Parcheggi selvaggi sulle dune di Torre San Giovanni

Immagina di passeggiare su una spiaggia da cartolina, con dune che si alzano maestose a protezione del litorale. Tuttavia, questo idillio naturale è minacciato da un fenomeno preoccupante: auto che si arrampicano e si parcheggiano direttamente sulle dune. A Torre San Giovanni, l’incanto delle dune costiere è messo a rischio da questa pratica sempre più diffusa e dannosa.

Le dune costiere sono molto più di semplici formazioni sabbiose: svolgono un ruolo cruciale nel proteggere l’entroterra dai capricci del mare e del clima. Purtroppo, il parcheggio selvaggio delle auto sta mettendo a repentaglio questa preziosa difesa naturale. I pneumatici delle auto scavano profonde tracce, arrecando danni alle piante e al terreno sottostante. Questa destabilizzazione delle dune le rende vulnerabili all’erosione accelerata, come togliere i mattoni da un muro e sperare che rimanga in piedi.

Questa situazione crea un ambiente favorevole a un comportamento distruttivo che non solo altera l’aspetto naturale della spiaggia, ma mette anche a rischio l’equilibrio dell’ecosistema. Le auto parcheggiate oltre la sbarra non solo danneggiano le dune, ma impediscono anche il passaggio dei mezzi di soccorso, soprattutto durante l’affollata stagione estiva.

La situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che queste pratiche nocive avvengono proprio nelle spiagge più prossime all’abitato, dove ci si aspetterebbe un maggiore controllo da parte delle autorità. Questo scenario evidenzia una grave negligenza e una mancanza di azione da parte delle istituzioni locali.

Nonostante le continue richieste da parte delle organizzazioni ambientaliste e della comunità locale, il problema persiste. Le istituzioni sembrano non comprendere l’urgenza della situazione o ritardano nell’adottare misure concrete per affrontare questa emergenza ecologica. Questa inazione è un campanello d’allarme che rivela una carenza di impegno e una priorità distorta.

Per salvaguardare la bellezza naturale di Torre San Giovanni e assicurare un futuro sostenibile per l’ecosistema costiero, è essenziale agire rapidamente. Implementare regolamenti rigorosi sull’accesso alle dune e applicare sanzioni significative per chi li viola è un passo essenziale. Inoltre, è fondamentale educare il pubblico sull’importanza di rispettare l’ambiente e seguire le norme stabilite.

Il tempo scorre inesorabile: ogni giorno di inazione peggiora la situazione. Solo attraverso un impegno congiunto tra cittadini, organizzazioni ambientaliste e autorità locali possiamo sperare di preservare queste dune dalla distruzione.

Torre San Giovanni tra traffico e parcheggi (#quannulutrovi)

La viabilità, il traffico e i parcheggi, rappresentano problematiche ricorrente durante il periodo estivo a Torre San Giovanni, causando non solo disagi ai residenti, ma anche ai numerosi turisti che affollano la località.

Mentre si continua ad attendere per la fine dei lavori di completamento della nuova arteria a 4 corsie, che si spera possa decongestionare il traffico nel centro, è necessario adottare misure immediate per migliorare la situazione del traffico ed evitare il verificarsi di pericolosi incidenti che potrebbero coinvolgere non soltanto gli automobilisti, ma anche i pedoni che numerosi transitano per le strade del paese per raggiungere la zona pedonale.
Uno dei punti critici è l’incrocio tra via isole Tremiti e via Elba, interessato da lunghe code. Per risolvere questa problematica, sarebbe opportuno installare una segnaletica orizzontale e verticale chiara e visibile, che funga da spartitraffico per coloro che devono raggiungere il centro o la litoranea in direzione Gallipoli. Sarebbe inoltre necessario che venga installato un cartello di divieto ben evidente lungo via Elba, in modo da prevenire il frequente fenomeno delle auto che procedono contromano.

Attualmente, il cartello presente non risulta sufficientemente visibile e questo contribuisce alla persistenza di tale comportamento rischioso. un comportamento che mette a rischio la sicurezza stradale. I parcheggi pubblici risultano insufficienti per far fronte all’afflusso di veicoli, mentre quelli a pagamento sono spesso trascurati e poco puliti per via della presenza di erbacce che invadono gli spazi di sosta, costringendo i passeggeri delle auto a dover scendere prima che l’automobilista completi il parcheggio.

