Allarme ex-ittica. Quello che sarebbe potuto essere e quello che invece è.

La situazione attuale nell’area dell’ex ittica

C’era una volta un fiore all’occhiello dell’economia italiana e Ugentina, un’impianto all’avanguardia, secondo per dimensione in tutta Europa e studiato anche dai giapponesi intenti a replicarlo nel paese del sol levante. Stiamo parlando dell’ ex ittica di Ugento, un’enorme area attualmente abbandonata che si trova nei pressi della marina di Torre Mozza.

Una struttura che attualmente si presenta come un eco mostro incardinato in uno dei punti più belli del Parco Regionale Litorale di Ugento, che periodicamente viene interessata da incendi che rappresentano un vero e proprio pericolo per tutti gli abitanti della zona, con il rischio di nubi tossiche sprigionate dai rifiuti che, periodicamente, vengono riversati in questa zona

Il fatto più clamoroso in tal senso è datato 2011, con un vasto incendio che si propagò in tutta l’area, bruciando una grande quantità di materie plastiche contenute nelle prime vasche dell’impianto. In quel caso si mossero anche i consiglieri di opposizione Angelo Minenna e Carlo Scarcia, di cui riportiamo le dichiarazioni d’allora:

“Più volte abbiamo sollecitato un intervento certo da parte delle istituzioni comunali – sindaco Lecci e assessore all’ambiente Ponzetta per primi – per scongiurare quello che potrebbe profilarsi come un possibile inquinamento atmosferico, con tutte le probabili conseguenze da esso derivanti: danno all’immagine complessiva dell’immagine di Ugento e della sua costa e danno ambientale serio, del territorio, dell’ambiente e della salute dei cittadini”.

Eppure nel tempo non sono mancate le proposte per far rinascere l’ex ittica di Ugento, anche nelle elezioni d 6 anni fa, con il candidato Angelo Minenna che avanzò una proposta concreta in tal senso

 

Ma le proposte avveniristiche non sono arrivate solo da sponde politiche come in questo caso. Nel 2015, nell’ambito del concorso di progettazione per la valorizzazione e la riqualificazione integrata dei paesaggi costieri del comune di Ugento giunse un coraggioso progetto dello studio MUA di Taranto a firma degli architetti Micaela Pignatelli, Ubaldo Occhinegro, Stefano Serpenti, Simona Dentico, che puntavano a trasformare l’are in uno spettacolare parco marino.

La proposta progettuale interessa il sistema litoraneo di Ugento che si sviluppa tra il margine nord del centro abitato di Torre San Giovanni e quello sud dell’area ex ittica di Torre Mozza, riconoscibile come una risorsa di grande valore sia dal punto di vista storico – culturale che da quello naturalistico e paesaggistico, per gran parte, inserite nel perimetro del Parco Naturale Regionale “Litorale di Ugento”, articolandosi in cinque settori della fascia litoranea, quali ambiti e luoghi esemplari, con specifiche esigenze e necessità che vengono affrontate con approcci progettuali diversificati ma che rispondano all’obiettivo generale di riqualificare e risolvere i rapporti tra elementi naturali, artificiali ed insediativi della fascia costiera.

La proposta progettuale sviluppa approcci diversificati, riconoscendo all’ambito stesso differenti peculiarità sia per quanto riguarda il contesto che per gli elementi paesaggistici: un litorale “urbano o periurbano”, immediatamente adiacente ai centri abitati, già caratterizzato dalla presenza di spazi ed attrezzature, che lo rendono luogo idoneo per una potenziale riqualificazione ambientale e socio economica, quali Torre San Giovanni, Zona Fontanelle e Torre Mozza; un litorale “naturale”, attualmente privo di attrezzature organizzate ed integrate collettive e sottoposto ad una forte pressione antropica durante la stagione balneare, dotato di un ricco, ma delicato, sistema di aree umide, vegetazione e dune, e fortemente relazionato dal punto di vista percettivo con la presenza dei grandi specchi d’acqua e del mare.

