SP72 va messa in sicurezza, questa la richiesta della Lega.
Il segretario della Lega Fulvio Viva ha presentato, con comunicazione protocollata, l’ennesima richiesta di messa in sicurezza della strada SP72, che collega Ugento e Casarano.
Di seguito alla raccolta firme dell’11 e del 12/07/2020 in cui sono state raccolte circa 1500 firme,
Facendo seguito ai numerosi colloqui fra l’amministrazione comunale precedente ed il sottoscritto che sono rimasti lettera morta,
Facendo seguito al fatto che il sottoscritto ha sollecitato più volte il presidente della provincia e l’assessore alla viabilità competente.
In un incontro a palazzo Adorno il 19/07/21 in cui si richiedeva l’intervento dei tecnici della Provincia di Lecce per la realizzazione di 2 rotatorie:
una all’altezza dello svincolo della SS 274 e una all’altezza di Rizzello gas.
sollecita l’approvazione di un ordine del giorno da parte delle forze politiche e civiche in seno al Consiglio comunale di Ugento per sollecitare la richiesta di messa in sicurezza della SP72 Ugento Casarano.
La finalità è di impegnare in maniera formale gli organi provinciali, considerati i numerosi incidenti che funestano ogni anno tale arteria stradale.
La questione non è più rinviabile, occorre essere Uniti per presentarsi in maniera compatta in provincia al di là di tutte le bandiere politiche.
Confido nel buon senso e nel benevolo accoglimento della presente richiesta in nome della sicurezza stradale e dell’incolumità pubblica per tutti.
Il segretario lega sezione di Ugento
Fulvio viva
Questo il contenuto completo della richiesta protocollata
Questa istanza è frutto di una raccolta di 1500 firme cominciata a luglio dello scorso anno.
La messa in sicurezza della strada scaturisce dalle numerose richieste di genitori e fruitori in generaledella SP72.
Il periodo autunnale/invernale complica l’agibilità della strada provinciale che connette i due paesi, aumentando di molto la pericolosità e la possibilità di incidenti stradali.
Una strada altamente pericolosa. Non ne possiamo più, dobbiamo per forza agire.
Mi preme sottolineare che, con il gruppo lega, abbiamo parlato con il delegato del presidente della Provincia di Lecce. Abbiamo ottenuto solo un documento cartaceo che praticamente non ha un valore reale.
Le dichiarazioni del segretario della lega contenute nel videomessaggio. Visibile cliccando su “videomessaggio”.
La proposta di messa in sicurezza comprende la possibilità di realizzazione di 2 rotatorie (una all’altezza dello svincolo della SS 274 e una all’altezza di Rizzello gas).
Già richiesto uno studio di fattibilità che non ha avuto nessun tipo di riscontro.
Stesso esito con il dialogo ricercato con la precedente amministrazione comunale. Anche in questo caso nessuna risposta, se non che pare abbiano interpellato dei tecnici.
Oggi, Fulvio, sollecita nuovamente la nuova amministrazione perché possa prendere una posizione ferma e unanime e sollecitare, a sua volta, la Provincia. Nessuno dovrà essere la prossima vittima di questa strada che ha già fatto troppi morti.
Un appello appassionato, quello del leghista, che spera in impegno concreto della nuova amministrazione. Bisogna risolvere un problema di sicurezza pubblica che va avanti da troppo tempo.
Tra i molti eventi che caratterizzeranno il periodo natalizio, oggi vi segnaliamo “La casa di Babbo Natale”, organizzato dal comitato Santi Medici in collaborazione con il Comune di Ugento.
Il 22 dicembre dalle ore 17.00 i bambini possono consegnate la letterina agli elfi della contea di Gemini ( pro loco) presso la casa di babbo natale e ci saranno spettacoli per bambini ( mangiafuoco, bolle, ecc.).
Il 24 alle 17.00 sfilata di Babbo Natale in carrozza accompagnato dalla Steet Band partendo da piazza Immacolata percorrendo via Messapica con arrivo in piazza San Vincenzo dove nella casa babbo Natale consegnerà i regali.
