Questa mattina due assidui lettori di Ozanews ci hanno segnalato un episodio curioso: una telecamera del circuito di videosorveglianza comunale, insieme alla relativa cassetta di controllo elettrico, è stata ritrovata completamente danneggiata all’ingresso del paese, in via Mare, all’altezza dell’autolavaggio.
La scena ha subito stuzzicato la fantasia di molti: qualcuno ha ipotizzato che il misterioso “Fleximan” — noto in Italia per le sue azioni contro autovelox e sistemi di sorveglianza — abbia deciso di concedersi una breve vacanza sulle coste di Ugento.
Per vederci chiaro, ci siamo recati sul posto con macchina fotografica alla mano. Come documentano le immagini, la telecamera pende pericolosamente dal suo palo e la cassetta elettrica è ridotta in pezzi. Tuttavia, un dettaglio rivelatore ha permesso di risolvere rapidamente il mistero: la base del palo appare piegata, segno evidente di un impatto.
In realtà abbiamo avuto modo di verificare che si è trattato di un incidente stradale avvenuto poco prima dell’alba. Un’automobile, probabilmente a causa dello scoppio di una gomma in corsa, ha perso il controllo ed è finita contro il palo. Per fortuna, la conducente è rimasta illesa e la struttura, seppur danneggiata, non è caduta a terra: in caso contrario, le conseguenze avrebbero potuto essere ben più gravi.
Niente “missione” di Fleximan, dunque: solo l’ennesimo sinistro che si verifica in quel tratto stradale, già noto per episodi simili.
Nella suggestiva cornice di piazza San Vincenzo, illuminata dalla maestosità e bellezza della nostra Cattedrale, si è celebrata ieri sera una drammaturgia del tutto particolare che ha suscitato commozione, riacceso fiammelle di speranza e fiducia nel futuro. Emozionalmente densa di significato si è condensata sul messaggio di pace e fratellanza tra i popoli contro ogni guerra del venerabile Don Tonino Bello.
Una rappresentazione magistralmente diretta dal prof. Francesco Piccolo, che con grande pathos evocativo, sentimentalmente condizionato e appassionato ha interpretato il ruolo del vescovo alessanese riprendendo le sue meditazioni raccolte nel “Le mie notti insonni”. È stato giustamente ricordato il meritorio impegno civico e sociale del nostro concittadino Ferdinando Catino, del quale, per ovvie ragioni generazionali, ho pochi ricordi se non quelli legati al suo piacere nel ballare la pizzica in tante occasioni di festa cittadina in cui ho avuto il piacere di vederlo esibirsi.
Un ringraziamento all’Amministrazione comunale e all’Assessorato alla cultura in particolare, per aver voluto regalare questo bel momento di riflessione e di sentimento cristiano alla nostra città. Un grande apprezzamento agli attori che con profonda partecipazione hanno messo in scena simbolismi “don toniniani” che si dovrebbero riscoprire alla luce della teologia del venerabile pastore con la croce ed il bastone in legno d’ulivo. Attrezzi e simboli semplici, espressione di una Chiesa povera dei poveri. Di una teologia degli ultimi. Di coloro cioè che non contano nulla ma che sono i protagonisti veri, si potrebbe dire gli interpreti principali della piattaforma valoriale rivoluzionaria, intramontabile e sempre attuale, su cui dovremmo improntare la nostra vita di cristiani: il Vangelo. Perché non possiamo non dirci cristiani!
Sono stati molti i punti toccati nel corso della manifestazione, costruita in maniera encomiabile e sequenzialmente rivelatrice del messaggio e dell’insegnamento sociale attraverso le parole e gli scritti di Don Tonino. Una trasversalità di inviti, insegnamenti, simbologie, significati, messaggi, propositi, talvolta anche di rimproveri per la superficialità con cui tante volte si affrontano le questioni giornaliere che solo apparentemente sembrano banali ed inutili, ma che in realtà, necessitano di essere scavate in fondo per disvelarne un’attualità ed essenzialità sconosciute.