Il progetto propone un sistema integrato di interventi in grado di rispondere alla complessità dell’area litoranea, coniugando le esigenze di valorizzazione, protezione delle presenze storiche e del paesaggio naturale, e le esigenze di fruizione turistico-ricreativa del sito, facendo fronte alla risoluzione delle problematiche di degrado ambientale. Il progetto si esplicita in un modello integrato di tutela del paesaggio e degli elementi ecologici, predisponendo un sistema che consenta una programmazione attenta e intelligente della fruizione delle spiagge e delle attrezzature turistiche. La proposta progettuale ha lo scopo di migliorare l’accessibilità e la fruibilità del sistema litoraneo, sempre tenendo conto della necessità di preservare le risorse ambientali e paesaggistiche del luogo, di promuovere uno sviluppo sostenibile delle strutture per il turismo, di coordinare i servizi e l’offerta in un sistema organico sostenibile ed integrato ma non invasivo, e infine, di ridurre i processi di degrado dovuti alla pressione antropica.

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Un progetto unico, con delle caratteristiche che avrebbero permesso al parco di Ugento di presentarsi come un unicum a livello nazionale.

Il progetto vincitore fu, però, un altro, presentato da PS Architetture di Bisceglie, che non riguardava solo l’ex ittica. Dall’abstract del progetto riportiamo:

Il progetto è risultato vincitore di un concorso di progettazione promosso dalla Regione Puglia e dal Comune di Ugento, individuandolo come uno dei modelli di attivazione dello “Scenario Strategico” del Piano Paesaggistico della Puglia (PPTR) legato alla valorizzazione dei paesaggi costieri, elemento patrimoniale di grande rilevanza per il futuro socioeconomico della regione stessa.

Il progetto ha lo scopo duplice di bloccare i processi di degrado dovuti alla pressione turistica concentrata a ridosso della costa e di valorizzare l’immenso patrimonio naturalistico, rurale e paesaggistico presente all’interno del più ampio Parco Naturale Regionale Litorale di Ugento.

Il Parco è costituito da un sistema dunale e retrodunale misurato da un insieme di canali e bacini di collegamento rappresentando la più estesa area di macchia mediterranea del Salento che però presenta un’ampia serie di criticità: erosione costiera, degradazione degli habitat locali, perdita di bio diversità, salinizzazione dei suoli, eccessivo carico antropico nei mesi estivi.

Il progetto intende coniugare la tutela dell’ambiente con lo sviluppo economico mediante la definizione di un modello di sostenibilità ambientale e la creazione di nuove forme di ecoturismo.

L’obiettivo è promuovere la valorizzazione sostenibile del territorio facendo dialogare istanze antropologiche ed ambientali mediante uno sviluppo bio-economico.

Risolvere la dicotomia tra ambiente ed economia verso un modello di ecologia integrale nel quale far convivere i processi economici e la tutela del paesaggio.

RICOMPOSIZIONE DEL MOSAICO DEGLI HABITAT

Le Aree che compongono il progetto sono state caratterizzate in base alla loro vocazione più evidente e più funzionale per la riconnessione degli habitat e dei sistemi di fruizione del parco.

Il Bacino Rottacapozza sud è sicuramente l’area vocata alla trasformazione in riserva naturale integrale. Gli interventi proposti mirano a rafforzare questa qualità e a facilitare la crescita del carattere naturalistico del bacino. L’eliminazione degli argini costruiti insieme al nuovo disegno delle sponde e alla rinaturalizzazione della duna favoriranno la naturale creazione di un ecosistema ideale per la fauna e la flora.

Intervento comune a diverse aree di intervento è l’inserimento di isolotti naturali galleggianti, realizzati con struttura in bamboo e giunco palustre a guisa di grandi nasse, disegna ed arricchisce il bacino di luoghi ideali per la formazione di habitat naturali per il proliferare della flora e il ripopolamento della fauna spontanea o indotta .

Nel caso dell’area naturale protetta le banquettes di posidonia spiaggiata saranno mantenute in situ in modo da favorire la riduzione dell’erosione della costa, il ripascimento della duna e la nidificazione delle tartarughe.

Il Bacino Suddenna appare come elemento estraneo al nucleo urbano di Torre San Giovanni.