La situazione più incresciosa si ha in via  Pantelleria interessata per intero dai parcheggi contrassegnati dalle strisce blu. Qui oltre ad una presenza massiccia di sterpaglie, si registra anche una scarsa illuminazione pubblica, rendendo l’area poco sicura, soprattutto durante le ore serali.

Spesso lamentiamo la mancanza di infrastrutture, e servizi adeguati all’espansione che una zona a forte attrattiva turistica come Torre San Giovanni merita, ma la piaga maggiore è la mancanza di adeguata manutenzione di quel poco che già c’è, come nel caso del tratto di strada prolungamento di via Corsica che viaggia parallelamente a Corso Uxentum, scelto spesso da pedoni e ciclisti per raggiungere il centro del paese evitando di transitare pericolosamente per l’arteria principale sempre molto trafficata, ma che si vedono costretti a fare marcia indietro perché la strada, non asfaltata, non viene sistemata da anni e con la minima pioggerella estiva si trasforma in uno stagno a causa di importanti avvallamenti che interessano la sede stradale da parte a parte.

Un incontro sulla tutela delle tartarughe

L’importante tema della tutela delle tartarughe marine è stato al centro di un incontro pubblico tenutosi il 27 giugno presso Palazzo Rovito, sede della Biblioteca Comunale di Ugento. L’evento fa parte di una serie di appuntamenti organizzati dal Parco Naturale Regionale “Litorale di Ugento” con il contributo del POR PUGLIA FESR-FSE 2014-2020.

L’incontro ha rappresentato un’opportunità unica per conoscere da vicino le fasi di deposizione delle uova e di schiusa dei nidi, nonché le problematiche legate all’antropizzazione che minacciano la sopravvivenza delle tartarughe marine. A fornire importanti informazioni è stato il centro recupero tartarughe marine di Calimera, diretto da Piero Carlino.

Durante l’evento, i partecipanti hanno avuto l’occasione di comprendere l’operato dei volontari del gruppo SeaTurtle Watcher, che da ormai 4 anni effettuano il monitoraggio delle coste per garantire la protezione di queste splendide creature marine.
Nonostante l’importanza dell’incontro e la sua rilevanza per la comunità, si è notata l’assenza dei rappresentanti delle istituzioni comunali e degli operatori balneari, i quali avrebbero dovuto rappresentare il pubblico principale a cui l’evento era rivolto. Questa mancanza di partecipazione solleva interrogativi sul loro impegno nella tutela dell’ambiente marino e sulla necessità di promuovere una maggiore consapevolezza riguardo alle problematiche e alle pratiche scorrette che impediscono alle tartarughe marine di trovare condizioni idonee alla loro riproduzione.

L’evento ha rappresentato un’occasione importante per sensibilizzare la comunità sull’importanza della tutela delle tartarughe marine e degli ecosistemi costieri. Nonostante le assenze dei rappresentanti istituzionali e degli operatori balneari, i volontari presenti hanno dimostrato il loro impegno nella protezione delle tartarughe e hanno ribadito l’urgenza di una collaborazione più ampia e consapevole.

È fondamentale che le istituzioni comunali e gli operatori balneari si uniscano agli sforzi dei volontari e degli operatori del centro per garantire un futuro sostenibile per le tartarughe marine e preservare l’ecosistema marino nel Litorale di Ugento.

È fondamentale che venga data maggiore visibilità a tali eventi attraverso una strategia di comunicazione efficace. La promozione e la diffusione delle informazioni relative agli appuntamenti organizzati dal Parco Naturale devono essere mirate e rivolte sia alle istituzioni che agli operatori balneari, in modo da coinvolgerli attivamente e stimolarne la partecipazione.

La preservazione delle tartarughe marine e dei loro habitat richiede un impegno collettivo. Solo attraverso la collaborazione tra enti pubblici, operatori privati e volontari appassionati sarà possibile garantire un futuro migliore per queste specie e per l’ecosistema marino nel suo complesso.

