Burgesi riapre “solo per il trattamento” ma l’impatto ambientale è pesantissimo

Dopo l’anticipazione di Ozanews, che per prima ha anticipato le reali intenzioni della Regione Puglia sulla riattivazione della discarica Burgesi, arriva la conferma: il sito riapre ufficialmente. Lo ha annunciato il sindaco di Ugento, dopo giorni di attesa e polemiche, con una nota diffusa pubblicamente (sulla sua pagina politica su Facebook, ma con il vessillo comunale esposto), confermando quanto già denunciato da questa testata nella giornata di ieri: Burgesi non sarà riaperta per il conferimento diretto dei rifiuti, ma per il trattamento dei rifiuti indifferenziati provenienti da 17 comuni salentini, prima della loro destinazione finale.

Una distinzione che, se da un punto di vista tecnico può sembrare rassicurante, non lo è affatto dal punto di vista ambientale, logistico e sanitario. Perché, in realtà, il vero problema non è tanto dove finiranno i rifiuti, ma il traffico pesante che transiterà ogni giorno lungo le strade che collegano la zona industriale e Burgesi al resto del Salento.

L’impatto ambientale stimato: oltre 240 tonnellate di CO₂ l’anno

Abbiamo provato a schizzare un dato tangibile sull’inquinamento prodotto sulla base di dati medi del settore trasporti:

  • Si prevede il transito quotidiano di almeno 30 TIR al giorno, per le operazioni di carico, scarico e trasporto dei rifiuti da trattare (TMB Ugento:28.000 ton -EER 19.12.12- 25.000 ton -EER 19.05.01-)
  • Ogni camion produce in media 1,1 kg di CO₂ per km.,
  • Con una tratta media di 20 km intorno al centro abitato fino alla discarica, ciascun TIR produce circa 22 kg di CO₂ a viaggio nei pressi di Ugento.

Totale stimato:

  • 660 kg di CO₂ al giorno (0,66 tonnellate)
  • 19.800 kg di CO₂ al mese (19,8 tonnellate)
  • 240.900 kg di CO₂ all’anno (240,9 tonnellate)

Una quantità impressionante, alla quale vanno aggiunti l’inquinamento acustico, le polveri sottili, l’usura delle strade e il rischio incidenti nelle zone urbane e rurali attraversate, come la frazione di Gemini, che sarà direttamente investita dal flusso veicolare.

Le proteste di via Firenze: il passato che ritorna

Non si può dimenticare che già oltre dieci anni fa, furono proprio i residenti della zona di via Firenze, per un periodo lungo la strada della discarica Burgesi, a denunciare pubblicamente i rischi legati al passaggio continuo di autoarticolati che trasportano rifiuti, che compromettevano la vivibilità del quartiere e alimentavano serie preoccupazioni sanitarie. Il comitato cittadino nato allora segnalava i casi di patologie respiratorie e oncologiche, documentava l’inquinamento atmosferico e l’aumento del rumore nelle ore notturne. Quelle battaglie, purtroppo, sembrano non essere mai servite: oggi lo spettro di quel passato torna più minaccioso che mai.

Le date non tornano.

Il comunicato del sindaco parla di un ulteriore ricorso depositato in data odierna. Ma i documenti ufficiali hanno date già vecchie: la nota AGER che conferma la gara è datata 27 giugno, e già il primo di luglio si parlava ufficialmente della riattivazione del sito. Un elemento che mette in dubbio la narrazione “tranquillizzante” fornita dalla giunta, e che conferma invece la gravità e la tempestività con cui è stato attivato l’intero iter.

Infatti la determina dirigenziale n.166 del 27/06/2025 che approva il nuovo capitolato tecnico, definiva con chiarezza che i rifiuti saranno conferiti nel sito per le operazioni di selezione, triturazione, deferrizzazione, vagliatura e trasporto presso impianti terzi. Un via vai di mezzi che, per i cittadini, equivale esattamente a ciò che tutti temevano, e non si capisce che senso abbia presentare oggi ricorso contro un’altra determina AGER, datata 9 maggio 2025 e che non cambia comunque la realtà: Burgesi riapre nei fatti fino alla prossima battaglia legale.

