Lavoro ed Economia
L’Arco Jonico – salentino: le bandiere blu possono diventare un sistema

Nei giorni scorsi, presso il CNR in Roma, sono state assegnate le bandiere blu 2025. Per quanto riguarda la Regione Puglia, Ugento, insieme ad altri comuni rivieraschi salentini, si è visto confermare il prestigioso riconoscimento della FEE.
E’ un risultato che premia l’impegno delle Amministrazioni comunali, ma anche l’impegno degli imprenditori turistici e dei cittadini. Sorgono tuttavia molti dubbi perché a smentire talune affermazioni concorrerebbero ciò che la realtà dimostra giornalmente, che non può sfuggire neanche quando gli occhi sono chiusi.
Sarebbe errato assumere il ruolo di “bastian contrario”, però far emergere le tante deficienze del territorio e della costa è necessario per creare le premesse per un dialogo tra Istituzioni, cittadini e stakeholder, utile all’individuazione e alla programmazione di soluzioni utili per tutti, nell’interesse dell’intera comunità.
Ritengo che sia possibile nel nostro contesto geografico delineare una visione che sappia coniugare il settore primario, secondario e terziario, tutti da rivitalizzare, intervenendo su quelle criticità non solo ambientali, ma anche e soprattutto territoriali, il cui miglioramento potrebbe costituire un volano di crescita occupazionale ed economica, attraendo risorse umane e finanziare. Che non si riduca a ristretti periodi stagionali, ma possa estendersi per garantire occupazione, lavoro e prosperità per tutto l’anno.
Se la Puglia ha portato a casa 27 Bandiere blu, registrando un ulteriore balzo in avanti rispetto all’anno precedente, quando le località premiate erano 24, la provincia di Lecce ha visto la riconferma di 9 località turistico – balneari e l’ingresso per la prima volta di Castrignano del Capo, confermandosi nel ruolo di punta nel turismo costiero del Mezzogiorno. A fronte di un suffragio importante, manca tuttavia una visione d’insieme, più ampia e articolata. Latita una prospettiva, coerente e funzionale, che certifichi il tacco d’Italia come uno dei principali poli attrattivi a livello turistico e implementi detto settore su standard elevati. Senza un’adeguata consapevolezza, poi, di un’innata inclinazione turistica a cui l’ambito jonico e adriatico risultano naturalmente vocati, concorriamo con scelte politiche satrapiche, non rispettose delle sue vocazioni attitudinali. Occorre trasformare i risultati dei singoli Comuni in opportunità per la costituzione di un plafond dell’offerta da declinare come “sistema Jonico – salentino”. Turismo, agroalimentare, terzo settore e rilancio green dei siti industriali dismessi per rilanciare tutto il contesto della nostra costa. Tre sono i fondamenti che consentirebbero al nostro territorio di viaggiare spedito verso lo sviluppo sostenibile: agricoltura, turismo e rigenerazione industriale. Il primo non potrà mai essere ritenuto settore realmente trainante se si persevererà in una gestione familistica e concentrata nelle mani di succinte oligarchie. Il turismo non può essere un mero pennacchio da esibire per promuovere i risultati di una Comunità a scapito di un’altra. Il turismo è e deve essere sistema! Necessita l’avviamento di volontà e processi politici volti alla creazione di consorzi inglobanti le Comunità rivierasche.
Con tali premesse si può procedere ad un rassettamento della nostra grande offerta ricettiva, diportistica, naturalistica, storico – archeologica e culturale (tradizione, radici, folklore), creando una destinazione che rappresenti un brand di rilancio per tutto il Salento, scevro da qualunquismi, familismo amorale, corruzione e scambio elettoralistico. Abbiamo l’opportunità di trasformare un’area che ha tutte le carte in regola per candidarsi a diventare la più grande “Destinazione turistica” del Mediterraneo: l’Arco Jonico salentino. Togliendo a questa nostra martoriata terra dei messapi quella veste di ricettacolo di nuove ed ulteriori discariche di rifiuti, abusive e autorizzate. Purtroppo assegnatale negli anni a causa di una cattiva gestione dell’ambiente e del territorio. Occorre, infine, cancellare quelle immagini divenute modalità di governance territoriale unipersonale che vedono spesso l’uomo solo al comando, assistito da ciurme di assoldati senza alcuna libertà di critica e di pensiero, causa di insensate commistioni tra i richiamati settori produttivi perché non collimerebbero e condurrebbero il territorio jonico e adriatico verso un’irreversibile implosione sociale. Il Salento non lo merita!