Politica
Politica e veleni tra Giulio Lisi e Massimo Lecci a Ugento
In queste ore, il comune di Ugento è teatro di un triste spettacolo politico che vede l’amministrazione comunale guidata da Massimo Lecci intenta a forzare le dimissioni del consigliere di minoranza Giulio Lisi. La ragione ufficiale? Una presunta incompatibilità legata ad un contenzioso tra il comune e Lisi. Ma, come spesso accade, la verità è ben più complessa e intrisa di giochi di potere e vendette personali.
La storia ha inizio con una multa di 6.500 euro inflitta a Lisi per l’affissione abusiva di un manifesto funebre – una sanzione che, stando alle parole dello stesso consigliere, è priva di fondamento. Il manifesto in questione non era una pubblicità commerciale, ma un semplice avviso funebre (o almeno ne riproduceva il canonico aspetto). Tuttavia, i vigili urbani del comune hanno individuato Lisi come “obbligato in solido” per questa presunta infrazione, in quanto ritenuto rappresentante legale del gruppo “Uniti Verso il Futuro”, una figura che egli stesso afferma non esistere. Non esiste infatti alcun gruppo o forma giuridica ufficialmente registrata che riporti il nome citato nel verbale dei vigili di Ugento, rendendolo di fatto nullo.
Tuttavia invece di permettere che la giustizia seguisse il suo corso naturale, l’amministrazione ha colto l’occasione per cercare di eliminare politicamente Lisi, cercando di imporre la sua incompatibilità con la carica di consigliere comunale, convocando con estrema solerzia un consiglio comunale monotematico per discutere della questione. La scelta sembra chiaramente mirata a colpire un avversario scomodo, capace di raccogliere il sostegno di circa 2.500 elettori (perdendo l’ultima tornata elettorale, tra le polemiche, per soli 30 voti) e di rappresentare una voce critica e vigile all’interno del consiglio comunale.
Il post pubblicato da Lisi sui social media non lascia spazio a dubbi: la sua è una battaglia per la trasparenza e per la difesa dei diritti dei cittadini.
“Mi sono semplicemente difeso, presentando al Giudice di Pace, un ricorso avverso un verbale che mi irrogava illegittimamente una sanzione amministrativa di circa 6500 euro”, spiega Lisi. E ancora: “Risultato: o rinuncio a difendermi o mi fanno decadere dalla carica di consigliere. Offesa a me e a tutti Voi”.
Questa vicenda è l’ennesima dimostrazione di come la politica locale possa trasformarsi in un’arena di battaglie personali, dove la legge diventa uno strumento di repressione piuttosto che di giustizia. L’amministrazione comunale di Ugento sembra essere determinata a mettere a tacere una voce critica utilizzando metodi discutibili e, francamente, vergognosi.
I cittadini di Ugento, quelli stessi che hanno votato e sostenuto Giulio Lisi, meritano di meglio. Meritano un’amministrazione che rispetti il diritto di ciascuno a difendersi e che non utilizzi le istituzioni per vendette personali, come dimostrato in tantissime altre occasioni. La speranza è che questa situazione trovi una soluzione adeguata, non grazie a chi l’ha creata, ma per merito di chi l’ha subita ingiustamente. E, soprattutto, che possa essere un monito per il futuro: la politica deve servire i cittadini, non i capricci di chi detiene temporaneamente il potere.
È giunto il momento di alzare la voce e di dire basta a queste pratiche deplorevoli. I cittadini di Ugento devono mobilitarsi, partecipare al prossimo Consiglio Comunale e far sentire il loro sostegno a chi lotta per la giustizia e la trasparenza, proprio come sta accadendo in queste ore con i social cittadini che si stanno riempiendo di messaggi di solidarietà per Giulio Lisi, vittima dell’ennesimo atto di memoria squadrista che questa volta è sembrato tale davvero a tutti, anche tra gli elettori storici di Massimo Lecci.