Conoscere per custodire: la caretta caretta

Tra gli eventi naturali nei quali ci si può imbattere in questo periodo dell’anno passeggiando lungo le spiagge a ridosso del Parco naturale litorale di Ugento sicuramente il più insolito e spettacolare è l’incontro con una femmina di tartaruga Caretta Caretta intenta a nidificare.
La tartaruga Caretta Caretta delle specie che vivono nel mediterraneo è l’unica a nidifica lungo le coste italiane.
Nel 2019 lungo il litorale sabbioso di Torre San Giovanni è stato censito il primo nido Ugentino, grazie alla segnalazione di alcuni lavoratori di una struttura balneare che hanno allertato il centro recupero tartarughe marine di Calimera (CRTM).
Da allora grazie alla collaborazione di alcuni giovani volontari del posto e gli operatori del CRTM è nato il gruppo dei seaturtlewatcher grazie ai quali nel biennio 2020/2021, sono stati individuati e messi in sicurezza oltre 10 nidi di Caretta Caretta che hanno dato alla luce quasi 600 piccole tartarughine.
Le tartaruga marina Caretta Caretta detta anche Tartaruga Comune è la specie più diffusa nel Mediterraneo, anche se fortemente minacciata da problemi di tipo antropico.
Le tartarughe adulte, trascorrono la maggior parte della loro vita nelle profondità del mare, tornando in superficie di tanto in tanto per respirare. Nonostante possa sembrare apparentemente un animale goffo, in acqua si muove agevolmente raggiungendo velocità anche superiori ai 35km orari.
Le tartarughe adulte sono animali solitari, le femmine e i maschi si danno appuntamento durante la stagione dell’accoppiamento al largo delle spiagge nelle quali sono nate e sulle quali le femmine nidificheranno durante la stagione estiva, indicativamente da metà giugno a metà agosto, anche se in questi anni si è assistito a deposizioni tardive, che però a causa del calo delle temperature non sempre garantiscono la schiusa delle uova.
Gli esemplari adulti possono raggiungere dimensioni che vanno dagli 80 ai 140 cm ed un peso che può raggiungere i 160kg, i caratteri distintivi del sesso si sviluppano negli esemplari una volta raggiunta la maturità sessuale che avviene a circa 13 anni di età, questi tratti sono la coda molto più sviluppata nei maschi, così come più sviluppati risultano anche gli artigli presenti sulle pinne anteriori che il maschio utilizza per restare aggrappato al carapace della femmina durante l’accoppiamento. Le tartarughe adulte presentano un carapace di colori che vanno dal verde scuro al marrone e un piastrone a forma di cuore di colore giallo.
La femmina dopo la stagione dell’accoppiamento raggiungerà la spiaggia e dopo aver percorso faticosamente diverse decine di metri per raggiungere una zona idonea lontana dall’acqua, deporrà il nido scavando con le zampe posteriori una profonda buca all’interno della quale deporrà anche fino a 200 uova simili a palline da ping pong.
Il sesso delle nasciture sarà determinato dalla temperatura di incubazione, maschi con temperature inferiori ai 29° femmine al di sopra.
Finito il periodo di incubazione che varia da 45 a 60 giorni, le piccole dopo aver rotto l’uovo emergeranno dalla sabbia in gruppi e raggiungeranno autonomamente (in assenza di inquinamento luminoso o altri fattori di disturbo) il mare guidate dalla luce della luna e delle stelle riflesse nel mare e grazie alla pendenza della spiaggia verso il bagnasciuga.
Una volta raggiunto il mare utilizzeranno tutte le loro energie per prendere il largo, dopodiché si sposteranno in gruppo trascinate dalla corrente.
Non si hanno molte notizie sui primi anni di vita, certo è che in questo periodo il tasso di mortalità è molto elevato, si stima infatti che una tartaruga su mille arrivi a età riproduttiva.
Tra le principali cause di mortalità della specie le più ricorrenti sono collegate a fattori antropici, tra i più incisivi ci sono la sempre crescente presenza di plastica che gli animali ingeriscono scambiandola per cibo, impatti con natanti e problemi legati a errate manovre di recupero nei casi di pesca involontaria degli esemplari.
La stagione di nidificazione delle Tartarughe caretta caretta nel mediterraneo è iniziata con i primi rinvenimenti lungo le coste Siciliane

Un’altra stagione che vedrà i volontari del gruppo dei seaturtlewatcher, coordinati dagli esperti del Centro recupero tartarughe marine di Calimerara (CRTM) intenti a pattugliare le spiagge salentine alla ricerca dei nidi di tartaruga.
Il lavoro dei volontari consiste nel monitoraggio puntuale delle spiagge alle prime ore dell’alba, prima dell’avvento di bagnanti e d’operatori turistici. Chiunque fosse interessato ad unirsi all’attività dei volontari può mettersi in contatto con il CRTM anche attraverso i canali social.
https://www.facebook.com/centrorecuperotartarughemarine/

