Che fine ha fatto l’Ostello Diffuso di Ugento?

Nel 2018 veniva annunciato con entusiasmo: “Ugento, un mare di esperienze per 365 giorni all’anno”, prometteva il progetto Ostello Diffuso Ugento. Un’iniziativa innovativa, frutto di un protocollo d’intesa siglato tra il Comune di Ugento e il Comitato Regionale AIG, con l’obiettivo di trasformare la città in una destinazione internazionale per giovani viaggiatori, destagionalizzando il turismo e facendo vivere il territorio anche nei mesi invernali.

L’Ostello Diffuso, sostenuto dall’Assessorato alle Politiche Giovanili, si presentava come il primo progetto in Italia approvato formalmente da un’amministrazione comunale con grande orgoglio, come dichiarava all’epoca l’assessore Graziano Greco. Si parlava di laboratori artistici, percorsi esperienziali tra botteghe, oleifici, cantine, attività sportive, turismo culturale e religioso, esperienze da vivere 365 giorni all’anno.

Le promesse

Con la Delibera di Giunta n. 280 del 19 dicembre 2017, il Comune approvava formalmente l’avvio del progetto. L’idea era semplice quanto ambiziosa: trasformare il centro storico di Ugento in un “ostello diffuso”, ovvero una rete di alloggi, attività e servizi capaci di ospitare e intrattenere giovani turisti, favorendo l’incontro culturale e la crescita economica del territorio.

Un progetto che, sulla carta, aveva tutte le caratteristiche per diventare un fiore all’occhiello. Le aspettative erano altissime: creare rete tra imprenditori, associazioni, Pro Loco, commercianti e strutture ricettive.

La realtà oggi

Sei anni dopo, l’Ostello Diffuso Ugento è chiuso — come segnala Google — e, di fatto, nonè mai esistito. Nessuna attività stabile, nessun circuito di ospitalità diffusa attivo, nessun vero progetto di destagionalizzazione compiuto.
Quella che doveva essere la mossa vincente per “un’esperienza 365 giorni all’anno”, si è trasformata in un’altra occasione mancata.

Le domande che i cittadini si pongono sono semplici ma fondamentali:

  • Dove sono finiti i programmi e gli investimenti annunciati?
  • Perché l’Ostello è oggi inattivo?
  • Che fine hanno fatto le collaborazioni istituzionali celebrate nel 2018?
  • Quanti fondi sono stati spesi per un progetto mai decollato?

Il caso dell’Ostello Diffuso non è isolato: si inserisce in un quadro più ampio di progetti annunciati e mai veramente portati a termine che, in questi ultimi trent’anni di governo locale, hanno caratterizzato la gestione della cosa pubblica a Ugento, con milioni di euro spesi in opere mai veramente entratrate in funzione. Ricordiamo solo le più clamorose come la Velostazione, il parco “Cavaleonte”, il campo di Padel del palazzetto dello sport di Ugento senza parlare del pallone tensostatico di Torre San Giovanni, passando per l’impianto di selezione dei rifiuti di Gemini e l’impianto di compostaggio domestico di Torre San Giovanni. Tutto abbandonato.

Un progetto partito con la retorica del “fare rete” e della destagionalizzazione si è perso nei meandri della burocrazia e, forse, della mancanza di un vero piano di gestione imprenditoriale, con misure che puntano essenzialmente a distribuire risorse pubbliche attraverso regalie concesse ad amici ed associazioni complici.
Un’altra cattedrale nel deserto che oggi si aggiunge alla lunga lista delle promesse non mantenute.

Oggi, l’indirizzo ufficiale dell’Ostello Diffuso di Ugento è Piazza Adolfo Colosso, 5, in pieno centro storico. Ma le sue porte sono chiuse. E insieme a quelle porte, sembra chiusa anche una speranza di rilancio che poteva, davvero, segnare una svolta per il turismo giovanile nel cuore del Salento.

Per ora, resta solo l’amarezza per un’altra grande occasione persa.

