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Il Natale tra il braciere e il camino

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Accade proprio quando si è lontani da casa che certi ricordi affiorano come i funghi alla prima brezza umida sul tappeto di un bosco. Camminando tra i viottoli della campagna romana, mi è capitato di vedere un piccolo camino acceso. Di sentire l’odore del fumo prodotto dalla combustione della legna. Ecco che mi è venuto da pensare che in quella casa ci fossero delle persone che si stavano riscaldando. Proprio mentre trovandomi fuori mi sentivo pungere da quel freddo che ti toglie il respiro e ti fa sentire come quando il corpo è trafitto da mille lame. Mi sono tornate in mente tante scene di un tempo che non tornerà mai più e che conservo gelosamente al punto che chiudendo gli occhi riesco a rivedere quella sedia e quella sdraio accanto al camino a casa dei nonni materni. Loro non ci sono più ormai da diversi anni. Hanno concluso il loro percorso terreno e ora, per chi come me crede e vive di fede, mi piace immaginarli seduti accanto a tante altre persone che non ci sono più, come i nonni paterni, alcuni zii ed altri che mi hanno voluto bene ed ai quali ero affezionato. Che si radunano attorno a quel fuoco eterno ove non ci sono preoccupazioni, solitudini, nostalgie, rancori, invidie e cattiverie. Mi piace immaginarli proprio così i miei nonni. Il nonno si alza per andare fuori a prendere qualche “stozzu” o qualche “taccaru” per ravvivare il caldo di quel fuoco che tanto vorrei mi riscaldasse. La nonna, seduta sulla sua monumentale sedia, intenta a ricamare all’uncinetto. A fare il famoso “punto giorno”. E tra un colpo alla legna che brucia con il ferro e un punto sul merletto, riesco a sentire le loro voci che mi pongono domande, raccontano momenti di vita vissute, curiosità del tempo o fatti accaduti come solo i cronisti più navigati riescono a fare. C’è tuttavia una differenza molto netta tra prima e dopo. Come sostiene il dott. Crepet le nuove generazioni non conoscono la differenza abissale tra il calore dei nonni ed il piacere di una partita alla playstation. Non conoscono il valore ed il significato di un rimprovero, di un “no” secco, giammai detto con cattiveria ma sempre con una involontaria benevolenza. Erano decisamente belle quelle serate. Non nascondo che mi mancano tantissimo e soprattutto quanto sarei disposto a dare in cambio pur di riviverle. Anche solo per qualche istante. Ahimè, la verità è difficile da accettare perché indietro non si può tornare. Il passato è passato e non tornerà mia più. C’è il presente che ci rende orfani di qualcosa che oggi è diventato raro e introvabile. Ma forse, come diceva sempre il nonno, la vita scorre come il fiume che porta via tutto senza distinzione per nessuno. Conta ciò che sei stato, quello che hai fatto e come l’hai fatto!  

Riflettendoci, essendo il nonno e la nonna nati rispettivamente nel 1923 e nel 1926 oggi avrebbero 102 e 99 anni. Chissà come sarebbe stato se oggi fossero vivi. Che Natale sarebbe? Oggi che sono adulto vorrei chiedergli tante cose. Porgere loro tutte quelle domande che quel bambino vivace, irrequieto e disubbidiente non era in grado di porgli. Come detto, il tempo trascorre inesorabile. Piaccia o non piaccia lo si deve accettare, perché è questa la natura della vita. 

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C’era ogni sera un braciere in mezzo alla cucina. Ogni tanto il nonno prendeva la brace con la paletta in ferro e la metteva al suo interno, dove c’era anche un barattolo di latta con l’acqua. Lo guardavo fisso per la curiosità di vedere bollire l’acqua e il vapore disperdersi nell’aria. Nulla di sensazionale, ma ai miei occhi tutto era magnifico perché mi piaceva trascorrere quelle ore a casa dei nonni. A parlare, a guardare la tv e qualche volta a giocare a carte. Poi c’erano anche le serate in cui mettevo letteralmente sotto sopra la cucina. Tiravo fuori gomitoli di lana, carta di giornale, nastro adesivo, forbici e altro per creare giochi di fantasia. Mettevo in pratica quella creatività che i bambini di oggi non hanno perché abituati non solo a non giocare (bisogna anche saper giocare!) ma soprattutto ad avere tutto bello e pronto. Non mi annoiavo mai, anche perché giocavo con loro. Quanti nonni giocano con i propri nipoti? Quanti ascoltano racconti inventati? Quanti si siedono al loro fianco e gli raccontano la giornata? O ascoltano i loro amorevoli rimproveri?

E’ cambiato il mondo. La società è cambiata. Sembra normale che un bambino venga allontanato dalla propria famiglia perché i genitori avrebbero deciso di vivere nel bosco. Preferirei la solitudine del bosco, con le sue bellezze, ed il calore di una famiglia che sa essere tale ad una vita in città tra vizi e capricci assecondati da genitori assenti fisicamente e mentalmente, assorti nell’attenzionare i like sui social.  Che cosa fare per questo Natale? Credo sia utile a grandi e piccoli accendere il fuoco, mettersi vicino, magari prendere la brace e metterla in un braciere (esistono ancora?). Potrà essere un Natale diverso. Un’occasione per riscoprire sguardi nuovi, quelle cose dette con i colpi d’occhio che possono estasiare ancora di più se si tolgono i cellulari e si prova a parlarsi, tutti insieme a guardare un film, a fare una crostata, una pizza, ad impastare la pasta fatta in casa. Come si faceva una volta con i nonni. Un ricordo che mi permette di riviverli con gli occhi di un adulto. Di rivederli per potergli dire, vi voglio bene. Buon Natale e grazie per quel braciere.

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