La riconnessione del bacino all’abitato è ottenuta attraverso percorsi e passeggiate pedonali che lo collegheranno al nuovo lungo mare. Il parco urbano acquatico, composto di boschetti termofili, bio-lago, giardini ed orti botanici palustri, diventerà elemento di riequilibrio dei flussi decongestionando l’affaccio al mare,  ridefinirà l’uso e le dinamiche degli spazi urbani redistribuendo i carichi antropici.

L’Area dell’ ex Ittica, fortemente antropizzata ed abbandonata da anni, attraverso uso di linguaggi architettonici mimetici si propone un modello che definiremmo di Decongestione Turistica Controllata, teso a diradare  il carico antropico su larga scala e a spalmare i flussi  stagionali , attraendo tutto l’anno nuove forme di turismo già ampiamente diffuse in tutta Europa.

Il compendio ricettivo viene proposto come una serie di elementi costruiti sparsi, realizzati sulle aree di sedime già fortemente compromesse e ricuciti  da zone completamente rinaturalizzate, in piena  continuità  con il parco, con uso esclusivo di materiali  da costruzione naturali e vegetali, tanto da potersi identificare come vere Architetture Vegetali o Agritetture.

La scelta dei materiali risponde quindi all’esigenza di ridurre l’impatto del costruire sull’ambiente privilegiando l’impiego di materiali, componenti e prodotti regionali, riciclati e riciclabili, atossici, a ricrescita veloce.

L’area denominata “Zona Fontanelle” è caratterizzata da strade carrabili e parcheggi non regolamentati posti a ridosso della fascia dunale che ne compromettono la continuità ecologica. La rinaturalizzazione delle aree liberate e la forte riduzione delle aree impermeabilizzate, faciliteranno la ricucitura della pineta esistente e rafforzeranno il suo ruolo di cintura verde di delimitazione, mitigazione e qualificazione di un’area caratterizzata da costruzioni che connotano fortemente il paesaggio.

I parcheggi saranno delocalizzati e ricollocati in aree adiacenti alle strutture ricettive esistenti.

Progetti spaziali, che avrebbero trasformato l’ex ittica di Ugento in un’attrazione turistica di livello mondiale. Ma che fine hanno fatto questi progetti? Come ha fatto quest’area a diventare così come la vediamo oggi? Sono queste domande da porre all’attuale amministrazione del comune di Ugento.

https://www.youtube.com/watch?v=INW1sMFlgss

Quel che è rimasto del progetto “Cavaleonte”

Era il 2011 e sulle pagine della nota testata on-line Lecceprima appariva un articolo dal titolo : “Cavaleonte”: parco multifunzionale nell’area Burgesi” che vi riportiamo integralmente

UGENTO – Sì al progetto “Cavaleonte” del comune di Ugento: con determinazione del 26 gennaio 2011, il dirigente del servizio risorse naturali della Regione Puglia ha approvato la graduatoria provvisoria dei progetti presentati nell’ambito dell’avviso pubblico comprendente interventi finalizzati al recupero ambientale delle cave dismesse. L’amministrazione comunale ugentina saluta con soddisfazione il riconoscimento del finanziamento pari ad euro 998mila euro che, se confermato in sede di stesura della graduatoria definitiva, consentirà di realizzare il progetto denominato: “Cavaleonte: il parco multifunzionale delle cave”. L’iniziativa prevede il risanamento e il riutilizzo ecosostenibile per finalità sociali ed ambientali delle ex-aree estrattive site in località “Burgesi”. Queste cave, da sempre identificate dalla collettività quale emblema di aree degradate, sfregiate dal traffico e dallo smaltimento illegale di rifiuti, sono state oggetto di bonifica dai rifiuti presenti e rimozione del materiale contaminato, dopo essere state acquisite alla titolarità pubblica. La zona oggetto di intervento comprende aree di estrazione, aree pinetate e formazioni carsiche di origine naturale. In particolare, il progetto, per un importo complessivo di un milione di euro, prevede la realizzazione di un centro di addestramento e polo formativo per le unità cinofile dei Vigili del Fuoco, della Protezione Civile e di altri corpi di sicurezza dello Stato. In tutta la Regione Puglia si riscontra l’assenza di un centro con queste caratteristiche, atteso che, in Italia esistono solo due centri simili (Volpiano e Campobasso).