Un’altra opera pubblica abbandonata ad Ugento

Nel 2019, l’ex sindaco di Ugento, Massimo Lecci, annunciava con grande enfasi che la pineta comunale si candidava a diventare un “Bosco Didattico”. Un progetto ambizioso, finanziato con fondi europei nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 (Misura 8.5), e che avrebbe dovuto accrescere la resilienza e il pregio ambientale degli ecosistemi forestali del territorio. A distanza di anni, il risultato appare desolante: un’opera pubblica abbandonata a sé stessa, simbolo di una gestione discutibile delle risorse pubbliche.

Dalla determina n. 275 del 22 aprile 2022, emerge che il progetto per la realizzazione del Bosco Didattico ha comportato un investimento complessivo di 125.429,51 euro, di cui oltre 120.000 finanziati dalla Regione Puglia e circa 4.700 euro cofinanziati dal Comune di Ugento, ma ciò che resta oggi di quell’intervento è ben lontano dalle aspettative: strutture inutilizzate, materiali esposti all’incuria e all’azione dei vandali.

Uno dei simboli più evidenti di questa gestione è la tenda installata nei pressi dell’ingresso della pineta comunale, mai entrata in funzione e ormai preda delle intemperie e del degrado. Una struttura che avrebbe potuto rappresentare un punto di accoglienza o un’aula all’aperto per le attività didattiche, ma che è rimasta semplicemente un involucro vuoto. Intorno alla tenda, l’area giochi versa in condizioni di completo abbandono: la manutenzione non è mai stata effettuata, e i giochi sono ormai preda delle intemperie e della salsedine che li stanno lentamente intaccando. Le staccionate, ormai marce, lasciano esposti pericolosi chiodi arrugginiti, un pericolo evidente che di didattico ha davvero poco.

Questo caso non è isolato. A Ugento sono numerosi gli esempi di opere pubbliche realizzate e mai realmente sfruttate: la velostazione, il campo da padel, i campetti da calcio. Infrastrutture che sembrano più il frutto di un’opportunità di spesa di fondi pubblici piuttosto che di un reale piano di valorizzazione e utilizzo per la comunità.

Al già lungo elenco di opere pubbliche inutilizzate si aggiunge il caso delle piste ciclabili, costate oltre 600mila euro agli ugentini e che da mesi scatenano enormi polemiche per la loro gestione e realizzazione discutibile. Un’opera che, invece di rappresentare un passo avanti per la mobilità sostenibile, si è trasformata in un ulteriore motivo di malcontento tra i cittadini.

Non si può dimenticare il percorso per ipovedenti, un’opera che ha fatto discutere per il suo record di durata: appena due giorni. Questo progetto, tanto discusso anche da questa testata, è il simbolo di un’amministrazione che non riesce a garantire una gestione efficace delle risorse e dei lavori pubblici.

Infine, tra gli esempi più eclatanti dello spreco di denaro pubblico, spicca il Palazzetto dello Sport di Torre San Giovanni, un enorme scempio urbanistico che sembra eretto come un mausoleo all’incompetenza. Da vent’anni questa struttura rappresenta la sintesi di un sistema che ha portato avanti Ugento senza una reale visione di sviluppo sostenibile e a beneficio della comunità.

Il caso del Bosco Didattico e delle altre opere incompiute solleva interrogativi legittimi sull’effettiva pianificazione degli investimenti pubblici. Perché realizzare opere se non si ha la volontà o la capacità di metterle a sistema? È questa la gestione che i cittadini meritano? La trasparenza e l’efficienza dovrebbero essere alla base di ogni progetto finanziato con risorse pubbliche, eppure a Ugento continuano a emergere esempi di fondi spesi senza una visione a lungo termine.

L’auspicio è che le autorità competenti possano intervenire per evitare che queste opere restino monumenti allo spreco, ridando alla comunità il valore che merita.

Pagliaro interroga l’assessore Pentassuglia sullo stato dei Bacini di Ugento

L’interrogazione del consigliere regionale Paolo Pagliaro all’assessore Pentassuglia squarcia il velo di indifferenza che da vent’anni avvolge Ugento, denunciando un degrado ambientale che ha trasformato un territorio di straordinaria bellezza in un paesaggio di abbandono e incuria.