L’insegnamento del parroco che ringraziava la sua terra per averlo fatto nascere povero si mescola in tutta la sua forza con la realtà odierna. Ecco l’attualismo della sua pastorale! La necessità di affrontare la malattia con serena rassegnazione, accettandola come un dono. L’urgenza di essere credibili mettendo in pratica la semplicità dell’insegnamento cristiano attraverso il vangelo. Il non voltare le spalle a chi si sente un rifiuto prodotto dalla globalizzazione dell’indifferenza. Piantare un piccolo seme di speranza nel terreno della moltitudine della banalità del male per elevare la pianta di una pace che sia cammino insieme verso il Golgota, a che nessuno rimanga indietro, rimanga solo. Affidarsi nel volo della vita ad un partner che non tradisce mai, che possiamo incontrare, anzi incontriamo tutti i giorni nelle persone che ci stanno accanto. Proprio come ai discepoli di Emmaus, il Signore ci cammina accanto e, presi dalla nostra quotidianità, non lo riconosciamo. L’impegno del cristiano per Don Tonino deve essere un impegno sociale fino in fondo. Anzi fino in cima!
Insomma, una serata che ricorda quanto la nostra comunità, la nostra terra salentina sia fucina di identità che si sublimano in profezia, indice del nostro essere. Monito che ci ricorda come dovremmo essere e come dovremmo vivere. Camminare insieme. Uno accanto all’altro. Essere popolo che sa esserlo e ha la forza di guardare sempre avanti, con fede, con fiducia e soprattutto con la speranza di avere sempre un’ala di riserva.
Si fa sempre più serrata la ricerca di Donato Negro, 89enne di Collepasso scomparso da ieri mattina. Una nuova e importante pista, confermata da telecamere di videosorveglianza comunali, ha riacceso la speranza e spostato il centro delle operazioni a Ruffano, dove alle 9:50 di ieri è stato ripreso il passaggio dell’Ape Piaggio verde targata BE63069, mezzo riconducibile all’anziano.
La notizia ha portato all’attivazione immediata del Centro Operativo Comunale (COC) anche sul territorio di Ruffano, dove si sono già concentrate le forze dell’ordine. In volo anche l’elicottero Drago AB212 dei Vigili del Fuoco, operativo come parte del sistema SAR (Search and Rescue), che ha già effettuato i primi sorvoli e lanci di ricerca.
Una scomparsa che preoccupa
L’allarme è scattato nella giornata di ieri, quando Donato non ha fatto rientro a casa all’ora di pranzo, come da sua abitudine. La figlia, dopo averlo cercato invano, ha lanciato l’allerta con un post social e subito dopo ha sporto denuncia di scomparsa ai Carabinieri. La comunità si è subito mobilitata: centinaia di condivisioni e decine di persone coinvolte attivamente nelle ricerche, supportate da Protezione Civile e volontari.
Donato era solito recarsi in campagna ogni mattina, ma ieri, a causa di lavori stradali nella zona periferica di Collepasso, è stato costretto a deviare dal percorso abituale. Si ipotizza che l’anziano, in uno stato di disorientamento, possa aver perso l’orientamento finendo nei pressi di Ruffano.
Una corsa contro il tempo
A preoccupare di più è lo stato di salute dell’uomo: Donato non assume da ore la sua terapia, non ha mangiato né bevuto e il caldo di queste giornate estive non aiuta. Anche per questo è stato richiesto l’intervento dei cani molecolari, che potrebbero entrare in azione nel caso in cui venga ritrovato il mezzo su cui viaggiava.
Appello alla cittadinanza
Le forze dell’ordine chiedono la massima collaborazione da parte della popolazione. Chiunque abbia informazioni certe e verificate è invitato a contattare il Numero Unico per le Emergenze 112. Donato indossa una camicia bianca con righe verticali ed è a bordo dell’Ape Piaggio verde targata BE63069.
Tutti sperano in un lieto fine per questa vicenda che ha commosso e unito un intero territorio. La comunità continua a fare quadrato attorno alla famiglia Negro, in una gara di solidarietà che dimostra ancora una volta la forza del Salento nei momenti difficili.
Alla fine è arrivata la sentenza. Il TAR di Bari ha respinto il ricorso presentato dal Comune di Presicce-Acquarica contro la riattivazione dell’impianto di biostabilizzazione di Burgesi, rigettando anche l’istanza cautelare con cui si chiedeva la sospensione del conferimento dei rifiuti. Di fatto, dunque, il sito ugentino continuerà a ricevere – almeno fino al 31 luglio – i rifiuti indifferenziati e derivanti dallo spazzamento stradale di 17 comuni salentini, così come stabilito dalla nota AGER del 27 giugno.
Un verdetto che pesa come un macigno, soprattutto per chi in questi mesi aveva sollevato dubbi e preoccupazioni sulla riapertura della discarica chiusa formalmente da dicembre 2024.