Inoltre si vuole attrezzare un’area eventi, ricavata all’interno della cava, destinata ad ospitare eventi culturali e didattici all’aperto, quali concerti, rappresentazioni teatrali, raduni dei corpi di sicurezza, manifestazioni legate al settore della cinofilia da soccorso, attività per le scuole collegate alla promozione del limitrofo Parco naturale regionale. E ancora si vuole realizzare un percorso naturalistico/ricreativo attrezzato per la valorizzazione delle peculiarità ambientali del Parco delle cave delimitato da staccionate in legno con pannelli informativi multilingue e piccole isole ecologiche in legno. Infine, la creazione di uno specchio d’acqua per il recupero e ricovero delle tartarughe acquatiche americane Trachemys al fine di ridurre gli impatti negativi provocati dal commercio e dall’abbandono di tali testuggini nelle aree umide, nelle paludi e nei canali della Regione Puglia e del Parco Naturale Regionale “Litorale di Ugento”.

Ma a 10 anni di distanza, sarà andata come descritto in quest’articolo? La risposta è no.

Stiamo parlando di una vasta area a ridosso delle discariche di Burgesi, interessata da un’ampia azione di risanamento e bonifica conseguente al ritrovamento di centinaia di fusti di pcb, avvenuto a cavallo tra gli anni 90 e i 2000.

Dopo la bonifica si poneva il problema dell’impiego di quest’area e da qui nacque il progetto “Cavaleonte”, che ad oggi vede attivo e operativo solo il campo di addestramento dei vigili del fuoco, un’opera importante si, ma dalle ricadute sociali in zona pari a 0. Il resto di quanto annunciato è rimasto solo su carta.

Non si hanno notizie, infatti, del laghetto artificiale per il recupero e ricovero delle tartarughe acquatiche americane Trachemys nè tantomeno dell’area concerti che avrebbe permesso l’utilizzo attivo di quest’area, che ad oggi, sembra versare in uno stato di semiabbandono.

I pannelli annunciati hanno lasciato posto a delle cornici vuote e non risulta traccia di alcuna isola ecologica in legno. Neanche l’importo stimato risulta essere stato mantenuto. Alla cifra di 998mila € vanno infatti aggiunti i costi di rifunzionalizzazione dell’area, vittima di diversi atti vandalici, causati anche dallo stato di abbandono che già 9 anni fa questo blog aveva denunciato con un video

 

https://www.youtube.com/watch?v=CXO3fARuiKE

Nonostante quello che sembra un progetto fallimentare, il sindaco Massimo Lecci non ha perso occasione per sottolinearne l’importanza in campagna elettorale, con un video che non ha però toccato gli argomenti trattati in questo articolo

https://fb.watch/99mpRJ47H5/

Il peccato è che si poteva trattare di un opera dal fortissimo impatto sociale e che, a regime, avrebbe prodotto anche un indotto indiretto per il nostro comune, nonchè l’attivazione e la produzione di posti di lavoro altamente qualificati.

Non di meno conto è che, finalmente , si sarebbe fatto qualcosa di vero e tangibile per le fasce più giovani della popolazione, vere e proprie vittime sacrificali di una politica che da 20 anni considera i giovani come un problema e non come una risorsa, prova ne sia il tasso di emigrazione giovanile in costante aumento.

https://www.youtube.com/watch?v=Rau_TVDoWf4

Team Conte, Kaba vince nel K1 Rules.

Team Conte alla riscossa, altra vittoria per Kaba!

7 novembre 2021, Catania fa da palcoscenico ad una grande serata di combattimento. Il galà Bushido fa da cornice a un match valido per le selezioni di Oktagon. Il programma della serata è, però, composto da vari incontri, mix tra veterani e giovani talenti di questa disciplina provenienti dalla Puglia e dalla Sicilia.