Da lunedì 20 presso la casa di babbo Natale ( comitato festa Santi Medici p.zza San Vincenzo) i genitori possono portare i regali che poi verranno consegnati da babbo natale il 24.
L’appello dei lettori: i ” bombardamenti” in via Verona creano disagi a non finire.
Su segnalazione di una nostra lettrice parliamo di via Verona e del DIS-impegno del Comune di Ugento.
Prima della segnalazione al nostro giornale sono state numerose quelle fatte direttamente al comune, in particolare all’assessore ai lavori pubblici Alessio Meli, rispetto ad un angolo di paese, via Verona, molto trafficato e colpito da ingenti danni di diversa natura.
Già prima del 2018, lo stato della strada di via Verona era in uno davvero pietoso.
Causa erosione dovuta alle intemperie ed un piano traffico che impone il passaggio di numerosi veicoli, soprattutto nei periodi estivi.
Gli abitanti della zona avevano “tappato” le buche con del cemento a spese proprie, dato che nessuno aveva preso in carico la loro richiesta.
Ecco come appare oggi via Verona:
Via Verona dopo una leggera pioggia.
Un pericoloso trampolino sia per i molti ragazzini che utilizzano i motorini e rischiano di farsi davvero male, sia per gli automobilisti che intenti a evitare una buca ne beccano un’altra provocando danni all’auto, proprio quello che lamenta la nostra lettrice, costretta a cambiare i supporti del motore a tutti e due i mezzi in suo possesso.
La pioggia, altro grosso problema.
Ne basta una scrosciata per avere non più una strada ma un ruscello, che nasce da via Puglia e investe le zone circostanti, tanto da superare il livello del marciapiede.
La nascita del ruscello è dovuta, in parte, al ripristino della corrente elettrica che ha sì rimesso in funzione l’elettricità dei residenti nella zona, ma ha anche abbassato il livello del manto stradale, ricostruito poi in malo modo, che permette all’acqua di scorrere senza freni.
Numerose sia nel tempo che di cittadini le segnalazioni al comune sono sempre state affrontate con “contentini” e promesse mai mantenute.
Qualche giorno fa alcune buche, le più piccole sono state tappezzate, creando un carnevalesco effetto arlecchino che di certo non ha fatto ridere coloro che abitano sulla strada.
Ma non finisce qui!
Girando l’angolo ci troviamo su via Genova, – strada chiusa che oltre ad essere insensatamente senso unico – a detta dei residenti, che non è nemmeno completamente asfaltata pur avendo abitazioni che usufruiscono di tutte le utenze.
Ecco come si presenta via Genova.
Tuttavia sulla strada in questione c’è un problema di informazioni, poiché non è ben chiaro se si tratti di strada pubblica o privata.
Allo stesso modo di via Verona essa è sempre stata “riparata” da privati cittadini, che generosamente hanno provveduto come meglio potevano.
Le risposte ricevute, di fronte alle denunce, sono state spesso o “provvederemo il prima possibile” o “stiamo riparando prima le strade che hanno più di 50 anni” o, nel peggiore dei casi, “non ho visto le chiamate”.
Così la nostra lettrice parla delle proprie segnalazioni all’assessore ai lavori pubblici.
Cosa è necessario fare perché qualcuno si muova? Aspettiamo che qualcuno si faccia male? Le auto possono essere riparte ma le persone no!
Segnaliamo questi disagi affinché qualcuno possa intervenire a risolverli e garantire il diritti di nostri concittadini a non essere danneggiati dalla “cosa pubblica”.
#Segnalato da voi la rubrica do Ozanews che da voce a chi non ne ha!
Con il voto del consiglio regionale è stato approvato in via definitiva il nuovo piano rifiuti regionale che prevede la definitiva chiusura dell’impianto attualmente attivo in contrada Burgesi, che vedrà dunque confermata la sua fine naturale una volta esaurito il sito.
Una votazione sentita che si è svolta tra le accese proteste dei rappresentanti della Lega e del Movimento Regione Salento.
Un immagine dall’ultimo consiglio regionale
Via libera dunque all’impianto di Corigliano, al centro di numerose proteste nelle passate settimane. Proprio per questo è stato approvato un emendamento del consigliere di Racale Donato metallo per inserire l’area di Corigliano in un piano di monitoraggio ad hoc.
