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Editoriali

Finisce la peggior estate della storia di Ugento

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Con la prima domenica di ottobre possiamo ormai dire ufficialmente che la peggior estate del periodo contemporaneo di Ugento è finalmente finita.
Un’estate che, oltre all’invasione delle cavallette, non ci ha fatto mancare nulla: incendi, spazzatura, blatte, traffico impazzito con incidenti a ripetizione e spesso con la stessa dinamica. Una stagione in cui le criticità che questo giornale denuncia da anni sono esplose in tutta la loro problematicità.

Non era difficile prevedere che le nostre marine sarebbero andate in sofferenza di fronte a questo modo di gestire la spazzatura, soprattutto con gli addetti ridotti alla metà del necessario. Eppure nessuno ci ha pensato, e così a turisti e operatori è stato “offerto” uno spettacolo indegno: cumuli di rifiuti davanti ai lidi, dune insozzate, bidoni trasformati in discariche a cielo aperto, in una rincorsa all’inciviltà senza alcun freno. Lo stesso freno che è mancato a chi ha passato l’estate a divertirsi con i fiammiferi: mai Ugento aveva visto oltre metà del suo territorio devastato dal fuoco da giugno a oggi. Un fatto gravissimo, che impone all’amministrazione l’aggiornamento del catasto delle aree incendiate, unico vero strumento che lo Stato mette a disposizione per combattere il fenomeno degli incendi dolosi. Ma, come spesso accade, anche su questo fronte siamo in ritardo.

Non è solo questo: abbiamo assistito per la prima volta alla contrazione del flusso turistico, soprattutto nella fascia del ceto medio italiano. Una fetta di mercato completamente assente, rimpiazzata solo in parte dagli stranieri e dall’orda napoletana che ha riempito le spiagge nei dieci giorni centrali di agosto. I lidi parlano di almeno il 30% di guadagni in meno. Stesso discorso per molte strutture turistiche, alcune addirittura al collasso, mentre numerose case vacanza sono rimaste vuote già a settembre. È solo l’inizio del declino turistico ed economico del nostro territorio: un declino annunciato, prevedibile e che presto si tradurrà in una crisi profonda se non si troveranno le giuste controindicazioni.

E non è solo questione di numeri: l’economia turistica mostra oggi il suo volto più spietato. Posti di lavoro sottopagati e a bassa specializzazione spingono via intere generazioni di salentini, sostituite dai nuovi schiavi del nostro tempo: gli indiani. Se ne vedono sempre di più, tanto che ormai sono rarissime le cucine salentine in cui non siano presenti. Una corsa al lavoro sottopagato che non potrà durare a lungo: anche loro, presto, riscatteranno la propria condizione, come accadde agli albanesi negli anni ’90, ai rumeni nei primi 2000 e a tutti gli altri sfruttati passati da questa giostra.

A sorridere, intanto, sono le multinazionali e i grandi gruppi immobiliari che gestiscono i villaggi turistici di Ugento: ultime isole felici che continuano a fatturare, ma i cui guadagni finiscono altrove, spesso fuori nazione, contribuendo all’impoverimento del territorio. Ai turisti e agli ugentini non resta altro che la spazzatura e i danni da riparare durante un inverno di lavoro in nero.

Ma non è finita qui. A rendere ancora più odiosa questa estate è stato il dilagare del fenomeno degli “ombrelloni segnaposto”, pratica incivile che ha visto turisti e purtroppo anche locals occupare porzioni di spiaggia libera sin dalle prime ore del mattino, lasciando ombrelloni e sedie a fare da barriera per ore, senza che nessuno fosse realmente presente. Una vergogna che la nostra testata denuncia da anni e che quest’estate è degenerata in assenza totale di controlli, tanto da trasformare intere aree del litorale ugentino in campi minati di ombrelloni vuoti, dove accedere era impossibile. Segno che l’inciviltà avanza e che lo Stato e il Comune arretrano, incapaci di garantire regole minime di convivenza.

La totale immobilità dell’amministrazione comunale è dimostrata dal fatto che, ad oggi, nessuna riunione è stata prevista per affrontare insieme agli operatori turistici le criticità della stagione appena conclusa e per programmare al meglio la prossima. Tutto tace. Anzi, a dirla tutta, non sappiamo neanche chi sia di fatto l’assessore che dovrebbe occuparsi di queste questioni, con cittadini e imprenditori che arrivano perfino a rivolgersi a semplici consiglieri comunali, chiedendo interventi in settori di cui non dovrebbero avere alcuna competenza.

Eppure qualcosa quest’anno è cambiato. Forse la mancanza di lavoro ha dato a qualcuno il tempo di fermarsi e guardarsi intorno, riflettendo sulla strada cieca che stiamo continuando a percorrere: quella del turismo di massa, dello sfruttamento delle risorse, di un guadagno modesto fatto di spiccioli. Siamo tra le mete turistiche più apprezzate della regione, ma non abbiamo un’agenzia turistica pubblica, non abbiamo un assessorato attivo 365 giorni l’anno, non creiamo lavoro qualificato nel settore. Continuiamo a scendere, tra affitti in nero e bidoni svuotati davanti casa.

Eppure incassiamo 850 mila euro l’anno di tassa di soggiorno: una somma che potrebbe finanziare iniziative per incentivare un turismo di qualità, per invertire una rotta intrapresa vent’anni fa, quando la politica locale ha scientemente scelto di ridurre Torre San Giovanni e le marine di Ugento a meta low-cost per famiglie senza soldi e anziani in cerca di una tranquillità fatta di niente. Peccato che oggi anche quegli anziani pretendano servizi: la fogna che non parte, le strade colabrodo trasformate in piscine alla prima pioggia, i marciapiedi diventati toilette per cani, l’illuminazione pubblica a singhiozzo.

Siamo dunque sopravvissuti alla peggiore estate della storia di Ugento, un’estate in cui molti hanno dovuto fare i conti con i danni di un’amministrazione incompetente e inefficace. Soprattutto chi ha subito ripercussioni economiche dirette, con attività dimezzate o costrette a chiudere. La stagione è finita, ma le macerie restano. E la sensazione, purtroppo, è che nessuno stia lavorando davvero per impedirci di riviverle anche il prossimo anno.

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Videomaker, Fotografo, Giornalista ed esperto di marketing digitale. Tutto questo dopo aver vissuto dieci anni a Bologna ed esser tornato in Salento. Oggi dirigo la redazione di Ozanews, la comunicazione di Ugento Calcio e le iniziative di Officine Multimediali ETS mentre continuo a lavorare per i miei clienti storici.