Tra questi ultimi spicca un allievo del Team Conte, Alpha Mamadou Kaba, il fighter di origini africane, che vive a Montesano Salentino, ha vinto il combattimento contro Haichel Bouallegue, valido nella specialità K1 Rules, 80 kg.

Verdetto del match tratto dal profilo facebook personale del maestro Mino Conte

Prosegue con successo la striscia positiva di questo ragazzo del Team Conte che mantiene l’imbattibilità che ora arriva a 5 match.

Ugento si dimostra ancora una miniera di talenti, questa volta nella Kickbox, dove la passione e l’impegno del maestro Mino Conte stanno portando alla ribalta questo giovane atleta.

Belle le parole spese dal suo allenatore che lo definisce umile e determinato, bravo sia con i calci che con i pugni, si è unito da soli 8 mesi al team Conte ma dimostra già di avere tutte le carte in regola per potersi affermare in questa disciplina a grandi livelli.

Quotidiano l’impegno del campione Mino Conte, ugentino DOC, campione nazionale di

Mino Conte con la cintura nazionale vinta nel 2001

kickboxing nel 2001, che da anni porta la sua conoscenza a servizio dei numerosi ragazzi che decidono di avvicinarsi a questa arte o che semplicemente vogliono praticare uno sport.

Un impegno a tutto tondo che coinvolge vita privata e allenamenti, Mino è un esempio per i tanti che lo seguono, per i quali rappresenta un faro da seguire sia dal punto di vista fisico, promuovendo stili di vita sani, e sia da quello caratteriale, incentivando rispetto e umiltà.

Non è il primo ragazzo che prova ad emergere con Mino e siamo certi che non sarà nemmeno l’ultimo.

Storie di ordinaria eccellenza in quel di Ugento che nasconde spesso i propri diamanti per farli brillare al momento giusto! Adesso tocca a Kaba del Team Conte.

O vinco o imparo, Giuseppe Carafa si racconta a OzanTalk

“O vinco o imparo”, questo è Giuseppe Carafa, boxer di 27 anni cresciuto a Ugento, ospite negli studi delle Officine Multimediali

Contrariamente a quello che si potrebbe pensare Giuseppe Carafa, che può vantare ben quattro titoli, due nazionali e due internazionali, si è mostrato come un ragazzo comune che fa del sacrificio il suo punto di forza.

Giuseppe Carafa con le quattro cinture vinte nel corso della sua carriera.

“Voglio il mondiale”. Determinato a raggiungere i suoi obiettivi Carafa punta sempre al massimo e non nasconde la sua voglia di voler puntare ad un titolo mondiale, rafforzato dal fatto che la sconfitta nel suo ultimo incontro gli ha permesso di capire di avere tutte le carte in regola per ottenere questo titolo. 

“Da un lato hai a che fare con la tua famiglia, dall’altro è il tuo coach”. Nella vita privata Giuseppe condivide la sua passione con tutta la famiglia, che ruota tutta intono a questo sport. Il padre Salvatore, ex-pugile, allenatore e mentore, insieme ad Antonio, fratello, collega e mental coach sono i suoi inseparabili compagni di viaggio. Ci ha raccontato di come sia difficile ma possibile scindere i ruoli e rapportarsi in modo costruttivo in tutti e due i campi.

Con entrambi gode di un ottimo legame, grazie, appunto, alla grande forza d’animo che lo contraddistingue e l’intelligenza che lo porta a diversificare le figure a casa e sul ring.

É uno sportivo e come tale segue con regolarità allenamenti e dieta, ma, come tutti, si concede qualche bicchiere di vino, solo in off season. “Sono una persona a cui piace festeggiare”

Traspare inoltre come non sia solo un combattente poco informato, Giuseppe infatti, raccontandosi, rivela le sue conoscenze scientifiche nel campo motorio, implementandole nei suoi allenamenti per migliorare lo sviluppo del proprio corpo e della sua tecnica personale. 

Il nostro amico ha anche altri sogni nel cassetto. Oltre a voler vincere un titolo mondiale ha espresso la volontà di voler un giorno allenare, “Voglio aprire un Bullet Team a Ugento”.

