Ambiente e Territorio
Cosa stanno facendo a Torre San Giovanni?
Lo avevamo già scritto nel primo numero del nostro magazine cartaceo, pubblicato ormai tre anni fa, ma il tema resta di attualità e continua a suscitare interrogativi tra cittadini e visitatori. I lavori per la riqualificazione dei bacini di Ugento, e in particolare del bacino Suddenna, stanno stravolgendo una zona strategica di Torre San Giovanni, un’area che potrebbe essere centrale per il turismo e lo sviluppo locale, ma che storicamente è stata trattata come una periferia dimenticata.
Il progetto, vincitore del Concorso di Progettazione per la Valorizzazione e Riqualificazione dei Paesaggi Costieri di Ugento, porta la firma di Pedone Studio + CFE ed è documentato sul sito “Archilovers.com”. Ma è proprio scorrendo le informazioni presenti su quel portale che emerge un dato inquietante: la data di inizio lavori è indicata come 2015. Se ciò fosse vero, ci troveremmo di fronte a un’opera che da dieci anni risulta in costruzione, ma della quale ancora non si vedono le minime basi. Dieci anni nei quali non si è assistito a una riqualificazione, ma piuttosto a un progressivo degrado dell’area.
Ad oggi, l’unico risultato tangibile di questo cantiere è la proliferazione incontrollata delle zanzare. Le sponde sfondate del bacino Suddenna stanno provocando l’inondazione di larghi tratti di terreno, favorendo la stagnazione delle acque e creando un ambiente ideale per gli insetti, con effetti negativi sul benessere dei residenti e sull’attrattività turistica della zona.
Resta poi un grande punto interrogativo sull’utilità effettiva di queste opere. Quale sarà il valore aggiunto per il territorio una volta ultimati i lavori? Torre San Giovanni ha davvero bisogno di passerelle di legno e staccionate immerse in un ambiente paludoso, soggetto all’erosione del tempo e alla costante umidità? E soprattutto: l’amministrazione comunale ha previsto le spese di manutenzione necessarie per preservare queste infrastrutture nel tempo?
Perché se c’è una certezza, è che il legno, esposto all’acqua e alle condizioni climatiche estreme della zona, necessita di una manutenzione costante e onerosa. Quanto costerà, nel lungo periodo, tenere in vita queste strutture? E il Comune sarà in grado di garantirne la gestione o assisteremo al solito abbandono immediato, con opere inutilizzate e destinate al degrado, realizzate solo per eseguire lavori e quindi distribuire risorse pubbliche?
Dieci anni di attesa avrebbero dovuto produrre un’opera funzionale, capace di migliorare la vivibilità e la fruibilità dell’area. Invece, il bacino Suddenna si presenta oggi come un’eterna incompiuta, tra promesse mancate e problemi nuovi che si aggiungono a quelli storici. Cosa deve ancora accadere affinché questa vicenda si sblocchi davvero?
Las nostra speranza, a questo punto, è di vedere almeno realizzato il progetto così come presentato nei render di presentazione, perché a Ugento l’effetto Wish (come lo compri su wish, come ti arriva a casa) è sempre dietro l’angolo.
Lo stato attuale dell’area in un recente servizio di Ozanews
Di seguito la descrizione completa del progetto trovata sul sito archilovers:
ECOLOGIA INTEGRALE
Il progetto è risultato vincitore di un concorso di progettazione promosso dalla Regione Puglia e dal Comune di Ugento, individuandolo come uno dei modelli di attivazione dello “Scenario Strategico” del Piano Paesaggistico della Puglia (PPTR) legato alla valorizzazione dei paesaggi costieri, elemento patrimoniale di grande rilevanza per il futuro socioeconomico della regione stessa.
Il progetto ha lo scopo duplice di bloccare i processi di degrado dovuti alla pressione turistica concentrata a ridosso della costa e di valorizzare l’immenso patrimonio naturalistico, rurale e paesaggistico presente all’interno del più ampio Parco Naturale Regionale Litorale di Ugento.