Il martin Pescatore nel parco Litorale di Ugento

Il Parco naturale litorale di Ugento, grazie soprattutto alla presenza delle zone umide del sistema dei bacini, è uno dei siti più ricchi in Italia per quanto riguarda la presenza di specie avifaunistiche (migratorie e non). Questa massiccia presenza di specie volatili rendono il parco meta di studiosi e appassionati di
birdwatching che qui si recano per le loro osservazioni durante tutto l’anno.
In questo numero faremo la conoscenza del martin pescatore (Alcedo atthis), un piccolo volatile dai colori sgargianti che è possibile incontrare all’interno del parco.
Il Martin Pescatore nonostante sia diffuso in diversi paesi, è stanziale solo in aree dal clima mite come l’Italia meridionale, infatti gli esemplari che vivono in regioni dagli inverni rigidi, sono soliti effettuare brevi migrazioni, alla ricerca di temperature ideali.
Durante la migrazione è solito volare durante la notte e fermarsi a riposare al riparo della vegetazione durante il giorno.
Questo piccolo volatile conosciuto anche con il nome di Alcione, è caratterizzato da uno spettacolare piumaggio che va dal verde smeraldo al turchese brillante sul dorso, mentre il ventre è di colore arancione. Gli esemplari adulti raggiungono dimensioni comprese tra i 17 e i 25 cm, e un peso che va dai 26 ai 46 grammi.
Come suggerisce il nome, la dieta del Martin Pescatore si basa principalmente su piccoli pesci e crostacei, ma se necessario si nutre anche insetti e molluschi.
Si tratta di animali particolarmente silenziosi e solitari, che vivono nelle immediate vicinanze di corsi d’acqua, dove impiegano la maggior parte del tempo a pescare. Una volta individuata la propria zona di pesca, il Martin Pescatore è pronto a difenderla dall’invasione di altri esemplari, e si sposterà da essa
esclusivamente durante la stagione dell’accoppiamento alla ricerca di un partner.
La femmina depone dalle 2 alle 10 uova, in nidi posti in piccoli tunnel a ridosso dei corsi d’acqua, nei quali maschi e femmine si danno il turno per la cova. Dopo 25 giorni dalla schiusa i giovani martin pescatore sono in grado di volare e procacciarsi il cibo in autonomia e possono quindi abbandonare il nido.
A Torre San Giovanni, alcuni esemplari sono visibili anche nei pressi del lungomare, più precisamente nel canale che collega il bacino Sudenna al mare dove è facile vederli cimentarsi nel caratteristico volo a “spirito santo”, una tecnica che consiste nel rimanere sospesi immobili a pochi centimetri dal livello dell’acqua, muovendo velocemente soltanto le ali, nell’attesa di immergersi volando in picchiata per catturare la preda che mangerà dopo averla tramortita sbattendola sui rami o sugli argini utilizzando il suo lungo becco.
La sopravvivenza di questo pittoresco animale è strettamente legata alla salvaguardia del suo habitat, la cementificazione degli argini e l’inquinamento delle acque infatti rappresentano i suoi principali nemici.
Degno di nota è inoltre il primo avvistamento in Italia del ben più raro martin pescatore bianco nero, effettuato proprio nei bacini del parco di Ugento dal naturalista Roberto Gennaio. Questa specie stanziale in alcuni stati Africani, in Asia e in Cina meridionale, in Europa nidifica solo in Turchia mentre sverna in Israele, Cipro Polonia e raramente in Grecia. L’esemplare osservato a Torre San Giovanni, una femmina, ha svernato da novembre 2014 a gennaio 2015.
Quest’evento più unico che raro ha portato a Ugento studiosi e birdwatcher provenienti da tutta Europa.