Il focus principale riguarda il sistema dei canali e dei bacini idrici, da due decenni completamente trascurati. Il canale di Torre San Giovanni è ormai ridotto a una cloaca a cielo aperto, mentre l’area di Torre Mozza sta subendo un’erosione che mette a rischio l’integrità idrogeologica dell’intera zona.

L’istituzione del Parco Regionale di Ugento, lungi dal rappresentare uno strumento di tutela, è diventata un meccanismo perverso di distribuzione di risorse. L’unica attività concreta sembra essere l'”intercettazione di finanziamenti”, con tanto di stipendi garantiti per alcuni privilegiati, mentre il territorio continua a degradarsi.

I punti nodali sollevati dall’interrogazione sono molteplici: il totale abbandono dei canali, il progressivo interramento dei bacini, i rischi ambientali conseguenti e l’inefficacia di un sistema che dovrebbe invece proteggere e valorizzare il patrimonio naturalistico.

L’erosione costiera accelera inesorabilmente, compromettendo gli ecosistemi locali e minacciando l’assetto idrogeologico di un’area di straordinaria importanza paesaggistica. I cittadini di Ugento sono costretti a convivere con questo progressivo disfacimento, mentre le istituzioni sembrano totalmente sorde alle loro istanze.

Pagliaro denuncia un fallimento sistemico che va ben oltre la mera questione amministrativa: si tratta di un vero e proprio tradimento del territorio, dove gli interessi burocratici hanno completamente sopraffatto la necessità di tutela ambientale.

L’interrogazione si configura quindi come un documento di accusa che solleva domande cruciali: fino a quando un territorio potrà sopportare questo stato di abbandono? Come è stato possibile permettere un degrado così prolungato? Quali sono le reali intenzioni dell’amministrazione regionale considerando il mutismo selettivo che sembra aver colpito il sindaco di Ugento Salvatore Chiga.

La risposta dell’assessore Pentassuglia diventa un passaggio cruciale: sarà l’occasione per dimostrare che la politica può ancora essere strumento di rigenerazione, o l’ennesima conferma di un sistema autoreferenziale e sordo alle reali esigenze dei cittadini.

Un territorio tradito, dove l’incuria di oggi compromette irrimediabilmente le prospettive di domani, dove i canali dimenticati raccontano più delle parole la disfatta di un sistema amministrativo che ha smarrito il senso della propria missione.

“Sporchi, ostruiti e, in alcuni tratti, sfondati. Sono i canali e i bacini dell’agro di Ugento: dal mio sopralluogo di oggi emerge una situazione di abbandono e perfino di pericolo, dovuta alle mancate manutenzioni di anni. La situazione è peggiorata drasticamente nell’ultimo anno, da quando il consorzio di bonifica Ugento e Li Foggi è stato soppresso e assorbito nel consorzio unico Centro Sud Puglia, che non ha né gli uomini né i mezzi per provvedere alle necessarie opere di bonifica. Una situazione di grave criticità gestionale che, insieme ai colleghi di Fratelli d’Italia, ho denunciato in Consiglio regionale attraverso due audizioni, una conferenza stampa e la richiesta di una seduta monotematica. Il nodo è quello dei mancati o carenti interventi di manutenzione dei canali irrigui, a causa di cattiva programmazione, spese fuori controllo e una grave situazione debitoria.    

Il mio sopralluogo di oggi in agro di Ugento conferma un quadro preoccupante, che metterò subito nero su bianco in una interrogazione urgente all’assessore all’agricoltura Pentassuglia, per chiedere di provvedere urgentemente alle opere di bonifica e al risanamento del territorio agricolo di Ugento solcato dai canali, che in caso di piogge intense, esondano mettendo a rischio non solo le coltivazioni ma la stessa sicurezza degli agricoltori. L’acqua stagnante per il mancato deflusso, dovuto all’intralcio di cumuli di residui, causa vere e proprie paludi che emanano cattivi odori e sono infestate di zanzare e altri insetti, con il rischio di infezioni.