Il Parco è costituito da un sistema dunale e retrodunale misurato da un insieme di canali e bacini di collegamento rappresentando la più estesa area di macchia mediterranea del Salento che però presenta un’ampia serie di criticità: erosione costiera, degradazione degli habitat locali, perdita di bio diversità, salinizzazione dei suoli, eccessivo carico antropico nei mesi estivi.
Il progetto intende coniugare la tutela dell’ambiente con lo sviluppo economico mediante la definizione di un modello di sostenibilità ambientale e la creazione di nuove forme di ecoturismo.
L’obiettivo è promuovere la valorizzazione sostenibile del territorio facendo dialogare istanze antropologiche ed ambientali mediante uno sviluppo bio-economico.
Risolvere la dicotomia tra ambiente ed economia verso un modello di ecologia integrale nel quale far convivere i processi economici e la tutela del paesaggio.
RICOMPOSIZIONE DEL MOSAICO DEGLI HABITAT
Le Aree che compongono il progetto sono state caratterizzate in base alla loro vocazione più evidente e più funzionale per la riconnessione degli habitat e dei sistemi di fruizione del parco.
Il Bacino Rottacapozza sud è sicuramente l’area vocata alla trasformazione in riserva naturale integrale. Gli interventi proposti mirano a rafforzare questa qualità e a facilitare la crescita del carattere naturalistico del bacino. L’eliminazione degli argini costruiti insieme al nuovo disegno delle sponde e alla rinaturalizzazione della duna favoriranno la naturale creazione di un ecosistema ideale per la fauna e la flora.
Intervento comune a diverse aree di intervento è l’inserimento di isolotti naturali galleggianti, realizzati con struttura in bamboo e giunco palustre a guisa di grandi nasse, disegna ed arricchisce il bacino di luoghi ideali per la formazione di habitat naturali per il proliferare della flora e il ripopolamento della fauna spontanea o indotta .
Nel caso dell’area naturale protetta le banquettes di posidonia spiaggiata saranno mantenute in situ in modo da favorire la riduzione dell’erosione della costa, il ripascimento della duna e la nidificazione delle tartarughe.
Il Bacino Suddenna appare come elemento estraneo al nucleo urbano di Torre San Giovanni.
La riconnessione del bacino all’abitato è ottenuta attraverso percorsi e passeggiate pedonali che lo collegheranno al nuovo lungo mare. Il parco urbano acquatico, composto di boschetti termofili, bio-lago, giardini ed orti botanici palustri, diventerà elemento di riequilibrio dei flussi decongestionando l’affaccio al mare, ridefinirà l’uso e le dinamiche degli spazi urbani redistribuendo i carichi antropici.
L’Area dell’ ex Ittica, fortemente antropizzata ed abbandonata da anni, attraverso uso di linguaggi architettonici mimetici si propone un modello che definiremmo di Decongestione Turistica Controllata, teso a diradare il carico antropico su larga scala e a spalmare i flussi stagionali , attraendo tutto l’anno nuove forme di turismo già ampiamente diffuse in tutta Europa.
Il compendio ricettivo viene proposto come una serie di elementi costruiti sparsi, realizzati sulle aree di sedime già fortemente compromesse e ricuciti da zone completamente rinaturalizzate, in piena continuità con il parco, con uso esclusivo di materiali da costruzione naturali e vegetali, tanto da potersi identificare come vere Architetture Vegetali o Agritetture.
La scelta dei materiali risponde quindi all’esigenza di ridurre l’impatto del costruire sull’ambiente privilegiando l’impiego di materiali, componenti e prodotti regionali, riciclati e riciclabili, atossici, a ricrescita veloce.
L’area denominata “Zona Fontanelle” è caratterizzata da strade carrabili e parcheggi non regolamentati posti a ridosso della fascia dunale che ne compromettono la continuità ecologica. La rinaturalizzazione delle aree liberate e la forte riduzione delle aree impermeabilizzate, faciliteranno la ricucitura della pineta esistente e rafforzeranno il suo ruolo di cintura verde di delimitazione, mitigazione e qualificazione di un’area caratterizzata da costruzioni che connotano fortemente il paesaggio.
I parcheggi saranno delocalizzati e ricollocati in aree adiacenti alle strutture ricettive esistenti.