La beffa ambientale è servita

Si è voluto giocare con le parole, ma la realtà è semplice: la discarica torna attiva e i cittadini del basso Salento, e in particolare di Ugento, pagheranno un prezzo altissimo, in termini di qualità della vita, traffico, inquinamento e rischio sanitario.

E mentre l’amministrazione cerca di sminuire la portata del problema, i numeri parlano chiaro.

ecco il testo intero del comunicato del sindaco:

Carissimi concittadini,

nelle scorse ore molte testate giornalistiche rendevano nota la circostanza di come il Direttore dell’Agenzia Territoriale della Regione Puglia per il Servizio di Gestione dei Rifiuti (AGER) avesse disposto, con decorrenza dal 2 e sino al 31 luglio 2025, il conferimento nell’impianto di biostabilizzazione di Ugento, sito in località Burgesi, dei rifiuti indifferenziati e di quelli raccolti durante la pulizia dei cigli stradali nei diciassette comuni all’uopo individuati.

Non si trattava, quindi, di riaprire la discarica di servizio – soccorso annessa all’impianto medesimo ma di trattare e trasferire altrove le predette tipologie di rifiuti.

Come ricorderete, infatti, il 2 aprile 2025 il Comune di Ugento depositava un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale chiedendo a quest’ultimo di annullare la delibera n°130 dell’11.02.2025 attraverso la quale la Giunta Regionale aveva disposto la delocalizzazione di 190.000,00 mc di rifiuti proprio presso la predetta discarica di servizio – soccorso.

La data di discussione dell’udienza non risulta essere stata fissata ma, ad ogni buon conto, occorre sempre rammentare come nessun conferimento potrà mai avvenire in predetto sito se non sarà emesso il Provvedimento Autorizzativo Unico Regionale (PAUR) il cui sotteso iter non risulta, alla data odierna, essere stato ancora attivato.

Nel tardo pomeriggio di oggi, 7 luglio, l’amministrazione comunale, in conformità a quanto statuito dalla Giunta con delibera n°151 del 20.06.2025, ha depositato un ulteriore ricorso al TAR avverso la determinazione n. 122 del 09 maggio 2025, attraverso la quale AGER aveva accertato una diversa durata del rapporto concessorio dell’impianto in parola estendendola, di fatto, dal 30.10.2024 al 2.05.2026.

In calce allo stesso ricorso è stata formalizzata istanza cautelare di sospensiva adducendo un danno grave ed irreparabile per l’ente non solo legato a ragioni interpretative del contratto ma, ovviamente, alle conseguenze di carattere ambientale che potrebbe comportare la riattivazione e prosecuzione dell’esercizio della piattaforma impiantistica per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti.

Proprio per quest’ultima motivazione, il Comune di Ugento ha chiesto al Tribunale che venisse disposta la sospensione dell’attività impartita da AGER il primo luglio scorso, anche in considerazione del fatto che l’impianto di Ugento non risulta essere indicato tra quelli indispensabili per la gestione del fabbisogno dei volumi di raccolta indifferenziata dei rifiuti urbani destinati al trattamento meccanico biologico.

Questa la verità documentata!!!

Crisi dei rifiuti a Ugento: i sindacati proclamano lo stato di agitazione

La situazione della gestione dei rifiuti nei comuni dell’ARO 10/LE, di cui Ugento è capofila, raggiunge un nuovo livello di allarme. Con una nota congiunta inviata ieri, 17 giugno 2025, ai sindaci, agli assessori all’ambiente e ai responsabili dei servizi comunali, le segreterie territoriali di Fiadel, Fp Cgil, Fit Cisl, Uil Trasporti e la RSU hanno ufficialmente proclamato lo stato di agitazione del personale impegnato nel servizio di raccolta e igiene urbana.