La cementificazione che avanza

Ha fatto tanto discutere negli ultimi giorni, l’abbattimento del maestoso albero di pino che sorgeva rigoglioso a ridosso dalla Chiesa della Madonna della Luce a Ugento.
Purtroppo sempre più spesso si assiste nei paesi della nostra provincia all’abbattimento o l’eradicamento di alberi nelle piazze e più in generale nei centri abitati, ne sono un esempio la rimozione degli alberi che adornavano Piazza San Vincenzo o l’eradicazione di alcuni esemplari di quercia e importanti esemplari di pino albanese, che abbellivano il complesso della chiesa madre e l’adiacente piazza castello nella vicina Taurisano.
Dietro a opere di messa in sicurezza o di “riqualificazione urbana”, spesso si celano interventi di cementificazione e impoverimento del verde pubblico, che invece di essere visto e soprattutto tutelato come un patrimonio di tutti viene percepito come un fastidio, una cosa della quale cercare di occuparsi il meno possibile.
In alcuni casi come nel caso del pino della chiesa della Madonna della luce, l’albero diventa patrimonio e simbolo identitario di una cittadinanza che con il suo abbattimento vede tristemente scomparire una testimonianza vivente della storia della propria comunità La necessita di rimuovere gli alberi (specie quelli di grandi dimensioni) spesso è resa necessaria dalla precarietà degli stessi che potrebbe in caso di caduta provocare seri danni a edifici o persone.
Nel caso che gli alberi siano rimossi per motivi di pubblica sicurezza, siamo sicuri che l’abbattimento di queste piante sia sempre da attribuire all’età e soprattutto alla loro stazza?
Difficile dare una risposta precisa a questa domanda, ma una cosa è certa, la mancata cura del verde pubblico è qualcosa che accomuna molti comuni salentini.
Emblema della mancata cura e della cattiva manutenzione del verde pubblico che più o meno a tutti noi è capitato di vedere, è la pratica della “capitozzatura”, tecnica di potatura che consiste nella quasi totale rimozione della massa fogliare degli alberi attraverso tagli di grosse dimensioni.
L’albero privo di foglie e rami, per dirla in maniera breve, deve impiegare molte forze nella sua rigenerazione e finisce per indebolirsi, inoltre l’albero capitozzato è più facilmente esposto ai patogeni e quindi rischia di marcire e cedere.
Sarebbe il caso, vista la crescente consapevolezza nei cittadini del valore ambientale rappresentato dalla presenza di alberi e aree verdi, che si attivassero politiche atte a garantire una corretta e costante manutenzione del verde pubblico.
A oggi però la triste realtà è che sebbene siano noti i benefici offerti dall’albero urbano, come l’ombreggiamento, la mitigazione della temperatura e la purificazione dell’aria, raramente a un
espianto segue una nuova piantumazione .

Conoscere per custodire: la vipera comune

La vipera comune nel Parco Naturale Litorale di Ugento.

Finalmente la tutela dell’ambiente è entrata a far parte della Costituzione.

Infatti, è stata approvata la proposta di legge che modifica gli articoli costituzionali 9 e 41, al fine di tutelare l’ambiente, le biodiversità, gli animali e gli ecosistemi.

In uno degli articoli si legge la: “La Repubblica tutela… l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni…”.

Il Parco naturale regionale litorale di Ugento, si rivela dunque un vero e proprio “scrigno” di biodiversità, per la presenza al suo interno di flora e fauna di assoluto pregio.

Per proteggere al meglio questo prezioso tesoro naturalistico, è necessario, dunque, svilupparne consapevolezza.

A partire da questo numero andremo, perciò, alla scoperta di alcune di queste specie, sempre più minacciate a causa della continua distruzione del loro habitat, ma che resistono e trovano condizioni favorevoli all’interno del Parco.

Vipera comune (Vipera aspis hugyi)

Ne è un esempio la vipera comune (Vipera aspis hugyi) che a differenza di quello che può suggerire il nome, comune non lo è affatto.

Nonostante sia relativamente diffusa in Italia, in provincia di Lecce è presente quasi esclusivamente sulla costa orientale, dove risulta essere sporadica ed estremamente localizzata.
All’interno del Parco trova rifugio principalmente sulle dune e negli ambienti retrodunali.

La vipera Comune fa parte della famiglia dei viperidi, ed è l’unica specie velenosa presente nel territorio salentino. È un serpente molto elusivo, che raggiunge dimensioni modeste (gli esemplari maschi non superano i 50 cm di lunghezza e le femmine i 70 cm).

Riconoscibile per il color grigio-marrone, o rossastro, con una striscia scura a zigzag sul dorso che corre lungo tutto il corpo; caratteristica che lo differenzia notevolmente dalle altre specie, innocue, presenti sul nostro territorio.

Nonostante sia velenoso, si tratta di un animale pacifico; può attaccare l’uomo solo se fortemente minacciato, infatti, le rarissime aggressioni registrate sono state spesso ai danni di chi ha cercato di catturarlo, ucciderlo o ha messo incautamente le mani sotto cumuli di pietra senza fare attenzione alla sua presenza.

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