Noi abbiamo le palestre nel Salento. Il mio sogno è aprire un Bullet Team a Ugento, perché ho visto i contesti che vive la palestra, i disagi, i problemi, i ragazzi che cercano rifugio nella palestra di pugilato, e sono convinto di poter dare il mio contributo non solo a questo sport ma anche alla comunità! Aprendo una palestra nel mio paese e curando tante piaghe, che affliggono tanti paesi, ma Ugento in modo particolare.

Il forte rapporto con la propria terra natia, il Salento e in particolare Ugento, lo stimolano a migliorare se stesso e ciò che lo circonda. Infatti, Giuseppe crede fortemente nello spirito educativo dello sport, in particolare degli sport da combattimento, “Ti porta all’equilibrio”. A suo modo di vedere migliorano il benessere psicofisico e sociale di chi lo pratica. Gli allenamenti costanti, la dieta ferrea e la necessaria determinazione a raggiungere dei risultati, portano i giovani che si approcciano a questo tipo di sport, a gestire meglio i propri impulsi, permettendogli di gestire  con più controllo le proprie emozioni. 

I colpi duri sul ring insegnano ad affrontare quelli ancor più duri della vita!

Il sogno di trasmettere alle future generazioni le sue conoscenze e la sua esperienza attraverso l’allenamento e l’insegnamento della boxe e della pratica sportiva è forte e siamo sicuri che raggiungerà anche questo obiettivo.

Giuseppe è un vincente in tutti i sensi, un uomo, un atleta e un vero salentino, che porta in alto il nome della sua terra. Orgoglioso e determinato, è un esempio da seguire. 

Siamo convinti che ci e si regalerà altre vittorie ed emozioni attraverso i suoi guantoni e la sua voglia di essere protagonista per sé e per chi lo circonda.

Buona fortuna Giuseppe!

https://youtu.be/SovU2IkjrRE

A Ugento 100mila Euro che sanno di presa in giro

Ancora una volta i 13 pozzi spia sparsi sul nostro territorio mostrano dati molto preoccupanti: i valori risultano essere sopra il limite consentito per metalli pesanti, ferro, nichel, cromo nonché per il boro, i solfati, dicloetilene e IPA (parenti stretti dei policlorobifenili, noti spesso con la sigla PCB, una classe di composti organici la cui struttura è assimilabile a quella del bifenile i cui atomi di idrogeno sono sostituiti da uno fino a dieci atomi di cloro. La formula bruta generica dei PCB è C12H10-xClx. Sono considerati inquinanti persistenti dalla tossicità in alcuni casi avvicinantesi a quella della diossina.) Per questo la provincia ha deciso di stanziare 500mila Euro (di cui 100 spettanti ad azioni su Ugento) per avviare monitoraggi propedeutici a future azioni di bonifica.

Questo avviene in maniera sistematica da quando esistono i rilevamenti su questi pozzi, ma nonostante questo le azioni intraprese fino ad oggi risultano essere nulle. Ecco perchè i centomila Euro stanziati risultano essere una presa in giro per tutta la popolazione, non solo di Ugento, Ma anche di Acquarica Presicce, che stanno pagando a caro prezzo l’inquinamento di una falda che sta determinando disfunzioni ghiandolari e incidenza tumorali al di sopra di qualsiasi altro territorio in Italia.

Eppure si tratta di fatti e situazioni certe, appurate anche per via giudiziaria, nelle diverse inchieste che hanno visto al centro l’ex discarica Monteco di Ugento. Come anche le conseguenze di questo tipo di inquinamento, che non è sicuramente un un unicum nel territorio nazionale: il caso più famoso è sicuramente quello della Caffaro di Brescia, un’azienda che con i suoi sversamenti ha provocato danni enormi, con quasi tutti i parchi di Brescia che ad oggi, dopo oltre 20 anni, risultano ancora contaminati e inagibili.