La lettera, trasmessa anche alla Prefettura di Lecce, denuncia condizioni di lavoro inaccettabili e una gestione definita “gravemente deficitaria” da parte dell’RTI Sangalli Giancarlo & C. Srl e AVR per l’Ambiente Spa, aziende appaltatrici del servizio.

Una lunga serie di disfunzioni

Alla base della protesta sindacale c’è una lista impressionante di criticità. I sindacati segnalano l’arrivo nei cantieri di Presicce-Acquarica e Taurisano – comuni anch’essi appartenenti all’ARO 10 – di mezzi dismessi e in condizioni “igienico-sanitarie pietose”, provenienti dal cantiere chiuso di Brindisi. Gli stessi veicoli presentano, secondo quanto riportato, guasti agli impianti di sicurezza, malfunzionamenti delle attrezzature per la raccolta porta a porta, perdite di olio e colaticci, aria condizionata non funzionante, e addirittura assenza di luci e frecce.

Il quadro si aggrava ulteriormente con la cronica carenza di personale, che costringe gli operatori ecologici a turni massacranti anche durante le ore più calde della giornata. Le promesse aziendali di nuove assunzioni non si sono mai concretizzate, mentre le malattie e le dimissioni riducono sempre più la forza lavoro attiva.

Questa nuova escalation rappresenta solo l’ultimo episodio di una crisi annunciata e più volte denunciata, anche da questa testata. Già nel corso del mese di maggio erano stati resi noti documenti che parlavano di un servizio largamente sotto organico, con mezzi insufficienti e la mancata osservanza di molti punti contrattuali da parte dell’azienda. Nonostante le evidenze, nulla è stato fatto per correggere la rotta.

A peggiorare il quadro c’è anche il dato politico. In questi anni l’amministrazione comunale di Ugento, guidata dal sindaco Salvatore Chiga, non ha mai applicato sanzioni all’appaltatore, né ha mai dato segno di voler esercitare un controllo rigoroso sul rispetto del contratto, previsto dal capitolato. A più riprese, la minoranza consiliare ha denunciato l’inerzia del Comune, rimarcando come nessun verbale sia mai stato elevato, anche di fronte a evidenti disservizi e violazioni.

A rendere tutto ancora più paradossale è il fatto che il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti resta tra le voci di spesa più onerose per i cittadini. In cambio, però, si riceve un servizio inefficiente e un territorio che, soprattutto nei mesi estivi, appare sporco, trascurato e inadeguato alle aspettative di residenti e turisti.

La proclamazione dello stato di agitazione e la sospensione di tutte le attività straordinarie è, secondo le sigle sindacali, l’unico strumento rimasto per attirare l’attenzione delle istituzioni e costringerle ad agire. Il prossimo passo sarà la richiesta di un tavolo di raffreddamento, come previsto dalla Legge 146/90, alla presenza del Prefetto di Lecce.

Tuttavia, il vero nodo resta la responsabilità politica. Da oltre vent’anni il settore ambientale del Comune di Ugento è controllato dalla stessa persona. E in questo lungo arco di tempo, i problemi si sono accumulati, senza mai trovare soluzione. Oggi, la città è sull’orlo del collasso igienico-sanitario.

Ora più che mai, l’urgenza è che la Regione Puglia e la Prefettura intervengano. Prima che l’estate – e con essa i flussi turistici – faccia esplodere definitivamente una bomba ecologica che non può più essere ignorata.

Tra le polemiche siamo già in crisi ambientale

L’estate non è ancora iniziata nel pieno della sua forza, ma a Ugento è già esplosa una vera e propria emergenza rifiuti. Le immagini dei cestini pubblici colmi fino all’orlo e dei sacchi di spazzatura abbandonati ovunque parlano da sole: la città, una delle principali mete turistiche del Salento, si trova in una situazione imbarazzante, tanto prevedibile quanto evitabile.