L’assessore regionale al ramo Anna Grazia Maraschio ha comunque rassicurato:
“Per quanto riguarda le previsioni di Piano di due discariche, la discarica Martucci e la discarica di Corigliano, vogliamo dire una volta per tutte che nessuna delle scelte contenuta nel Piano, che non sono scelte chiuse, ma sono scelte che lasciano davvero aperte altre possibilità, anche di individuazione di soluzioni concrete diverse, non sono scelte che sono state operate sulla testa dei cittadini o senza tener conto delle risultanze oggettive, che sono state valutate tutte, compresa l’esistenza di contratti di concessione in essere, che, se ignorati, potrebbero avere anche ricadute significative da un punto di vista economico sulla testa dei cittadini. Se ci fossero dati oggettivi che ci consentissero di accogliere la richiesta formulata di non considerare queste discariche o di non inserirle nel Piano, quindi non di considerarle in concreto, questo percorso sarebbe sicuramente seguito, fermo restando che comunque all’interno del Piano, tanto per quanto riguarda la discarica di Corigliano quanto quella di Martucci, c’è la possibilità concretamente di perseguire altre scelte, se dovessero i sindaci, così come stanno richiedendo, voler ricercare altre soluzioni. In linea con quanto già esposto sulle discariche, il Piano non prevede la realizzazione di termovalorizzatori, tecnologia che non concorre agli obiettivi di riciclaggio e che pertanto deve essere superata nello scenario di medio-lungo termine”.
Non resta che da vedere la data precisa della chiusura dell’impianto che potrebbe essere tra due mesi circa, come preannunciato dal vice sindaco Massimo Lecci o qualche mese dopo, come previsto dal piano regionale.
Con un articolo comparso oggi sulla testata Lecceprima, l’attuale commissario cittadino UDC Anna Nera Ferocino punta il dito contro Arca Sud e Comune di Ugento per il preoccupante stato di abbandono in cui versano le case popolari di Gemini, chiedendo un incontro urgente con il responsabile provinciale di Arca Sud e l’attuale sindaco di Ugento.
Intanto, controllando sul sito di Arca Sud Salento, escono fuori i documenti che dimostrano l’avvio dell’iter da parte dell’ente per la ristrutturazione degli immobili, tra cui anche quelli di Gemini, sfruttando la formula del superbonus 110% messa a disposizione dal Governo.
Non resta che aspettare le risposte del responsabile di Arca Sud Alberto Chiriacò e quelle del sindaco di Ugento.
Vito Antonacci, membro del coordinamento pugliese di Zero Waste Italy, in un lungo post su facebook ha affrontato le principali criticità che una larga parte degli ambientalisti pugliesi individua nel nuovo piano di gestione dei rifiuti che sarà votato in Consiglio Regionale a Bari domani: dal mancato coinvolgimento delle associazioni alle performance scarsissime dei capoluoghi, dal ricorso a discariche e incenerimento alla sola contemplazione degli impianti anaerobici per l’organico, senza però nominare le discariche di Ugento e Corigliano Ecco il post completo:
Martedì prossimo, 14 dicembre, molto probabilmente sarà approvato il nuovo Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani. Era praticamente pronto già nel 2018 ma la procedura di VAS si bloccò e così anche il suo iter verso l’approvazione in Consiglio Regionale. Fu solamente adottato in Giunta Regionale, con Deliberazione n. 1482 del 02 agosto 2018, per quanto concerne gli impianti, per permettere ad AGER di intraprendere le azioni propedeutiche per la loro realizzazione. Quindi già nel 2018 hanno deciso quali impianti realizzare in Puglia per centrare (secondo loro), gli obiettivi previsti dal Piano che sarà approvato.
Noi che pensavamo di poter incidere nella programmazione, con Osservazioni corpose e documentate, con modelli di stima che dovevano far propendere verso un diverso sistema di trattamento della frazione residua e non solo, abbiamo solo sprecato energie. Loro hanno deciso, in barba alla tanto decantata partecipazione. Infatti, hanno dato l’illusione della partecipazione solo nella prima parte, fino al 2018, poi non c’è stata neanche l’illusione. La nuova stesura del Piano è stata resa pubblica solo dopo l’approvazione in Giunta Regionale, comunicata il 15 Ottobre 2021, praticamente a giochi già fatti.
