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Attualità

La solitudine digitale dei ragazzi di oggi

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Una recente indagine promossa dall’Associazione Nazionale Di.Te. (Dipendenze tecnologiche, GAP, cyberbullismo) in collaborazione con Skuola.net, ha evidenziato dei dati che meritano di essere attenzionati da parte degli adulti.

Gli esiti del sondaggio che ha riguardato un campione di 1.668 giovani di età compresa tra i 9 e 19 anni, sono stati diffusi in occasione della Settima Giornata Nazionale sulle dipendenze tecnologiche e cyberbullismo, che merierebbe molta più attenzione a livello locale. Ciò che emerge dai dati riguarda comportamenti allarmanti nella generazione Z. Una generazione sempre più connessa, ma paradossalmente sempre più isolata. L’utilizzo che dei social fanno i ragazzi dei social è molto passivo e molto poco attivo, al punto tale da spingerli verso comportamenti sbagliati e, nei casi più gravi, avere riflessi negativi sulla psiche dei più giovani. Il 44% dei ragazzi è iscritto a tre social network (Instagram, TikTok e YouTube) e li utilizza per due o tre ore al giorno. Il 73% li usa soprattutto per guardare i contenuti altrui, il 34% ha creato profili fake per controllare chi li ha bloccati o per fare nuove conoscenze senza mostrare la propria identità.

Tra gli allarmi più rilevanti poi, emerge ciò che lo psicologo, psicoterapeuta e presidente dell’Associazione Nazionale Di.Te – dott. Giuseppe Lavenia – la individua come solitudine digitale che peraltro afferma: Che gli adolescenti facciano fatica a limitare il tempo trascorso sui social media potrebbe essere indice di una potenziale dipendenza tecnologica. Questo aspetto, spesso sottovalutato, richiede una maggiore attenzione e comprensione da parte di tutti, in primis da parte dei genitori, per prevenire conseguenze a lungo termine sulla salute mentale. Più che vietarne l’uso, però, dovremmo indirizzare i nostri ragazzi verso una maggiore consapevolezza, attraverso l’educazione digitale. Che, visto il trend, dovrebbe diventare motivo di insegnamento già nell’età dell’infanzia nelle scuole”.

Evidenzia pertanto quanto sia essenziale per i genitori imparare a saper leggere alcuni campanelli d’allarme. 

Non meno trascurabile è altresì l’impatto degli influencer sul rapporto dei giovani con il corpo, per il quale suona nuovamente l’altro campanello d’allarme. Quello che cioè vede il 75% dei giovani utenticonfrontareil proprio corpo con quello degli influencer o di altre persone che seguono con regolarità. Ben il 46% ha ammesso che il confronto hainfluitosull’immagine di sé ed è stato motivo di una variazione nel proprio comportamento alimentare. Per quanto attiene invece l’immagine corporea, il 65% degli intervistati dice anche di non aver mai parlato con nessuno del come percepisce il proprio corpo e del perché ha adottato variazioni nello stile alimentare. Inoltre, il 31% ha provato diete o allenamenti proposti dagli influencer.

Per il dott. Lavenia, siamo dinanzi a dei dati che devono spingerci a fermarci un attimo per aprire la mente, le orecchie, gli occhi ed il cuore. Se i modelli dei giovani sono gli influencer, vuol dire che non ci sono più tanti modelli così forti nella vita offline- Quella di tutti i giorni fatta di contatto della carne viva delle persone in quanto esseri umani e sociali. Peraltro, siamo dinanzi ad una tendenza che distorce la percezione della realtà ed alimenta una costante insoddisfazione intrisa di una potenziale insicurezza nell’immagine di sé, con tutte le conseguenze che ne possono derivare sul benessere psicologico dei giovani, già parecchio provato dagli eventi degli ultimi anni, e sulle loro relazioni future.

È indiscutibile che ci sia un inevitabile impatto emotivo negativo dei social media. Come emerso dalla ricerca il 40% degli adolescenti rivela una vulnerabilità psicologica che sperimentano attraverso sentimenti di depressione, ansia, gelosia e invidia. Uno stato emotivo che spesso si tramuta in comportamenti devianti, se non talvolta criminali, che non possono essere trattati con superficialità, buonismo e pressappochismo, ma con serietà, impegno e responsabilità, guardando al centro e all’intorno dei problemi.

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