Non lo dice solo l’opposizione. Lo ammette, seppur con toni accorati, anche parte della maggioranza: lo ha fatto nei giorni scorsi il consigliere Vincenzo Scorrano, attraverso un post social in cui ha denunciato l’inciviltà di molti cittadini. Nel suo accorato post, il consigliere comunale ha scelto di puntare il dito esclusivamente contro l’inciviltà dei cittadini. “È il gesto di chi ha scelto la strada più comoda”, ha scritto, parlando di “indifferenza” e appellandosi al senso civico di ognuno. Ma in queste parole, che pure hanno un fondo di verità, manca completamente ogni assunzione di responsabilità da parte dell’amministrazione comunale.

Un dettaglio non di poco conto: da quando questa amministrazione è in carica, non risulta essere stato elevato alcun verbale per abbandono di rifiuti, né ai danni dei cittadini incivili né, tantomeno, nei confronti della ditta appaltatrice inadempiente. Una tolleranza totale, che ha di fatto lasciato campo libero a comportamenti illeciti, senza alcuna forma di deterrenza concreta.

Il risultato? L’amministrazione, pur sapendo, non ha agito. E adesso, anziché affrontare il problema alla radice, si limita ad accusare i cittadini, scaricando ogni responsabilità. Un tentativo di autoassoluzione che, alla prova dei fatti, non regge più.

Il nodo centrale: l’appalto

Dietro il problema, però, c’è molto più di una semplice questione di senso civico. C’è un sistema, quello della gestione rifiuti, che a Ugento si è inceppato da tempo. La nuova ditta incaricata del servizio di igiene urbana – secondo gli stessi operatori ecologici – sarebbe entrata in servizio con personale ridotto e mezzi insufficienti. Una carenza strutturale che non poteva non deflagrare con l’avvicinarsi della stagione turistica e l’impennata di presenze.

A tutto questo si aggiunge, come ricordano alcuni ex amministratori e osservatori attenti, un problema sistemico e storico: il mancato rispetto del contratto d’appalto. Innumerevoli obblighi sarebbero stati ignorati, tra cui:

  • la consegna di contenitori specifici per tutte le utenze (domestiche e non);
  • il corretto e regolare servizio di spazzamento meccanico e manuale;
  • la raccolta e bonifica delle piccole discariche;
  • il rispetto dei tempi di svuotamento degli ecocentri (dove alcuni rifiuti giacciono da oltre due anni, contravvenendo al limite massimo di 90 giorni);
  • la pulizia delle spiagge libere e delle scogliere non in concessione;
  • l’effettivo controllo da parte del RUP, del DEC e degli uffici comunali competenti.

Il nodo cruciale, sottolinea l’opposizione, è che “l’appaltatore di turno non rispetta nulla, d’accordo con chi governa”. Una frase pesante, che chiama in causa non solo la ditta, ma anche l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Salvatore Chiga e, in precedenza, da Massimo Lecci, che in più di un decennio non sarebbero riusciti (o non avrebbero voluto) far rispettare appieno il contratto. Un fallimento politico prima che amministrativo.

Le proposte (rimaste inascoltate)

L’opposizione consiliare non si è limitata alla denuncia. Ha avanzato diverse proposte pratiche, come:

  • l’istituzione di isole ecologiche mobili ogni sabato nelle marine;
  • giornate straordinarie “svuota tutto” per gli ingombranti;
  • il potenziamento del servizio domiciliare di raccolta nei periodi di picco stagionale.

Proposte rimaste però senza risposta, mentre la stagione turistica si avvicina e i primi disagi si moltiplicano.

Con i mesi più caldi alle porte, Ugento rischia l’ennesima estate segnata da cumuli di rifiuti, polemiche e disservizi. Una débâcle annunciata, che pesa come un macigno sull’immagine della città e sulle speranze di riscatto del territorio.

Servono decisioni forti e immediate. Serve trasparenza sui rapporti tra Comune e appaltatore. Ma soprattutto, servono controlli reali e puntuali. Perché, come ha scritto lo stesso consigliere Scorrano, “una città non la cambia un’ordinanza. La cambia la cura. E l’esempio”. E oggi, quell’esempio, a Ugento, sembra mancare proprio da chi dovrebbe darlo.