Di migliorie, rispetto alla vecchia versione del 2018, c’è la parte riguardante la prevenzione della produzione dei rifiuti, oltre ai buoni propositi per convincere tutti i comuni ad adottare il sistema di raccolta differenziata porta a porta ma nella realtà abbiamo Bari, Foggia e Taranto, che con le loro percentuali bassissime di raccolta differenziata, producono insieme più del 30% dei rifiuti indifferenziati pugliesi. A Bari e a Foggia c’è ancora la raccolta stradale, a Taranto hanno appena investito un sacco di soldi per una non performante raccolta attraverso cassonetti diversamente intelligenti e in un futuristico sistema pneumatico che dovrebbe far viaggiare i rifiuti da una parte all’altra della città. Saranno stati soldi spesi inutilmente? Chi pagherà per questo, i tarantini? Nessun cenno sul fatto che da febbraio 2018 vi è l’obbligo di legge del raggiungimento del 65% di raccolta differenziata, come intende comportarsi la Regione verso quei comuni che non rispettano questo obbligo?
La nomina della nuova Assessora regionale all’Ambiente aveva fatto ben sperare perché è una persona molto sensibile all’economia circolare e alla tutela dell’ambiente che ci circonda ma purtroppo sono i rapporti di forza politica che incidono nelle scelte, i buoni propositi incidono meno. L’assessora è praticamente sola, non avendo nessun consigliere che siede sugli scranni del Consiglio Regionale, come potrebbe incidere? A questo bisogna aggiungere che è stata nominata soltanto pochi mesi fa, in più ho già detto che la parte impiantistica fu decisa già nell’agosto 2018 e lei se l’è ritrovata già così.
Vediamo cosa prevede il nuovo Piano Regionale dei Rifiuti, per il secco residuo (fig. 1) prevede principalmente la produzione di CSS o CSSc, a seconda che sia classificato o meno ancora un rifiuto. A mio avviso la classificazione è ininfluente se per entrambi l’unico destino è l’incenerimento. A poco servirà la realizzazione di impianti denominati RE.MAT (fig.2), che riusciranno a recuperare solo i polimeri appetibili dai consorzi, mandando alla produzione di CSS, sia le plastiche eterogenee che i tessili e i cellulosici presenti nelle frazioni di secco residuo. Oggi la tecnologia è riuscita a recuperare materia da pannolini e pannoloni, in Puglia mandiamo ancora a bruciare materia che potrebbe avere una nuova vita. Tutto questo comporta dei costi, ambientali ed economici, per le comunità e comunque non contribuisce ad eliminare il bisogno delle discariche.
L’Europa ha stabilito che non concederà finanziamenti con il PNRR a tutte le iniziative che possano arrecare un danno significativo all’ambiente (DNSH), per esempio all’incenerimento, perché significa aumentare le emissioni, oltre ad essere una cattiva gestione della materia. Chissà se in Europa sanno che in Puglia stanno per approvare un piano che punta ancora una volta all’incenerimento. Avremo ancora bisogno delle discariche per tanto tempo e per questo sono state individuate due, di proprietà pubblica ma in gestione allo stesso gruppo industriale, una a Contrada Martucci a Conversano, l’altra a Corigliano d’Otranto, sulla più importante falda acquifera del Salento.
Altra nota dolente è il trattamento della Forsu, il piano prevede la realizzazione di impianti pubblici ma senza tener conto degli impianti privati già esistenti e di quelli che hanno già un procedimento autorizzativo in itinere. Questo comporterà sicuramente una notevole sovraccapacità impiantistica che farà arrivare i rifiuti organici da fuori regione, aumentando l’impatto sul territorio pugliese. Un’altra pecca del piano regionale di trattamento dell’organico è la previsione di realizzare solo digestori anaerobici, accantonando gli impianti di compostaggio, solo perché non sono incentivati come ai primi. Anche se è indicato che è data facoltà alle comunità di scegliere la tipologia d’impianto, l’unica che viene proposta è la digestione anaerobica. Ciò che interessa veramente è il recupero della frazione organica oppure il biometano e i suoi incentivi milionari? Senza contare che realizzare un digestore anaerobico costa quasi il doppio rispetto ad un impianto di compostaggio.
