032 euro) o Maglie (19.486 euro). Questo indica che la ricchezza prodotta dal turismo non si è distribuita equamente, finendo per arricchire pochi investitori privati piuttosto che la comunità nel suo insieme.

Classifica_Comuni_Reddito_Pro_Capite_Orizzontale

L’analisi dei dati evidenzia alcuni fattori chiave che hanno frenato lo sviluppo turistico di Ugento:

  1. Mancanza di diversificazione dell’offerta: Il turismo balneare è rimasto il pilastro centrale senza un adeguato sviluppo di alternative culturali, sportive o di wellness.
  2. Poca attrattività per il turismo internazionale: Nel 2022, il 78% dei turisti è italiano, con una quota straniera ridotta al 22%, mentre località come Lecce e Vieste hanno aumentato sensibilmente l’appeal internazionale. Questo dato mostra una netta controtendenza rispetto alla media regionale.
  3. Carente strategia di marketing e promozione: Competitor come Melendugno e Salve hanno beneficiato di campagne mirate e collaborazioni con tour operator esteri, investendo al meglio i proventi della tassa di soggiorno e i finanziamenti per la promozione turistica.
  4. Strutture ricettive poco competitive: Ugento presenta una scarsa presenza di hotel di lusso (4 e 5 stelle), elemento chiave per attrarre un turismo alto-spendente.

  • L’uso efficace della tassa di soggiorno ( a Ugento 850mila euro nell’ultimo anno) e dei fondi per la promozione turistica: è essenziale garantire che questi fondi vengano utilizzati realmente per la valorizzazione del territorio e non per alimentare clientelismo e campagne elettorali. Per troppo tempo, elargizioni a pro loco e associazioni sono state fatte non per meriti sul campo, ma in cambio di sostegno elettorale, portando all’azzeramento delle politiche di promozione di Ugento. Questa gestione inefficace è emersa chiaramente nell’ultima BIT: mentre Ceglie Messapica ha presentato un video promozionale per l’estate, l’assessora di Ugento si è limitata a distribuire un mazzo di penne e delle shopper brandizzate con il logo del Parco di Ugento, un’entità che invece di brillare nel panorama turistico si è rivelata una grande zavorra economica per cittadini e turisti.

Per evitare un ulteriore declino relativo rispetto ai competitor, Ugento dovrebbe adottare una serie di strategie mirate:

  • Diversificazione dell’offerta: Creazione di eventi culturali e sportivi in bassa stagione, sviluppo di pacchetti benessere per il turismo senior. Continuare con sagre e concerti di pizzica in alta stagione non serve a niente.
  • Internazionalizzazione: Collaborazioni con tour operator stranieri e investimenti in digital marketing per mercati esteri in crescita (Germania, Austria, Polonia, Spagna e sud America).
  • Miglioramento della ricettività: Incentivi per attrarre investitori nel settore alberghiero di lusso e promozione di standard più elevati nelle locazioni turistiche.

Ugento ha ancora un grande potenziale, ma senza un cambiamento radicale nelle politiche turistiche ed economiche, rischia di perdere ulteriormente terreno rispetto ai competitor. Un piano strategico turistico per il 2025-2030, focalizzato sulla diversificazione dell’offerta e sull’attrazione di turisti alto-spendenti, potrebbe rappresentare la chiave per un rilancio sostenibile e inclusivo.

Per trasformare il turismo in un volano di crescita reale per la comunità, è necessario passare da un modello basato sulla rendita di pochi a una strategia che valorizzi l’intero territorio e ne distribuisca i benefici in modo equo, ma soprattutto bisogna iniziare ad investire bene i soldi per la promozione turistica, che fino ad oggi sono stati solo utilizzati per ingrassare le tasche di pochi amici ed eletti.

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