Perché Ugento è di nuovo tra i rifiuti?

Le immagini sono ormai ricorrenti: sacchi abbandonati lungo le strade, rifiuti ammassati nei pressi delle villette turistiche, cartoni accatastati vicino a bidoni stracolmi e odori nauseanti che accompagnano le serate estive. Succede puntualmente ogni anno, nelle marine di Ugento, da Torre San Giovanni a Lido Marini, passando per Torre Mozza. Eppure, il Comune continua a puntare su un sistema che – nei fatti – non regge l’urto delle presenze turistiche: la raccolta porta a porta.

Ma perché, nonostante le evidenze, si continua su questa strada? E, soprattutto, qual è la vera natura del problema?


Quando il modello non regge

Il sistema porta a porta, pensato per una popolazione residente stabile e organizzata, si dimostra inadeguato nei contesti stagionali e ad alta densità turistica, come quello delle marine ugentine.

Durante i mesi estivi, la popolazione effettiva del territorio triplica o quadruplica: seconde case, B&B, case vacanza, campeggi, resort e flussi di turisti giornalieri modificano radicalmente la realtà urbana e la quantità di rifiuti prodotta.

In questo scenario:

  • Il calendario di raccolta non è compatibile con i tempi dei turisti, che arrivano e partono in giorni non previsti dal servizio.
  • I rifiuti vengono abbandonati fuori orario o fuori zona, generando degrado visivo e problemi igienico-sanitari.
  • Mancano informazioni chiare e in lingua per gli ospiti occasionali.
  • Il sistema, pensato per le famiglie residenti, non tiene conto delle esigenze delle utenze temporanee, né dei flussi intensivi dei weekend.

Un modello superato, una visione arretrata

L’adozione ostinata di questo modello, ormai superato in molte località turistiche italiane ed europee, dimostra la scarsa cultura ambientale di chi lo ha ideato e voluto, e una preoccupante incapacità di visione da parte dell’assessorato all’ambiente del Comune di Ugento.

Un assessorato che appare più impegnato a intercettare fondi e occuparsi di progetti su carta piuttosto che a risolvere i problemi reali dei cittadini. Problemi che, negli ultimi vent’anni, si sono moltiplicati diventando endemici, segnando il territorio con inefficienze croniche e una crescente sfiducia nella politica locale.


Altri Comuni hanno già cambiato strada

In altre città italiane, il porta a porta è stato superato o integrato con sistemi più moderni, efficaci e compatibili con il turismo. Alcuni esempi virtuosi:

  • Jesolo (VE) ha introdotto isole ecologiche interrate intelligenti, aperte h24 con accesso tramite tessera, affiancate da eco-informatori stagionali.
  • Rimini (RN) ha adottato cassonetti smart con calotta, accessibili solo tramite tessera magnetica, e un sistema flessibile di raccolta differenziata adattato ai flussi turistici.
  • Lignano Sabbiadoro (UD) ha sviluppato una raccolta mista con isole mobili, app in più lingue e servizi dedicati agli alloggi turistici.
  • Ischia (NA), nonostante le difficoltà logistiche, ha introdotto punti di conferimento temporanei vigilati, evitando il caos estivo.
  • Trento (TN), modello nazionale, utilizza cassonetti intelligenti e tariffazione puntuale, dimostrando che l’efficienza è possibile anche nei centri storici complessi.

Queste esperienze mostrano che esistono soluzioni migliori, già collaudate, sostenibili e adattabili anche al contesto di Ugento. Serve solo la volontà politica.


Dietro la scelta del Comune di Ugento di mantenere il porta a porta, c’è una logica più politica che tecnica: il sistema consente infatti di impiegare un numero maggiore di operatori ecologici, garantendo così posti di lavoro.

Una scelta che, sul piano occupazionale, può apparire lodevole, ma che sul piano ambientale e gestionale si rivela fallimentare. Il risultato è un circolo vizioso: più operatori, ma meno efficienza; più costi per i cittadini, ma peggioramento del decoro urbano.