Una decisione attesa ma non per questo meno amara
Il TAR, nel decreto firmato dal presidente Leonardo Spagnoletti, ha sottolineato che il “pregiudizio paventato” dal Comune ricorrente non presenta “caratteri di gravità e irreparabilità tali da non poter tollerare il differimento dell’istanza cautelare alla sede collegiale”. La decisione sul merito è stata dunque rinviata a settembre.
Nel frattempo, resta valido il provvedimento AGER che impone il trattamento dei rifiuti a Burgesi, nonostante la manifesta contrarietà di molte amministrazioni locali, comitati e cittadini. A nulla è valso il fronte istituzionale creato da Presicce-Acquarica, Ugento e numerose realtà del territorio.
La reazione del sindaco e la “mezza verità” della lavorazione senza conferimento
Nei giorni scorsi, il sindaco di Ugento Salvatore Chiga aveva provato a rassicurare l’opinione pubblica con una nota in cui chiariva che Burgesi sarebbe stata “riattivata solo per il trattamento, e non per il conferimento diretto dei rifiuti”.
Una precisazione che, però, non ha placato le polemiche. Come già anticipato da Ozanews nelle settimane precedenti, l’impatto della riapertura non si misura solo nel conferimento fisico, ma nel costante e massiccio via vai di mezzi pesanti, che attraverseranno quotidianamente l’abitato di Gemini e le zone rurali limitrofe.
Lisi (FI): “Una scoppola per il territorio”
A caldo è arrivata anche la reazione del consigliere comunale Giulio Lisi, che ha parlato di “una scoppola che la giustizia amministrativa ha inferto al nostro territorio”.
“Siete sorpresi? Io no – ha commentato Lisi – anche se sono mortificato e preoccupato. Si sapeva che il rischio era altissimo, eppure poco o nulla è stato fatto nei tempi giusti”.
L’attacco della minoranza: “Contraddizione istituzionale”
“Non vogliamo fare allarmismo né addossare responsabilità strumentali – scrivono – ma non possiamo ignorare la contraddizione clamorosa di un’amministrazione che da un lato ricorre contro il gestore dell’impianto e dall’altro, fino a marzo 2025, accettava da quello stesso gestore una sponsorizzazione per finanziare il proprio periodico istituzionale”.
Secondo la minoranza, la gestione dell’intera vicenda dimostra un’assenza di visione, se non addirittura una strategia taciuta ai cittadini.
“Dal dicembre 2024 l’impianto era chiuso, e dal novembre 2024 la concessione di gestione era formalmente scaduta. Era quello il momento per riappropriarsi dell’area e avviare un dialogo con la Regione. Invece – accusano – il Comune ha preferito incassare qualche migliaio di euro per stampare un giornale, mentre il gestore lavorava dietro le quinte per la riapertura.”
Il rischio reale: il traffico e l’inquinamento ambientale
Come già evidenziato in una precedente inchiesta di Ozanews, il problema maggiore è proprio il traffico. Dalla determina dirigenziale n. 166 del 27/06/2025, si evince che l’impianto tratterà rifiuti provenienti da tutti i 17 comuni dell’Aro Lecce 3. Questo comporterà – per almeno un mese – il passaggio di decine di mezzi pesanti al giorno, per un totale stimato di oltre 3.000 transiti nell’arco dell’operazione.
Un impatto devastante per un territorio rurale, già fragile e segnato da gravi vulnerabilità ambientali.
In questo contesto, molti cittadini tornano a ricordare le storiche proteste che già negli anni passati denunciavano l’impatto sanitario e ambientale del continuo traffico di tir nella zona residenziale di Gemini. Allora si parlava di aumento di polveri sottili, disturbi respiratori e rumore. Oggi, quegli allarmi tornano di drammatica attualità.
Prossime mosse: settembre sarà decisivo
Ora si attende la discussione di merito a settembre. Ma per molti, il danno è già fatto. Proprio per questo si stanno organizzando altre iniziative pubbliche, tra cui quella del movimento “Salento Libero”
Intanto, Burgesi è tornata operativa. E con lei, il rumore dei tir, l’odore dei rifiuti e la rabbia di un territorio che si sente tradito.