Ma c’è un altro aspetto importante: quello naturalistico. Questo grandioso reticolo di canali e bacini – vero gioiello di ingegneria idraulica creato per bonificare la zona a partire dal lontano 1934 – offre panorami di assoluta bellezza e una ricchissima biodiversità, e dunque potrebbe essere sfruttato a fini turistici. Inoltre, se ripuliti e dragati opportunamente, canali e bacini sarebbero navigabili in canoa e, per giunta, sono collegati alle tre marine di Torre San Giovanni, Torre Mozza e Lido Marini dove vanno a sfociare. Quindi, un potenziale immenso da mettere a frutto, anche a disposizione dei turisti che affollano la zona e che arrivano da tutto il mondo, trattandosi di località di caratura internazionale.

Mi auguro che dall’assessore giungano risposte rapide e concrete, e si possa procedere con un piano di risanamento e messa in sicurezza di questo grande patrimonio, a beneficio dell’agricoltura e del turismo nell’area di Ugento”.

La nota del consigliere Paolo Pagliaro

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Polemiche sulla partecipazione della Regione Puglia alla settimana dell’Arte e del Design di Miami

Titolo: Polemiche in Regione Puglia sulla partecipazione alla Settimana dell’Arte e del Design di Miami

Sarebbe una straordinaria vetrina internazionale per la nostra regione, ma la partecipazione della Regione Puglia alla settimana dell’Arte e del Design di Miami non è esente da polemiche. La notizia, riportata sul sito ufficiale della Regione Puglia e per le quali non sono ancora state rese note cifre ufficiali, ha scatenato un tam tam di critiche in rete e sui social.

Se ben la notizia non specifica direttamente il coinvolgimento di artisti o designer di Ugento, la questione tocca da vicino anche la nostra città. Il Salento con la sua viva scena artistica, ha un grande interesse nella promozione dell’arte e del design a livello internazionale. Molti dei nostri artisti locali potrebbero infatti beneficiare della vetrina offerta da un evento di tale portata.

La partecipazione della Regione a un evento internazionale come quello di Miami dovrebbe idealmente servire a promuovere le eccellenze artistiche e di design del nostro territorio, offrendo un’opportunità unica di visibilità. Tuttavia, le polemiche stanno mettendo in ombra questo potenziale vantaggio.

Non sono state specificate cifre relative al costo di tale partecipazione, e questo sta alimentando le critiche. Molti ritengono che i fondi della Regione dovrebbero essere utilizzati per promuovere l’arte e il design a livello locale, sostenendo gli artisti e i designer del Salento e della Puglia in generale, piuttosto che investirli in eventi internazionali.

Una questione che a costretto ad intervenire l’assessore Alessandro delli Noci:

Vorrei fare chiarezza sulla partecipazione della Regione Puglia alla missione di Miami, finalizzata ad accompagnare le imprese pugliesi – selezionate con apposito avviso pubblico – nella settimana dell’Arte e del Design più importante al mondo che si è tenuta dal 2 all’8 dicembre scorso. Vorrei farlo perché non mi piace quando si strumentalizzano informazioni (parziali ed errate), quando non si parla il linguaggio della verità e quando si costruiscono castelli senza fondamenta. Non fa bene alla Puglia, non fa bene ai pugliesi mettere le persone le une contro le altre perché almeno chi fa politica da tanti anni sa, o dovrebbe sapere,che le risorse economiche non sono “libere” ma finalizzate in modo esclusivo ad alcune attività, nel nostro caso alla promozione delle piccole e medie imprese pugliesi sui mercati internazionali. Se queste risorse vengono spese correttamente saremo premiati, se le risparmiamo o destiniamo ad altro, puniti. Aggiungo che queste risorse non sono del bilancio regionale, sono risorse del POC destinate in via esclusiva a queste attività, che hanno una precisa strategia.
Detto questo, dare al territorio pugliese l’opportunità di collocarsi nel panorama del design e dell’arte contemporanea internazionali è un obiettivo delle politiche di internazionalizzazione della Regione Puglia e la migliore occasione per farlo è quella di sfruttare i contesti che sono già affermati nel circuito di galleristi, opinionisti, creativi, collezionisti, operatori di settore, critici d’arte. Da qui,  l’evidente opportunità di inserirsi nella più importante settimana dell’arte e del design, settimana che ha la sua massima espressione nelle fiere di Art Basel – che per questa edizione ha contato oltre 75mila visitatori – e di Design Miami ma che attira a sé migliaia di visitatori nel Design District, a Down town, a Miami Beach, insomma nell’intera città per molti altri eventi e iniziative che fanno da corollario e che rendono Miami il massimo centro culturale, creativo e innovativo del momento. Riuscire – come abbiamo fatto, con grande soddisfazione da parte delle nostre imprese – a portare dentro quegli spazi le nostre eccellenze, farlo in forma collettiva per una intera settimana (ci tengo a dire che io personalmente sono stato a Miami due giorni ma le imprese sette) è un’opportunità non replicabile in altri contesti da tutti i punti di vista anche economico. A questo proposito, la partecipazione agli eventi di Miami è costata probabilmente meno della partecipazione media a tutti gli eventi fieristici internazionali. Il costo di uno spazio nudo all’interno di una fiera internazionale si aggira attorno ai 200mila euro e a questi costi si devono aggiungere quelli degli allestimenti, comunicazione ecc. Costi che una micro e piccola impresa pugliese non potrebbe mai permettersi. Noi abbiamo potuto portarne dieci di eccellenze, spendendo quasi la stessa somma che avrebbe speso una singola azienda a suo carico.
Ovviamente, e da qui la mia breve partecipazione, a tutto questo occorre aggiungere la possibilità di intessere relazioni istituzionali, come abbiamo fatto incontrando il Presidente della Camera di Commercio Italia America del Southeast o ancora il direttore fiere e piattaforme espositive Art Basel, il pugliese Vincenzo De Bellis, e Maria Porro, presidente del Salone del Mobile di Milano presso l’Istituto Italiano di Cultura a Miami.
Come facciamo sempre, anche per questa iniziativa, faremo un follow up che necessita di sei mese per avere un senso, nel frattempo abbiamo già raccolto un feedback da parte delle aziende partecipanti che, come ci accade sempre mi permetto di dire, è completamente positivo.
Giovedì in commissione regionale avrò inoltre l’occasione per chiarire punto per punto ogni dubbio espresso dai consiglieri regionali, nelle sedi adatte e con i giusti toni come deve essere”

Calano i visitatori del museo di Ugento

Il Comune di Ugento ha reso pubblici i dati relativi agli incassi derivanti dalla fruizione dei beni culturali durante l’estate 2024 (leggi i dati del 2023), rivelando una significativa flessione negli introiti. Questa situazione suscita riflessioni sull’efficacia dell’investimento annuale per la gestione del patrimonio culturale.

Dati di Incasso

  1. Estate 2023: Da luglio a settembre, gli incassi complessivi hanno raggiunto 7.727 euro. Di questi:
    • 6.666 euro sono stati versati tramite bonifico dalla cooperativa Imago, che gestisce il servizio biglietteria.
    • 1.061 euro derivano da pagamenti POS, accreditati direttamente alla tesoreria comunale​
  2. Estate 2024: Per lo stesso trimestre, l’importo totale incassato è stato di 6.137 euro, così suddiviso:
    • 4.397 euro ricevuti tramite bonifico dalla cooperativa.
    • 1.740 euro versati tramite POS​

Confrontando i due periodi, si osserva un calo negli incassi pari a 1.590 euro, corrispondente a una riduzione del 20,6%.

Il Comune di Ugento sostiene annualmente un costo di circa 150.000 euro per l’affidamento della gestione dei beni culturali alla cooperativa Imago. Gli incassi estivi del 2023 e del 2024 rappresentano rispettivamente solo il 5,15% e il 4,1% dell’investimento complessivo. Se si considera che l’estate è il periodo di maggior afflusso turistico, i ricavi annuali complessivi difficilmente copriranno una quota significativa di questo costo.

Tale situazione pone in evidenza un disequilibrio economico tra l’importo investito per la gestione dei beni e i ritorni finanziari generati. È evidente che, senza ulteriori interventi mirati a incrementare i ricavi, il Comune continuerà a sostenere una spesa non compensata dagli incassi.