Quella dei rifiuti non è solo una crisi ambientale: è una crisi politica e culturale, che interroga direttamente chi governa da troppo tempo con logiche vecchie, incapaci di rinnovarsi. È sempre più evidente che la generazione che comanda a Ugento non riesca a sintonizzarsi con i problemi e la sensibilità dei giovani, i veri protagonisti del futuro.

I ragazzi e le ragazze del territorio chiedono risposte concrete, rispetto per l’ambiente, modernità e partecipazione. Esigenze ben diverse da quelle dei loro genitori, legate spesso a logiche di gestione conservativa del potere. È tempo di voltare pagina.

Serve un cambiamento non solo nel modello di raccolta, ma nella governance di un paese che continua a zoppicare, frenato da una zavorra generazionale che non riesce più a interpretare il presente, figuriamoci il futuro.

Il futuro di Ugento – città a forte vocazione turistica – passa da scelte nuove, responsabili e lungimiranti. Continuare a ignorare l’inefficacia del porta a porta nelle marine significa danneggiare l’immagine del territorio, peggiorare la qualità della vita e allontanare le nuove generazioni dalla politica.

Chi governa oggi ha una responsabilità storica: o cambia passo, o sarà ricordato come parte del problema. Il tempo degli slogan è finito. Ora servono visione, coraggio e un vero ascolto del territorio.

Caso rifiuti: prima stangata per Ugento

Una vera e propria stangata si abbatte sul Comune di Ugento. Il Tribunale delle Imprese di Bari ha emesso un decreto ingiuntivo che obbliga l’amministrazione comunale al pagamento di 229.403,11 euro (oltre a interessi, spese legali e accessorie) nei confronti di una società del raggruppamento temporaneo di imprese (RTI) affidataria del servizio unificato di igiene urbana dell’ARO 10/LE.

Il provvedimento, notificato il 30 aprile scorso e registrato con numero RG 1819/2025, deriva da un ricorso presentato ai sensi dell’articolo 633 del Codice di Procedura Civile. La somma contestata riguarda “ricavi derivanti dai corrispettivi riconosciuti dai sistemi collettivi di compliance dopo sharing”, una voce che fa riferimento a meccanismi di compensazione ambientale in ambito rifiuti.

Il caso nasce da una lunga catena di atti amministrativi. Dal 2013, Ugento è capofila dell’ARO 10/LE, che raggruppa anche Acquarica del Capo, Presicce e Taurisano. Dopo l’approvazione del Piano Industriale dell’ARO nel 2016 e la successiva gara d’appalto, il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti è stato affidato nel 2019 a un RTI costituito da due società, per un importo complessivo contrattuale di oltre 45 milioni di euro su nove anni.

Secondo quanto emerge dalla delibera comunale n. 131 del 28 maggio 2025, la società ha agito per vie legali reclamando quanto ritiene dovuto. L’amministrazione, però, contesta la fondatezza della pretesa creditoria e ha quindi deliberato l’opposizione al decreto ingiuntivo. A motivare la decisione, una relazione tecnica del settore Urbanistica e Ambiente, che sottolinea la necessità di respingere la richiesta per “tutelare le ragioni sostanziali dell’Ente.

La vicenda apre scenari delicati. In un momento in cui gli Enti locali faticano a mantenere gli equilibri di bilancio, una richiesta da quasi un quarto di milione di euro rischia di pesare fortemente sulle casse comunali. Inoltre, il caso getta luce sui meccanismi di gestione associata dei rifiuti e sulle possibili tensioni tra enti pubblici e gestori privati.

Il contenzioso è appena all’inizio e si prevede una battaglia legale che potrebbe durare mesi, se non anni. Ma la cosa che di più può far rabbia è ricordare come questa questione poteva essere affrontata e risolta per tempo, come dimostra lo stralcio di un consiglio comunale di due anni fa, quando la consigliera Laura De Nuzzo chiedeva chiaramente conto di un’eventualità che si è poi puntualmente concretizzata, con buona pace del portafoglio dei contribuenti ugentini.

https://ozanews.it/wp-content/uploads/2025/05/WhatsApp-Video-2025-05-29-at-17.29.32.mp4

Un “errore” alla base della riapertura di Burgesi?