Mentre a Taurisano fervono i preparativi per l’inaugurazione del nuovo Centro del Riuso, fissata per sabato 22 febbraio 2025 presso l’Ecocentro di via Miggiano, a pochi chilometri di distanza, Ugento resta ancora fermo al palo. Il centro di riuso presente nell’ecocentro ugentino, che avrebbe dovuto rappresentare un’opportunità di economia circolare e sostenibilità ambientale, continua a versare in uno stato di abbandono e inutilizzo.
la foto presa dal sito https://www.studiosigma.org/
L’iniziativa della città di Taurisano, sostenuta da fondi europei e regionali, si propone di offrire ai cittadini un’alternativa concreta allo spreco, consentendo di donare e ritirare oggetti ancora utilizzabili, dai mobili agli elettrodomestici di piccole dimensioni, dai vestiti ai giocattoli. Il Centro del Riuso di Taurisano diventerà così un punto di riferimento per il riutilizzo di beni destinati altrimenti allo smaltimento, promuovendo la cultura della sostenibilità e del riciclo.
L’evento inaugurale, che si terrà alle ore 10:30, segna l’inizio di un percorso virtuoso che potrebbe ridurre sensibilmente la quantità di rifiuti conferiti nelle discariche, in linea con le direttive europee e regionali in materia di gestione sostenibile dei rifiuti.
Di contro, la situazione a Ugento continua a rimanere irrisolta. Il Centro del Riuso locale, progettato dallo studio sigma nel 2018 dopo aver curato la progettazione dell’intero ecocentro, che avrebbe dovuto svolgere una funzione analoga a quello di Taurisano e che invece giace in stato di abbandono nonostante la struttura sia già esistente. Già in passato si è parlato di questa criticità, con numerose segnalazioni da parte dei cittadini e delle associazioni ambientaliste locali, ma ad oggi nulla sembra essere cambiato.
Le motivazioni di questo stallo sono molteplici: dalla mancanza di una gestione chiara, a eventuali problemi burocratici, fino a una scarsa volontà politica nel rendere operativo un servizio che potrebbe apportare benefici concreti alla comunità.
Il confronto tra le due realtà, Taurisano e Ugento, appare dunque impietoso. Da una parte, un’amministrazione che punta sulla sostenibilità e sull’economia circolare; dall’altra, un’infrastruttura lasciata nell’oblio nonostante il potenziale valore per la cittadinanza.
L’auspicio è che l’esempio di Taurisano possa servire da stimolo per rimettere in moto il progetto ugentino, evitando che rimanga solo un’incompiuta tra le tante. Un Centro del Riuso funzionante non è solo una questione ambientale, ma anche un’opportunità sociale ed economica per tutto il territorio. Sarà la volta buona per un cambio di rotta a Ugento?
La Regione Puglia lancia il programma “Non si vede ma si cura”, un’importante campagna di screening gratuito per individuare le infezioni da virus dell’Epatite C (HCV). L’iniziativa punta a diagnosticare precocemente un’infezione spesso silente ma potenzialmente pericolosa per la salute del fegato, garantendo così una cura tempestiva ed efficace.
L’importanza dello screening
L’epatite C è una malattia insidiosa: il virus HCV può restare asintomatico per anni, danneggiando progressivamente il fegato fino a causare cirrosi o, nei casi più gravi, tumori epatici. Grazie a questo programma, è possibile individuare l’infezione prima che provochi complicazioni. La terapia disponibile, gratuita e con pochi effetti collaterali, garantisce la guarigione nel 95% dei casi.
Chi può partecipare?
Lo screening è rivolto a tre categorie di persone, individuate dal Ministero della Salute:
Nati tra il 1969 e il 1989 (età tra i 35 e i 55 anni), inclusi gli stranieri temporaneamente presenti (STP);
Utenti dei Servizi pubblici per le dipendenze (SerD), indipendentemente dall’età o dalla nazionalità;
Detenuti nelle carceri, indipendentemente dall’età o dalla nazionalità.
Come aderire?
La partecipazione è semplice, volontaria e gratuita. Le modalità variano a seconda delle categorie:
Persone nate tra il 1969 e il 1989: riceveranno un invito tramite chiamata, SMS o email dalla ASL, con indicazioni su come scaricare la lettera d’invito dalla piattaforma di Puglia Salute. Potranno poi recarsi in una farmacia aderente o in un laboratorio di analisi pubblico. È possibile partecipare anche senza invito, ma si consiglia di scaricare il consenso informato e l’informativa sulla privacy per velocizzare le operazioni.