Un confronto con altre realtà può offrire spunti migliorativi. Esempi virtuosi si trovano in altri Comuni come:

  • Lecce: Capitale della cultura barocca, Lecce ha sviluppato un sistema di collaborazione pubblico-privato che consente l’integrazione di attività didattiche, spettacoli e mostre temporanee, aumentando così l’attrattività e l’afflusso turistico. I ricavi generati dalla gestione dei beni culturali rappresentano una percentuale significativamente più alta rispetto ai costi di gestione.
  • Matera: Grazie al titolo di Capitale Europea della Cultura nel 2019, Matera ha creato un modello di gestione culturale in grado di autofinanziarsi in buona parte. Questo è stato possibile tramite una tariffazione dinamica e un’offerta diversificata che include tour personalizzati e partnership con tour operator nazionali.

Ugento potrebbe ispirarsi a questi esempi, puntando a migliorare l’attrattiva del proprio patrimonio culturale tramite:

  • Collaborazioni con privati e operatori turistici per aumentare la visibilità dei propri siti.
  • Diversificazione dell’offerta culturale, integrando mostre temporanee, eventi serali e percorsi guidati speciali.
  • Tariffe agevolate per pacchetti familiari o biglietti combinati, incoraggiando un maggior afflusso di visitatori.
  • Varo di una società di promozione turistica comunale che occupi giovani professionisti del luogo, i soli a poterne sottolineare e valorizzare le prerogative.

L’analisi dei dati 2023-2024 evidenzia l’attuale difficoltà di Ugento nel generare entrate sufficienti per controbilanciare i costi di gestione del patrimonio culturale. Per garantire una maggiore sostenibilità economica e valorizzare il patrimonio culturale locale, appare necessario un ripensamento delle strategie di promozione e gestione. Implementare approcci innovativi, ispirati a modelli di successo di altri comuni, potrebbe portare a un miglioramento dell’equilibrio economico e della visibilità culturale della città.

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Ugento, quando la prevenzione funziona ma gli alberi bruciano lo stesso

A distanza di un anno esatto, ci risiamo. Il Parco Naturale Regionale Litorale di Ugento torna ad essere teatro di un incendio devastante, che ha polverizzato ettari di verde, proprio nello stesso identico punto in cui un rogo simile divampò lo scorso anno. Anche stavolta il fuoco ha lambito abitazioni e resort, costringendo alla solita evacuazione precauzionale. Ma a leggere la risposta ufficiale del Comune di Ugento, sembra che tutto sia andato a meraviglia. “La macchina di gestione dell’emergenza ha funzionato egregiamente”, si legge. Certo, gli alberi non ci sono più, ma chi si accontenta gode.

  • Vediamo un po’ più da vicino cosa ha funzionato così bene.
    • Alle 10:20 del 30 luglio 2024, la vedetta dell’Agenzia Regionale per le Attività Irrigue e Forestali (ARIF) individua una colonna di fumo nella zona di Gemini, e dà subito l’allarme. In pochi minuti, le squadre di intervento ARIF sono sul posto, seguite a ruota dai Vigili del Fuoco e dalle autorità locali.
    • Il resoconto parla chiaro: intorno alle 11:20 arriva il supporto delle squadre del comando di Lecce e di altre province;
    • alle 11:45 viene richiesta la presenza dei Canadair,
    • alle 12:20 ne arrivano due che effettuano 21 lanci d’acqua ciascuno.
    • Alle 14:05, i velivoli si ritirano soddisfatti: operazione conclusa.
  • Certo, nel frattempo delle case sono state evacuate, gli alberi sono andati in fumo, ma ci viene assicurato che “è andato tutto bene”.