Ugento torna al centro del dibattito regionale e territoriale sulla gestione dei rifiuti. La recente determina n. 122 del 9 maggio 2025 dell’Agenzia Territoriale AGER ha di fatto riaperto uno dei dossier più controversi degli ultimi anni: la gestione del centro di selezione e della discarica di servizio/soccorso di Ugento (LE), travolta da errori formali, istanze di riequilibrio economico-finanziario e, ora, anche da un nuovo progetto di riconversione industriale che potrebbe trasformare radicalmente l’impianto.

Ma andiamo con ordine.


L’errore sulla scadenza: un pasticcio amministrativo durato anni

Tutto ruota attorno a un errore materiale protratto nel tempo. Secondo le comunicazioni ufficiali del gestore, la società Progetto Ambiente Bacino Lecce Tre s.u.r.l., la concessione per la gestione dell’impianto era destinata a scadere il 30 ottobre 2024. Una data riportata in tutte le interlocuzioni formali fino a gennaio 2025. Ma, come accertato poi dalla stessa società e verificato da AGER, si trattava di un errore.

La reale scadenza del contratto è fissata al 2 maggio 2026, perché l’atto di collaudo finale dell’impianto è stato emesso il 17 febbraio 2011, e l’esercizio ordinario è ufficialmente partito il 2 maggio 2011, come sancito dal Commissario Delegato per l’emergenza ambientale in Puglia.

La svista è stata comunicata solo il 15 gennaio 2025, insieme alla richiesta urgente di avvio di una procedura di riequilibrio economico-finanziario, sostenendo che l’impianto è stato penalizzato nel corso degli anni da minori quantitativi di rifiuti conferiti rispetto a quelli previsti nel piano economico originario.


L’aggiornamento del PRGRU e la contestata riapertura della discarica

Parallelamente, la Regione Puglia, con la D.G.R. n. 130 dell’11 febbraio 2025, ha approvato un aggiornamento del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani (PRGRU), che riconosce per la discarica di Ugento ulteriori 190.000 mc di volumetrie di abbancamento.

La decisione regionale nasce dall’impossibilità di utilizzare parte delle volumetrie precedentemente previste per la discarica di Brindisi (C.da Autigno), con la conseguente necessità di delocalizzare i flussi verso Ugento, considerato ancora strategico nel sistema regionale per il trattamento dei rifiuti indifferenziati.

La Regione ha quindi programmato la cessazione dei conferimenti al 31 dicembre 2026, ma solo dopo aver utilizzato le nuove volumetrie assegnate.


La proposta di riconversione da TMB a FORSU

In questo contesto, il gestore ha presentato una istanza formale di riequilibrio economico-finanziario che include:

  • Il riconoscimento delle nuove volumetrie come parte integrante del nuovo piano industriale.
  • La proposta di riconversione dell’impianto da TMB (Trattamento Meccanico Biologico) a impianto FORSU (trattamento dell’organico da raccolta differenziata).
  • La richiesta di applicazione dell’art. 13 della L.R. 24/2012 per l’eventuale proroga della concessione, così da ammortizzare i nuovi investimenti.

La riconversione, tuttavia, non è a costo zero. Secondo stime di settore, un intervento del genere, per un impianto delle dimensioni di Ugento, può costare tra 25 e 35 milioni di euro, che il gestore punta a recuperare attraverso un nuovo piano finanziario, contributi pubblici (PNRR, FER, GSE) e una revisione della tariffa al cancello.

AGER, con la determina n. 122, ha formalmente avviato il procedimento, imponendo al gestore la presentazione entro 15 giorni di una proposta dettagliata che tenga conto di questi elementi.