Utenti dei SerD e detenuti: lo screening sarà organizzato direttamente nelle strutture di riferimento all’arrivo, ogni sei mesi o dopo comportamenti a rischio.
Quali test vengono effettuati?
In farmacia: test rapido capillare con pungidito o test salivare.
In laboratorio: prelievo di sangue. Chi deve già effettuare esami del sangue per altre prescrizioni può chiedere di aggiungere il test HCV gratuitamente.
Perché partecipare?
Partecipare al programma significa tutelare la propria salute e prevenire complicazioni future. Diagnosticare l’epatite C in fase iniziale permette di accedere a una cura efficace, sicura e semplice da seguire.
Comunicazione dei risultati
Gli esiti verranno comunicati tramite chiamata, SMS o email.
Esito negativo: lo screening è concluso.
Esito positivo: il Punto screening HCV informerà la persona e la metterà in contatto con un Centro specialistico per il test di conferma e la successiva presa in carico.
Un’opportunità da non perdere
Con il programma “Non si vede ma si cura”, la Regione Puglia conferma il proprio impegno nella tutela della salute pubblica. La diagnosi precoce e il trattamento tempestivo dell’epatite C possono fare la differenza per migliaia di persone.
Il tema della qualità delle acque sotterranee è cruciale per la tutela ambientale e della salute pubblica, specialmente in aree che hanno ospitato impianti di smaltimento rifiuti. Eppure l’amministrazione di Ugento continua a non comunicare pubblicamente i dati relativi ai pozzi spia intorno a Burgesi, contribuendo ad alimentare il clima di sfiducia verso le istituzioni da parte di una popolazione che, nel tempo, ha dovuto accettare decisioni dall’alto che ne hanno pregiudicato salute e prospettive di vita.
Eppure ARPA Puglia continua a monitorare i campioni prelevati dal pozzo spia “P3” presso l’ex discarica RSU di Burgesi, nel comune di Ugento. L’analisi chimica ha rilevato dati che, pur rientrando nei limiti di legge, meritano un’attenzione costante per la protezione della falda acquifera.
Dai test effettuati emergono alcune criticità che suggeriscono la necessità di un monitoraggio continuo. La conducibilità elettrica, indicatore della presenza di sali disciolti, si attesta a 2380 µS/cm a 20°C, un valore elevato seppur entro il limite di 2500 µS/cm. Ciò suggerisce una significativa mineralizzazione dell’acqua, potenzialmente riconducibile a contaminazioni di origine antropica.
La concentrazione di cloruri, pari a 682 mg/L, supera ampiamente i valori tipici di acque sotterranee non alterate, facendo ipotizzare un’influenza di residui di percolato o di altre sostanze derivanti dall’attività passata della discarica. I nitrati, con un valore di 25 mg/L, restano sotto la soglia di attenzione di 50 mg/L, ma indicano comunque la presenza di apporti azotati, potenzialmente provenienti da rifiuti organici o infiltrazioni agricole.
Sotto il profilo microbiologico, non sono state rilevate contaminazioni batteriche significative, un dato rassicurante per la qualità dell’acqua. Anche il carbonio organico totale (0,37 mg/L) e il BOD5 (<5 mg/L) risultano contenuti, indicando un livello limitato di sostanze organiche biodegradabili.
Tuttavia, il contesto ambientale della discarica e i valori chimici osservati impongono una sorveglianza costante. L’ammoniaca (<0,05 mg/L) e i cianuri (<15 µg/L) risultano ben al di sotto dei limiti normativi, confermando l’assenza di contaminazioni acute da questi composti.
Alla luce di questi dati, il monitoraggio dell’ex discarica di Burgesi rimane una priorità per le autorità ambientali e locali. Il rischio di un peggioramento della qualità delle acque sotterranee richiede interventi mirati per prevenire potenziali impatti sulla salute pubblica e sugli ecosistemi circostanti.
Le istituzioni sono chiamate a valutare strategie di mitigazione e, se necessario, piani di bonifica per garantire la sicurezza delle risorse idriche della zona. Il coinvolgimento della cittadinanza e delle associazioni ambientaliste può contribuire a una maggiore consapevolezza e a un controllo più efficace del territorio.
La situazione, per il momento, non evidenzia emergenze, ma invita a un’azione tempestiva per evitare che il problema si aggravi nel tempo. Un’attenta gestione della qualità delle acque sarà determinante per la tutela del patrimonio idrico locale e per il benessere delle future generazioni.
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