La risposta del Comune, oltre a elogiare la “bontà delle scelte strategiche”, ci tiene a ricordare che il piano di prevenzione degli incendi è più che mai attivo. Si parla di progetti innovativi, telecamere termiche, droni e addirittura intelligenza artificiale, con il programma FIREFOX per monitorare e prevenire i rischi nel parco naturale. Tuttavia, e qui c’è un piccolo dettaglio, le telecamere di monitoraggio citate non erano ancora operative al 30 luglio perché il progetto è “ancora in fase di implementazione”. Ma allora, perché si parla di prevenzione se il sistema non era pronto a prevenire? “Nel caso specifico, la versione dei fatti risulta coerente e documentata”, ci rassicura il Comune, sostenendo che le telecamere hanno comunque rilevato del fumo alle 11:03. Un po’ tardi, forse?

La documentazione ufficiale ci racconta poi degli ingenti investimenti per la prevenzione, dalla collaborazione con l’ARIF agli interventi selvicolturali per ridurre il carico vegetativo e arbustivo, che evidentemente però non sono bastati a fermare le fiamme. Le squadre di operatori dell’ARIF hanno lavorato senza sosta durante la stagione antincendio, si legge nel documento, intervenendo su “canneti, incolti, sterpaglia, macchie, boschi e pinete”. Ma nonostante questo, proprio nel cuore dell’estate, lo stesso disastro si è ripetuto.

Se guardiamo poi il dettaglio degli interventi, la parola chiave sembra essere tecnologia: videocamere ad alta definizione, app per segnalare i principi d’incendio, sistemi di monitoraggio satellitare e intelligenza artificiale. Progetti che su carta sembrano impeccabili, se non fosse che di fronte alla realtà del fuoco, quella che conta, restiamo sempre un passo indietro. I fondi ci sono, 47.470,31 euro per il progetto FIREFOX, 15.000 euro per il noleggio di droni, e persino la collaborazione con il 61° Stormo di Lecce per autorizzare i voli di controllo. Ma alla fine, quando l’incendio si scatena, sembra che la tecnologia non faccia in tempo a intervenire.

A questo punto, ci si chiede: dov’è il problema? Se i sistemi di prevenzione esistono, se i droni sorvolano il parco, se le telecamere sono installate, perché ogni estate gli ettari continuano a ridursi in cenere? Le risposte del Comune parlano di procedure che “hanno funzionato egregiamente” e di “scelte strategiche corrette”. Ma se i risultati sono questi, forse è il caso di riconsiderare la strategia, perché gli incendi si ripetono, e le evacuazioni continuano.

Alla fine, il vero paradosso è che tutto sembra funzionare… tranne la parte fondamentale: evitare che gli alberi vadano a fuoco.

Lido Marini su tutti i giornali: i motivi dei residenti

Lido Marini, splendida località balneare della costa salentina, continua a vivere una strana dualità: da un lato, è una delle mete preferite dai turisti in cerca di relax, dall’altro è afflitta da problemi cronici che rendono ogni estate un esercizio di pazienza per residenti e villeggianti. Lo scenario è sempre lo stesso e le denunce si ripetono. Quest’anno, come già accaduto in passato, il grido d’allarme arriva dalla Pro Loco di Lido Marini, presieduta da Fabio Stendardo, che in un pezzo apparso recentemente su leccenews24 accusa l’amministrazione comunale di Ugento di totale disinteresse.

“Ogni anno, alla fine della stagione estiva, stiliamo un dettagliato elenco delle problematiche emerse durante i mesi più caldi – ha dichiarato Stendardo – Ma le nostre segnalazioni sembrano cadere nel vuoto. Mancano parcheggi sufficienti, piazza Tirolo versa in condizioni pietose, assolata e priva di qualsiasi ombra, e il controllo del territorio è praticamente inesistente. Siamo un avamposto informativo per tutti, eppure nessuno ha mai pensato di metterci a disposizione la dignità di una sede. Per non parlare dell’assenza di un presidio medico che possa dare le prime risposte di cura ai villeggianti invece di obbligarli a spostarsi. È come se, una volta conclusa la stagione turistica, ci si dimenticasse completamente di Lido Marini”​.