La domanda che sorge spontanea è: che senso ha continuare a spendere soldi pubblici per monitoraggi che dovrebbero appurare una situazione nota? Forse per tenere buona una popolazione che si accontenta di “incamerare” pochi spiccioli per tenere gli occhi chiusi? In questo caso l’esempio più significativo fu la protesta di “un gruppo organizzato di cittadini di Ugento” che, imbeccati da qualcuno, arrivarono fin sotto la sede della regione per reclamare lo stanziamento di 1 milione di euro. Peccato che per la bonifica di Burgesi non esista una stima affidabile sui costi di bonifica, tantomeno esiste la certezza che tale bonifica sia possibile. Ad oggi l’unica tecnologia disponibile sarebbe quella dell’incapsulamento (simile a quanto realizzato a Pripyat per l’incapsulamento della centrale nucleare di Chernobyl), con costi nell’ordine delle centinaia di milioni di Euro.

Ma nonostante tutto ciò, ecco cosa ha dichiarato la Provincia:

«I cinque interventi  oggetto di finanziamento, da un punto di vista tecnico, dovranno essere gestiti singolarmente, poiché differiscono sia per la localizzazione, sia per la tipologia di superamenti riscontrati. Per cui, i tecnici incaricati dellattività di indagine saranno individuati singolarmente per ciascun sito, previo avviso pubblico, al fine di garantire la massima partecipazione di tutti i soggetti con specifiche competenze professionali in materia».

«Con questo nuovo intervento in campo ambientale l’Ente dimostra sempre più la capacità di conoscere nel dettaglio la qualità del territorio: mettiamo in campo un grande progetto per individuare chi si rende responsabile di inquinamento e far sì che le parole difesa e tutela acquistino concretezza», afferma il presidente della Provincia di Lecce Stefano Minerva.

«Con questo progetto puntiamo ad analizzare, valutare e rigenerare i siti individuati e ben distribuiti in tutta la provincia. “Chi inquina paga” è la sintesi di una linea di indirizzo che la Provincia, insieme ai suoi organi di controllo, sta perseguendo per ridare slancio alla propria azione deterrente sul territorio provinciale», dichiara il consigliere provinciale con delega all’Ambiente Fabio Tarantino.

Aspettiamo dunque, come abbiamo fatto da 20 anni a questa parte, con bonifiche totalmente a carico dei contribuenti.

Quella volta che Fabio e Mingo vennero nella discarica di Ugento

Era il 2006, Massimo Lecci era assessore all’ambiente e i noti inviati di Striscia la Notizia fecero visita ad Ugento, in particolare a contrada Burgesi. Qui, infatti, oltre all’ex discarica Monteco e all’attuale discarica Marcegaglia, è presente uno scheletro di cemento armato che, nel tempo, è diventato un monumento allo spreco e alle opportunità mancate.

Foto satellitare dell’area in cui ricade il centro di selezione rifiuti

Stiamo parlando di un centro per lo smistamento e la selezione dei rifiuti tal quale. Un impianto avveniristico che a pieno regime avrebbe dato lavoro a circa 20 persone, producendo un’introito per il comune di Ugento di circa 400 mila Euro annui.

Un impianto costato più di 5 miliardi di Lire e che fu anche al centro di un’inchiesta della magistratura, che costò l’arresto ad un dirigente comunale dell’epoca; nonostante questo l’impianto non è mai entrato in funzione, diventando ben presto meta di vandali e sciacalli, che nel giro di pochi mesi ripulirono tutta l’area, rendendo l’impianto, di fatto, inutilizzabile. Oggi non esiste più neanche la linea di separazione, scomparsa magicamente in una notte di 12 anni fa.

una foto dell’impianto oggi

Ricorda Luigi Corvaglia, ex segretario cittadino dei DS e uno dei più attivi nella battaglia per salvare l’impianto

Quell’impianto comunque nasce senza padri. Anzi no, uno lo aveva: la Monteco. Fu lei, in virtù della prima convenzione della discarica (che gli consegnava ogni attività, presente e futura nell’ambito dei rifiuti) a sponsorizzarlo.

Certo è che, ad oltre 20 anni dalla sua realizzazione, l’unica cosa a rimanere sono i rimpianti e la rabbia: rimpianti per quello che poteva essere e non è stato, rabbia per le tante promesse mancate degli amministratori che si sono avvicendati in questo arco di tempo.

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