La puglia ha quasi 900 km di coste, pertanto il fenomeno dello spiaggiamento della poseidonia costituisce un problema per le strutture ricettive, oltre che per le città costiere. Che fine farà la poseidonia raccolta dalle spiagge, visto che nel Piano regionale dei rifiuti è espressamente vietato il suo uso ai fini della produzione di compost? Eppure, il Dlgs 75/2010 ne prevede l’utilizzo fino ad un massimo del 20% della matrice organica. Andrà in discarica? Oppure continuerà ad essere depositata nelle complanari delle statali salentine, come avviene già da tempo per merito di alcuni gestori criminali di stabilimenti balneari?
Non è chiaro ciò che la Regione vuole fare per il trattamento dei fanghi di depurazione, visti gli investimenti in alcune sperimentazioni, tra cui anche l’utilizzo di un piroscissore, dubito che possano essere utilizzati a fini agronomici. Un esempio è l’inceneritore per fanghi che è sorto a Sannicandro di Bari, per fortuna ha funzionato solo 6 mesi, prima di essere posto sotto sequestro dall’autorità giudiziaria. È sempre la stessa storia, individuare la strada più facile per sbarazzarsi del rifiuto, perché cercare di recuperarlo costa fatica, fregandosene degli impatti ambientali o dei vantaggi che il suo recupero potrebbe arrecare.
Veniamo ai criteri di localizzazione degli impianti di trattamento dei rifiuti. Il PRGRSU del 2013 prevedeva delle distanze minime per la tutela della popolazione (fig.3), 2000 metri dai centri abitati e 2500 metri dai siti sensibili, come scuole, asili ospedali. Questo ha permesso che non fossero realizzati impianti troppo vicini ai centri abitati, anche la magistratura pugliese è intervenuta con sentenze che hanno dato ragione a quelle comunità che rischiavano di avere impianti fortemente impattanti a ridosso delle case. Nel nuovo Piano Regionale dei Rifiuti, queste distanze spariscono (fig.4), demandando alle città metropolitane di individuare le aree idonee o inidonee ad ospitare gli impianti.
Curioso che questa norma pare sia anche retroattiva, infatti dice: “I procedimenti autorizzativi, inclusi quelli contemplati dalla Parte II e della Parte IV del D.lgs. n. 152/2006 e smi, in corso alla data di approvazione del Piano da parte del Consiglio regionale ex l.r. 24/2012 e smi, sono conclusi secondo le norme di pianificazione vigenti al momento della presentazione dell’istanza, fatta salva la facoltà del proponente di chiedere – entro 60 giorni dalla data di pubblicazione del Piano – che l’istanza sia esaminata secondo le norme del presente Piano. I procedimenti autorizzativi, inclusi quelli di cui alla Parte II e della Parte IV del D.lgs. n. 152/2006 e smi, la cui istanza risulta inoltrata all’Autorità competente in data successiva all’approvazione del Piano da parte del Consiglio regionale ex l.r. 24/2012 e smi, sono conclusi secondo le disposizioni della presente programmazione”. Una chicca tutta pugliese. Certamente servirà a permettere la realizzazione di impianti che altrimenti sarebbe impossibile realizzare, perché troppo vicini ai centri abitati.
Spero che i consiglieri regionali tutti, leggano queste considerazioni e non facciano passare il piano così com’è, emendandolo nelle criticità da me individuate.
Calano i casi con 19 attualmente contagiati, ma Ugento continua a rimanere a rischio. Questo è quello che si evince dal report covid del 10 dicembre.
Aiutaci a continuare a raccontare le notizie del Salento in modo indipendente e gratuito. La tua donazione, anche piccola, fa la differenza e ci permette di crescere ogni giorno. Dona ora e diventa parte della nostra community!