Uno scontro aperto tra programmazione regionale e territorio

La vicenda di Ugento si configura dunque come uno scontro tra la pianificazione regionale e le rivendicazioni di un territorio stanco di subire decisioni calate dall’alto.

Da un lato, la Regione e AGER sostengono la necessità di garantire la continuità del servizio pubblico essenziale di trattamento e smaltimento dei rifiuti, in un contesto emergenziale aggravato dalla ridotta disponibilità di impianti e volumetrie autorizzate.

Dall’altro, il territorio chiede risposte chiare, trasparenza, sostenibilità ambientale e soprattutto una pianificazione condivisa che tenga conto dei diritti delle comunità locali.

La partita è tutt’altro che chiusa. E potrebbe presto arrivare sui tavoli del Tribunale Amministrativo Regionale, dove già si preannunciano ricorsi contro gli atti della Regione e di AGER, con la prospettiva ormai palesata di vedere la discarica di soccorso di Ugento convertita in un impianto di Bio digestione, con la sua chiusura effettiva che inevitabilmente slitterà di almeno altri 20 anni.

DD.-n.-122-del-09.05.2025

Ancora soldi per il parco e gli ipovedenti di Ugento

Quasi 15 anni fa anni fa, a Ugento veniva inaugurato con grande clamore (fu la prima inaugurazione del neo sindaco Massimo Lecci) un percorso per ipovedenti finanziato interamente con fondi pubblici, per un totale di circa 35 mila euro. Tuttavia, incredibilmente, già il giorno successivo all’inaugurazione, quel percorso è stato abbandonato a se stesso, diventando rapidamente inutilizzabile e cadendo nel più totale degrado.

Oggi, la storia sembra ripetersi: grazie a ingenti fondi provinciali, ben 108.708,29 euro destinati al Parco Naturale Regionale “Litorale di Ugento”, il Comune procede con nuovi interventi di adeguamento e manutenzione. Questa somma è così ripartita: 89.560,92 euro destinati alla sentieristica, 5.373,66 euro per punti informativi, 6.269,26 euro per piccole isole ecologiche destinate alla raccolta differenziata, e 7.504,45 euro specificamente indirizzati ai percorsi per disabili e trekking.

Tra questi interventi figura anche un recente affidamento alla ditta CLIO srl per un importo complessivo di 915 euro, IVA inclusa, per la progettazione, realizzazione, integrazione e pubblicazione di una sezione del sito web del Parco dedicata agli ipovedenti o non vedenti. Tale spesa include un costo iniziale una tantum di 750 euro, comprensivo di manutenzione e assistenza per i primi 12 mesi, con un costo annuale successivo di 410 euro per il plugin di accessibilità. Questa specifica iniziativa, pur modesta economicamente, solleva dubbi sulla sua reale efficacia, soprattutto considerando il precedente fallimento del percorso fisico per ipovedenti.

Il Parco di Ugento, negli anni, ha accumulato una serie impressionante di criticità: manutenzione approssimativa, sentieri impraticabili, i continui incendi dovuti alla scarsa pulizia e una generale incuria che ha impedito a residenti e turisti di godere appieno delle potenzialità di un luogo che dovrebbe essere simbolo di accessibilità e sostenibilità ambientale.

Nonostante questo quadro problematico, negli ultimi mesi è stata decisa l’assunzione, ad hoc, di un dirigente comunale con l’incarico di “direttore del parco”. Una figura ben retribuita che, in teoria, dovrebbe garantire una gestione efficiente del Parco. Tuttavia, alla luce degli episodi passati e delle recenti scelte amministrative, il rischio concreto è che si tratti dell’ennesima scelta discutibile che grava ulteriormente sulle casse pubbliche senza portare effettivi benefici alla comunità.

Il Comune di Ugento deve chiarire urgentemente come intende invertire questa tendenza di sprechi e inefficienze, garantendo finalmente una gestione trasparente e responsabile delle risorse pubbliche, prima che sia troppo tardi.

3565352_ATT_000054191_42611
Exit mobile version