 

Non è una novità: queste problematiche sono ben note ai lettori di questa testata, che da anni denuncia la mancanza di interventi concreti per migliorare la fruibilità della località. Lido Marini è una località che vive quasi esclusivamente d’estate, ma proprio durante i mesi di maggior affluenza emergono tutte le sue carenze strutturali. Le lamentele sono ormai un triste refrain: pochi parcheggi, strade malridotte, eventi organizzati solo grazie all’ostinazione della Pro Loco che deve cercare finanziamenti tra i commercianti locali, e zero sostegno istituzionale. Per i residenti e i visitatori stagionali, ogni estate è una battaglia tra bellezza naturale e disservizi.

“Non riceviamo alcun tipo di sostegno economico dal Comune”, prosegue Stendardo. “Per offrire un’offerta culturale e ricreativa all’altezza delle aspettative, siamo costretti a girare attività commerciale per attività commerciale per raccogliere il budget necessario. Ci sentiamo soli e abbandonati a noi stessi”​.

 

Le richieste della Pro Loco, ripetute ormai come un mantra, sembrano ragionevoli, eppure restano disattese. Tra le principali necessità segnalate ci sono: – Aumento dei parcheggi: una questione ormai irrisolvibile, che crea disagi sia ai residenti sia ai turisti, soprattutto nei periodi di maggiore affluenza. – Recupero di piazza Tirolo: uno spazio centrale per la località, oggi in condizioni pessime, che necessita di ombreggiature e un intervento di riqualificazione urgente. – Presidio medico: un punto di primo soccorso che eviti ai turisti di dover percorrere chilometri in cerca di assistenza sanitaria. – Maggior controllo del territorio: spiagge e aree pubbliche necessitano di maggior vigilanza e pulizia, per garantire la sicurezza e il decoro. – Sostegno agli eventi: stanziare fondi per le iniziative culturali e ricreative, fondamentali per animare le serate estive e valorizzare il territorio. – Una sede per la Pro Loco: un avamposto informativo degno di questo nome, simbolo di una comunità che desidera crescere e offrire il meglio ai propri visitatori​.

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Eppure, la risposta del Comune di Ugento sembra tardare a arrivare, e la situazione peggiora quando si parla di accessibilità per i disabili. I problemi qui assumono contorni ancora più preoccupanti, come racconta Romina Stasi in un articolo apparso sulla testata lecceprima.it, madre di una ragazza con disabilità.

“Anche quest’anno ho scelto di passare le vacanze nella splendida località di Lido Marini come ormai faccio da sette anni, ma come tanti disabili che conosco, purtroppo riscontriamo tantissimi problemi e una totale mancanza di sensibilità verso di noi. Strutture, strade e parcheggi non sono idonei”​.

Le difficoltà per chi ha disabilità motoria sono evidenti: una passerella in legno che si ferma prima della linea di costa, rendendo impossibile raggiungere il mare; parcheggi per disabili posizionati a oltre 200 metri dalla spiaggia e insufficienti per il numero di utenti. Inoltre, molti bagnanti occupano gli spazi riservati alla passerella, ostacolando ulteriormente il passaggio.

“Ogni anno è la stessa storia – aggiunge la Stasi – la gente del posto si presenta molto presto al mattino per occupare gli spazi migliori e, quando il titolare dello chalet cerca di riservare i posti per i disabili, scattano le lamentele e le multe delle autorità”​.

L’accessibilità è un diritto fondamentale, ma a Lido Marini sembra ancora un lusso. La situazione dei parcheggi è un’altra piaga: pochi posti, distanti dalla spiaggia e spesso non a norma. I lavori di riqualificazione sembrano procedere, ma le soluzioni ai problemi sembrano sempre rimandate a un futuro incerto. Il Comune ha promesso che per l’anno prossimo verranno migliorate le aree di sosta e l’accessibilità alla spiaggia, ma i turisti e i residenti, scottati dalle promesse passate, restano scettici​.

Il paradosso di Lido Marini è evidente: una località con un potenziale enorme, che potrebbe diventare un gioiello del turismo salentino, ma che ogni anno si scontra con una gestione miope e poco attenta alle esigenze dei suoi ospiti. Turisti e residenti aspettano risposte concrete, e mentre il sole di settembre tramonta sulle spiagge, il rischio è che, come ogni anno, si spengano anche le speranze.

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